Trascorsero qualche giorno lontani, Irene che tentava di risolvere il problema del suo tirocinio cercandone un altro in fretta e furia, Giuseppe intento a tenere in piedi un Governo fragile come un castello di carte.
Il giorno del suo ultimo esame era giunto ed Irene lo aveva accolto con una serie di emozioni contrastanti che le mangiavano il cuore. Era nervosa, ma anche sollevata, ansiosa per tutto ciò che era successo ma anche motivata nel pensare alla tanto ambita corona d'alloro che di lì a pochi mesi avrebbe potuto indossare.
Mentre aspettava il suo turno per sedersi di fronte al docente fissò nuovamente il libro che teneva sulle gambe "Galeotto fu 'il libro" pensò Irene citando il quinto canto dell' Inferno dantesco.
Se non fosse stato per quel libro niente di tutto ciò che aveva vissuto in quei mesi sarebbe successo, nel bene e nel male.
Giuseppe non si sarebbe mai avvicinato a lei, non le avrebbe mai parlato, non si sarebbero baciati, respinti, innamorati, detestati. Non avrebbe passato le notti insonni ad accarezzare i capelli dell'uomo che le dormiva sul petto nudo, o a piangere per lui, per il loro amore che sembrava destinato a non trovare mai riposo.Forse anche loro assomigliavano un po' a Paolo e Francesca, un amore condannato, sbagliato, causato da un maledetto libro.
Un amore così forte però che commosse lo stesso Dante.E così Irene si ritrovò a pensare a quel canto che tanto la aveva ammaliata al liceo, a quelle parole che aveva appreso a memorie per far contento un professore esigente. Si rese conto che ne comprendeva il vero senso solo in quel momento, da adulta, con un profondo amore nel cuore, tanto forte quanto travagliato, e il libro galeotto tra le mani.
"Amor, c'ha nullo amato amar perdona"
L'amore, che a nessuno risparmia, se amato, di riamare.
Continuò ad osservare la copertina del libro passando le dita dove compariva in bella vista il nome di Giuseppe, con una sorta di devozione e nostalgia.
"Quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante"Irene si ritrovò a sorridere nel recitare quelle parole che ancora ricordava perfettamente, vecchie reminiscenze dell'età scolare che sempre ci accompagnano.
Anche loro si diedero il primo bacio di fronte al libro galeotto, e nel pensarci si portò le mani alle labbra, come se sopra ci fosse ancora il suo sapore.
Erano davvero simili a Paolo e Francesca ma, si augurò Irene, forse avrebbero potuto avere un finale più felice.Non fece in tempo a finire di formulare certi pensieri che il professore la chiamò per sostenere l'esame.
Tutto andò per il meglio, nonostante le innumerevoli distrazioni di quei mesi, nonostante tutta la vita che le era passata addosso che aveva trasformato i mesi in anni, Irene prese il suo meritato e sudato 30.Non poté trattenersi dallo scrivere a Giuseppe, glielo doveva dire
<<30>>
La risposta arrivò dopo pochi secondi
<<Niente lode? Che delusione>>
Irene sorrise per quella insulsa provocazione
<<Colpa di chi mi ha distratta durante la sessione>>
<<Mea culpa>>
Quella sera decise di accettare l'invito di Giuseppe a Palazzo Chigi, aveva deciso di non dirgli niente, non avrebbe potuto risolvere i suoi problemi, non voleva che se ne facesse carico. E non voleva farlo sentire in colpa, c'erano già diverse persone nel suo ambito lavorativo ad accusarlo costantemente, lei voleva essere un porto sicuro, una abbraccio caldo, non voleva essere il mare in tempesta che scombinava la sua vita.
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Mr President in love || Giuseppe Conte
Fanfiction{COMPLETA} Irene, laureanda in Giurisprudenza, conduce una vita come quella di tutte le giovani donne della sua età finché, nella bella Roma, non incontra qualcuno che cambia per sempre la sua vita. ~ Questa ff non vuole in alcun modo offendere o...