Te lo giuro

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“Lì ci ho trovato te, non può che essere un luogo fortunato”

Irene non poteva credere che Giuseppe Conte le avesse detto una cosa del genere, anzi nessuno le aveva mai rivolto frasi così belle, così dolci.
Irene non trovava una risposta adeguata a tanta bellezza “Siamo stati entrambi fortunati allora”, rispose così, di getto: rispose dicendo la verità.

Si guardarono fissi negli occhi per una manciata di secondi che parvero intere ore, come se tutto ciò che accadeva al di fuori non esistesse, non fosse un loro problema.

Ad interrompere quel momento idilliaco lo squillo del telefono di Giuseppe e, per la seconda volta, Irene mandò al diavolo il telefono, la sua suoneria, e qualsiasi persona all’altro capo che cercava Giuseppe sempre in momenti così poco opportuni.

Giuseppe la guardò con aria di scusa e si allontanò dal tavolino per rispondere, Irene lo osservò passeggiare su e giù dall’altro capo della stanza e, a malincuore, notò che il malumore aveva fatto di nuovo capolino sul suo viso. Annuiva con aria grave, rispondeva a monosillabi e continuava a stringere le dita della mano sinistra in un pugno teso che rendeva bianche le sue nocche. Nel vederlo così nervoso a Irene si strinse il cuore, abituata a vederlo così sicuro di sé, impeccabile nei suoi abiti finemente scelti, nei suoi gesti attentamente misurati, nelle sue parole risolute e decise. In quel momento Giuseppe Conte era l’ ombra di sé stesso e Irene lesse in ogni suo gesto quanto fosse difficile avere un intero Paese sulle spalle.

Giuseppe riagganciò la telefonata dopo pochi minuti, ma prima di girarsi verso Irene prese un profondo respiro, per poi girarsi verso di lei in quello che era l’ imitazione di un sorriso: Irene sentì un altro piccolo pezzo del suo cuore spezzarsi.

“Ti prego” gli disse avvicinandosi a lui, con il folle desiderio di abbracciarlo “Non mentirmi, non fingere con me. Non ne hai bisogno”.
Giuseppe rimase sorpreso da quelle parole, ma dopo pochi istanti le regalò un sorriso, di quelli veri, di quelli stanchi “Irene...” sussurrò, ma lei non lo lasciò finire “Io non so come sia la tua vita” disse Irene guardandolo dritto negli occhi con un coraggio che non sapeva da dove venisse “Non so cosa voglia dire avere tutte queste responsabilità, ciò che so del tuo lavoro l’ho imparato dai libri di testo e dai telegiornali” prese un respiro profondo per darsi coraggio e in quel frangente gli prese le mani, lui la lasciò fare “Ma con me non devi mentire, non devi rivestire il ruolo di Premier infallibile, con me puoi essere debole, puoi lasciarti andare puoi… Piangere, se vuoi”.

Giuseppe restò un attimo in silenzio a guardarla negli occhi, un’ espressione indecifrabile sul volto, Irene temette di essersi spinta oltre e così ritrasse le mani, ma prima che potesse farlo Giuseppe la tirò lievemente a sé e la strinse al suo petto. Irene, sorpresa da quel contatto così deciso e intimo, inizialmente rimase rigida, ma quando sentì la mano di Giuseppe sulla nuca si lasciò andare a quel tocco gentile, a quelle mani che la facevano tremare.

Si separarono  malvolentieri da quell’abbraccio, Giuseppe le accarezzò la guancia con dolcezza “Io devo davvero scappare” Irene annuì, incapace di pronunciare parola.
Lui prese la giacca rimasta abbandonata sulla sedia, si sistemò velocemente la cravatta, la camicia e i capelli mentre Irene lo guardava con la meraviglia con cui si ammira un’ opera di sublime bellezza .

Prima di andarsene si girò verso Irene, una mano sul fianco, una sul viso, i loro volti a pochi centimetri l’ uno dall’altro, Irene tremò per quel contatto , per un attimo credette che l’ avrebbe baciata, ma lui respirò profondamente, il respiro che fa prima di ricomporsi, il respiro che lo fa ritornare coi piedi per terra, che lo fa tornare ad essere il Presidente. Le sorrise, quasi come se chiedesse scusa con le labbra e gli diede un bacio sulla fronte.
“A presto Irene”
“Hai promesso”
“Te lo giuro” rispose lui sorridendo e uscì dal locale.

Mr President in love || Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora