Il telefono di Rocco squillò un paio di volte prima che l'uomo uscisse dalla doccia e rispondesse "Giuseppe dimmi" disse iniziando ad asciugarsi, silenzio.
"Stai bene? È successo qualcosa?"
Ancora silenzio.
"Mi fai preoccupare..."
"P-puoi venire da me?"
"Adesso?"
"Ti prego, ho bisogno di un amico"
"Dammi 10 minuti" rispose Rocco riattaccando velocemente il telefono e correndo in camera per mettersi i primi abiti a portata di mano: un paio di jeans e una felpa di una squadra di basket."Dove vai?" domandò il suo compagno osservandolo nella disperata ricerca delle chiavi "Mi ha chiamato Giuseppe, credo che non stia bene", lui annuì e gli indicò le chiavi che aveva lasciato sul tavolino da fumo "Come farei se non ci fossi te?" domandò baciandolo sulle labbra, lui gli sorrise "Fammi sapere come sta"
Decise di prendere la macchina, avrebbe fatto prima, voleva essere a Palazzo Chigi il prima possibile, non gli era piaciuta affatto la voce di Giuseppe.
Raggiunse il terzo piano optando per le scale che percorse a grandi falcate, afferrò il mazzo di chiavi con le mani tremanti per il nervosismo e aprì la porta dell'appartamento del Presidente.
Camminò a passo svelto verso il salotto e lo vide seduto sul divano, le mani sul viso, i capelli in disordine.
Fece un passo per raggiungerlo ma sentì scricchiolare sotto i suoi piedi dei cocci di vetro, alzò lo sguardo e notò che il pavimento era disseminato di vetri, probabilmente appartenuti ad una bottiglia dato il colore verde scuro."Giuseppe..." esordì Rocco sedendosi accanto a lui mentre i vetri scricchiolavano ancora sotto le suole delle sue scarpe "Che succede?" gli posò una mano sulla spalla e finalmente Giuseppe alzò il viso, prima che potesse dire altro Rocco gli prese un polso per avere una migliore visuale della sua mano "Ma sei ferito!" esclamò notando che sul palmo c'era un taglio, probabilmente se l'era procurato quando aveva spaccato la bottiglia in mille pezzi.
Senza dire altro Rocco si alzò per andare a prendere la cassetta con il materiale medico.
Con delicatezza iniziò a disinfettare la mano per poi passare a fasciargliela "Non vuoi dirmi cosa è successo?" domandò finendo di stringere la garza
"Ho mandato tutto a puttane, ancora"
Rocco chiuse la valigetta e gli passò una mano sulla schiena "Che è successo di preciso?"
Giuseppe iniziò a raccontare tentando di mantenere la calma, ma gli risultava difficile."Perché l'hai mandata via, per la tua carriera o per la sua?"
"Per la sua, perché voglio che ottenga ciò che ha sempre voluto..." concluse Giuseppe, stremato dal racconto che aveva ripercorso quella sera così difficile, l'ennesima.
"Che cosa avrei dovuto fare, Rocco? Ti prego..." domandò di nuovo "Cosa devo fare? Dimmelo perché io non lo so più"
Rocco gli mise una mano sulla spalla, un'espressione dispiaciuta in viso
"Vuoi il parere da assistente o da amico?"Giuseppe non rispose e Rocco iniziò a parlare "Da assistente ti dico che meno persone ci sono nella vita del Presidente e più è facile gestire eventuali scandali, indubbiamente il fatto che tu lasci la tua compagna rende il lavoro del tuo ufficio stampa molto più facile".
Giuseppe annuì "E invece l'amico che dice?"
"L'amico dice che non avresti dovuto farlo"
Giuseppe lo osservava immobile con gli occhi appannati dalle lacrime, con la mano sfiorava il palmo di quella ferita, un tentativo di espiazione dei propri peccati, o forse il misero tentativo di farsi del male così da non sentire il dolore del suo cuore lacerato."La ami, lei ti ama. E sei così dannatamente felice da quando la conosci..."
Giuseppe abbassò lo sguardo e iniziò a fissare la benda sul suo palmo
"Non puoi decidere cosa sia meglio per lei. È un'adulta anche se la tratti come una ragazzina e ha messo in conto tutte le possibilità dato che ha scelto di stare con te nonostante tutto"
Giuseppe sospirò "Non ci avrà pensato abbastanza, dovrebb-"
"Non vi siete sentiti per giorni, a cosa credi abbia pensato in quel frangente? E perché non ti ha voluto dire niente?"L'uomo davanti a lui non rispondeva, era l'ombra di sé stesso
"Ha messo in conto che tu sei nella sua vita e che vali di più. Ha scelto te"
"Dovrebbe pensare alla sua carriera..."
"Non sei tu a dover decidere a cosa deve pensare" rispose Rocco prima di appoggiarsi allo schienale del divano "Perché Giuseppe? Perché ti odi così tanto al punto da non concederti mai un po' di felicità?"
"Perché mi sembra sempre che le persone accanto a me abbiano problemi, io non voglio essere la causa della sofferenza di chi amo"
"Perché così credi di averla resa felice?"
Giuseppe non rispose, Rocco riprese ad accarezzargli la schiena nel tentativo di calmarlo."Voglio che sia felice e realizzata, senza macchie sul curriculum, senza che il mio nome la affossi ogni volta che raggiunge un obiettivo. La conosco, non sopporterebbe un simile affronto al suo talento"
"Sei sicuro di conoscerla così bene? Perché l'Irene che ho conosciuto io è troppo innamorata di te per gioire di questa situazione"Giuseppe si passò una mano sul viso per pulirsi da alcune lacrime che gli scivolavano sulla guancia "Le passerà, si dimenticherà in fretta di me"
Rocco sospirò "Lasciati amare Giuseppe, lasciala fare, permettile di prendersi cura del vostro amore. Smettila di fare così"
"Così?" domandò Giuseppe
"Smettila di fuggire dalla felicità, di privartene, non hai alcun peccato da espiare, nessuna colpa per cui chiedere scusa all'universo.Te lo chiedo da amico" disse prendendo tra le sue mani quella ferita di Giuseppe "Smettila di farti del male, non riesco più a vederti ridotto così"Rocco lo accolse tra le sue braccia e lasciò che si sfogasse, i singhiozzi di Giuseppe si infrangevano contro il suo petto e le lacrime gli bagnavano la felpa.
Vederlo così distrutto era un colpo al cuore.Si prese cura di lui, lo spedì a letto e si fece promettere di riposare adeguatamente, anche se entrambi sapevano che non sarebbe avvenuto.
Giuseppe era sempre stato convinto di essere la causa del dolore di chi gli stava intorno, consapevole dei suoi impegni, del suo ruolo, della sua storia. Consapevole di quanto fosse difficile avere a che fare con lui.
Aveva deciso di non innamorarsi mai più, dopo l'ennesima delusioni con Olivia aveva deciso di chiudere per sempre il suo cuore.Questi erano i piani prima che arrivasse Irene.
I piani di entrambi erano cambiati da quando quel libro li aveva fatti incontrare, dalle prima parole scambiate a Castel Sant'Angelo, il primo bacio, la loro prima notte insieme.
Si era ritrovato innamorato di lei e non se ne era nemmeno accorto, era successo con una naturalezza disarmante che lo aveva colto alla sprovvista.Non era nei piani innamorarsi di una studentessa universitaria piena di segreti e luce, forza e fragilità. Non era nei piani dedicarle alcuni versi di De André mentre le accarezzava la pelle, trattenerla a letto dopo aver fatto l'amore, ritrovarla nelle poesie d'amore, sentire la sua voce in mezzo alle giornate asfissianti.
Eppure era successo, era stato così naturale innamorarsi di lei, eppure così tremendamente complicato.
Il loro amore era mare in tempesta, onde che si infrangono con prepotenza contro gli scogli.
Avrebbe solo voluto che fosse semplice, che stargli accanto non fosse un sacrificio per le persone che amava.
Avrebbe voluto qualcuno capace di farsi carico della sua anima, senza paura, capace di accogliere il suo modo di essere e di guidarlo, qualcuno che lo amasse più di quanto lui non facesse con sé stesso.Aveva paura che Irene non fosse capace di amarlo così visceralmente, e mentre formulava quei pensieri, madido di sudore, vomitava tutto l'alcol che era tornato a reclamare, e tutto il suo dolore.
Era un uomo spezzato.
Si chiese cosa stesse facendo Irene, se stesse soffrendo come lui, anche quando si imponeva di non pensare a lei, il suo pensiero invadeva prepotente la sua mente.Anche Irene pensava a lui, nonostante si sforzasse di non farlo, stretta tra le braccia di Clarissa, gli occhi umidi e il cuore in frantumi. Si abbandonava alle carezze della sua amica, il suo punto fermo in quella giostra infinita che era la sua vita, dalla quale avrebbe tanto voluto scendere.
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Mr President in love || Giuseppe Conte
Fanfiction{COMPLETA} Irene, laureanda in Giurisprudenza, conduce una vita come quella di tutte le giovani donne della sua età finché, nella bella Roma, non incontra qualcuno che cambia per sempre la sua vita. ~ Questa ff non vuole in alcun modo offendere o...