49. Dolore

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Era ancora in bagno, quando il dolore prese possesso di lui.

Non avrebbe saputo spiegare a parole le sensazioni che provava, si sentiva terribilmente in colpa.

Perché, perché era stato così dannatamente egoista.

Le mani gli tremavano, le lacrime scivolavano sulle sue guance, lacrime inutili, senza senso, lacrime versate per il nulla, lacrime che non servivano a nulla.

Era passato da essere il ragazzo più odiato della scuola, al ragazzo segreto di Harry Potter, ed ora non era più nulla.

Nulla, il vuoto completo, come quello che sentiva all'interno di sé, all'interno della pelle, che gli stringeva le meningi in modo insopportabile.

Aveva tradito il suo ragazzo, ed ora voleva solo non averlo mai fatto.

Era stato dannatamente stupido, la gelosia lo stava uccidendo, non sapeva perché era arrivato a tanto. Non sapeva cosa stava facendo. Il senso di colpa gli stringeva le viscere, sensazioni che non sapeva di poter provare lo stavano facendo impazzire.

Le sue mani si muovevano da sole, come sotto maledizione Imperius, quando avvicinandosi allo specchio iniziò a slacciarsi la cravatta.

Lanciò un incantesimo alla porta, chiudendola a chiave, guardò il suo riflesso, guardò i suoi occhi rossi, dai quali continuavano a traboccare lacrime.

Si tolse la camicia, lanciandola da qualche parte per il bagno, si passò un braccio sul volto bagnato, prendendosi il viso tra le mani.

Che senso aveva continuare? Che senso aveva vivere? Ormai non aveva più nessuno.

Il mondo sarebbe stato meglio senza di lui.

Gli si chiusero stomaco e gola e dalle labbra gli sfuggivano gemiti spezzati, il fiato pesante, grosse lacrime cadevano sul lavandino.

Si slacciò la cintura, facendole fare la stessa fine dei vestiti che si era già tolto.

Un peso gli premeva sul petto, i polmoni senza fiato per le troppe lacrime versate, si passò le mani tra i capelli ed urlò, un urlo straziante, non gli interessava chi potesse sentirlo, tra poco a nessuno sarebbe più importato di lui. Si accasciò ai piedi del lavandino, incapace di guardarsi allo specchio.

Faceva paura, mezzo nudo, le cicatrici che Harry gli aveva fatto sul petto risaltavano sulla pelle chiara, il marchio nero si vedeva oscenamente, si nascose il viso accovacciandosi, ma solo dopo qualche singhiozzo si rialzò, sfilandosi anche i pantaloni.

Ora era vero, era lì, all'estremo delle sue forze, distrutto dall'amore che aveva amato fino alla fine, e che ora aveva perso.

Aveva smesso di piangere, forse aveva finito le lacrime o forse non ne aveva più le forze. Prese la sua bacchetta, lo aveva accompagnato in tutta la sua vita, nel bene o nel male, e per un breve periodo era appartenuta alla persona che aveva salvato la vita di Draco, in tutti i sensi, ma che il Serpeverde non fu in grado di trattenere.

Si sentiva completamente perso, completamente inutile, ora anche Harry Potter lo odiava, quel ragazzo che si era avvicinato a lui per pietà, quel ragazzo che si era insediato nel cuore di Draco e che ora non riusciva ad uscirne.

Perché doveva vivere quella straziante vita, perché non poteva essere un ragazzo normale come tutti gli altri, perché non riusciva mai a tenersi una persona senza che questa soffrisse, senza che si allontanasse, senza che lo abbandonasse.

Draco amava Harry, allora perché l'aveva fatto soffrire? Perché aveva fatto quel gesto infantile, perché non poteva semplicemente rimanere al suo fianco, perché non poteva semplicemente sostenerlo affinché capisse cos'era giusto fare?

Perché era così impulsivo, così geloso, così odioso, infantile. Si disse che tutta la scuola faceva bene ad odiarlo, tutta la scuola faceva bene ad evitarlo, tutta la scuola aveva ragione.

Draco non meritava l'amore di sua madre, di Pansy, di Blaise, di Harry. Draco non meritava nulla di tutto ciò, era solo un viziato in cerca di attenzioni.

Desiderava solo far tacere tutte le voci dentro la sua testa che gli davano del fallito, che lo prendevano in giro, che gli ricordavano chi fosse davvero e di come avesse fatto soffrire tutte quelle persone per puro divertimento o vendetta, per un motivo del cazzo, desiderava solamente smettere di soffrire, smettere di pensare.

Non voleva più sentire nulla, non voleva più vedere nessuno, non voleva più affezionarsi a nessuno, perché sapeva già come sarebbe andata a finire.

Voleva smettere.

Lì, fissando il suo riflesso, rivedendosi quando doveva uccidere Silente, la becchetta puntata.

Guardami zia, guardami papà, guardate come non sono codardo, io so uccidere.

Questi furono i suoi ultimi pensieri, prima di gridare "AVADA KEDAVRA!".

L'incantesimo rimbalzò sullo specchio, per poi colpirlo.

-

Harry uscì dalla guferia solo dopo aver smesso di piangere. Camminava per i corridoi di Hogwarts, ricordando il suo ex ragazzo.

Gli faceva così male pensare che tutto quello che avevano vissuto fosse stato niente di meno che una menzogna.

Passò davanti per posti importanti per la loro relazione, il campo da Quidditch, il Lago Nero, la stanza delle Necessità, il bagno dove...

Sentì un urlo. Un urlo di una voce che conosceva molto bene, un urlo che esprimeva sofferenza, l'urlo peggiore che Harry avesse mai sentito in vita sua.

La voce era di Draco.

Iniziò a passare per tutte le classi che vedeva, cercandolo, cercando Draco.

Cosa l'aveva fatto urlare in quel modo, cosa gli era successo?

Lo odiava per come si era comportato, odiava il fatto che l'avesse tradito, ma in quel momento nulla fu più importante.

Voleva trovarlo, capire perché stesse così male, aiutarlo, se possibile.

Forse infondo non mentiva, forse lo amava ancora, Harry sarebbe stato capace di perdonarlo?

Non lo sapeva, un vortice di pensieri gli frullava per la testa, mentre gridava Alohomora ad ogni porta che gli capitasse di fronte.

Dopo una decina di aule vuote, arrivò al bagno.

Ma certo, come ho potuto essere così stupido si chiese, abbassò la maniglia, ma quella era chiusa a chiave, così si scaraventò verso la porta, sfondandola, troppo impaziente anche per usare l'Alohomora.

Aveva il cuore in gola, quando si guardò attorno, alla ricerca del Serpeverde.

Ma dopo nemmeno due secondi, desiderò non essere mai stato lì.

Lo spettacolo che gli si presentò davanti lo bloccò.

Lo specchio in frantumi, acqua ovunque, vestiti bagnati sparsi a terra.

Davanti a sé, disteso sul pavimento, il corpo di Draco, senza vita.

Ti amo ma... - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora