24. Natale

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"Buon Natale!" Seamus si precipitò nel letto di Harry svegliandolo.

"Come... come sei entrato...?" chiese inforcando gli occhiali e mettendoseli.

"Per Vinci! Siamo maghi! Muoviti, non ti svegliavi e mi hanno mandato a buttarti giù dal letto. Forza!"

Harry scese controvoglia dalle lenzuola, davanti al suo letto diversi pacchetti aspettavano di essere scartati.

"Siamo in Sala Comune se non vuoi scartarli da solo."

"Grazie Seamus, ma credo rimarrò qui."

"Come preferisci." il ragazzo lasciò la stanza ed Harry andò a sciacquarsi il viso.

Si sedette ai piedi del letto, erano anni che non passava il Natale da solo, ma la sera prima, dopo essere tornato da Hogsmeade, era stato preso dalle emozioni e iniziò a piangere sul cuscino, fino ad addormentarsi.

Non sapeva ancora perché stava così male, ma preferiva ancora ritagliarsi del tempo per se stesso, prima di avere rapporti con altre persone. Aveva paura che le emozioni potessero prendere nuovamente il sopravvento.

Iniziò a scartare i regali: il solito maglione della Signora Weasley, un libro da Hermione, delle Api Frizzole da Ron, delle ginocchiere per il Quidditch da Ginny, uno spray anti-gorgosprizzi da Luna, una strana pianta (di cui dopo si sarebbe liberato) da Neville, due Crostatine Canarine da George, una camicia da Bill e Fleur, una scatola di cioccorane da Hagrid, dei biscotti per gufi da Percy e un biglietto di scuse da Charlie, che non aveva fatto in tempo a prendergli un regalo.

Come si era aspettato, non ricevette nulla da Malfoy.

Forse aveva sbagliato a inviargli le cioccorane, come avrebbe reagito?

Dentro di sé si disse che non sarebbe passato molto tempo e l'avrebbe scoperto. La colazione stava iniziando, ma Harry non aveva fame, quindi ripose i suoi regali nel baule e si stendette nuovamente sul letto.

Chissà come stava Malfoy; qualcuno era andato a svegliarlo come Seamus aveva fatto con lui? Ne dubitava fortemente. Sarebbe sceso fino ai sotterranei per andare da lui, ma non sapeva la parola d'ordine.

Voleva andare da lui, farsi accarezzare i capelli con quella delicatezza che aveva ricevuto solo da lui, sentire la sua risata, cristallina, vera e semplice.

Se Ron avesse sentito i suoi pensieri probabilmente sarebbe svenuto, ma lui era a casa, con la sua ragazza che presto sarebbe diventata sua moglie. Harry aveva smesso di riflettere sul suo futuro, ma in quel momento, se pensava a Ginny, non provava il desiderio di sposarla.

Gli piaceva sicuramente, ma non la amava. Avrebbe dovuto parlarne con lei, le avrebbe spiegato del suo senso di vuoto, della centrifuga di sensazioni ed emozioni che spesso e volentieri lo attraversava e lo svuotava, del fatto che non riusciva ad essere in pace con se stesso.

-

Anche quella mattina Draco si svegliò da solo. Notò diversi pacchetti ai piedi del letto e si alzò per scartarli.

Ricevette una cravatta da sua madre, accompagnata da una lettera.

Caro Draco,
ho trovato solo ora il coraggio di scriverti riguardo le parole di tuo padre...

Si fermò lì, non aveva bisogno della compassione di sua madre e che gli ricordasse ancora una volta che gli vuole bene e sempre le solite cose.

Poi sapeva perfettamente che l'avrebbe messo in guardia da Potter e la sua compagnia, ma a lui ormai non fregava più nulla, Harry era l'unico, in tutti quegli anni, a farlo sentire in pace con se stesso, a farlo sentire apprezzato.

Ti amo ma... - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora