cinquantasei - stare bene.

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capitolo cinquantasei
« stare bene »

capitolo cinquantasei« stare bene »

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18 marzo
lunedì

hoseok fece uno scatto col braccio, tirando verso di sé la coperta che la madre tentava di portargli via. "lasciami in pace" sbottò dopo quasi un minuto di lotta, aprendo di botto le palpebre e voltandosi nella direzione della donna. i suoi occhi erano colmi di fastidio e di stanchezza, ma anche lo sguardo della figura di fronte a lui non avevano nulla di felice. hoseok sapeva che sua madre stava appassendo come un fiore di fronte ai suoi stati d'animo, tuttavia non riusciva a cambiare. "non ci vado a scuola, lasciami dormire cristo" continuò a dirle, non gli importava più di nulla. l'avrebbe ferita con quei suoi atteggiamenti? era certo, ma la cosa non lo sfiorava nemmeno.

sembrava davvero un'altra persona.

"hoseok se non ti alzi immediatamente ti giuro che mi senti sul serio" rispose la donna, mostrandogli una delle espressioni più serie che il ragazzo avesse avuto modo di vedere durante la sua vita. era davvero nera, come se il cielo si fosse annuvolato tutto insieme e nell'aria si sentisse solo il rumore di tuoni. deglutì, arricciando le labbra.

"non me la sento" rispose, facendo un passo indietro e tornando a comportarsi meglio "per favore, lo sai che non sto bene"

non poteva sentirla ma riconobbe il movimento delle labbra della madre che lasciavano andare un profondo respiro. si passò una mano fra i capelli morbidi e mossi, portandoli indietro, e annuì piano. "lo so, hoseok, lo so" disse, con le labbra serrate come se si stesse trattenendo dal dire chissà quante altre cose "ma c'è qui fuori un tuo amico. sono due giorni che non ti alzi dal letto, almeno fai sapere a chi ci tiene a te che stai bene"

si pentì immediatamente di aver detto "stai bene", era ovvio che non era qualcosa che si poteva dimostrare. niente in hoseok sembrava voler dire che stesse bene in quel momento, né nei momenti affianco a quello. "diglielo tu, che sto bene" rispose soltanto hoseok, tornando a stringersi nel piumone del letto.

"ha insistito per vederti. so che non vuoi che entri, quindi ti aspetta giù alla porta" di nuovo, ricominciò quella battaglia per la coperta, ma questa volta il ragazzo non sembrò voler combattere. lasciò che il tessuto gli scivolasse via dal corpo e si alzò pigramente a sedere sul materasso. si stropicciò gli occhi e si passò la lingua sulle labbra incredibilmente secche. con la coda dell'occhio intravide la sua figura in uno specchio e gli venne da ridere: con quell'aspetto orribile avrebbe dovuto dimostrare di "stare bene"? recuperò una felpa e un paio di jeans, infilandoseli velocemente, e sua madre insistette per fargli mettere anche una spruzzata di deodorante. 

uscendo dalla sua camera non poté fare a meno di guardare un pacchetto dalla carta argentata che viveva sulla scrivania da lunghissimi giorni, occupando quasi tutta la superficie del tavolo. era il regalo che aveva preso per yoongi, una cassa per la musica che avevano visto insieme un pomeriggio. quel giorno era stato hoseok a insistere per entrare in quel negozio di strumenti e cd e vinili, e si era avvicinato curiosamente a quell'oggetto. gli sembrava fosse passata una vita intera, eppure era stato a malapena un mese prima. aveva poggiato la sua mano sulla superficie, sentendo le vibrazioni della musica scuotergli la pelle e raggiungergli il cuore. yoongi si era avvicinato a lui, facendogli notare che il suo volto si era fatto rosso. "sto ascoltando la musica" disse hoseok, con gli occhi che si erano fatti lucidi. yoongi corrugò la fronte e così il minore gli prese la mano, portandola dove l'aveva poggiata lui poco prima. il corvino sorrise, e annuì. « hai visto che sei come tutti? anche tu puoi sentirla. » gli aveva detto, poco prima di sporgersi e baciarlo velocemente.

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