trentuno - lasciarlo andare.

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capitolo trentuno
«lasciarlo andare»

capitolo trentuno«lasciarlo andare»

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24 novembre.
sabato.

le sue dita magre si muovevano velocemente sulla tastiera del computer. era ormai così abituato a scrivere su di essa che non guardava neanche più i movimenti delle sue mani, ma i suoi occhi seri erano rivolti soltanto allo schermo del portatile. di sottofondo, una canzone che gli aveva consigliato namjoon tempo fa. mentre l'ascoltava si sentiva bene, gli piaceva la melodia. si rivedeva nel suono, si ritrovava nel testo. aveva sempre amato quella parte della musica, quella dove ti senti al sicuro.

colto da tutto questo calore, scaturito dal proprio amore per la musica e dalla sensazione di sicurezza che provava quando ascoltava una bella canzone, yoongi fu sul punto di volerla far sentire ad hoseok. avrebbe voluto condividere con lui quella sensazione bellissima, quel testo così calmo e allo stesso tempo brutalmente toccante. aveva letto, una volta da qualche parte, che quando condividi una canzone con qualcuno gli regali un pezzetto della tua anima. yoongi, ad hoseok, avrebbe regalato tutto sé stesso, continuando a pensare che non era abbastanza.

si ricordò con tristezza e dolore, qualche istante dopo, che questo non era possibile. il cuore aveva cominciato a fargli male nel ricordare che non avrebbe mai potuto far sentire quella canzone ad hoseok. le sue mani si bloccaronò sulla tastiera, mentre nel petto provava un'immensa fitta. alla porta bussarono piano, e anche se yoongi non rispose la maniglia si abbassò lo stesso.

« tesoro, » lo chiamo con dolcezza la madre, da una parte preoccupata per il figlio che era rimasto nella sua camera da quando era tornato a casa. era sera tardi ormai, non riusciva a rimaner tranquilla sul divano e fingere che fosse tutto okay, e da una parte sentiva anche la mancanza del proprio figlio « ho preparato un dolce, il tuo preferito, perché non vieni di là a mangiarlo? » domandò con gentilezza, avvicinandosi di più al ragazzo seduto alla scrivania.

non temeva il rifiuto dal figlio, aveva imparato a lasciarlo crescere, e sapeva anche che era un ragazzo intelligente e per nulla cattivo. da una parte anche yoongi avrebbe voluto alzarsi e andare a mangiare quel dolce. quella sera, però, voleva stare da solo. si sentiva terribilmente pesante e col morale a terra. era come se qualcuno avesse spento l'interruttore dentro di lui. « grazie, mamma, ma devo consegnare questa ricerca importante lunedì e non sono tanto in vena. domani, va bene? »

la donna annuì, abbassandosi di poco e prendendo la testa del figlio con delicatezza. yoongi si lasciò accarezzare dalla madre, chiudendo gli occhi. sentì le sue mani fredde scostargli i capelli dalla fronte e poco dopo un delicato bacio sulla pelle. aprì gli occhi e le sorrise, e lei ricambiò. « buonanotte tesoro. » lo salutò e poco dopo anche yoongi fece lo stesso di rimando.

lasciato di nuovo solo, yoongi tornò a sentirsi solo in quella stanza, come se anche fuori da quella porta alle sue spalle ora non ci fosse più nessuno. il mondo improvvisamente vuoto, desolato. abbassò la scheda della ricerca che stava scrivendo e si mise a curiosare nel proprio computer per distrarsi. solo quella sera sembrò rendersi conto di quante cose ci fossero memorizzate sopra. cliccò una cartella, ritrovandosi di fronte un'altra serie di cartelle, tutte contrassegnate con nomi di posti o date che ancora ricordava.

era il suo "piccolo" archivio di foto. guardando il suo telefono pensò che era da molto che non spostava le sue foto sul computer, come invece faceva con regolarità tempo prima. era ossessionato dalla paura di perdere anche solo un minimo ricordo. salvava tutto, e ovviamente lo divideva per poterlo ritrovare e sorridere. tra le cartelle trovò quella della prima serata di namjoon, in un locale vicino la scuola, e la volta che andò con namjoon e seokjin ad un parco divertimenti. trovò il viaggio fatto con la madre in una località fuori città. una gita scolastica in un antico tempio. le foto che aveva fatto in un bellissimo museo qualche anno prima. il più recente compleanno di seokjin. la gita al lago con jungkook.

i suoi occhi si bloccarono e l'aria venì a mancare. la sua mano tremava mentre tentava di portare la piccola freccetta sopra quella cartella. sembrava come se all'interno vi fosse scritta la data della sua morte e lui fosse terrorizzato nel venirne a sapere, soltanto per scoprire che mancava davvero poco.

non c'erano molte foto all'interno, meno di venti, cosa insolita per yoongi che era abituato a farne moltissime. sapeva che durante quei giorni si era quasi dimenticato del telefono, concentrandosi soltanto sulla vacanza con quel ragazzo. la prima era una foto di jungkook, sorridente, lo guardava e alle sue spalle il sole si specchiava nella superficie del lago. gli occhi di yoongi si riempirono velocemente di lacrime e arricciò le labbra. gli mancava, gli mancava fino a strappargli i polmoni e il cuore dalla gabbia toracica, fino a sentirsi la gola piena di rimorsi e rimpianti.

chiuse il computer, alzandosi di scatto. doveva superarla, doveva assolutamente farla finita. aveva bisogno di tirar fuori tutta quella storia e di liberarsi una volta per tutte, avere qualcuno di fronte a lui che lo ascoltasse e gli dicesse che era tutto finito, che era tutto perdonato, che andava tutto bene. si prese la testa tra le mani, sentendo il cuore a mille e i singhiozzi che gli si strozzavano in gola. aveva bisogno di lasciarlo andare, di averlo fuori dalla sua testa.

casa sua si era fatta silenziosa, segno che sua madre era andata a dormire, e yoongi silenziosamente recuperò la propria giacca dall'appendiabiti vicino alla porta d'ingresso. recuperò un paio di chiavi e se le infilò in tasca, sgattaiolando silenziosamente fuori dall'appartamento. si sentiva un pazzo a farlo, ma il suo cuore gli diceva soltanto che era disperato. sapeva che c'era solo una persona che avrebbe potuto salvarlo da quella situazione, che avrebbe potuto afferrare la sua mano e aiutarlo ad uscire.

sperava solo che lo ascoltasse.

taehyung non abitava lontano ma il tragitto gli sembrò comunque infinito. sentiva le mani gelate dal freddo e il naso sul punto di cadere. una volta arrivato sotto la sua finestra, però tutto il dolore sembrò sparire. abbassò lo sguardo sul proprio cellulare, che teneva tra le mani, e cercò tra i contatti il numero di taehyung. fece partire la chiamata, portandoselo all'orecchio. « taehyung? »

« che cosa vuoi? » sbottò infastidito il ragazzo dall'altra parte del telefono. erano giorni che non riusciva a smettere di pensare, ancora e ancora, a quello che era accaduto nel camerino di quel negozio. erano passati così tanti giorni ma quell'episodio era ancora lì, chiaro, di fronte a lui. si sentiva ancora un idiota per quanto ridicolo si era mostrato. « non ti voglio sentire, yoongi »

« per favore, taehyung, parliamo » tentò di convincerlo. la sua voce si era fatta quella di un altro, in uno yoongi così tanto debole che sembrava sul punto di sgretolarsi sul momento. « sono sotto casa tua, dobbiamo parlare. »

seguì qualche minuto di silenzio, taehyung provò un colpo al cuore nel sentirgli dire che si trovava di fronte a casa sua. quasi incredulo si portò velocemente alla finestra, affacciandosi e sentendo il cuore in gola nel vederlo proprio lì, in piedi, di fronte al portone. sembrava lo stesso di sempre, anche se i capelli erano diversi, e per qualche secondo l'odio che portava nei suoi confronti non sembrò esistere. « aspetta. » gli disse, attaccando al telefono.

dopo due o tre minuti, la figura del castano aprì la porta d'ingresso, uscendo all'esterno e avvicinandosi a yoongi. quest'ultimo lo ringraziò con lo sguardo, completamente devoto a lui. « dio, grazie taehyung, sono davvero contento che -»

non fece in tempo a finire la frase che, con velocità e forza, la mano di taehyung si alzò e gli arrivò in viso, dritto sulla guancia. entrambi sentirono la pelle bruciare dove era stata colpita. taehyung arricciò le labbra, con gli occhi pieni di lacrime. « questo è per non essere venuto al funerale. » gli disse, con la voce che tremava. lo colpì ancora, però questa volta con meno forza. il corpo era debole, non riusciva più a tirar fuori della rabbia. si sentiva vuoto. « e questo per esser venuto fino a qui, dopo che ti avevo detto di non cercarmi mai più. »

le lacrime presero a rigargli il volto, e yoongi abbassò il capo. « ti ringrazio per esser sceso. mi dispiace disturbarti, vorrei solo lasciarti in pace per sempre davvero. te lo meriti, dopo tutto quello che ho fatto, ma vorrei solo che tu mi ascoltassi. questa volta soltanto, e sparirò per sempre. te lo prometto. »









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