ventisette - scottato.

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capitolo ventisette
«scottato»

capitolo ventisette«scottato»

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un anno prima. (circa)

il sole era caldo sulla pelle. yoongi si faceva cullare da quella calda carezza, con le palpebre chiuse e la fronte appoggiata al vetro del finestrino. alla sua sinistra, dall'altra parte del vetro, il paesaggio scorreva sparendo all'orizzonte, ma con gli occhi chiusi yoongi non poteva goderne la bellezza. erano giorni che aveva preparato tutto l'occorrente per quella partenza, e una volta seduto sul sedile del treno aveva sentito la stanchezza e il sonno appesantirgli il volto. sulla sua spalla il giovane jungkook, anche i suoi occhi chiusi, il respiro lento.

i capelli scuri del più piccolo gli coprivano parte del volto, celando la pelle pallida delle palpebre e la fronte. le sopracciglia leggermente corrugate per via del sogno che stava facendo. una sua guancia sfregava la spalla dell'amico più grande, che però non se ne rendeva conto. le sue labbra erano scuse e si arricciavano con lentezza, rosa come petali appena caduti da un ciliegio in fiore. se yoongi avesse potuto vedere la figura del ragazzo in quel momento, sconfitto dal sonno, sarebbe rimasto incantato e bloccato dal suo aspetto. ne avrebbe raccolto ogni particolare, la forma che avevano assunto i capelli, le vene nascoste sotto le ciocche scure, le ciglia lunghe, le guance leggermente arrossate.

il primo a svegliarsi, però, fu jungkook. il minore si schiarì di poco la voce, alzando piano la testa e sentendo una fitta al collo per la posizione goffa e scomoda in cui era finito durante il sonno. recuperò i propri occhiali da sole dallo zaino ai suoi piedi e se li infilò sopra al naso, guardandosi attorno e riconoscendo il treno sulla quale erano saliti quella mattina.

un brivido gli percorse la schiena, aveva sempre sognato di organizzare una simile vacanza. teneva nella tasca della propria felpa la lista che aveva già preparato, con tutte le cose che teneva di più a fare. inutile dire quanto fosse lunga, con cura riepiegata e conservata, attento più che poteva a non perderla o rovinarla. la sua gola si faceva secca e i suoi occhi brillavano ripensando a tutto ciò che aveva annotato sulla carta, e voltandosi verso yoongi nacque sul suo viso un dolce sorriso.

dormiva profondamente, il respiro lento e pesante, jungkook pensò a quanto doveva esser stato stanco per crollare in tale modo. probabilmente la sua emozione per il viaggio aveva contagiato anche l'amico, dal momento che aveva notato quanto anche l'altro stesse programmando anche il più piccolo e quasi invisibile dettaglio. avrebbe voluto ringraziarlo ma non sapeva nemmeno dove avrebbe dovuto iniziare a farlo.

probabilmente non avrebbe mai terminato di farlo solo per il fatto di essergli amico. non che non avesse amici: taehyung, il suo migliore amico dall'asilo, era una parte fondamentale di lui, e credeva fermamente che senza la sua presenza sarebbe stata tutta un'altra vita. eppure, non era la stessa cosa che c'era con yoongi. sebbene taehyung fosse importante, la sua rimaneva un'amicizia presente da sempre, da quando ne aveva memoria, e trovava quasi abituale trovare taehyung con lui. ma yoongi era diventato suo amico, jungkook ricordava bene i primi giorni con lui, il loro modo di conoscersi e legarsi. il minore abbassò lo sguardo, facendosi contento in viso, e ripensando a quanto si fosse sentito felice di aver trovato un amico in quel periodo. anche se non era solo, aveva trovato di estrema importanza quel momento. taehyung era l'unico che gli era stato affianco per tutta la vita, e yoongi l'unico che gli si era avvicinato in modo tanto spontaneo e tanto gentile. si era preso cura di lui, e si era sentito a casa.

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