ventinove - arrogante.

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capitolo ventinove
«arrogante»

capitolo ventinove«arrogante»

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22 novembre.
giovedì.

la pioggia fece il suo maestoso ingresso per quell'autunno. yoongi guardava fuori dalla finestra dell'aula nella quale era seduto e non poteva pensare che neanche un tempo tanto cupo come quello fosse in grado di stare al passo con il peso che si portava addosso dall'ultima volta che aveva visto hoseok. la voce del professore era lontana, di sottofondo, mentre tutta la sua mente si concentrava sui propri ricordi e sui dettagli che gli tornavano su come un conato di brutte emozioni.

la pagina ancora bianca del suo quaderno gli faceva provare una strana sensazione di somiglianza. anche lui si sentiva vuoto, lasciato in bianco. avrebbe voluto colorarsi, ma questo era un qualcosa che solo qualcun altro era capace di fare. e, con tutto il suo cuore, desiderava che fosse hoseok a disegnarlo.

solo ora che tremava all'idea di averlo perso riusciva ad ammettere con tanta semplicità il suo sentimento nei confronti del minore. non che prima non lo comprendesse realmente, era sempre stato capace di riconoscere l'amore ed era anche certo di averlo già provato in precedenza. era come se per tutto quel tempo fosse rimasto bloccato, incatenato, come se non fosse mai stato in grado o abilitato a seguirne il pensiero. si era sempre sentito forse da una parte intimorito dall'amore, volendolo evitare a tutti i costi.

aveva visto le cose più stupide fatte con la scusa dell'amore. credeva che il mondo non potesse davvero confondere simili idiozie con un sentimento tanto puro ed elegante. più di tutto, mai si era sentito davvero sicuro su cosa fosse l'amore, e non riusciva a non preoccuparsi di qualcosa che non conosceva. yoongi, che per tutti i suoi giorni aveva fatto in modo di conoscere più cose potesse, di avere sempre tutto sotto controllo, non poteva alzare la testa e pretendere di avere la meglio con l'amore.

e, con i giorni, con le ore ed i minuti, si era svegliato da quel suo sonno di preoccupazioni inutili e aveva imparato che il miglior modo di capire l'amore era seguirlo, abbandonarsi ad esso e spogliarsi di paure e pregiudizi.

mentre seguiva questi pensieri, seppur la sua mente era concentrata su hoseok, i suoi occhi si fecero cupi quando riuscì quasi a poter risentire il tocco di jungkook sulla sua guancia. aveva lo sguardo vuoto, mentre ripercorreva quello che definiva come il proprio ricordo più triste. avrebbe voluto avere il coraggio di abbandonarsi al proprio cuore tempo prima, quando aveva la possibilità di non mandare tutto definitivamente a puttane.

la campanella suonò, e a risvegliarlo fu lo strusciare delle sedie degli studenti attorno a lui sul pavimento dell'aula. il corvino si allungò per recuperare tutte le proprie cose e poterle buttare all'interno dello zaino. poi si caricò quest'ultimo in spalla e tirò fuori il proprio cellulare dalla tasca dei pantaloni, mandando un messaggio a namjoon e chiedendogli di parlare.

l'amico gli rispose poco dopo, avvertendolo che era già fuori dalla sua classe. yoongi alzò le sopracciglia sorpreso e, attraversando la stanza e raggiungendo la porta, rimase comunque sorpreso nel vedere al figura alta « sei così pallido che potrei prenderti sul serio per un fantasma » gli disse il ragazzo, tentando di sdrammatizzare e far divertire l'amico, ma ricevendo solo l'effetto contrario.

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