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Da quando mi sedetti a quel tavolo del "Vintage" non entrò molta gente. La famiglia che pranzava ed i ragazzi che studiavano andarono via, così rimasi praticamente sola. La maggior parte delle persone che entrava, o prendeva qualcosa da portar via, o beveva un caffè al volo. Quel silenzio (nonostante la musica di sottofondo), mi permise di concentrarmi meglio sulle domande da fare al professore e di correggerne eventuali errori. Dopodiché ricopiai in bella gli appunti che presi durante la lezione di quella mattina e, non avendo più nulla da fare, mi misi a rileggere le "vere" domande che avrei dovuto fare al professore, quelle scritte dal fan club (ovviamente alcune avrei dovuto fargliele, altrimenti le ragazze non ci avrebbero pagato). Mi sforzai disperatamente di non scoppiare a ridere mentre le leggevo, quando all'improvviso vidi qualcuno accostarsi accanto a me.
"Eccola qua, signorina".
Immediatamente coprii quei fogli con i miei appunti e mi alzai. Di fronte a me, sempre impeccabile nei suoi modi di fare e di parlare, vi era il professore Conte.
"L'ho vista da fuori dalla finestra. Purtroppo non vi sono aule libere in questo momento in facoltà. Se per lei non è un problema possiamo fare qua?".
"Ehm.. certo, prego, si accomodi".
Posò la valigetta sotto il tavolo e si sedette di fronte a me. Io liberai il tavolo da tutte le mie cose sparpagliatevi sopra: cellulare, appunti, penne, libri e misi tutto dentro lo zaino. Tenni fuori solo il block notes e le domande.
La signora Anna si avvicinò al tavolo lasciando un menù per il professore, ma lui la liquidò ordinando subito un caffè.
"Lei prende qualcosa o ha già fatto?".
Mi chiese gentilmente il professore. 
"Già fatto, grazie".
Lui, tolta la giacca, come al solito, la sistemò ordinatamente sulla sedia.
"Dunque, aspettiamo il caffè prima di iniziare, d'accordo? Magari mi concentro meglio. Lei però mi sembra un po' tesa".
"Mannaggia la miseria se sono tesa", pensai.
"E' la prima volta che faccio una cosa del genere..".
"E' la prima volta che scrive per un giornale?".
"No, cioè, sì. In verità mi cimento spesso in questo genere di cose.. Scrivere articoli e recensire è la mia passione. Soprattutto se riguardano la politica. Ma non ho mai avuto l'onore di veder pubblicato qualcosa scritta da me. Questa sarebbe la mia prima volta".
Come se avessi fatto centro sull'argomento, il professore fece un mezzo sorriso seguito da una faccia stupita.
"Interessante".
Seguirono infiniti secondi di imbarazzante silenzio ( del resto di che cosa avremmo potuto parlare? Probabilmente non avevamo nulla in comune e comunque non eravamo lì per chiacchierare), interrotti per fortuna dall'arrivo del caffè. Il professore ringraziò la signora.
"Iniziamo?".
Mi chiese mentre iniziò a bere il suo caffè senza aggiungere zucchero.
"Certamente".
Disposi i fogli con le domande sul tavolo (facendo molta attenzione che quelle del fan club restassero ben nascoste sotto tutti gli altri fogli) ed iniziai a porgergli la prima. Mentre lui rispondeva, io cercai di mantenere la calma e di non farmi distrarre dal suo sguardo fisso su di me. Appuntavo le cose importanti, ed ogni tanto sollevavo la testa, rispondendo al suo sguardo. Di tanto in tanto, mentre rispondeva alle mie domande, faceva citazioni di personaggi politici importanti. Ed ogni volta mi sorrideva. Ed io non mi sarei mai persa quello spettacolo, perciò, invece di appuntare la citazione, lo fissavo, ricambiando il sorriso. Con quella poca concentrazione che mi rimase in corpo, riuscii a constatare che alcune sue citazioni non avevano nulla a che fare con la risposta che mi stava dando: probabilmente voleva dimostrarmi le sue conoscenze in ambito politico.
"Professore, scusi se la interrompo. L'ultima citazione.. molto ricercata e non famosa, non ha nulla a che vedere con il discorso che sta facendo. Mi corregga se sbaglio. Perché lo fa? Perché le ho detto che la politica mi interessa? Sta testando le mi conoscenze in ambito politico? Se questo è il suo intento, deve sapere che le ho riconosciute tutte, le sue citazioni. Mi metta alla prova se non mi crede".
Avendo capito il suo giochetto, lui scoppiò in un improvviso ed ampio sorriso. Feci volare il mio sguardo dai suoi occhi, alla sua bocca, alle sue fossette. Ogni volta che sorrideva, il suo viso scavava delle magnifiche e peculiari linee che mettevano in risalto ogni particolarità che vi si trovava sopra. Continuando a sorridermi, notai che i suoi occhi diventarono sottilissimi e, come se avessero la facoltà di parola, esprimevano dolcezza. Ma ciò che mi faceva impazzire del suo viso, e lo capii solo in quel momento, erano le sue guance. Sapevo che non era normale fare un'affermazione del genere, ma io.. quando quel pomeriggio lo vidi esplodere in quel sincero sorriso, avrei voluto alzarmi e prenderle a morsi tanto erano carine.
"E va bene. Mi ha scoperto. Volevo testare le sue conoscenze in ambito politico. Perdoni la mia sfacciataggine".
Spostò la tazzina di caffè, ormai vuota, verso destra, e al posto di essa vi posizionò un gomito. Chiuse la mano a pugno, su cui poggiò il mento, costringendosi a chinarsi leggermente verso me. In quel preciso istante, mi sembrò di riuscire a leggergli nel pensiero, infatti sentii il suo desiderio di accorciare le distanze tra noi. Ma mi stava solo provocando. Era soltanto un altro test, una seconda prova per capire se fossi stata in grado di resistergli. Ed effettivamente stavo per cedere. Era più vicino a me, forse troppo per i miei standard.
Senza che lui distogliesse il suo sguardo dal mio, ( che iniziava ad essere sempre più pesante), non riuscendo a controllarmi, gli risposi senza pensare:
"E adesso mi sta provocando, vero?".





Ciaaaao bimbe!

Scusate se mi intrometto nel racconto.

Vi ricordo che per qualsiasi chiarimento non esitate a chiedere, come sempre.

Mi scuso per la totale mancanza di approfondimento delle tematiche che vengono affrontate in questo capitolo (ed anche altri) come: la politica, le materie riguardanti l'indirizzo di giurisprudenza, le citazioni. Purtroppo non ne so molto su questi argomenti, ma ho cercato di informarmi il più possibile! 

Buon proseguimento!

Start living again - Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora