Lui si voltò e mi guardò davvero male. Non disse nulla, ma, aspettando una spiegazione riguardo la mia stramba richiesta, alzò entrambe le sopracciglia.
"Se non vuole farlo lei allora lo farò io".
Gli dissi. Ero determinata. Dopo aver trovato il coraggio di dichiararmi così spudoratamente, non mi sarei mai tirata indietro e sarei andata fino in fondo. Non so esattamente cosa mi spinse a comportarmi in quel modo e ad esigere un suo bacio, ma lo volevo a tutti i costi. Ero inarrestabile.
"Mi stupisce, signorina. Lei è esattamente come tutte le altre ragazze".
"No! Non è così. Lei.. mi fa stare bene".
Lui non avrebbe mai capito cosa significasse per me quello "stare bene". Ma glielo dissi lo stesso, nella speranza che una piccola parte del suo cuore riuscisse a coglierne il significato. Lui mi tranquillizzava, rendeva la mia vita normale, calmava le mie ansie e le mie crisi e ne avevo avuto la prova.
"Ma non sia ridicola. Nemmeno mi conosce. Lei sa che sono un padre? Cosa potrebbe pensare mio figlio se sapesse che suo padre fa certe cose con una ragazza così giovane rispetto a lui?".
"Per quel che mi riguarda mio padre avrebbe potuto intraprendere una relazione anche con una diciottenne, io gli avrei voluto bene lo stesso. Mi sarebbe bastata solo la sua presenza. Ma questo non lo saprà mai".
Lui cambiò espressione ed iniziò ad assumere lo sguardo di chi prova pena. Io odiavo essere vista in quel modo.
"Mi scusi, non volevo farle venire in mente certi ricordi".
"Non mi interessa fare la vittima, non mi guardi in quel modo. Sono stata abbandonata e me ne sono fatta una ragione, punto. Le ho detto quella frase solo perché se suo figlio la ama, prova a comprendere le sue azioni".
Fortunatamente cambiò espressione. Stavolta non era più accigliato. Sembrava che il suo volto fosse tornato ad essere normale. Dal canto mio, penso che ciò che poteva scorgere dal mio viso fosse solo e soltanto determinazione. Nessuna paura, nessun panico o ansia.
"Mi dica solo perché dovrei baciarla".
Senza pensare alle conseguenze, mi gettai in un mare di merda con le mie stesse mani, confessandogli ciò che avevo appena scoperto in quell'esatto istante.
"Perché penso di essermi innamorata di lei".
Non mostrando alcuno stupore, rise. "Mi sta prendendo in giro", pensai iniziando ad arrabbiarmi.
"Lei parla a vanvera. Non mi conosce nemmeno. Lei è innamorata dell'idea di stare con un uomo affascinante e, perdoni la modestia, che piace a tante altre persone".
"No, lei non sa nulla di me e di cosa provo".
"Nemmeno lei sa nulla di me, come può pretendere di essersi innamorata di uno sconosciuto?".
Non aveva tutti i torti, ma continuai a non demordere e ad insistere. Avrei ottenuto quel contatto, avrei ottenuto quel bacio.
"Non è vero. Lo ha detto anche lei stesso che so capirla, che so leggerle nella mente".
"Non significa nulla. Guardi, io non voglio screditare i suoi sentimenti, ma-".
"Ma lo sta facendo".
"Signorina. Mi ascolti. Non è la prima vota che mi ritrovo in una situazione del genere. Quello che crede di sentire nei miei confronti è esattamente quello che provano anche altre ragaz-".
"Non lo dica".
Lo interruppi immediatamente. Io non ero come le altre ragazze e non lo sarei stata mai. Non perché mi piacesse l'idea di sentirmi unica, speciale, anzi, sarei voluta essere normale come tutte le altre ragazze. Ma invece non lo ero, perché non riuscivo a creare facilmente dei semplicissimi legami, perché ero costretta a vivere con la paura di poter avere una crisi di panico in qualsiasi momento, perché dovevo imparare a convivere con una maledetta sindrome, perché una volta a settimana dovevo andare da una psicologa a capire come migliorarmi. Sarebbe stato bello essere come tante altre, ed invece non lo ero.
"Dire cosa? Che prova sentimenti futili e guidati solamente da un desiderio passeggero?".
Poi sapevo che sarebbe successo. La mia ormai affezionata crisi di panico balzò fuori puntuale come un orologio svizzero. Mentre lui continuava ad insultare e denigrare i miei sentimenti definendoli inesistenti e paragonandoli a quelli di altre ragazze, sentivo il fiato spezzarsi in gola, le mie mani sudare, i piedi sbattere nervosamente, i miei occhi gonfiarsi. "Ti prego, non piangere", mi comandai.
Provai a ragionare razionalmente e mi resi conto che stavolta avevo la cura sotto ai miei occhi: era lui. Era stato proprio lui a placare la mia crisi qualche giorno fa. Bevvi un sorso d'acqua dalla bottiglietta provando a calmarmi. Lui smise di parlare per qualche secondo, per poi ricominciare.
"Vedrà che le passerà, è soltanto una cotta passeggera".
Mentre pronunciava quelle frasi gli andai incontro. Mi bloccai non appena mi ritrovai di fronte a lui.
Ero determinata.
Poggiai una mano sul suo petto e mentre sollevai lo sguardo verso il suo viso, che era impassibile. Notando che non si stava scostando, poggiai anche l'altra mano sul suo petto. Poi, colpita in pieno da un'ondata di coraggio, afferrai la sua cravatta e lo tirai verso me, costringendolo a baciarmi. Continuai a tenere la cravatta ben salda con la mano per non permettergli di scostarsi, ma lui nemmeno ci provò. Al contrario, si arrese e rispose al mio bacio. Solo allora mollai la presa dalla sua cravatta ed affondai le mani tra i suoi capelli. Lui invece preferì appoggiare le sue delicate mani sulla mia schiena e lo sentii fare una leggera pressione appunto sulla mia schiena come per darmi il permesso di unire il mio corpo al suo. E quell'unione funzionò: i nostri corpi combaciavano perfettamente.Non ho idea di quanto durò quel bacio. All'inizio si trattava solo delle mia labbra appoggiate sulle sue. Poi, quando lui capì che avrebbe voluto di più da quel contatto, trasformammo quel bacio in piccoli e lenti movimenti di labbra, permettendo alle nostre lingue di incontrarsi per la prima volta.
Poi lui si staccò delicatamente da me ed io ero ancora in uno stato palese di trance. I nostri corpi restarono comunque attaccati, si staccarono solo le nostre bocche.
"Non possiamo farlo..".
Sussurrò sconvolto scuotendo leggermente la testa, fissandomi le labbra.
"Ma lo abbiamo appena fatto. Non possiamo, oppure è lei che non vuole?".
Le sue mani scivolarono lungo i miei fianchi, afferrandoli appena. Mi fece staccare dal suo corpo distruggendo quell'armonia perfetta che si era creata tra i nostri corpi.
"Che ne dice se dimenticassimo quel che è appena successo?".
Disse lui mentre si sistemava i capelli, la cravatta e lisciando la camicia leggermente stropicciata.
"Sta rovinando un momento perfetto, se ne rende conto?".
"Non sto rovinando nulla. L'ho accontentata. Adesso, però, sarebbe il caso che lei ammettesse di aver detto il falso. Cioè, di aver detto una cosa non vera, che ciò che ha detto prima è falso. Quando ha detto di essere innamorata di me, vorrei che smentisse quanto affermato, che appunto era falso, non vero. Ha capito?".
Non riuscii a contenere le risate. Non riusciva a formulare una frase di senso compiuto e mi piaceva pensare che quella confusione fosse dovuta al mio bacio.
"Professore, lei è imbarazzato".
Gli dissi continuando a sorridergli.
"E' stato.. improvviso. Non mi aspettavo che lei fosse così.. intrepida".
Continuai a sorridere nel vederlo così confuso.. era troppo carino, sembrava un bambino.
"E' il caso che io vada adesso".
Iniziò a sistemare le sue cose, poi mise la giacca. Era ancora leggermente impacciato nei movimenti e io non smisi nemmeno un attimo di guardarlo in quei panni un po' goffi che non gli si addicevano affatto. Io, come tanti altri, conoscevo un solo lato del professore: quello elegante, composto, sempre perfetto. Era un bellissimo privilegio riservare solo per me quel lato impacciato del suo carattere.
"Mi tolga una curiosità.. Lei si comporta spesso così?".
"No.. questa è la prima volta".
Ehhhh finalmente eccoli insieme per la prima volta!
Per prima cosa vorrei ringraziarvi per il supporto che mi state dando! Leggere tutti i vostri commenti mi ha reso davvero molto felice! ♥
Sono stata un po' cattiva quando ho pubblicato il capitolo sedicesimo, interrompendo la scena sul più bello, lo so.. Ma..
Spero di essermi fatta perdonare.. Ci sono riuscita? ♥Dai dai fatemi sapere cosa ne pensate del loro primo bacio che sono curiosissima di conoscere i vostri pareri!
Ps: auguratemi buona fortuna che dopodomani ho l'esame di spagnolo....
STAI LEGGENDO
Start living again - Giuseppe Conte
Fanfic"L'unica soluzione è quella di ricominciare a vivere come se lui non fosse mai esistito per te, Leo." "Come faccio a dimenticare l'unica persona che mi abbia mai amato? E che io abbia mai amato!?" Diana continuò a fissarmi sforzandosi di non far tra...