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Non riuscendo più a sopportare quel silenzio snervante, dopo qualche minuto, riaccesi la radio.
Ero cosciente del fatto che Giuseppe non mi avrebbe mai risposto con un "ti amo anche io".
Anche se gli avevo detto di non sentirsi obbligato a rispondermi, una sua qualsiasi parola sarebbe stata più che gradita. Invece, a parte qualche sorriso imbarazzato, ricevetti come risposta il suo silenzio più assoluto.
Trascorsi il resto del viaggio guardando fuori dal finestrino, provando a decifrare il suo silenzio nella speranza di capirne il significato.
Ad un certo punto imboccammo una stradina stretta e sterrata, finché non giungemmo a destinazione.


Tra il verde degli alberi e delle piante non curate che la circondavano, una piccola casa catturò il mio sguardo, distraendomi da quanto successo in macchina.
Dopo averla adocchiata da lontano ed essere scesa dalla macchina, corsi verso la casa per poterla osservare meglio da vicino.
Sembrava fosse l'unica abitazione nel raggio di chilometri.
"Ti piace?".
Mi chiese Giuseppe mentre si avvicinava a me dopo aver chiuso lo sportello della macchina.
Ai lati dell'ingresso principale vi erano dei vasi vuoti e una panca a dondolo impolverata e sporca; mi posizionai di fronte ad essa, soffiandovi sopra, constatando quanto appunto fosse impolverata.
"E' da un po' di tempo che io e la mia.. famiglia non trascorriamo qua le vacanze estive. Mi mancava tornare in questa casa, anche solamente per vederla: ho molti bei ricordi legati a questo posto".
Disse mentre allargò le braccia indicandomi la casa e tutto ciò che la circondava.
"Mi hai portato nel posto in cui venivi con tua moglie?".
"Non pensare a lei. Pensa solo al fatto che per me questa casa è importante. Ho pensato che avrei dovuto tornarci e portarti con me. Non preoccuparti per l'interno: non è sporco e messo male come l'esterno perché sono venuto qualche giorno fa a riordinare e pulire quasi tutto".
Gli sorrisi sforzandomi di apprezzare la sorpresa, dato che a quei tempi, in determinate circostanze, ero molto pretenziosa.
"Dunque è questa la sorpresa. Hai avuto un'idea carina. Ti ringrazio".
Giuseppe mi superò e, estratta la chiave dalla tasca, aprì la porta invitandomi ad entrare.
Non appena misi piede dentro casa, sentii immediatamente odore di pulito. La casa non sembrava essere stata disabitata per molto tempo come invece disse Giuseppe.
"Devi averci speso molto tempo per pulirla così bene".
"Abbastanza".
Confessò lui mentre si tolse la giacca e la sistemò, come al suo solito, ordinatamente su una poltrona accanto alla porta d'ingresso. Mi fece segno di passargli anche la mia, così la tolsi e gliela porsi.
La temperatura dentro casa era stranamente piacevole nonostante la giornata tipica invernale, al punto da farmi stare bene nonostante indossassi un semplice vestitino.
Nonostante ciò, vidi Giuseppe accendere i riscaldamenti per garantire un costante calore all'interno dell'abitazione.
Il colore predominante della sala d'ingresso era il mogano, sebbene ormai sbiadito dal tempo. Nella parte opposta del muro, di fronte a me, vi era un piccolo camino a legna che accoglieva gli abbandonati resti di un fuoco ormai morto da diversi anni. Ai lati di quest'ultimo, vi erano delle credenze e due ampie finestre che permettevano di illuminare ogni angolo dell'intera stanza. Sulle mura laterali vi erano dei quadri, un divano, e dei mobili. Al centro della stanza vi era solamente un tappeto grande e.. morbido?.
Incuriosita, mi avvicinai ad ogni angolo di quella prima sala e notai con mio grandissimo stupore che era tutto troppo pulito, soprattutto il tappeto che, constatai con le mie stesse narici, emanava un profumo di pulito estremamente forte.
Ah, ed era davvero morbido.
"E' tutto troppo in ordine qua dentro".
Feci notare a Giuseppe mentre lui stava ancora regolando la temperatura.
"Lo so".
Mi rispose senza voltarsi.
"Non ti sembra un po' eccessivo? Apprezzo molto il fatto che sia tutto splendente, ma-".
"Ma se ti va possiamo stare qua un paio di giorni".
Sgranai gli occhi.
"Un paio di giorni?".
Ripetei io. Mi accorsi di avere la voce tremante per lo stupore.
"Sì, per questo ho deciso di portarti qua. Per avere la possibilità di spendere del tempo insieme, da soli, senza orari, senza la preoccupazione che qualcuno possa scoprirci"
"Ma non possiamo: domani io ho lezione, tu devi lavorare. Non ho portato nessun cambio con me. Inoltre.. cosa hai da mangiare qua? Se non posso fare colazione con il mio caffellatte, la risposta è categoricamente no".
Terminato di fare ciò che lo stava impegnando, si girò verso me sorridendo. Si avvicinò e finalmente, dopo un periodo di tempo che per me risultò infinito, mi baciò.
"Posso farti cambiare idea in un attimo, lo sai..".
Lasciò cadere le mani sui miei fianchi, per poi farle scivolare verso il basso, iniziando a baciarmi il collo. Delicatamente, tirò su la mia gonna e, poggiata una mano sulla mia coscia nuda, mi fece intuire cosa avrebbe voluto fare.
"No".
Gli dissi spostandomi da lui inorridita al pensiero di dover affrontare una giornata senza il mio preziosissimo caffellatte per colazione.
Sospirai e mi resi conto che, purtroppo, per quanto Giuseppe stesse iniziando a farmi sentire una persona migliore, avrei portato per sempre con me i segni della pazzia e della anormalità. Tirai un secondo sospiro, stavolta palesemente amareggiata.
"Ehi, Leona, sta tranquilla. Non mi costa nulla tornare in città per prendere tutto quello che ti serve, se accetterai di restare. Per quanto riguarda l'Università.. possiamo risolvere il problema. Posso chiedere ad Alessandra di tenere la lezione al posto mio. E tu invece.. Potresti chiedere poi gli appunti alla tua amica".
Giuseppe tornò ad avvicinarsi a me, prendendo la mia testa tra le mani e stampandovi qua e là qualche bacio.
"Possiamo anche restare fino a domani sera, se non ti piace l'idea di stare lontana dalla comodità di casa tua per troppo tempo. Ma permettimi di insistere. Non pensi che sarebbe meraviglioso poter condividere una nuova esperienza del genere insieme anche solo per un paio di giorni?".
La sua premura nei miei confronti ed i suoi baci dolci e calorosi mi provocarono un'emozione talmente forte da farmi quasi piangere.

Quel giorno Giuseppe non rispose al mio "ti amo" con le parole, ma, in quel preciso istante, cullata dal dolce suono della sua voce e dalle sue possenti braccia, io riuscii a sentire il suo "ti amo" fin dentro al cuore, come se lo avesse realmente pronunciato tramite il suo corpo.

Start living again - Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora