SCUSATE IL TREMENDO RITARDO!!
DITEMI CHE NON AVETE DIMENTICATO QUESTA STORIA, VI PREGO!
Avete tutto il diritto di essere arrabbiate con me per essere sparita nel nulla, ma.... Sono stata impegnata con un esame molto importante per me e quindi ho concentrato tutte le mie attenzioni su quello.
Perdonatemi se potete!
Cercherò di essere più costante nella pubblicazione dei prossimi capitoli, voi intanto non dimenticatevi della povera Leona come ho fatto io!!
Buona lettura.. e come al solito, fatemi sapere cosa ne pensate! <3
"Quindi adesso che abbiamo ricominciato a frequentarci, mi inviterai al tuo matrimonio, giusto?".
Mi chiede Caterina sorridendo mentre paga la nostra consumazione prima di lasciare il locale.
"Ti inviterei volentieri, ma non abbiamo ancora nemmeno stabilito la data. Il fatto è che stiamo aspettando di sapere dove verrà trasferito Lorenzo. L'azienda per cui lavora ha intenzione di espandersi, prendendo in considerazione l'idea di costruire nuove basi aziendali e collocarle in altre città. Ovviamente, creando nuove strutture, potrebbe esserci la possibilità che a Lorenzo venga chiesto di trasferirsi. In base a dove lo sposteranno, ci adegueremo. In seguito decideremo dove e quando sposarci".
Caterina mi segue, standomi dietro, mentre usciamo dal locale. Non appena ci troviamo di nuovo all'aria aperta, mi accorgo che mi sta guardando con uno sguardo confuso e stupito allo stesso tempo.
"E dove potrebbe essere trasferito?".
Ci penso su un attimo.
"In verità non mi sono mai posto questo problema. Non penso che lo trasferiranno. Sono fiduciosa del fatto che il suo boss si sia affezionato a lui e voglia averlo nelle vicinanze lì a Londra.. Comunque, se non ricordo male Lorenzo aveva accennato la Germania, la Francia, l'Italia..".
"L'Italia??!".
Mi interrompe Caterina quasi urlando.
"Stai dicendo che c'è la possibilità che tu possa tornare a vivere qui in Italia?".
"Non crearti false speranze, Cate. Non ho nessuna intenzione di tornare a vivere qua. Sto benissimo a Londra".
Caterina scuote lentamente la testa.
"Hai detto che potrebbero chiedergli di trasferirsi qui, quind-".
"Quindi nulla. C'è una remota possibilità. Non succederà".
"E se dovesse succedere?".
"Non succederà".
Delusa dalla mia ferma decisione, Caterina riprende a camminare verso la fermata dell'autobus.
"E se invece dovessero trasferirlo da un'altra parte che non sia l'Italia? A te andrebbe bene?".
Sospiro. Ci penso su.
"In quel caso, sì. Se non lo avessi notato, sono abituata a fare le valigie e partire lasciando tutto alle spalle".
"Quindi il problema sarebbe solo l'Italia".
Afferma Caterina. Io le rispondo facendo spallucce.
Nonostante il nostro rapporto sia andato distruggendosi col passare degli anni, mi aspettavo da Caterina una maggiore comprensione riguardo la mia categorica scelta di non voler tornare a stabilirmi in Italia. Speravo provasse ad immedesimarsi in me, ad immaginare le mille difficoltà che una persona come me deve aver affrontato quando ha lasciato l'Italia.
Perché se le avesse comprese, capirebbe quanto sarebbe sbagliato per me tornare a vivere qui.
"Ehi, ci sei?".
Chiede Caterina mentre fa ondeggiare una mano di fronte la mia faccia, per richiamare la mia attenzione.
"Sì, scusa, stavo pensando".
"Cambiamo argomento, dai. Che mi dici dei tuoi genitori adottivi? Hai ancora contatti con loro?".
"No".
Rispondo in modo secco per farle capire che questo argomento non mi piace, ma lei solleva le sopracciglia ed aspetta delle spiegazioni.
"Quando sono scappata dall'Italia si sono fatti sentire davvero molto poco. Dato che ero maggiorenne, hanno anche smesso di mandarmi i soldi. Penso siano stati felici di liberarsi di me..".
"Mi dispiace molto".
"A me no. In verità, sono felice anche io di essermi liberata di loro".
Le dico sorridendo. Lei non sembra molto convinta del mio sorriso forzato e si gira verso gli orari dell'autobus, controllando a che ora sarebbe passato il prossimo per poter tornare a casa.
"Quando tornerai a Londra?".
"Mi stai facendo il terzo grado!".
"Lo so, ma voglio sapere per quanto tempo ancora potrò stare con te".
Sospiro. Caterina appoggia una mano sulla mia spalla, accarezzandola.
"Penso di fermarmi qualche altro giorno".
"E poi.. Non tornerai più?".
Non so come risponderle. Potrei aver bisogno di Diana in futuro, potrei tornare per motivi lavorativi, potrei voler incontrare nuovamente Caterina. Ma sono solo supposizioni. Non voglio dirle che, per adesso, sono abbastanza convinta di non voler più tornare.
"Ho capito, Leo. Non è necessario che tu mi risponda. Vorrei solo poter spendere dell'altro tempo con te, se me lo concederai."
"Certo! Possiamo rivederci domani, se ti va. E poi.. non mi hai raccontato praticamente nulla della bimba e del.. padre! Chi è il padre?".
Provo a cambiare argomento, mostrando un improvviso interesse per la risposta, sperando che Caterina non continui a tormentarmi con invadenti domande.
"Ne parleremo domani, adesso devo proprio andare che sta arrivando l'autobus".
Vedo Caterina sollevarsi in punta di piedi, per accertarsi che quell'autobus sia proprio il suo.
Mi avvicino a lei, le do un bacio sulla testa, ed aspetto che sale sul bus.
"A domani, Leo".
"A domani".
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Start living again - Giuseppe Conte
Fanfiction"L'unica soluzione è quella di ricominciare a vivere come se lui non fosse mai esistito per te, Leo." "Come faccio a dimenticare l'unica persona che mi abbia mai amato? E che io abbia mai amato!?" Diana continuò a fissarmi sforzandosi di non far tra...