24

1.1K 47 15
                                    

"E allora non andartene mai. Resta qua per sempre..".
Stavo sognando. Iniziavo a delirare, a dire cose senza pensare razionalmente.
Lui abbassò lo sguardo e sorrise, staccandosi da me. Quel distacco mi provocò un brivido freddo, come se durante un giorno in pieno inverno qualcuno mi strappasse via la coperta che mi stava tenendo al caldo, al riparo. Inoltre, non potei nemmeno negare a me stessa che mi lasciò.. abbastanza eccitata.
"Prima o poi dovrò tornare a casa".
Ridacchiò lui mentre continuava ad allontanarsi da me.
"Ma non pensarci adesso. Se vuoi restare qua, godiamoci il momento".
La mia voce si fece morbida, persuasiva.
Notando che nonostante tutto lui fosse ancora incredulo riguardo quello che stava succedendo, pensai che forse avrei dovuto dire qualcosa per farlo stare meglio.
"Ceniamo insieme stasera. Facciamo finta che sia.. il nostro primo appuntamento. Ordiniamo una pizza e poi guardiamo un film. Parliamo, confrontiamo le nostre idee sul da farsi.. o almeno ci proviamo".
Dissi quelle parole con estrema timidezza. Anche se lentamente, stavo riacquistando fiducia in me stessa. Sentivo che non avevo bisogno di bere qualche drink o ascoltare racconti avvincenti per farmi coraggio: "voglio conquistarlo", ribadii a me stessa.
"Un appuntamento".
Ripeté lui.
"Non mi capitava di essere invitato ad un primo appuntamento da fin troppo tempo".
"Beh, pensa che io non ne ho mai avuto uno".
"Ah, quindi io sarei il tuo primo appuntamento?".
Annuii. Gli sorrisi imbarazzata abbassando lo sguardo. Lui si riavvicinò a me e prese il mio mento fra le sue delicate dita, sollevando la mia testa e costringendomi a guardarlo.
"Farò in modo che non lo dimenticherai mai".
Mi baciò. Fu un bacio lungo, lento. Uno di quelli di cui si assapora ogni attimo, ogni movimento. Mi abbandonai totalmente a lui, gettandomi tra le sue braccia e spingendo i fianchi contro il suo corpo. Ero ancora seduta sul tavolo perciò mi venne un po' difficile compiere quei movimenti.
Poi il bacio divenne sempre più intenso, ravvivando in modo eccessivo la nostra eccitazione. Quest'ultima era ancora più evidente e concreta nel professore.
Lo spostai prima che potessimo andare oltre.
"Scusami. E' meglio se ci fermiamo per ora".
Gli dissi. Lui si staccò e non mi sembrò molto scocciato dalla mia volontà di aspettare.
"Scusami tu".
Rispose sorridendomi.


Dopo aver ripreso piena facoltà delle nostre volontà, ci spostammo nella mia camera. Eravamo seduti sul mio letto, essendo l'unico posto comodo in cui poter affrontare una lunga conversazione.

Ci sistemammo comodamente sul mio letto, prendendo le dovute distanze per evitare distrazioni.
Mi chiese se poteva iniziare a parlare senza che lo interrompessi, dicendomi, e cito le sue esatte parole: "facciamo finta che tu sia una psicologa ed io il tuo paziente". Dovetti trattenermi nel rispondergli: "tranquillo, so come funziona, sono una cliente abituale da circa nove anni".
Poi iniziò a parlare ed io mi persi nel suo mondo composto dalla sua dolce voce ed il suo bellissimo viso.
"Sai.. ricordi quando sei stata a casa mia, no? Io ero convinto di quello che ti dissi. Pensavo che fosse la cosa giusta chiederti di starmi lontano. Ho riflettuto molto su quanto ho faticato per ottenere la mia perfetta vita, e non accettavo il fatto che una ragazzina spuntata dal nulla potesse avere il potere di distruggere tutto. Ma quando ripensavo a quelle poche volte in cui abbiamo avuto modo di parlare, sentivo che qualcosa era già cambiata.. Leona, qualcosa è cambiata in me: tu hai già distrutto tutto. Hai distrutto l'amore che provavo per mia moglie, hai distrutto tutte le mie imposizioni morali. Hai spazzato via tutto quello per cui ho lavorato sodo da quando ne ho memoria. Il colpo di grazia me l'hai dato quando hai dimostrato quell'immensa maturità e solidarietà nei confronti di Alessandra. Sì, so tutto perché lei mi ha raccontato di quella "bizzarra ragazza dai capelli castani e lunghissimi che mi ha difeso da tutta l'aula". E allora ho ceduto. Ho ammesso a me stesso che sei una donna, e non una ragazzina. Ho ammesso che avevo sbagliato a chiederti di allontanarti da me. Ho ammesso a me stesso che.. mi piaci. Ma non mi piaci solo fisicamente. E' vero: io bramo il momento in cui potrò.. farti mia. Ma ciò che desidero più di ogni altra cosa sei tu, come persona, e non solo come un desiderio sessuale. Sei intelligente, responsabile, coraggiosa, perspicace. E voglio conoscerti sempre di più. Perfino il tuo nome è meraviglioso e ti si addice perfettamente. Senti come ti si addice perfettamente.. "Leona"".

Ero totalmente estasiata da lui. Ogni parola ed ogni suono che usciva dalla sua bocca risuonava nella mia mente e nel mio corpo così melodiosamente che mi sembrava di star assistendo ad un'opera teatrale classica.

"..Leona. Però al tempo stesso ho tanta paura. Non possiamo negare che tra noi due ci sono troppe differenze. A prescindere dall'età, che è una differenza da non sottovalutare comunque, abbiamo vissuto la nostra adolescenza in periodi troppo distanti e da ciò consegue una formazione caratteriale basata su principi completamente diversi. Abbiamo avuto esperienze diverse, abbiamo una concezione della vita differente, obbiettivi da raggiungere troppo distanti: tu studi per laurearti, io insegno ed aspetto di andare in pensione.
E poi c'è mia moglie, c'è mio figlio, c'è l'opinione della gente, c'è il giudizio dell'idiota che mi chiamerebbe "pedofilo", ci sarebbero gli sguardi indiscreti dei tuoi colleghi in Università: tutte queste cose ci farebbero male. Io non so se riuscirei a sopportarle. E tu?
Potrei stare ore ad elencare tutti i problemi che avremmo.."

Quando finì di parlare, restammo in silenzio per qualche minuto. Lui, ansioso, continuava a mordicchiarsi il labbro inferiore. Io, non temendo alcuna crisi di panico nonostante tutte quelle cose che aveva appena elencato che, in ambiti diversi, ne avrebbero causata sicuramente una, provai a pensare ad una risposta che risolvesse i nostri problemi. Perché se lui voleva stare con me e io volevo stare con lui avrei fatto di tutto per trovare delle soluzioni.

"Posso parlare io adesso, professore?".
Gli chiesi scherzando per tirargli su il morale dato che quelle ultime parole che pronunciò gli misero un po' il broncio. Lui annuii. Mi venne un po' complicato non dargli del lei, ma, date le circostanze, dargli del tu mi sembrò più adeguato.
"Io penso che tu abbia ragione su ogni cosa, non posso contestare nessun punto, purtroppo. Ma pensi che non ne valga la pena darci una possibilità?".
Notando che finalmente il broncio stava iniziando a scomparire dal suo volto, tirai un leggero sospiro di sollievo.
"Ti ho parlato per circa cinque minuti e questa è la tua risposta? Tutto qua?".
Sorridemmo entrambi.
"Sì. Perché non c'è nulla da commentare: ti ho già detto che non ho nessuna soluzione ai problemi che mi hai posto. Ma vorrei che ci provassimo lo stesso. L'unica cosa che mi viene in mente è che inizialmente possiamo tenere questo piccolo segreto tra noi. Tanto per vedere se può funzionare prima di.. dichiararci".
Dissi mentre pensai a Luciano e Simone che nascosero il loro amore per molti anni.
"E vederci sempre qui a casa tua? Vivere una storia d'amore confinata in una piccola casa? Senza offesa per la tua casetta, eh".
Disse sorridendo.
"Ci sono molte persone che lo fanno. Molte coppie di ragazzi e ragazze che vivono la nostra stessa paura, seppur in situazioni, contesti diversi. Non saremmo né i primi, né gli ultimi".
Risposi convinta.
Finalmente, dopo decisamente troppo tempo, il suo sguardo tornò ad essere dolce, provocando lo scioglimento della palpabile tensione che si era creata nell'aria a causa di quei seri discorsi.
"Vieni qua, Leona..".
Con un movimento della mano mi invitò ad appoggiare la testa sul suo petto ed a lasciarmi coccolare da lui. Senza pensarci due volte, accettai l'invito. Mi diede diversi baci sulla testa e mi accarezzò la schiena.
"Se la pensi così, allora proviamoci".
Subito staccai la testa dal suo petto per guardarlo dritto negli occhi. Non riuscivo a credere alle mie orecchie.
"Dillo di nuovo".
Sorridendo, confermò la sua decisione.
"Proviamoci".

Start living again - Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora