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Sono passati sette anni.
Sette lunghissimi e complicatissimi anni da quando pensavo che tutto era finito, che non avrebbe avuto più senso continuare a vivere senza Giuseppe, da quando temevo che al mondo non mi era rimasto più nessuno.
Nonostante ciò, ricordo perfettamente ogni singola emozione provata, ogni singola lacrima versata.

La poltrona sulla quale sono seduta è diventata di nuovo così familiare al mio tocco, alla mia vista, proprio come sette anni fa, quando regolarmente Diana mi visitava. Anche se adesso non riceve più i suoi pazienti al vecchio studio, non è stato difficile ambientarmi in questo piccolo, ma accogliente ed elegante studio dentro casa sua.

Ricordo tutto alla perfezione, eppure è passato così tanto tempo e molte cose sono cambiate..
Io sono cambiata.
Io sono una Leona diversa (seppur continuando a mantenere alcune abitudini maniacali).
La mia vita è diversa.
Il mio ragazzo.. è diverso.


"Dunque abbiamo finito".
Mi dice Diana congiungendo le mani con delicatezza mentre io sospiro rivolgendole un sguardo stremato.
"Quanti giorni abbiamo impiegato per raccontare tutto?".
"Mmh, fammi pensare. Sei qui in Italia da.. nove giorni. Quindi direi che abbiamo impiegato circa una settimana".
"Wooow".
Esclamo alzandomi dalla poltrona per stiracchiare la schiena, anch'essa esausta di star ferma per ore ed ore nella stessa posizione: non ero più abituata a delle sedute così lunghe e strazianti.
"Dimmi come ti senti adesso che abbiamo finito. Insomma, dimmi le tue considerazioni finali".
Mi chiede Diana mantenendo un comportamento professionale e restando seduta sulla sua poltroncina, pronta ad appuntare ciò che riteneva opportuno scrivere.
"Mi sento bene. Onestamente pensavo di non riuscire ad affrontare l'ultima parte".
"Ma ce l'hai fatta. E' sorprendente come tu sia riuscita a cambiare. Molti anni fa, non avresti potuto affrontare certi discorsi senza la tua solita agitazione, la tua solita ansia. Devi essere molto fiera di te, Leo".
Le rivolgo un leggero sorriso, anche se lei non lo può guardare perché intenta a rileggere i suoi appunti.
"Già. Ormai gli attacchi di panico per me sono solamente un lontano ricordo".
Diana ricomincia a scrivere sul suo block notes, e quasi ho l'impressione di vedere del fumo fuoriuscire dalla punta della penna per quanto sta andando veloce: non voleva perdere nessun importante particolare.
"Da quanto tempo non hai più crisi di panico?".
Mi chiede continuando a tenere lo sguardo basso sui suoi appunti.
"Ehm.."
Con piacevole sorpresa, ho bisogno di sforzarmi per ricordare quando è stata l'ultima volta che ne ho avuta una.
"Penso un paio di anni".
Dico alla fine dopo una dozzina di secondi.
"E' un progresso gigantesco, Leo. I miei complimenti".
Stacca lo sguardo dai suoi appunti per rivolgermene uno pieno di amore e orgoglio.
"Raccontami cosa è cambiato nelle tue abitudini maniacali, allora".
Capendo di non aver effettivamente terminato la seduta, come invece speravo, torno a sedermi sulla poltrona.
"Molto poco. Sono sempre una pazza maniacale. Ma senza crisi. Ehm.. riesco a gestire meglio lo stress, sì. Purtroppo ho ancora diverse difficoltà a relazionarmi con gli estranei, ma, devo ammettere che in questo contesto sono migliorata notevolmente. Un grosso problema resta sempre quello del contatto fisico con gli estranei.. ma anche in questo campo comunque riesco a sopportare qualcosa in più. Per il resto, è tutto uguale: caffellatte al mattino, capelli rigorosamente sciolti, intimo subito dopo il sesso e altro ancora, sono costanti sempre presenti nella mia vita di tutti i giorni. Penso che siano abitudini talmente tanto radicate in me che non me ne libererò mai".
Rido: sentirmi parlare di queste sciocchezze mi sa di stupido e da sfigata.
Vedo Diana ridere di conseguenza, e penso sia felice nel vedermi ridere dei miei problemi. Del resto, è stata l'unica ad avermi vista e conosciuta realmente nei miei anni più bui. Spero che anche lei si possa ritenere soddisfatta del lavoro che ha compiuto con una paziente complicata come me. Anche lei merita di vedermi star bene, dopotutto.
"Sei stata bravissima, Leo. Sei diventata una donna meravigliosa. Non che prima non lo fossi".
Diana, soddisfatta di aver preso degli appunti precisi ed ordinati, chiude il block notes e lo ripone dentro un cassetto alle spalle del tavolo su cui è seduta, per poi alzarsi e venire verso me, invitandomi a seguirla.
"Vedrai che adesso penserò ad una soluzione per fare in modo che quei brutti ricordi non ti disturberanno più nel corso della tua vita. Non dimentichiamo il motivo per cui sei venuta qua in Italia con così tanta urgenza: ci deve essere un motivo per cui il suo ricordo ti è tornato in mente. Lo scoprirò e ti aiuterò. Intanto abbiamo riaffrontato tutto. E' un passo avanti".
Già, è vero.. quasi avevo dimenticato il motivo per cui sono qua: il ricordo di Giuseppe che è tornato a farsi spazio nella mia mente, venendo fuori di tanto in tanto, senza un'apparente motivazione.
Eppure, dopo parecchi sforzi, ero riuscita a non pensarlo, a dimenticarlo, a ricominciare una nuova vita senza che la sua immagine mi perseguitasse, sebbene fosse ben scolpita nel mio cuore.
Così, impaurita da queste strane "apparizioni", sono corsa da Londra in Italia dalla mia fidata psicologa per cercare di capire come mai il suo ricordo è tornato a farsi vivo.


"Merda.."
"Signorina! Ma che modi sono di parlare?".
Mi rimprovera Diana scherzosamente, mentre apre il frigo per decidere cosa cucinare per pranzo.
Questa scena mi è così familiare.. Mi ricorda quelle settimane che sono rimasta con lei dopo che Giuseppe mi ha lasciato.
"Ho dimenticato di chiamare Lorenzo".
"Mmh, non puoi chiamarlo ora?".
"Provo. Ma non so se la pausa pranzo è terminata ed ha ricominciato a lavorare".
Mi alzo dalla sedia e mi dirigo verso camera mia. Non appena vi entro, chiudo bene la porta alle mie spalle e provo a far partire la chiamata, sperando che il telefono squilli.
Sospiro rasserenata nel sentirlo squillare.
Sono contenta di sapere che non l'ha spento: avrebbe significato che la pausa è terminata ed ha ricominciato a lavorare.



Lorenzo ha la mia stessa età. Ci siamo conosciuti qualche anno dopo che mi sono trasferita a Londra, durante un incontro tra scrittori promettenti ed emergenti di tutt'Europa. Lorenzo, dipendente di un giornale satirico che personalmente non riuscivo a tollerare, si dimostrò da subito un degno sostenitore delle proprie idee, proponendosi di aiutarmi a comprendere quell'arte troppo spesso fraintesa. Titubante ed ancora insicura di me stessa, dal canto mio, accettai l'invito sorprendendomi di iniziare ad interessarmi al giovane.

Inutile dire che fu lui a fare la prima mossa.
Nonostante non avessi nessuna intenzione di imbattermi in una nuova relazione, decisi di fidarmi di Lorenzo, che giudicai un ragazzo gentile e molto carino nei miei confronti.
Dopo diversi appuntamenti ed il suo palese corteggiamento, decisi di dargli una possibilità.

La prima volta che lo baciai ero molto imbarazzata. Non perché non sapevo come baciarlo, ma perché, con mio grande rammarico, pensavo ancora molto a Giuseppe.
Fu strano per me baciare delle labbra nuove. Quelle di Lorenzo, morbide e carnose, era così diverse da quelle sottili del mio ex professore.
Fu strano per me fare l'amore per la prima volta con lui: i movimenti di Lorenzo, il suo tocco, il suo respiro, la sua voglia di me... era tutto troppo diverso da Giuseppe.
Ero a conoscenza del fatto che avevo bisogno di parecchio tempo prima di dimenticare Giuseppe ed aprire completamente il mio cuore a Lorenzo.

Ma ce l'ho fatta.
Col passare del tempo, anzi, per meglio dire col passare degli anni, abbiamo deciso di ufficializzarci come coppia fissa.
Imparai a non fare più paragoni tra i due (anche se ogni tanto purtroppo, ancora oggi, mi capita).
A quattro anni dal nostro fidanzamento, circa qualche mese fa, Lorenzo mi propose di sposarlo.
Ed io gli ho risposto di sì.
E non me ne sono mai pentita.



"Non posso credere che stiamo riuscendo a sentirci.. saranno passati tre giorni dall'ultima volta, Leo. Come stai?".
Sento Lorenzo non riuscire a smettere di sorridere: devo essergli mancata molto. Non siamo abituati a stare fisicamente lontani per così tanto tempo, figuriamoci addirittura non riuscire a sentirci completamente per giorni di fila.
"Bene. Oggi abbiamo finalmente finito con la terapia!".
"Sono felicissimo per te! Per questo ti sento così contenta, eh? Ti senti meglio?".
"Abbastanza. Diana non ha mai fallito nel suo lavoro".
"Non vedo l'ora di conoscere questa ragazza che ti ha sempre aiutato tanto per poterla ringraziare anche a nome mio di presenza. A proposito, adesso che è tutto finito e stai meglio, puoi spiegarmi cosa è successo di preciso? Perché hai sentito la necessità di scappare da lei così frettolosamente?".
Sbuffo. Se soltanto Lorenzo sapesse che, in un certo senso, ce l'ho proprio per vizio l'abitudine di scappare senza dare molto spiegazioni..
"Lo sai, te l'ho già spiegato. Sai di tutti i miei traumi infantili. Non volevo che prendessero il sopravvento su di me, di nuovo".
Non mi piace dirgli bugie.
Beh, in parte non sono interamente bugie. Ho solo omesso Giuseppe e tutto ciò che la sua separazione ha significato per me.
Comunque, non ho mai raccontato a Lorenzo di Giuseppe e mai lo farò: non avrebbe avuto senso, secondo me, raccontagli di un amore così travolgente da sconvolgermi la vita.
"Ma adesso che la terapia è finita, stai bene? Quando pensi di tornare? Non ci vediamo da troppo tempo, Leo. Mi manchi".
Sospiro mentre elenco mentalmente le domande che mi ha posto prendendo il tempo che mi serve per formulare delle risposte.
"Ehm.. Lorenzo, lo sai, mi manchi anche tu. Sto bene, sì, adesso sto molto meglio.. ma devo ancora vedere la mia vecchia amica.. Caterina, te ne ho parlato..".
Rabbrividisco al solo pronunciare il suo nome. Non ho paura di incontrarla, anche se non la vedo da sette anni.. Ho solo paura che quando ci vedremo, mi accoglierà con schiaffi e pugni per essere scomparsa nel nulla. Effettivamente me li meriterei.
"E poi, in verità, vorrei restare qualche giorno in più da spendere con Diana. Nessuna terapia, nessuna depressione. Solo qualche giorno tra amiche per recuperare il tempo perso".
Conosco Lorenzo e per quanto dentro sé adesso possa essere triste nel sentire queste parole, farebbe di tutto per farmi stare bene.
Infatti, come immaginavo, mi dimostra la sua più totale e sincera vicinanza nei miei confronti.
"Prenditi tutto il tempo che ti serve, amore mio. Se questi giorni gioveranno alla tua stabilità mentale, resta lì, divertiti con le tue vecchie amiche, goditi la tua città. Io ti aspetto nella nostra piccola casetta a Londra con impazienza".


A differenza di Giuseppe, Lorenzo mi conosce al cento per cento.
Sa di tutti i miei problemi. Mi ha vista durante delle crisi in corso e mi ha sempre aiutata.
Per questo motivo conosce l'importanza della pazienza, della delicatezza e della comprensione che ci vuole nei miei confronti.

Chissà se le cose sarebbero andate diversamente se anche Giuseppe avesse saputo di tutti i miei problemi.

Start living again - Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora