11

859 41 6
                                    

"So quanto tutto questo ti possa sembrare ridicolo, ma ci hanno addirittura pagati!".
Mi disse Camilla dopo che, a fatica, smettemmo di ridere.
Presi i fogli sui quali vi erano scritte le domande da porgere al professore. Iniziai a dare veloci sguardi alle varie domande.
"Preferisce le more o le bionde?"
Lessi ad alta voce. Guardai in faccia i tre membri del club del giornale universitario e scorsi dell'imbarazzo sui loro volti. Io sinceramente non riuscivo a smettere di ridere.
"Non porrò mai queste domande ad un professore universitario. Tra l'altro è un mio docente. Dovrò sostenere un esame con lui. E, permettetemi, mi sembra un insulto alla sua intelligenza".
Restituii bruscamente i fogli a Camilla. Lei li prese e li poggiò sulla cattedra.
"Tra l'altro, scusate se mi permetto, mi sembra che voi stiate insultando anche la mia di intelligenza. Io voglio scrivere articoli seri, non voglio passare per una dodicenne infatuata del professore".
Mentre parlavo, non sentivo nessuna crisi di panico arrivare nonostante quella fosse una situazione nuova e particolare. Anzi, al contrario, ero leggermente divertita nel vedere le loro facce così palesemente imbarazzate.
"Leona, ascolta.. "
Cominciò a dire Dario mentre si alzava dalla sedia posizionata di fronte alla cattedra e si avvicinava a me. Poggiò delicatamente la mano sulla mia spalla. Quel tocco mi infastidii. Non volevo essere toccata da sconosciuti. Ero abituata a situazioni simili perché ad esempio, sui bus, quando erano pieni, non potevo scansare ogni contatto con gli altri, ma se potevo evitare, non esitavo ad allontanarmi. Chiusi gli occhi per mantenere la calma e mi scostai.


"E' una conseguenza della sindrome, Leona. Devi superare anche questa fobia di entrare in contatto con le persone. Soprattutto anche quando il contatto è indesiderato, ovvero  quando qualcuno ti tocca senza che tu gli abbia dato il permesso. Purtroppo sono cose che capitano nella vita di tutti i giorni: tendenzialmente noi esseri umani ci tocchiamo in continuazione ad esempio durante una chiacchierata o per salutarci. La cosa positiva è che non ti infastidisce quando persone a te care ti toccano. E ti sei ormai anche abituata a salutare con una stretta di mano quando conosci qualcuno di nuovo, correggimi se sbaglio". Mi spiegò Diana quando dovette spiegarmi, qualche tempo fa, il motivo del mio ribrezzo nel toccare e/o essere toccata da persone estranee. "No, non sbagli. Mi conosci perfettamente". Le risposi.


Quando quel contatto si interruppe, riaprii gli occhi e una sensazione di sollievo pervase il mio corpo. Riuscii a mascherare il mio palese disagio, quando poggiò la sua mano sulla mia spalla, fingendo di essermi staccata perché volevo sedermi, infatti mi avvicinai alla cattedra e mi ci sedetti sopra. Dario, poi, senza sospettare nulla, continuò a parlarmi.
"Noi non possiamo andare a fare questa intervista. Abbiamo, come te, le lezioni da frequentare e poi da studiare. Per di più, come puoi notare, siamo pochi. Abbiamo le agende piene e già tantissimi nuovi articoli da scrivere. Se potessi farci questa cortesia, te ne saremmo molto grati. Le ragazze del club hanno anche fatto una colletta per pagarci questo lavoro. Qualche soldo da mettere da parte per il giornale non farebbe male".
Il suo sguardo era dolce, sincero.
"Ma scusate.. se io non ci fossi stata, voi che avreste fatto?".
"Avremmo rifiutato subito. Le ragazze ci hanno contattato stamattina. Sapevamo già del tuo arrivo. Quindi.. stiamo tentando la sorte chiedendoti di svolgere questo incarico al posto nostro".
"Ah, dunque avete già accettato l'incarico pur non conoscendo la mia risposta?".
"No. Abbiamo detto loro che le avremmo aggiornate".
Sospirai. Mi presi qualche secondo per riflettere. Se non avessi accettato mi avrebbero vista sempre come una che se la tira, e magari avrei potuto giocarmi la possibilità di scrivere e pubblicare qualcosa di mio. Se invece avessi accettato, il professore avrebbe pensato che fossi un'idiota.
Sospirai nuovamente, stavolta visibilmente frustrata. 
"Va bene".
Dissi quasi decisa.
I ragazzi esultarono in modo contenuto, si diedero il cinque.
Pensai che era meglio farmi prendere per stupida da un professore con cui dovrò sostenere un solo esame piuttosto che rovinare i rapporti con ragazzi che potrebbero far avverare il mio sogno di pubblicare articoli interessanti su un giornale, per quanto scadente esso possa essere.
Camilla prese le domande dell'intervista e me le porse nuovamente. Continuava a sorridermi.
"Grazie grazie grazie grazie ancora".
Mi disse.
Io, turbata, le strappai quei fogli dalle mani e tornai a leggere qualche domanda. "Sarebbe disposto ad intraprendere una relazione stabile con una sua studentessa?". Non avrei mai fatto quelle domande al professore Conte. Mai.
"Ok però che sia chiaro. Troviamo un compromesso: io accetto di farvi questo favore, però sceglierò io quali domande fargli. E se non troverò domande intelligenti che riguardano l'Università, la sua materia, la sua carriera o cose interessanti, me le inventerò e le inserirò io. Fatemi conservare almeno un minimo di dignità".



Finito l'incontro con i ragazzi del giornale, e, tornata a casa, invitai Caterina a cenare e a studiare da me. Sapevo che avremmo studiato molto poco considerando la novità che avevo da raccontarle.
Quando le dissi tutto e le mostrai le domande, Caterina rise talmente tanto che iniziò a lacrimare. Era sdraiata sul mio letto a pancia in su. Io stavo provando a ricopiare qualche appunto in maniera più sistemata, ma abbandonai quel lavoro per farmi quattro risate con la mia amica. La raggiunsi sul letto mentre lei continuava a leggere e a ridere, e tolsi dalle sue mani i fogli con le domande da fare al professore, nella speranza che potesse tornare ad essere seria per darmi qualche consiglio il prima possibile.
"Tu ridi, io piango. Ho già aggiunto qualche domanda seria da porgergli. Dio, che figuraccia..Ma immagina la sua faccia quando gli chiederò se preferisce le more o le bionde.. Tra l'altro non so nemmeno se accetterà di farsi intervistare".
Caterina si ricompose, ma i suoi occhi ancora erano leggermente rossi a causa delle eccessive risate.
"Di cosa hai paura? Gli farai delle domande per conto di altri. Non prenderla troppo seriamente".
Aveva ragione. Se l'avessi presa troppo seriamente, avrei potuto rischiare di farmi venire qualche crisi di fronte a lui vedendo le sue reazioni strane e perplesse alle domande.
"Però, se vedi che lui ti sembra disponibile a rispondere alle domande imbarazzanti, potresti porgergli quella riguardo la relazione stabile con una studentessa? Sarei interessata. Se vuoi puoi fargliela a nome mio".
Mi chiese ironicamente Caterina con un sorriso ammiccante. Io le risposi con una smorfia.
"Quanto pagherei per poterti vedere fargli quelle domande! Sarebbe divertentissimo!".
La ragazza si alzò dal mio letto e mi abbracciò. Quel contatto non era indesiderato, anzi, era tutto ciò di cui avevo bisogno in quel momento.






"Dovresti scriverle. Quando sei partita per l'Inghilterra sei stata molto scortese nei suoi confronti. Avrebbe meritato qualche spiegazione in più".
Leona finisce di bere il suo bicchiere d'acqua. Poi riprende la forchetta ed addenta un pezzo di pomodoro. Lei e Diana, finita la consueta seduta giornaliera, stanno cenando e commentando i ricordi della ragazza di quella giornata.
"Caterina non vuole più saperne di me".
Afferma Leona dopo aver ingerito un altro pezzo di pomodoro. Poi ne addenta un altro.
"Caterina non ti odia. Era molto preoccupata quando sei partita per Londra, quando sei scomparsa all'improvviso. Te l'ho detto mille volte. Almeno falle sapere che è tutto ok. Eravate molto amiche e, se ricordi, riusciva a farti sentire bene. E a quei tempi era difficile trovare qualcuno che riuscisse a farti sentire in quel modo, e lo sai. Glielo devi. Sono sicura che in cuor suo ti ha già perdonata".
Leona lascia cadere la forchetta sul piatto spazientita. La conversazione inizia a farla agitare. Non vuole ammettere che Diana ha ragione, cioè che dovrebbe scriverle. Ha paura di ricevere una risposta negativa dalla sua ormai ex amica. Vuole ricordare Caterina come l'amica che le vuole sempre bene, non come l'amica che alla fine non la perdona e non accetta le sue scuse per essere scomparsa nel nulla e averle lasciato solo un misero messaggio senza darle nessuna spiegazione.
Poi, dopo aver riflettuto più attentamente, Leona si calma. 


Terminata la cena, le ragazze si augurano la buonanotte ed entrano nelle loro rispettive camere.
Prima di addormentarsi, seguendo il consiglio della sua psicologa e amica, Leona trova il coraggio di prendere il cellulare, andare nella chat di Caterina e scriverle un messaggio. 


"Ciao Caterina, probabilmente non hai più memorizzato il mio numero.. Sono Leona.
Dio, non so nemmeno da dove cominciare. Sono in Italia. Sono tornata qualche giorno fa. Ho intenzione di fermarmi per un'altra decina di giornate, all'incirca. Mi farebbe piacere vederti. Immagino la tua faccia nel leggere queste mie parole. Probabilmente penserai qualcosa tipo: ok che è pazza, ma ora STA ESAGERANDO. Ti chiedo scusa. Mille pagine con su scritto 'scusa' non basterebbero per farmi perdonare, lo so. Sono partita lasciandoti un messaggio patetico pregandoti di non cercarmi più. E probabilmente tu mi avrai cercata.. contattando Diana, o sperando si scovarmi sui social, ma non avrai trovato nulla. Già, ho sempre creato account con nomi inventati. Non volevo essere trovata da nessuno, specialmente da.. una persona. Non uno stalker, né un maniaco, non fraintendere. Se accetterai le mie scuse e vorrai vedermi ti racconterò ogni cosa. Ti racconterò di come ho dovuto allontanarmi e dimenticarmi anche di te, perché persino tu mi ricordavi di lui. 
Ti confesserò tutto.
Mi dispiace non avertelo mai raccontato prima.
Non ho mai smesso di volerti bene. "


Con le lacrime agli occhi ed i singhiozzi trattenuti, Leona invia il messaggio ricordando di come quell'amica sempre fedele e sincera sia stata una delle poche persone a non averla mai abbandonata.











Ciao ragazzi!
Ho avuto molta difficoltà a scrivere questo capitolo.
Devo ammettere che immedesimarmi nella nostra Leona e descriverne i suoi sentimenti, le sue caratteristiche e le sue particolarità mi viene sempre più complicato.
Spero che nonostante ciò vi sia tutto sempre abbastanza chiaro!
In caso contrario non esitate a chiedere!
Bacini. 


Start living again - Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora