Dopo aver passato la notte con Giuseppe, feci fatica ad alzarmi dal letto la mattina presto per preparami ad affrontare una nuova settimana.
Stentavo a credere a cosa fosse successo quella notte tra me e Giuseppe. Mi sembrava troppo irrealistico, e quasi avrei creduto che fosse stato tutto un bellissimo sogno se soltanto dei leggeri segni sui miei fianchi non mi avessero rivelato che effettivamente avevo fatto l'amore con lui.
Caterina mi sorrise immediatamente non appena mi vide arrivare al nostro solito punto d'incontro quella mattina, notando che portavo una stupenda ed inconsueta coda alta sulla testa.
"Qualcuno stamattina è di buon'umore, eh?".
Mi chiese la mia amica non appena la raggiunsi, tirando leggermente la mia coda.
"Ahia, non toccarla".
"Sei ancora più bella con i capelli legati: il tuo visto è completamente scoperto e si possono notare tratti che vengono costantemente nascosti dalla tua lunga chioma".
Le sorrisi per ringraziarla per quei magnifici complimenti.
"Ma come parli? Ti stai innamorando di me?".
Caterina mi colpì leggermente con la rivista che teneva in mano per "punirmi".
Nel frattempo entrammo al "Vintage" ed ordinammo la nostra solita colazione.
"Quello è il giornale dell'Università? Ah, giusto. L'edizione nuova è uscita oggi".
Le dissi provando a prenderlo dalle sue mani, ma lei si oppose e lo nascose dietro la schiena.
"Già. Non toccarlo. Non lo leggeremo adesso. Lo leggeremo Giovedì pomeriggio, quando il fan club di Conte si riunirà per commentare le sue risposte, insieme alle altre ragazze. Finalmente è uscita l'edizione in cui sarà possibile scoprire che tipo di donne piacciono al professore".
Le rivolsi lo sguardo più scioccato che potessi mai farle.
"Tu sei pazza. Ma poi scusami, idiota, posso dirti tutto quello che mi ha detto. Hai dimenticato che sono stata io ad intervistarlo? Comunque, io non metterò mai piede in quel fan club".
Pronunciai le ultime due parole facendo con le dita il gesto delle virgolette ed assumendo un tono di voce da stupida ragazzina innamorata.
"E invece sì, perché adesso ne faccio parte anche io e sono stata pregata di invitare l'intervistatrice per il prossimo appuntamento, essendo che nessuno ha avuto il coraggio di invitarti dato che sembri una ragazza che odia tutti a prescindere, e che, soprattutto, ha fatto il culo a mezza aula difendendo quella tirocinante. Incuti timore".
Sospirai mentre pensai che non mi dispiaceva affatto essere vista in quel modo: significava che nessuno volesse fare amicizia con me.
"Cate, anche volendoti accontentare, non posso. Giovedì devo frequentare il mio corso".
Caterina sospirò delusa. Nel frattempo ci venne servita la colazione da portare via, pagammo e ci dirigemmo verso l'Università.
"Dai, idiota, non tenermi il broncio".L'aula era ancora semi vuota. Io e Caterina, come capitava ogni tanto, arrivammo decisamente in anticipo.
"Scusami..".
Sollevai lo sguardo dal mio block notes, sul quale avevo appena finito di segnare la data di quel giorno, e vidi la ragazza seduta di fronte a me che mi stava disturbando.
La guardai senza risponderle, aspettando che si decidesse a dirmi cosa volasse da me, dato che mi aveva disturbata, per poter poi tornare a farmi gli affari miei. Lei, probabilmente confusa dalla mia totale indifferenza nei suoi confronti, non proferì parola.
"Allora?".
Le chiesi spazientita dopo qualche secondo.
"Ehm, sì, scusa. Io e le mie amiche abbiamo notato il giornale dell'Università".
Disse timidamente indicando il giornale poggiato sul banco di Caterina.
"Potresti prestarcelo un attimo per favore? Purtroppo non stiamo riuscendo a trovarlo da nessuna parte perché è terminato".
"Cosa vi interessa leggere?".
"L'intervista al professore".
Rispose quasi balbettando spostando lo sguardo verso il basso.
Le scoppiai a ridere in faccia per quanto mi sembrasse ridicola la richiesta. Poi mi ricomposi notando che voleva davvero quel giornale.
"Scusami, ma questo giornale è della mia amica che è in bagno in questo momento. Non posso darvelo senza il suo permesso".
Notai talmente tanta delusione e tristezza sul suo volto che non riuscii a non farmi coinvolgere dalla sua angoscia. Sembrava come se dal giornale dipendesse la sua vita.
"Però, se fai parte del suo fan club e ricordi qualche domanda, posso risponderti: sono stata io ad intervistarlo".
Non appena finii di pronunciare quelle parole, altre sei ragazze si girarono a bocca aperta. "Ah, quindi mi stavano ascoltando", dedussi.
"Quindi Giovedì sarai dei nostri?".
"Com'è parlare con lui?".
"Non ti sei sciolta mentre lo guardavi negli occhi?".
Iniziarono a lanciarmi una marea di domande come se volessero farle volare fin dentro al mio cervello per distruggerlo.
Fastidio.
Ansia.
Respiro leggermente più corto.
Sudore alle mani.
Deglutii e cercai di respirare lentamente nella speranza di calmarmi.
Volevo che stessero zitte. E per fortuna, vedendomi in confusione, si zittirono.
"Scusaci. Ci siamo lasciate un po' andare. Ci sarebbe una domanda la cui risposta ci interessa. Possiamo fartela?".
Sospirai notando che la tranquillità tornò ad impossessarsi del mio corpo. Scorsi sette visi di sette ragazze speranzose e supplichevoli, dunque annuii.
"Il professore sarebbe mai disposto ad intraprende una relazione con una sua studentessa?".
"No".
Risposi in modo secco.
Vidi attraverso i loro occhi i loro cuori spezzarsi. Mi sentivo una stronza, ma, a prescindere dalle circostanze, quella risposta era vera perché lui mi rispose effettivamente in quel modo quando lo intervistai.
"Ma come mai vi interessa così tanto? Non vi fareste qualche scrupolo sapendo che è sposato?".
Gli feci quella domanda nella speranza di trovare conforto nelle loro risposte. Forse avevo bisogno di sentirmi dire anche da altre persone che il suo matrimonio fosse irrilevante.
"Chi se ne frega della moglie".
Rispose una ragazza che fino a quel momento era stata in silenzio. Io sospirai soddisfatta non sentendomi più l'unica stronza che se ne fregava altamente del fatto che fosse sposato.
"E poi.. Noi abbiamo deciso di porgergli quella domanda perché, tramite fonti poco.. convenzionali, abbiamo scoperto che lui e la moglie stanno avendo problemi e che probabilmente a breve divorzieranno".
Non mi feci sorprendere più di tanto dalla notizia perché io non tendevo mai a fidarmi delle cosiddette "voci di corridoio" senza avere certezze, quindi feci spallucce, mostrando totale disinteresse.
"Comunque grazie per la risposta e scusa per il disturbo. Ci vediamo Giovedì".
"Non contateci".
Risposi. Ma le ragazze non sentirono la risposta perché si erano già girate, dandomi le spalle, per commentare quanto gli avessi detto.
Quando Caterina tornò dal bagno le chiesi di non lasciarmi mai più da sola per tutto quel tempo in un'aula piena di gente pazza.La lezione iniziò con qualche minuto di ritardo.
Caterina, seduta accanto a me, mordicchiava il tappo della penna già annoiata dalla lezione ed io, stranamente, non riuscivo a concentrarmi e provai a capirne il motivo.
A prescindere dall'eccitazione ancora in circolo dovuta alla notte passata con Giuseppe, sentivo una strana sensazione dentro me che non credevo avessi mai provato prima di quel giorno. Ma non riuscivo a capire cosa fosse.
"Ehi".
Sussurrai a Caterina facendo attenzione a non disturbare i ragazzi seduti accanto a noi.
"Mi sento strana oggi".
"Lo sei. Hai una coda in testa. Non la fai mai".
"Non ti parlo di quello. Mi sento strana dentro".
Caterina si girò per qualche attimo verso me, scrutandomi.
"Stai bene?".
Mi chiese infine un po' preoccupata. La tenerezza con cui si prendeva cura di me era disarmante.
"Sto bene, Cate, tranquilla. Mi sento.. un po' nervosa, infastidita".
Mentre pronunciavo quelle parole mi resi conto che non avrei dovuto sentirmi in quel modo dopo aver passato una meravigliosa notte con Giuseppe, eppure..
"Non è una novità per te sentirti così, Leo".
Scherzò Caterina.
"Come sei divertente".
Risposi sarcastica io, per poi tornare a seguire la lezione.
Caterina, comprendendo la mia volontà di voler tagliare la conversazione, tornò a mordicchiare il tappo della penna e ad annoiarsi."E se fosse gelosia questa nuova sensazione che sto provando?", mi chiesi mentre appuntavo ciò che la professoressa stava scrivendo alla lavagna.
Mi bloccai.
"E se fossi gelosa delle ragazze con cui ho parlato poco fa? Del resto,probabilmente fantasticheranno molto su Giuseppe", riflettei nella mia mente.
Non ho mai avuto la possibilità di sperimentare questo sentimento nei confronti di qualcuno, ma da ciò che sto scoprendo, è un sentimento ripugnante. Detesto sentirmi così infastidita ed arrabbiata con delle ragazze che non mi hanno mai fatto nulla.
Però è così: sono gelosa di Giuseppe.
Che pensiero meschino da fare considerando che è un uomo sposato.
La lezione finì alle 12:00 esatte. Dopo aver lasciato l'aula, io e Caterina ci dirigemmo verso l'uscita per andare ognuna nelle rispettive case.
"Dunque, se ti va bene, oggi pomeriggio ci vediamo a casa mia e studiamo il..-".
Smisi di parlare vedendo da lontano Giuseppe di fianco alla porta di un'aula, intento a parlare con una professoressa.
Si girò leggermente e mi guardò con la coda dell'occhio per un brevissimo istante, regalandomi un impercettibile sorriso che riuscii a cogliere solo io.
Era bellissimo, come sempre.
Dovetti deglutire e schiarire più volte la gola per poter tornare a parlare con Caterina, che, fortunatamente, non si accorse di nulla.
L'atteggiamento con cui parlava alla professoressa, sempre sicuro ed elegante,mi riportò alla mente il momento esatto in cui la notte precedente entrò per la prima volta dentro me: in quell'esatto momento, io ho sentito e percepito i sentimenti che lui provava per me.
Non avevo bisogno che uno stupido sentimento di gelosia mi facesse sentire così rabbiosa nei confronti di quelle ragazze.
Giuseppe mi voleva, ed io volevo lui.
Non dovevo preoccupami di nulla.
Dovevo solo godermi l'inizio della nostra meravigliosa storia d'amore.
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Start living again - Giuseppe Conte
Fanfiction"L'unica soluzione è quella di ricominciare a vivere come se lui non fosse mai esistito per te, Leo." "Come faccio a dimenticare l'unica persona che mi abbia mai amato? E che io abbia mai amato!?" Diana continuò a fissarmi sforzandosi di non far tra...