Capitolo 5: Decisione

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Il gruppo si stava allenando nella palestra all’interno della loro casa. Si allenavano lì da quando avevano un ostaggio nella camera del leader, visto che non potevano rischiare di lasciarla troppo tempo da sola.

Il gruppo era molto diviso in quei giorni: c’era chi era arrabbiato con la ragazza, come Jimin, chi si stava affezionando anche troppo, come Jungkook (e sebbene non volesse ammetterlo, anche Namjoon), o chi semplicemente se ne fregava, come Hoseok. Indubbiamente era un peso a cui badare, perché dovevano darle da mangiare e stare attenti a non farla scappare, ma erano abituati. Non era il primo ostaggio che tenevano, anche se di solito lo abbandonavano nel ripostiglio e dopo neanche due giorni ricevevano il riscatto. Era una situazione nuova per tutti, ma si sarebbero adattati anche in quell’occasione, come sempre.

«Dovremo tenerci la ragazza per sempre?» domandò Taehyung in un momento di pausa.

«No. La terremo finché le Blackpink non annunceranno un’improvvisa posticipazione del debutto o un annullamento. Bang è stato chiaro su questo.» riferì Namjoon.

«Non mi piace per niente questa situazione.» affermò Jimin, sbuffando.
«A te non piace mai niente, Park.» sbuffò a sua volta Taehyung.

«Se provate a menarvi, mi arrabbio.» minacciò Yoongi, guardando Jimin che stava per replicare.

«Ha cominciato lui.» disse Taehyung.

«Non fare il bambino, Tae.» lo sgridò Seokjin.

«Ma lui è un bambino.» intervenne Jimin.

«Smettetela! Taehyung, Jimin, piantatela. Pensate a ballare, la nuova coreografia è più impegnativa delle altre.» disse Namjoon, asciugandosi il sudore.

«Non è tanto difficile… sono quei due ad essere capaci di litigare anche nel sonno.» disse Jungkook, scatenando una risata collettiva tranne da parte dei nominati, che gli lanciarono un’occhiataccia all’unisono.

«Hai ragione, biscottino. Namjoon, stai sbagliando passi. Devi essere più sensuale.» disse Hoseok, cercando di aiutare il leader, che sbuffò di rimando, provando a ripetere meglio quel movimento.

«Faccio schifo a ballare. Dovrei scrivere di meno, e migliorare sul ballo.» si lamentò lui.

«Come vanno i testi?» chiese Yoongi.

«Male! Ho un piccolo essere nella mia stanza che mi fa deconcentrare continuamente, fa troppo rumore.»

«Se ti serve, posso tenerla io qualche ora.» si offrì Seokjin.

«No, dopo l’irruzione di Jimin starei ancora più in pensiero.» rispose Namjoon, guardando cupamente il minore.

«Jimin si è incazzato, come tutti noi, per lo stipendio. A te lo ha pure dimezzato, è una follia. Glielo devi dire, Bang non può fare così.» disse Yoongi, cercando di salvare l’amico dall’ennesimo litigio.

«Lo so, lo so. Devo fare troppe cose. Questa situazione è assillante.» rispose Namjoon, passandosi una mano tra i capelli.

«È colpa tua che hai pianificato male il rapimento.» affermò con un’alzata di spalle Jimin.

«Taci. Me ne vado.» decide Namjoon, avviandosi verso l’uscita.

«Ti è venuta l’ispirazione?» chiese con ironica cattiveria Jimin.

«Sì, l’ispirazione per picchiarti a sangue. Non provare ad entrare nel mio campo visivo per oggi, o finisce male.» rispose il leader senza neanche guardarlo.

Jimin rimase in silenzio dopo quell’affermazione, mentre gli altri membri sghignazzavano divertiti.

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