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Il club di scienze è composto da gente abbastanza simpatica:
Miky Lantrovitch, ragazzo bassino, in carne e che porta degli occhiali a fondo di bottiglia.
Chris Golberg, vestito di tutto punto, dalla folta chioma rossa e ricoperto di lentiggini in volto. Il suo naso è ricurvo e stretto e ha le labbra finissime. Entrambi si sono mostrati gentili nei miei confronti e hanno provato a offrirmi un pezzo del loro panino, litigando per chi dovesse compiere il nobile gesto.
Tra di loro, però, c'è anche la ragazza che ha guardato Justin come se avesse voluto ucciderlo, ovvero Jasmine.
È davvero silenziosa e non ha fatto altro che lanciarmi occhiate poco carine, suppongo conoscendo le mie frequentazioni attuali.
"Grazie di essere stata con noi oggi, ai ragazzi piaci molto" dice Alec che mi accompagna all'armadietto dove prenderò i libri per la lezione seguente.
Intanto, Aiden e i suoi amici della squadra di basket, tra cui Justin, ci passano accanto. Io e Justin ci guardiamo immediatamente ma io smetto poco dopo, nel momento in cui esprime i primi accenni di gelosia nei confronti di Alec.
"E piaccio anche a Jasmine? Non sembrava molto contenta di avermi lì" riprendo a parlare mentre lei mi fissa ancora con irritazione da lontano.
Chiude il suo armadietto e il contatto visivo tra noi sfocia sempre più in una lotta per la dominanza.
"Ah...lei è fatta così, diciamo che non le piace molto Justin e sa che voi due uscite insieme."
"Io e Justin non usciamo insieme, siamo solo amici e forse nemmeno quello" rispondo sulla difensiva, con la paura che qualcuno possa pensare che stiamo insieme.
"Strano, tutti a scuola parlano della vostra relazione, sembrate molto uniti."
L'idea che possa essere vero lo infastidisce, ma non quanto aver visto Justin prima; aveva tutta l'aria di star per svenire.
"Non lo siamo, è un'impressione, una sbagliata, ovviamente" dico.
Justin mi sta semplicemente aiutando a scoprire i miei poteri, ma è davvero protettivo e sempre così serio, non potrei stare con una persona del genere nemmeno se lo volessi.
"Forse è meglio così, non mi è mai piaciuto tanto quel tipo, era amico di Aaron un tempo e lo sappiamo tutti quanto sia strano quel ragazzo."
"Tu cosa sai di Aaron? A parte quello che si dice in giro, intendo" chiedo interessata.
"Davvero poco, solo che ha perso i genitori quando era molto piccolo e che da quel giorno è diventato un vero stronzo. Tutti hanno paura di lui a scuola e, per fortuna, non frequenta più o sarei stato una delle sue vittime preferite."
Alec prova a ridere ma si interrompe subito, come se avesse incontrato gli occhi freddi di Aaron davanti a sé; ma non è così, di lui non c'è alcuna traccia per ora.
Justin non mi aveva parlato dei genitori di Aaron o della sua famiglia in generale, questo vuol dire che non vuole che io sappia tutta la verità, ecco perché dovrò indagare da sola. Vado in biblioteca e cerco tra i vecchi articoli di giornale. Ci deve essere qualcosa che parli della morte dei genitori di Aaron.
La stanza è deserta e io non potrei esserne più grata, così avrò privacy e potrò concentrarmi meglio sulla mia ricerca.
Sfoglio le varie pagine di giornale ma non trovo nulla; ci sono così tanti articoli di gente morta che sta diventando come cercare un ago in un pagliaio.
Inizio a pensare che qualcuno si sia liberato degli articoli compromettenti, qualcuno che non volesse far scoprire i suoi segreti, qualcuno che, probabilmente, si chiama Aaron.
Il rumore delle pagine che sbattono l'una sull'altra è piuttosto forte ma la bibliotecaria non mi ha ancora sgridato in alcun modo.
Guardo verso la sua scrivania per controllare che sia tutto a posto, però non c'è più nessuno. Fino a qualche minuto fa una donna bassina e anziana era proprio seduta lì e stava leggendo un libro.
La situazione mi confonde a tal punto da farmi credere che qualcuno mi stia osservando, nascosto tra i vari scaffali. Esamino la stanza, soffermandomi alle mie spalle.
Il silenzio regna sovrano, i libri non vengono toccati da nessuno e non c'è neanche un accenno di sospiro.
In questa biblioteca non è presente  un'anima viva.
Le mie ossa si indeboliscono e mi rendo conto che la finestra è aperta;  attraverso quest'ultima il vento penetra nella stanza. Lo sto provocando con i miei poteri, Justin mi aveva avvertita che sarebbe successo. Ogni volta che avrò paura, andrà a finire in questo modo:
le mie emozioni prenderanno il sopravvento e io non saprò controllarle.
Mi alzo e corro alla porta che si chiude prima che possa uscire. Impreco nel tentativo di aprirla ma è stata chiusa a chiave.
"C'è qualcuno fuori? Aprite, sono rimasta bloccata!" urlo.
Nessuno risponde, come se a scuola fossi rimasta da sola, poi un fruscio si fa spazio dietro di me e sento dei passi che si avvicinano sempre di più.
Mi volto ma non vedo nessuno. Tutto questo è inquietante, c'è una presenza qui con me, qualcosa che non sono in grado di vedere.
"Zoe" sento sussurrare mentre due occhi gialli mi fissano attraverso una delle librerie. Si tratta di una voce intensa e profonda che mi mette i brividi di terrore.
"Vieni da me, ti sto aspettando" continua.
Per un attimo, mi sembra che stia graffiando il legno della libreria con le sue unghie affilate.
Mentirei se dicessi che non sono spaventata e, se potessi, scapperei proprio in questo momento ma, come l'altra volta davanti alla chiesa, sono bloccata.
"Devo uscire da qui" penso tirando dei pugni alla porta talmente forti da farmi male alle nocche.
Dovrei essere in grado di aprire una stupida porta con i miei poteri ma, a quanto pare, non sono ancora abbastanza brava, non se muoio di paura.
Posso sentire il respiro di qualcuno nella stanza e l'aria farsi sempre più pesante.
Il giornale che stavo leggendo poco fa incomincia a saltare da una pagina all'altra, fermandosi su un articolo specifico.
Mi avvicino a esso e lo prendo in mano, preoccupata da ciò che potrei leggere a momenti.
Prima che possa compiere questa azione, la porta viene aperta in modo repentino.
Se non scapperò adesso potrei trovarmi in una brutta situazione,  quindi porterò via con me il giornale. Provo a mettermelo in tasca ma vola via dalle mie mani e, nonostante i miei numerosi tentativi per evitare che finisca fuori dalla finestra, purtroppo ciò accade senza che io possa fermarlo.
Mi è stato strappato via violentemente e non dal vento, ma dalla stessa cosa che sta cercando di uccidermi.
Inizio a correre per raggiungere il corridoio, senza guardarmi alle spalle e senza prestare attenzione a chi potrei avere davanti.
Ho un semplice obiettivo: scappare a gambe levate il più velocemente possibile.
Vado a scontrarmi con qualcuno e mi ritrovo faccia a faccia con i suoi occhi neri; Aaron mi fissa con un sorriso maniacale stampato in volto.
"Ciao Zoe, ti sono mancato?" dice e un brivido freddo percorre la mia colonna vertebrale. Adesso sono per davvero nella merda.
Aaron mi trascina fuori dell'edificio scolastico con una forza bruta.
"Cosa vuoi fare? Portarmi in un posto isolato e uccidermi? Dimentichi che sono immortale come te" dico mentre lui mi porta nello stesso vicolo dove la scorsa notte ha perso la vita Carmen Delgado; è quasi romantico.
"Sei immortale solo se lo decido io" risponde afferrando entrambe le mie spalle e appoggiandomi al muro, di certo non come lo farebbe una persona delicata e a modo.
"Ne sei così convinto? Forse avrò scoperto da poco i miei poteri ma Justin mi ha insegnato alcuni trucchetti."
"I trucchetti di Justin, buttarsi dal tetto e poi apparire alle spalle della bella ragazza indifesa, molto poetico direi."
Dicendo ciò mi spiazza.
"Tu hai visto tutto?" chiedo.
"Ma certo che l'ho visto, è stato così dolce, credo tu gli piaccia e come biasimarlo? Sei forte Zoe, ed è per questo che devi morire, capisci? La concorrenza è irritante."
Sono tentata dal prenderlo a schiaffi ma mi controllo con ogni briciolo della mia coscienza; non posso mettermi così in pericolo.
"È per questo che mi vuoi uccidere, hai paura che io possa essere più forte di te" rispondo trattenendo una risata. "Non è ciò che ho detto" si difende subito.
"Ah no? A me è sembrato proprio così, e ti dirò di più: fai bene ad avere paura, perché ho qualcosa dentro di me che mi spaventa, che non so controllare."
Immagino i miei occhi esprimere rabbia mentre il sangue nelle mie vene ribolle con ardore.
Aaron è preoccupato ma non molla la presa su di me.
"Cosa ti sta succedendo?" domanda. Stringo entrambi i pugni e non mi rendo neanche più conto di quello che sto facendo; ho tanta rabbia dentro di me e voglio buttarla fuori.
"Non lo so ma se fossi in te scapperei" rispondo sorridendo maliziosa.
Il vento aumenta sempre di più, diventando pericoloso, e alcune foglie si alzano da terra, finendo tra i miei capelli, ma a me non importa; sono concentrata solo sul ragazzo del quale mi piacerebbe liberarmi.
Aaron mi lascia andare e indietreggia, senza però distogliere il suo sguardo da me.
Tutto d'un tratto, uno dei cassonetti per i rifiuti vola in aria e va a finire dritto verso Aaron, travolgemdolo e bloccandolo contro il muro.
"Non è possibile!" grida lui sconvolto dinanzi a una tale potenza disumana. Un altro cassonetto vola nella sua direzione, schiacciandolo di nuovo;  nonostante lui provi in tutti i modi a liberarsi, non ne è in grado.
"Liberami subito o ti uccido!" dice  mentre il sorriso di poco fa sulle mie labbra inizia ad assomigliare a quello di una strega malefica, che non si farebbe alcuno scrupolo a ucciderti. "Facciamo che ti liberi da solo, io non sono ancora così brava, potrei non farcela" lo provoco.
"Oh, ti consiglio di cambiare atteggiamento con me, non hai idea di chi sono" risponde e tenta inutilmente di tirare via i cassonetti.
“Sei un sadico e io quelli come te li tratto così, mi dispiace" gli rivolgo un ultimo sorriso, poi vado via,  ricevendo da parte sua uno sguardo che rappresenta tutta la voglia che ha di uccidermi.
Arrivo a casa e, constatato che mio padre non sia ancora rientrato dalla sua passeggiata, salgo al piano di sopra, pronta a entrare in camera mia.
Un bagno caldo mi aiuterà a schiarirmi le idee ma, più di tutto, mi farà dimenticare la faccia di quello stronzo.
Una volta entrata nella mia stanza, sobbalzo trovando Aaron seduto sul letto.
"Aaron, ma che..."
Mi porto una mano al petto; adesso non ho idea di cosa mi aspetti ma, di sicuro, la morte sarebbe meglio.
Lui si alza in piedi e cammina lentamente verso di me. I suoi occhi luccicano di una rabbia spaventosa. "Credevi davvero di essere più forte di me? Povera, piccola, illusa." Indietreggio mentre lui si avvicina sempre di più, finché non mi ritrovo con la schiena contro la porta. "Vattene subito, non puoi stare a casa mia."
"Dopo quello che hai fatto dovrei solamente ucciderti, lo sai bene." Aaron sorride.
"Allora fallo, sono qui Aaron e non ho più forze."
Mi guarda senza dire niente ma ha voglia di ridere.
"Peccato che tu non possa, perché sono morta anche io, proprio come te" continuo.
Ascoltandomi, aggrotta la fronte in preda alla furia.
"Tu sei..."
Scoppia in una fragorosa risata, poi tira un pugno alla porta, facendomi sobbalzare ancora.
"Sei morta, hai ragione, ma solo perché presto mi libererò di te, puoi starne certa."
È la sua serietà a sconvolgermi, lasciandomi senza fiato.
Non avrei dovuto provocarlo, stiamo parlando di un mostro assetato di potere, cosa mi aspettavo? Che sarebbe stato clemente?
"Aaron."
La mia voce esce debole.
"Un consiglio per la prossima volta che vorrai attaccarmi: assicurati di utilizzare la forza mentale per tenermi bloccato alla parete, perché sai, iin caso contrario, io mi libererò in due secondi" dice.
Non faccio in tempo a replicare che lui scompare davanti ai miei occhi e rimango sola.
Recupero il respiro che avevo perso, buttandolo fuori più e più volte, accompagnata dalla disperazione che, ormai, si è insinuata in me.

Undead (ritorno a New Hope) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora