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"La diciottenne Carmen Delgado è stata trovata morta questa notte, proprio in uno dei nostri vicoli a Main Street. La polizia parla di suicidio ma la famiglia dichiara che Carmen non aveva alcun problema e che mai avrebbe commesso un gesto tanto tragico come questo."
Sono queste le parole che vengono riportate dal giornalista stamattina, mentre sono intenta a fare colazione con mio padre. Lui, tuttavia, non sembra ascoltare; è del tutto assorto nel leggere alcune pagine del suo libro.
Aaron non ha intenzione di fermarsi e la città se ne sta accorgendo:
la gente chiude ogni porta a chiave, le serrande nei locali vengono abbassate prima del solito e nessuna ragazza va più in giro da sola di notte, per la paura di essere la prossima vittima del fantomatico angelo della morte capace di portarti alla deriva.
"È orribile, non trovi? È già la quarta questa settimana, inizio a pensare che New Hope sia davvero una città maledetta" dice mio padre che, a quanto pare, non era poi così concentrato su altro.
Resto in silenzio, aprire bocca vorrebbe dire rivelargli tutto quello che so e non sarei pronta.
Allontano la tazza di cereali, nauseata e incapace di continuare a mangiare. "Mi è passata la fame" rispondo a bassa voce.
Lui mi squadra velocemente ma non risponde; le sue attenzioni vengono rivolte realmente al libro su cui sta lavorando e si dimentica di me.
Finito di prepararmi, esco di casa e mi dirigo spedita verso la macchina di Alec che è diventato da qualche giorno il mio autista ufficiale.
Non è stata una mia scelta, se devo dirla tutta, lui ha insistito tanto per darmi un passaggio ogni mattina e, alla fine, ho dovuto cedere di fronte al suo dolce sorriso che avrebbe conquistato anche l'anima più cattiva. "Ok, dimmi che hai studiato per il compito di matematica, dovrò pur copiare da qualcuno" dice Alec intento a guidare con le mani che gli scivolano dal volante per il nervosismo.
"Se non l'avessi fatto mio padre mi avrebbe letteralmente cacciata di casa" rispondo.
Lui ride ma si ferma, notando che non si trattava di una vera e propria battuta.
"Quando mi inviterai a cena da te? Voglio conoscere l'uomo che oggi mi ha salvato da un pessimo voto."
"Ti prego, mio padre è l'uomo più strambo al mondo, ti farebbe mille domande e ti direbbe cose imbarazzanti su di me."
Accadde già un tempo, quando per un compito della scuola dovetti invitare da me Patty Coleman, la ragazzina timida con la quale frequentavo le medie. Finì che non mi cercò più, non rispose ai miei messaggi e sua madre, una cattolica fortemente convinta, la costrinse a non concludere il compito, dato che mio padre le aveva lasciato guardare un film dell'orrore insieme a me dopo lo studio.
"Intendi che mi mostrerebbe dei vecchi video di famiglia che mi farebbero ridere a crepapelle?" chiede con uno spiccato divertimento.
"Esattamente, quindi scordatelo, niente cena a casa mia."
Lui sbuffa.
"Sei insopportabile Zoe, te l'hanno mai detto?"
Potrei dirgli che non è così ma sarebbe una bugia; mio padre me lo ripete sempre, anche nei momenti più inopportuni.
"Può darsi" rispondo sorridendo furbamente e facendolo ridere ancora.
Come tutte le scorse mattine, gli studenti a scuola ci guardano di traverso, ma sia io che Alec li ignoriamo; ormai ci siamo abituati alle loro insistenti occhiate e non ci importa affatto.
"Eccole, le occhiate minacciose" sussurra Alec camminando con passo insicuro.
"Te l'ho già detto, fregatene, sono solo invidiosi del tuo sorriso luminoso." "Scherzi? Io odio i miei denti, sono storti e mi fanno sembrare un criceto."
Apre la bocca per mostrarmi la sua dentatura.
"A me invece piacciono, bisogna accettare le proprie stranezze, come i miei occhi neri."
Alec cambia espressione non appena li nomino. Ferma i suoi passi e mi rivolge uno sguardo più attento, come se mi stesse studiando.
"Sono davvero splendidi, li hai sempre avuti o...?"
Mostra un interesse così profondo che mi inquieta. Ricordo le parole di Justin, mi ha detto che Alec si comporta in modo amichevole con me solo per scoprire qualcosa riguardo i miei occhi, ma non ho ancora capito se crederci oppure no.
"Non ne ho idea, ma che importanza ha?" domando.
"Nessuna, ero solo curioso."
Sorride ma non scorgo sincerità da parte sua.
L'unica persona con la quale mi trovo in perfetta sintonia potrebbe starmi vicino per un secondo find, ciò vuol dire che, da ora in poi, starò attenta a qualsiasi cosa gli dirò; non vorrei mai compromettere la mia sicurezza, né quella di Justin e Sam.
La campanella suona poco dopo, così sono costretta a interrompere i miei quesiti.
"Devo andare in classe adesso, noi ci vediamo a pranzo; mangio con il club di scienze, se ti vuoi avvicinare sei la benvenuta" dice cordialmente.
"Ci penserò" rispondo accennando un sorriso forzato.
Alec va via e mi saluta con un gesto della mano mentre il mio volto si incupisce. Se davvero mi stesse usando, dovrò indagare sulla faccenda, nonostante mi stia piano affezionando e mi darebbe fastidio scoprire di non significare nulla per lui, di essere un semplice giocattolo da analizzare.
Per ricevere un parere obiettivo sulla faccenda, da parte di qualcuno che non ha alcun interesse nei confronti di Alec, chiamo Justin e ci incontriamo nel retro della scuola. Qui ci sono erbacce e cassonetti dell'immondizia che emanano un odore sgradevole.
"Te l'avevo detto di stare attenta a quel tipo, è da anni che cerca di avvicinarsi a me e Sam, credo che suo padre sia uno scienziato o qualcosa di simile; se dovesse scoprire quello che siamo ci metterebbero sotto ai ferri, diventeremmo carne da macello" dice Justin, avendo ascoltato ogni mio dubbio.
"Ok ma cosa ti dice che stia fingendo con me? Magari vuole davvero essermi amico, voglio dire...è così difficile da credere?" rispondo ridendo con fare nervoso.
Justin mi guarda disperato, come se volesse dirmi che mi sto facendo delle stupide illusioni.
"Lo è?" ripeto la domanda e lui abbassa lo sguardo, impaurito nel dovermi dare una risposta.
"Per noi è difficile piacere alla gente, a meno che tu non abbia il carattere intrigante di Aaron" dice.
"Aaron, sono stanca di quell'idiota e di sentirlo nominare! Quando potrò farlo fuori?" rispondo lasciando che la rabbia esca dal mio corpo.
"Te l'ho già detto, non è così facile." "Perché ho l'impressione che tu mi stia nascondendo qualcosa?"
Justin si stringe nelle spalle.
"Capisco quanto per te sia difficile fidarti ma io non sono come gli altri, dimentichi che noi due siamo legati?" si avvicina a me, forse troppo.
I nostri corpi quasi si sfiorano e, per un attimo, provo una strana sensazione nel petto; non so come o perché ma a volte, quando sono con Justin, riesco a sentirlo battere, e ciò mi porta a credere che in me ci sia ancora un lato umano.
"Se siamo davvero legati, dimmi tutta la verità su Aaron; come ha fatto a diventare così cattivo?" chiedo. "Perché nessuno ha mai creduto davvero in lui" risponde deluso e con gli occhi pieni di tristezza.
"Nemmeno tu?"
La mia voce risulta sussurrata.
"Ci ho provato ma con lui è difficile, è la persona più complicata che conosca."
Ride dopo averlo detto; il ricordo deve fargli davvero male.
Due ragazzi che crescono insieme per tanto tempo e poi si dividono perché uno di loro diventa un assassino spietato. È terribile anche solo da immaginare.
"Ora ne conosci due di persone complicate" dico sorridendo; avrei voluto controllarmi ma non ne sono stata capace.
Justin tocca la mia guancia, accarezzandola leggermente, e avvicina piano le sue labbra alle mie,  mantenendo un contatto visivo che mi distrae da tutto il resto.
Non ho idea di cosa stia per accadere ma non ho paura; mi sento bene, nel posto dove avrei sempre dovuto essere.
"Wow Justin, sei stato veloce, già te la vuoi fare, ti credevo più gentiluomo" scherza Aiden che si mette tra di noi,  interrompendo il nostro bacio ormai mancato.
Mi innervosisco subito e sposto lo sguardo dall'altra parte del cortile. "Aiden, ma sei impazzito? Io non..." Justin si interrompe, accorgendosi del mio imbarazzo.
"Sei un vero idiota" aggiunge sussurrando ad Aiden.
"Mi dispiace ma abbiamo da fare, ci manca un giocatore di basket oggi e tu sei l'unico abbastanza bravo per sostituirlo; non mi dare buca" dice lui pregandolo.
"In realtà avrei da fare" risponde Justin che mi guarda, facendomi capire che si stia riferendo a me.
"No, non ti preoccupare, mi devo vedere con Alec, quindi stavo andando."
Fingo una calma apparente, in contrapposizione con il fastidio di non aver baciato il ragazzo più bello e affascinante al mondo.
"Zoe, ricorda cosa ti ho detto."
Justin, come a suo solito, ha un comportamento autoritario.
"Lo ricordo, ma non vuol dire che ti creda" ribatto e tutti e due ne restano sorpresi, Aiden piacevolmente, a differenza di Justin.
"Oh, la ragazza ha carattere, mi piace" ride Aiden, così Justin gli sferra un colpo sul braccio.
Non aspetto molto a girarmi di spalle e ad andare via, percependo ancora lo sguardo di Justin che brucia su di me.

Undead (ritorno a New Hope) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora