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Questa mattina mi sveglio con una forte emicrania.
Scoprire di avere una stalker e che Jasmine ormai sa tutto su di noi, ha portato me e gli altri ragazzi allo sfinimento, soprattutto Sam che ha reagito con un pianto isterico.
Ha paura che facciano esperimenti su di lei, di non poter mai più essere una persona normale; ha bisogno di aggrapparsi alla speranza che un giorno smetterà di sentirsi diversa.
"Non ne posso più, non ha il minimo senso, perché non riesco a terminare questo paragrafo?" borbotta mio padre tirando un pugno al tavolo della cucina, dov'è posato il suo portatile.
Lo guardo incuriosita mentre entro nella stanza.
È da un'ora che lo sento imprecare e incomincio a credere che il nostro soggiorno a New Hope durerà più del previsto se andrà avanti di questo passo.
"Papà, va tutto bene?" chiedo, ma lui non mi presta la minima attenzione.
"Stupido, stupido computer da quattro soldi, non funziona nemmeno più."
"Forse perché l'hai appena preso a pugni? Si sarà sentito minacciato." Pessimo tempismo per scherzare. Mi fulmina con uno sguardo gelido, ricco di frustrazione.
"L'ho fatto perché non riesco a scrivere, ho il blocco dello scrittore, quell'orrenda cosa che viene a tutti i grandi artisti una volta nella vita."
Si tocca una tempia dopo aver preso di mira il mouse, lanciandolo ripetutamente sul legno duro del tavolo.
"Non è un po' superbo definirsi un 'grande artista' da solo?"
"Solo se non lo sei davvero" dice lui premendo più di un tasto sul portatile, che adesso incomincia a produrre dei rumori non rassicuranti.
"Cazzo, parti, razza di rottame!" impreca ancora, così decido di avvicinarmi a lui e spegnere lo schermo.
"Ma che cavolo fai? Così rischio di perdere tutti i miei progressi!" sbotta.
"Magari ti farà bene, e poi non voglio vederti arrostire quando il portatile esploderà."
"Zoe, tu non capisci, questo libro è troppo importante per me; se non dovessi finirlo entro l'inizio dell'anno prossimo verrei licenziato."
Il suo lavoro è tutto per lui e, se dovesse venirne privato, sarebbe come perdere anche la sua stessa anima.
"Ce la farai, devi solo trovare l'ispirazione, magari facendo qualche nuova amicizia."
"Ora parli a me di fare amicizia? Tu che fino a qualche settimana fa nemmeno conoscevi il significato di questa parola?"
Le lame affilate contenute nella sua frase mi pugnalano alla schiena. Dimenticavo il motivo principale delle nostre discussioni:
la sua sincerità schietta e tagliente che mi riporta ai tempi del primo anno di liceo.
Tutte quelle frecciatine nei miei confronti e le ragazze che mi spingevano a terra quando passavo loro davanti, per il semplice fatto di essere diversa, di non assomigliare alle persone 'popolari'.
Si rende conto di non essere stato carino e, come sempre in questi casi, sospira deluso.
"Scusa, hai ragione, dovrei stare più calmo. A New Hope c'è tanta gente da conoscere, magari parlerò con i vicini di casa, sperando che Alec non si faccia strane idee" dice.
"Buona fortuna allora, ti servirà" rispondo dandogli una pacca sulla spalla.
"Grazie per l'incoraggiamento."
"Non c'è di che."
Gli rivolgo un sorriso scaltro e mi allontano da lui che ridacchia a bassa voce.
A scuola, questa mattina, regna un'atmosfera tesa, forse perché sabato ci sarà la festa di inizio anno, quella organizzata dai professori per aiutare i nuovi studenti a integrarsi.
Nulla di entusiasmante, almeno non per me, se non fosse per il fatto che Jules mi ha proposto di darle una mano con le foto per il suo articolo e che quindi, a malincuore, sarò costretta a partecipare.
"Non mi piace per nulla, mi sembra di avere Jasmine alle spalle" dice Sam che non ha mai smesso di voltare il capo da quando ci siamo addentrate nel corridoio scolastico.
"Rilassati, ora che sappiamo tutto ce ne accorgeremmo se dovesse seguirci."
"Tu credi? A me sembra piuttosto brava a non farsi notare" risponde riferendosi a come, per più di un mese, ci abbia fotografato di nascosto, senza destare il minimo sospetto.
"Ma come può una ragazzina di sedici anni avere una stanza del genere? I suoi genitori non la controllano?" chiedo.
Ci sono delle lacune nella faccenda, a partire dalla segretezza di quella camera e dal fatto che non abbia ancora mostrato quelle immagini a nessuno.
Jasmine potrebbe essere amica di Bob, l'uomo che vuole rapirci e sperimentare su di noi, e forse sta raccogliendo tutte queste informazioni per regalarle proprio a lui.
"Questo è l'ultimo dei nostri problemi. Che hai intenzione di fare con Jules?" Sam ferma i suoi passi davanti all'armadietto, dove inserisce la combinazione, tirandone fuori i libri per la classe dove andrà a breve.
"Mi ha chiesto di aiutarla durante la festa di inizio anno, quindi sarò la vostra fotografa" rispondo scocciata.
"Ma davvero? Potrò di nuovo posare per te! Ricordi come sono stata brava?"
Imita le movenze di quel giorno, riportandomi con la mente a quando non sapevo ancora chi fossi e dei miei poteri.
Non mi manca credere di essere un'umana, adesso sono forte e mi posso difendere facilmente; perché dovrei voler tornare a quei tempi?
"Non ho un buon presentimento a riguardo, il mostro non si è ancora fatto vedere; e se lo facesse durante la festa?"
"Lo combatteremo insieme, promesso" risponde rassicurandomi. Mi passa una mano tra i capelli e io mi rilasso, finché una voce non mi chiama.
"Zoe"
Si tratta di Aiden, che ci sta venendo in contro.
Rimango sorpresa nel sentirgli dire il mio nome, specialmente dopo il malinteso avuto con la sua ragazza.
"Ciao Aiden, se fossi in te mi allontanerei di qualche centimetro, prima che arrivi Sarah" rispondo.
Lui sbuffa infastidito.
"È di questo che ti voglio parlare. Mi dispiace se ti ha dato addosso l'altra volta; è che lei è pazza di me, nel vero senso della parola: mi segue ovunque vada e minaccia perfino mia cugina quando ci vede insieme."
Sam strabuzza gli occhi.
"Te lo dico sempre, sii sincero con lei e andrà tutto bene" risponde lei che, sistemandosi lo zaino in spalla, si dirige verso la sua classe.
"Sam, ma dove vai?" chiedo allarmandomi immediatamente.
Non può lasciarmi sola con Aiden, Sarah darebbe di matto.
"Ci si vede a biologia" urla, snobbando entrambi con un gesto veloce della mano, girata di spalle.
"Lei è fatta così" dice Aiden ridendo, mentre la guarda ancora dalla testa ai piedi.
Non ricevendo risposta da parte mia, torna a parlare: "Te lo ripeto, comunque, non dare retta a Sarah, non è stabile al momento."
"E non hai mai pensato di chiamare la polizia? Questo è vero e proprio stalking."
"Potrà sembrarti strano ma io le voglio bene e non voglio rovinarle la vita. So che ha tanti problemi a casa: sua madre è alcolizzata e suo padre le ha abbandonate molti anni fa, forse è per questo che si è attaccata a me;  volevo essere carino e darle una mano ma lei l'ha presa come una dichiarazione d'amore."
Finalmente comprendo il motivo del suo bisogno estremo di affetto.
Non potrò mai giustificare una persona come Sarah per il suo comportamento malato, ma questo non vuol dire che vada ignorata; in compenso, ha bisogno di aiuto.
"Se fossi in te le troverei un bravo psicologo o qualcuno che possa darle una mano, la situazione potrebbe diventare pericolosa."
"Ne parlerei con sua madre, se solo non fosse sempre fatta" dice svilito.
"Mi dispiace molto per lei ma non ha il diritto di minacciare chiunque ti rivolga la parola, e prima o poi qualcuno dovrà farglielo capire."
"Sei arrabbiata con me quindi? Pensavo che potessimo essere amici, sei molto unita a Justin e io adoro quello stronzo."
Se solo sapesse che gli sta nascondendo un segreto talmente grande da anni, non parlerebbe così bene di lui.
Sarà questa la nostra più grande maledizione? Non poter raccontare a nessuno quello che ci capita? I nostri problemi da esseri soprannaturali che vorrebbero solamente sentirsi accettati dalla società.
Un tempo non capivo un desiderio simile o cosa avessi che non andasse, adesso vorrei averlo saputo da sempre, avrei sprecato meno tempo a odiarmi davanti allo specchio, chiedendomi perché tutti mi vedessero come un mostro. Lo ero, ecco perché.
"Quale motivo avrei per avercela con te? Nemmeno ti conosco."
"Sarah non fa altro che allontanare tutte le persone dalla mia vita" dice tristemente.
Aiden è davvero un ragazzo dolce, anche se fuori può sembrare il tipico stronzo giocatore di basket della scuola, in realtà è molto più di questo e lo sto scoprendo proprio ora.
"Non sono arrabbiata" rispondo accennando un sorriso.
"Grazie Zoe, lo apprezzo molto."
Mi accarezza la spalla.
Come sempre, ottenere contatti di questo tipo mi fa sentire strana, quasi normale.
"Ci vediamo in classe" aggiunge cordialmente, andandosene via.
"A dopo" rispondo abbassando lo sguardo.
Ci sono così tante cose che mi sono persa a Manhattan, restando sempre chiusa in casa ed evitando di guardarmi allo specchio per non vedere i miei occhi neri; invece, adesso sembra tutto semplice.
Non ho più paura e sono felice di essere diversa.
"Cosa pensi di fare con il mio ragazzo? Ma non hai proprio imparato niente la scorsa volta?" dice Sarah, che non mi permette di godere appieno del mio autocompiacimento.
Ci risiamo, grandioso! Con quel poco di pazienza che mi rimane, decido di girarmi.
"Vediamo se così sarò più chiara: a me non interessa nulla di Aiden, ok? Non cerco problemi, quindi lasciami in pace, Sarah."
"E dovrei anche crederti? Lui è il ragazzo più bello della scuola, tutte me lo vogliono portare via."
È quasi patetica quanto disperata. Odio vedere una ragazza così bella ridotta in questo stato; la sua vita dipende dal fatto che Aiden la ami oppure no.
"Ma non ti stanchi mai di andare dietro a qualcuno che non ti vuole? Guardati intorno, ci sono così tante persone qui; puoi avere chiunque, Sarah, ma non in questo modo. Così ti fai del male."
Scoppia a ridere, gesto che mi porta a capire che non vorrà sentire ragioni.
"Lo dici perché mi vuoi allontanare da Aiden, non sai nulla del nostro rapporto."
"So che sei ossessionata da lui e non va bene."
"Non sono ossessionata, sono innamorata e nessuno potrà farmi cambiare idea, men che meno una stronza come te."
Non ne posso più; Sarah è insopportabile e la sua voce è un continuo starnazzare, simile al verso di un'oca.
"Questa conversazione non ha senso di esistere, quindi la chiudo qui."
O, almeno, è ciò che farei se lei non mi bloccasse il passaggio.
"Non vai da nessuna parte se prima non mi prometti che starai lontana da Aiden" dice infervorata.
"Stai scherzando, vero?"
"Io non scherzo mai."
Tutti i presenti in corridoio ci guardano interessati e qualcuno ride.
"Levati di mezzo" dico ma, quando provo ad andare via, afferra il mio braccio, tentando di farmi del male.
Non ci vedo più dalla rabbia e la sbatto contro un armadietto, bloccandola senza alcuna fatica.
La gente intorno a noi resta sconvolta dalla facilità con la quale ho compiuto questo movimento e mi rendo conto troppo tardi di aver usato i miei poteri.
"Non osare mai più mettermi le mani addosso o giuro che ti distruggo" la minaccio con tono maniacale, che riesce a mettere i brividi persino a me.
Sarah respira velocemente; è terrorizzata e non sa nemmeno cosa dire.
Ho appena trasformato la leonessa della scuola nell'agnellino impaurito e l'assurdità di questo momento sarà sulla bocca di tutti per un bel po'.
Come volevasi dimostrare, non ho neppure il tempo di entrare in classe che Justin mi spinge in un'aula vuota, chiudendo la porta alle nostre spalle. La ramanzina sta volta sarà impossibile da ignorare.
"Sei andata fuori di testa? Ci eravamo detti di non attirare l'attenzione;  adesso Jasmine avrà nuovo materiale su di noi" mi sgrida autorevolmente.
"Ci ho provato a trattenermi ma Sarah mi ha minacciata di nuovo, cosa avrei dovuto fare?"
Mi è sembrato di rivedere le mie vecchie compagne di scuola; Sarah aveva la loro stessa espressione cattiva. La rabbia mi ha travolta  insieme a un sentimento vendicativo troppo intenso per lasciar perdere.
"Nulla, non dovevi fare nulla. Così hai dato nell'occhio, tutti ti hanno vista usare una forza disarmante. È un disastro" continua a disperarsi, indietreggiando e portandosi una mano tra i folti capelli castani.
"Stai esagerando, mi sono solo difesa e tu dovresti essere fiero di me, vuol dire che sto diventando brava."
"Contro un essere umano, ma contro di me o Aaron non ce la faresti mai. Usi i tuoi poteri a sproposito."
Se potessi, ora lo trasformerei in un blocco di pietra, proprio come Medusa. 
"Secondo me ha fatto bene, è stato un bello spettacolo" dice Aaron comparendo tutto d'un tratto su un banco. Ci mancava solo lui a rendere il quadro più poetico.
"Aaron, nessuno ha chiesto il tuo parere" risponde Justin.
"Dico solo che la ragazza ha dei poteri e dovrebbe farne uso quando vuole e come vuole, proprio come faccio io." Guardandomi nello stesso modo della notte precedente, quando mi ha mollata in cucina, mi lancia un'altra sfida.
Crede che, così facendo, prenderò la strada del male; povero illuso.
"Per una volta siamo d'accordo su qualcosa, anche se io non voglio distruggere la città, a differenza tua" dico.
"Non dargli retta, Zoe. Aaron è un provocatore, lo fa apposta per attirarti verso il lato oscuro, non è giusto fare quello che ti pare e come vuoi tu, devi controllarti."
Seguire le parole di Justin sarebbe noioso, mentre seguire quelle di Aaron mi porterebbe dritta all'inferno.
Bene o male? Strada buona o strada cattiva? Come mi ha detto Aaron, a volte la scelta migliore è restare nel mezzo.
"Ma perché? Non ho mai fatto del male a nessuno; mi sono difesa, tutto qui, e continuerò a farlo, che ti piaccia o no." 
"Ma non lo capisci che sto cercando di proteggerti? Non voglio che commetti degli sbagli di cui potresti pentirti per sempre" risponde lui che mi si avvicina, mentre io faccio due passi indietro.
"Solo perché ci siamo baciati una volta non vuol dire che ho bisogno della tua protezione. Tu mi stai opprimendo, Justin, non vuoi che io sia me stessa e non ne posso più; sul serio, lasciami in pace per un po'."
Esco dalla classe, lasciando i due ragazzi in preda a emozioni contrastanti. Aaron è elettrizzato, Justin vorrebbe urlarmi ancora contro quanto io sia irresponsabile.
Durante l'ora di matematica, mi siedo accanto a Jules che, vedendomi, sorride nervosamente.
"Ehi, ti ho preso degli appunti; non arrivavi più" dice dandomi il foglio scarabocchiato. Più che degli appunti sembrano dei disegni realizzati da un ubriaco.
"Grazie, è gentile da parte tua" rispondo.
"Te lo sei meritato; sei una delle poche ad avermi fatto visita in ospedale."
La fisso perplessa.
Jules ha un sacco di foto nella stanza riservata al giornalino che la ritraggono con i suoi amici, scattate ai party o in giro per la città; ecco perché trovo assurdo che nessuno di loro sia andato a trovarla.
"Jasmine si sbagliava sul tuo conto;  diceva fossi la figlia del diavolo" continua ridendo come se fosse un'assurdità.
Quanto mi piacerebbe poterla vedere in questo modo.
Le rido dietro con agitazione, in maniera per nulla convincente.  Jasmine sarà la nostra rovina.

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