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Mi preparo per la cena con Justin, indossando un top color panna e dei jeans a vita bassa.
Provo a rendere i capelli il più mossi possibile ma risultano sempre fin troppo piatti e ciò mi fa storcere il naso.
La mia agitazione mi avrebbe già portata a sudare freddo, se non fosse che questa sera mio padre è andato a trovare il sindaco di New Hope per saperne di più sulla città, così non dovrà esserci un altro incontro imbarazzante tra lui e Justin.
Sento il rombo di una macchina proveniente dal giardino, poi il rumore di un clacson. Il mio accompagnatore deve essere arrivato. Mi do un'ultima occhiata allo specchio, cercando dentro di me un briciolo di coraggio, ma non è facile quando non hai la minima idea di come comportarti.
Non avrei mai immaginato che il mio primo appuntamento sarebbe stato con un 'morto' e che anche io lo sarei stata, che avrei trovato una nuova famiglia e che tutto il mio mondo sarebbe caduto a pezzi.
Esco in giardino e i miei occhi incontrano quelli di Justin che, appena mi vede, sorride.
"Ehi" mi saluta con un gesto della mano.
Esito qualche istante a rispondere; non ho ancora raccolto la forza psicologica per affrontare questo appuntamento.
"Ciao" dico poi, avvicinandomi a lui che non aspetta molto a darmi un bacio sulla guancia.
Justin risulta dolce qualsiasi cosa faccia ma ha anche un lato misterioso che non può fare a meno di intrigarmi.
Saliamo a bordo della macchina e le mie narici vengono subito invase da un forte odore di biancospino.
"Toglie la puzza di morte" dice e, se non avessi passato gli ultimi giorni a capire se il mio cuore battesse o meno, crederei che si tratti di uno scherzo.
Lui scoppia a ridere.
"Scherzavo, adoro il biancospino." "Ah, forte."
Annuisco debolmente.
Mi abituerò mai all'umorismo macabro dei morti? Spero di non diventare così inquietante, a meno che non lo sia già.
Il viaggio verso il Moo è silenzioso proprio come mi aspettavo e, quando entriamo all'interno del locale, lancio degli sguardi fugaci in giro con la paura che mio padre possa essere venuto qui a mangiare dopo la sua visita al sindaco Archer.
"Justin" lo saluta il barista, portando i miei pensieri altrove.
È un uomo sui trent'anni, i suoi capelli sono lunghi fino alle spalle e di un colore castano scuro; ha un sorriso stampato sulle labbra che mette in mostra i suoi denti talmente dritti da sembrare finti.
"Ty, lavoro pesante oggi?" risponde Justin.
"Non immagini nemmeno, la gente a New Hope è troppo affamata, sembra non mangino da decenni."
O, magari, essendo l'unico locale aperto fino a tarda notte, l'affluenza sarà sempre maggiore.
"Chi è la ragazza? Non ti ho mai visto con una donna prima d'ora" continua Ty, così da far diventare Justin rosso per la vergogna.
Ora sì che posso ritenermi interessata alla conversazione.
"È una mia amica, almeno credo" risponde.
"Conoscente, in realtà. Mi chiamo Zoe" metto in chiaro, ma per il semplice gusto di prenderlo in giro.
"Zoe, chissà perché credo di averti già vista. Sei mai stata a New Hope prima d'ora?" chiede Ty.
"No, mi sono trasferita qui con mio padre da poco; lui è uno scrittore."
"Interessante. Hai fatto centro, Justin; è una tipa forte" gli dice ammiccando verso di lui.
"Oh, lo so, Zoe è fantastica."
Justin mi tocca una spalla, accarezzandola senza preavviso.
Alzo un sopracciglio. È divertente analizzare il suo comportamento mentre cerca di fare colpo su di me, lo definirei adorabile, una novità con la quale non avrei mai pensato di potermi interfacciare, viste le mie stranezze. Ma io e Justin abbiamo le stesse caratteristiche macabre che ci contraddistinguono e ciò mi piace, stranamente; non vorrei trovarmi con nessun altro se non con lui stasera.
"Sediamoci e sta zitto" dico spostando la sua mano.
Chiude le labbra in una smorfia e guarda Ty come per dirgli che in realtà non lo odio ma sono fatta così, poi mi segue verso un tavolo libero.
La cena procede bene, il cibo è ottimo e sto addentando già il mio secondo cheeseburger.
"Adoro questo panino, a Manhattan fanno degli hamburger buonissimi ma questo è davvero...wow" dico pulendomi la bocca con un fazzoletto. I tavoli sono abbastanza intimi, noi ci troviamo seduti proprio sotto una finestra che dà sul panorama di un parchetto fuori dal Moo, silenzioso e deserto già alle 9 di sera.
"Ty è un genio in queste cose, la cucina è sempre stata tutto per lui e lo ammiro per avere una passione così forte" risponde Justin.
"Vi conoscete da tanto?"
"Da tutta la vita, praticamente. Vengo a mangiare qui con mio padre da quando ero piccolo."
"Tuo padre, eh? Quando tornerà dal suo viaggio di lavoro? Hai detto che fa il militare."
"Già, lui è...è complicato."
Nel dirlo i suoi occhi perdono di intensità. Sta ragionando su qualcosa che non lo rende felice, anzi, lo rattrista molto.
"Lui sa quello che sei?" domando. "Non abbiamo mai affrontato la conversazione" risponde ridendo con poca voglia.
"Ma non capisco, come hai scoperto di non essere vivo? Eri solo un bambino."
"Perché l'ho vista, ho guardato la morte in faccia e lei mi ha detto che dovevo tornare indietro perché il mio compito qui non era ancora finito. E poi Claire si è presa cura di me, insegnandomi molte cose; è stata lei a dirmi quello che era successo."
Ascolto le sue parole, interdetta. Mi sembra assurdo che un bambino di 6 anni abbia passato tutto questo, per di più da solo.
Aiden e Sarah oltrepassano l'entrata del Moo; lei porta con sé una borsetta di Gucci e indossa un abito elegante. Lui, invece, ha delle occhiaie enormi e la stanchezza sul viso.
Justin lo guarda aspettando che Sarah prenda posto a un tavolo, lasciandolo solo per un attimo.
"Piccioncini, finalmente avete deciso di uscire insieme" afferma Aiden che si avvicina a noi.
"È solo un'uscita tra amici" risponde Justin, ma vorrebbe dire tutto fuorché questo.
"Capisco. Almeno vi state divertendo?" chiede annoiato. Io e Justin annuiamo dopo esserci guardati e aver riso.
"Siete fortunati, psycho mi ha obbligato a portarla a cena fuori e a pagarle il conto, dice che la renderebbe molto felice; peccato che il mio portafogli non lo sia."
Sarah, intanto, gioca con le sue unghie e si scatta delle foto che, di sicuro, stasera invaderanno il suo profilo Instagram.
"Non faresti meglio ad andare da lei prima che uccida qualcuno?" domando.
"Già, ma ve lo assicuro, sto perdendo la pazienza."
"Aiden, cucciolo mio, che cosa aspetti? Ho fame" la voce stridula di Sarah si insinua nelle mie orecchie come un cigolio fastidioso.
"Cazzo" impreca Justin a bassa voce.
"Puoi dirlo forte, cazzo!" replica Aiden sbuffando.
Raggiunge la sua ragazza senza salutarci, dato che lei ha iniziato a battere con la forchetta sul bicchiere per attirare la sua attenzione.
"Che tipa folle" commento, provando compassione nei confronti di quel povero ragazzo.
"Sarah è un po' stramba, devi saperla gestire."
"Ne ho conosciute di ragazze come lei nella mia vecchia scuola e non ci andavo molto d'accordo, specialmente quando mi davano della strega" ironizzo. Justin vorrebbe ridere ma qualcosa lo blocca.
Bevo un sorso d'acqua e poso il bicchiere di nuovo sul tavolo delicatamente, con la paura di romperlo e combinare uno dei miei ricorrenti danni.
"Ad Aiden non l'hai mai detto, vero?" torno sul discorso di prima.
Justin scuote la testa, nonostante la sua esitazione iniziale.
"Durante la festa a casa sua ti ha definito un tipo particolare, come mai?"
"Conosco Aiden dalla prima media, Aaron stava già cambiando e così mi sono avvicinato a lui. Conosce ogni mia stranezza, sa che non do confidenza a nessuno, che parlo poco e...sa che stavo aspettando la mia anima gemella da un po'"
Alla fine, Justin mi guarda negli occhi; sta cercando di capire se sia io la ragazza giusta per lui ma non potrà accadere stasera, è ancora troppo presto.
"Credi che alla gente come noi sia concesso amare?" domando ingenuamente.
"Noi possiamo fare tutto, Zoe, non siamo dei mostri" dice ma non è in grado di convincermi.
Ho creduto di essere un mostro per tanto tempo, poi sono arrivata qui e ho scoperto che in fondo lo sono davvero.
"Forse sarò la personificazione del male e della morte, ma grazie ai miei poteri ho aiutato molta gente. Non hai la minima idea di quello che anche tu saresti in grado di fare" continua.
"E non ti fa mai paura?"
"Che cosa?"
"Essere diverso" rispondo mentre la mia voce si indebolisce.
"Non se siamo diversi insieme."
Posa la sua mano sulla mia.
A tratti non sembra vero, non posso credere che, per la prima volta, un ragazzo mi stia guardando realmente come se fossi importante. Forse mia madre aveva ragione, la vita a volte è imprevedibile e cambia ogni cosa
quando meno te lo aspetti.
"Devo dirti una cosa" cambio discorso, allontanando la mano.
Mi duole rovinare il momento ma c'è una cosa che non mi sono tolta dalla mente e ho bisogno di parlarne con lui.
"Stamattina, a scuola, Jasmine ha fatto cadere un biglietto dal suo zaino, un biglietto con i nostri nomi, il tuo, quello di Sam e di Aaron, e poi...il mio."
Justin si acciglia.
"Sapevo che stava indagando su di noi, lei e il suo amichetto Alec!" "Lascia fuori Alec dalla situazione, non lo possiamo sapere, magari è solo incuriosito dai nostri occhi."
"È ciò che ti piace credere perché ti sei affezionata a lui, ma apri gli occhi Zoe, loro sono pericolosi! Devo parlare con Jasmine per scoprire la verità."
"E cosa vorresti dirle? Ehi Jasmine, smettila di indagare su di me e sulla mia presunta morte, grazie mille in anticipo" sbeffeggio il suo tono di voce.
"Già, una cosa del genere" risponde, ormai succube della sua parte più seria.
"Justin, lascia che me ne occupi io, ora sono un'infiltrata nel loro gruppo, posso avvicinarmi senza destare sospetti."
"Jasmine è furba, avrà già capito che nascondi qualcosa, meglio non rischiare."
"Non ti fidi di me forse? Credi che non sarei abbastanza brava?" chiedo incrociando le braccia al petto.
"Sei ancora alle prime armi, non hai l'esperienza mia o di Aaron."
"Oh, giusto, io non vado ancora in giro a uccidere la gente."
"Non è quello che intendevo."
"Allora cosa intendevi? Perché non lo capisco proprio."
Tutto questo non ha senso, sto litigando con una persona che passa il suo tempo a salvare gli altri come se fosse un suo dovere, che crede di potermi insegnare cosa devo o non devo fare.
"Che non voglio metterti in pericolo, con nessuno, né oggi né mai, chiaro? Quindi sta al tuo posto" dice dopo aver esitato qualche attimo, durante il quale ha sospirato e ha abbassato la voce.
"Sai, Aaron ha ragione, vuoi davvero fare l'eroe delle cause perse" rispondo fuori di me, alzandomi da tavola e prendendo la mia giacca.
"Zoe, non comportarti così."
Tenta di fermarmi ma io ho già preso la rincorsa per uscire dal locale.
"Fermati, scappare sempre dalle situazioni difficili non ti porterà a nulla di concreto."
Mi segue ma non interrompo i miei passi; sta volta sono decisa ad andare via.
"Ti prego, non volevo offenderti, sono solo preoccupato per te" dice ancora.
Quanta falsità! Ma per quale motivo deve essere così bello mentre mi rincorre? Vorrei voltarmi e baciarlo ma gli farei credere che sono già ai suoi piedi e non è per nulla così.
"Non devi, ok? Non ho bisogno di protezione ma di qualcuno che creda in me; pensavo che tu fossi la persona giusta ma, a quanto pare, non è così" rispondo girandomi nella sua direzione.
"Ma io credo in te, credo nelle tue capacità, ma credo anche che alcuni rischi non vadano corsi."
"È da tutta la vita che mi tengo lontana dai rischi, magari è arrivato il momento di fare qualcosa. Sono stanca di sentirmi vuota, di non avere uno scopo."
Reprimo la rabbia stringendo entrambi i pugni. I poteri che crescono in me lottano per liberarsi ma non voglio fare del male a Justin.
"Allora provaci con me, corri questo rischio. Noi due...noi siamo un rischio e ti fa paura, lo so, ma io sento che ce la possiamo fare."
Cammina verso di me, fino a raggiungermi.
"Cosa? Io non..."
Come sempre, con lui le parole non mi escono di bocca.
"Io lo sento, ok? Quando mi sei vicina, posso sentire il tuo cuore battere anche se non ne hai uno."
Mi prende da un fianco e, al mio primo accenno di allontanamento, aumenta la stretta.
"Io voglio stare con te, Zoe, e non mi arrenderò facilmente perché so che per te è lo stesso."
I nostri corpi sono vicini, posso sentire il suo caldo respiro sul mio collo e, per un attimo, mi porta a socchiudere gli occhi.
"Guardami" ordina toccando il mio mento con un dito.
Sono costretta a fare come dice e mi rendo conto di quanto sia bello, con le fossette ai lati delle labbra e il sorriso intrigante.
Le nostre bocche si avvicinano sempre di più e, ad ogni secondo che passa, il mio desiderio nei suoi confronti aumenta.
Stiamo per baciarci quando una folata di vento improvvisa ci interrompe, poi sentiamo le urla della gente e un forte caos prende vita intorno a noi.
"Justin" dico.
Potrei esserne colpevole? No, me ne renderei conto se stessi distruggendo la città.
Justin assume un colorito pallido nel vedere, proprio sulle nostre teste, un uragano che sta spazzando via ogni oggetto sulla strada.
"Sta giù!" grida mentre un palo della luce sta per precipitare sulle nostre teste. Si è staccato dall'asfalto dopo essere stato colpito da un violento fulmine.
Prima che possa colpirci, Justin lo ferma e lo lancia via; io mi copro l testa con entrambe le mani.
"È Aaron. Sta creando il caos per divertirsi, non è la prima volta" afferma.
"Oh mio Dio!" esclamo spaventata dalla tempesta di vento che presto ucciderà tutti.
Ora capisco perché Justin non voleva che mi mettessi contro di lui. Aaron è fuori di testa, ancor più di quanto pensassi, e adesso dovremo fare qualcosa per fermarlo.

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