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Nel bosco, io e Sam ci divertiamo a sollevare le pietre grazie alla telecinesi, uno dei poteri più difficili da adoperare.
Per far sì che gli oggetti si muovano devi concentrare tutta l'energia che possiedi nelle tue mani, poi bisogna soffermarsi sull'adrenalina che, inevitabilmente, prenderà il sopravvento, finché non sarà abbastanza forte da poter controllare mentalmente qualsiasi cosa tu voglia. Ma non si limita a questo, la telecinesi è in grado di prendere il sopravvento anche sulle persone, ecco come ho fatto a spingere Aaron a terra prima senza doverlo toccare.
"Cavolo! Non credevo potesse essere così divertente farlo con qualcun altro" dice Sam dopo aver lanciato una roccia nel fiume.
Io mi presto a tirarla nuovamente fuori da lì, posizionandomi sul bordo che separa il terreno dall'acqua.
"Guarda quanto è divertente questo invece" rispondo allungando una mano.
Il leggero vento di poco fa si tramuta in una tempesta di foglie, l'acqua del fiume trema e l'ombra della roccia sotto ad essa incomincia a farsi nitida. L'oggetto è pesante e, dal modo poco fiducioso in cui Sam mi guarda, capisco che non crede affatto che possa riuscire a tirarla fuori. "Andiamo" dico a denti stretti, adoperando una forza mentale ancora più intensa.
Delle gocce d'acqua schizzano fuori, bagnando sia Sam che me, nessuna delle due però si allontana; siamo troppo curiose di sapere cosa accadrà. La punta della roccia si intravede mentre il resto esce fuori lentamente. Nel fiume si apre un vortice che ruota ininterrottamente e prosciuga quasi tutta l'acqua al suo interno.
Urlo dandomi quella spinta in più che mi permetterà di terminare il mio lavoro e la roccia salta fuori. La lancio dall'altra parte del bosco e, di conseguenza, un forte rumore si espande lungo tutto il perimetro, facendo tremare il terreno.
"Oh mio Dio!" grida Sam saltando impazzita, girandosi verso di me mentre batte le mani.
"L'hai fatto davvero, cazzo! Tu sei grande" aggiunge in preda a un'eccitazione che rende felice anche me.
"L'ho fatto, sì che l'ho fatto!" rispondo imitando i suoi saltelli.
Ho appena sollevato una roccia di almeno duecento chili con il solo pensiero; non ci avrei mai creduto qualche settimana fa, nemmeno se fossi stata proprio io, arrivata dal futuro, a dirmelo.
"Dobbiamo alzare la posta, perché non sollevi un albero?" chiede.
"No, un albero sarebbe facile, solleviamo l'intera serra di tua zia" rispondo, già con l'acquolina in bocca. Non dimenticherò facilmente come mi ha trattata quella vecchia megera e sono in cerca di vendetta.
"Ma no, ci ucciderà."
"Sam."
Il mio sguardo divertito rappresenta la consapevolezza di non poter morir, a meno che non ci dia fuoco, ma sarebbe assurdo se uccidesse davvero sua nipote.
"Giusto, allora facciamolo."
Mi prende per mano ma, prima di muovere un passo, ci ritroviamo Justin davanti.
È serio in volto, direi anche nervoso e decisamente arrabbiato con noi.
"Dove credete di andare?" tuona.
"Justin...ciao."
Sam lo saluta lasciando andare la mia mano e sistemandosi i capelli che le si sono spettinati mentre giocava con i poteri.
"Andiamo a far saltare un po' di roba" rispondo calma.
Se c'è una cosa che ho imparato da quando lo conosco, è che restare il più tranquilla possibile serve a evitare la maggioranza delle nostre discussioni.
"Bella battuta, ora tornate a casa però" dice.
"Come, prego?" domando.
Sam non parla, lascia che sia io a gestire lo sguardo omicida del ragazzo di fronte a noi.
"Hai capito. Tutt'e due a casa" ripete con severità.
"Te lo puoi scordare!" dico e lo sorpasso ridendo a bassa voce; in pochi attimi, vengo afferrata per un braccio e bloccata.
"Forse non hai capito ma tu non ci farai scoprire così solo perché ti vuoi divertire un po'."
Le sue labbra, che pronunciano parole che non ho alcuna voglia di comprendere, sono vicinissime alle mie.
"Justin, ci stiamo solo allenando, che c'è di male?" risponde Sam.
"C'è che tu non sei così, non ti metti a giocare con i poteri, sei sempre stata discreta e ora...ora lasci che Zoe ti porti sulla cattiva strada."
"Sulla cattiva strada?" chiedo liberandomi nervosamente dalla sua stretta.
Justin non cerca il mio sguardo, come fa di solito, ma cerca disperatamente di non incontrarlo.
"Quindi io sarei la pecora nera che vuole solo divertirsi, eh? Peccato che mi abbia detto tu di fare pratica!" continuo alzando il tono, che adesso è piuttosto animato.
"Non ti ho detto di metterti a fare casino nel bosco, qui ci vengono gli scout, cacciano ogni pomeriggio, se dovessero vedervi..." Justin non finisce la sentenza e ora finalmente mi guarda, ma in modo sprezzante. "Questo non lo sapevo, siamo venuti tante volte e non abbiamo mai incontrato nessuno" dico sentendomi persino in colpa.
"Adesso lo sai" risponde senza perdere, neanche per un attimo, il suo animo serioso.
"Vedo che voi due avete dei problemi, quindi me ne vado" afferma Sam interrompendo il silenzio che aveva preso il sopravvento.
La tensione tra me e Justin è alta e potrebbe esplodere da un momento all'altro.
Sam se ne va correndo via senza guardarci, impaurita.
"Che cosa cazzo ti prende?" chiedo a Justin non appena restiamo soli.
"Mi prende che sono passato alla residenza Fletcher e indovina un po' cosa ho trovato?"
Ride forzatamente, dandomi modo di capire. Aaron!
"Quindi quello stronzo è ancora lì" rispondo lieta di sapere che, finché non sarò io a volerlo liberare, resterà intrappolato.
"Sul serio? Hai il coraggio di dire una cosa del genere? Ti avevo chiesto di stargli alla larga."
"Scusami se non ho potuto dato che è il fratello della mia amica."
Il disprezzo che aveva prima negli occhi adesso glielo rivolgo io.
"Avresti dovuto dirmelo che Aaron è il fratello di Sam, non posso credere che mi hai nascosto una cosa del genere.
Ora capisco perché non volevi lo uccidessi" proseguo.
Justin sospira stizzito.
"Cosa vuoi che ti dica? Non volevo darti questo peso; e poi Sam ha sempre cercato un'amica, pensavo che ti saresti allontanata da lei se lo avessi saputo" risponde, ma ha l'aria di essere una semplice scusa per ripulirsi la coscienza.
"Beh, non è andata così; ho usato i miei poteri su Aaron e l'ho messo a tappeto. È stato bellissimo e Sam è venuta via con me. Devi accettarlo, Justin."
"Sono felice di vedere che sai come difenderti ma non è il caso di mettersi conto Aaron. A lui non importa nulla di ferire sua sorella e quindi non gli importa nemmeno di te."
Il mio stomaco si ritorce su sé stesso. Aaron deve averne passate tante per diventare così apatico, o non mi spiego come possa non importargli nemmeno di Sam.
"Avresti comunque dovuto dirmelo, ci avrei pensato due volte prima di entrare in quella casa."
"Sei arrabbiata con me?" chiede.
Il rancore l'ha abbandonato.
"Può darsi" rispondo; nel mentre gli rivolgo un sorrisino scaltro.
"Allora vorrà dire che mi dovrò far perdonare."
Cammina verso di me che istintivamente indietreggio, ma di pochi passi; non ho paura di Justin e so che non farebbe nulla senza il mio consenso.
"Che ne dici di una cena al Moo domani sera? Solo io e te" propone con il volto a pochi centimetri dal mio.
"Dico che sembra un appuntamento e qualche secondo fa mi stavi dando dell'irresponsabile" rispondo ma lui non demorde.
"Sarebbe un'uscita tra amici, nulla di più, a meno che tu non lo voglia."
Accarezza la mia guancia rapidamente, sfiorandola soltanto.
Alcune foglie volano sulle nostre teste, alzandosi da terra di colpo; finiscono tra i miei capelli e sulla maglietta di Justin che distoglie le sue attenzioni dalle mie labbra.
"Wow, ti faccio davvero questo effetto?" domanda sorridendo compiaciuto.
"Ah, sta volta non sono stata io" rispondo.
"In realtà sono stato io, volevo illuderti facendoti credere che Zoe stesse impazzendo per te, divertente" interviene Aaron che è riuscito a scappare contro ogni mia aspettativa.
"Justin, l'hai liberato tu?"
Lo allontano da me furiosa.
"No, te lo giuro, non l'avrei mai fatto" dice guardando Aaron che si trova seduto su una delle rocce con cui prima mi stavo esercitando.
Sono ancora troppo debole e lui ha tanta rabbia dentro di sé; è questo a renderlo forte ed è questo ad aver annullato i miei poteri.
"Aaron, non avevi qualche povero cittadino da torturare?" chiede Justin dopo essersi schiarito la gola.
"Sì ma voi due siete più interessanti, soprattutto tu."
Aaron mi indica.
"Non la passerai liscia sta volta, sono rimasto bloccato a terra per due ore, la gente che passava continuava a prendermi in giro" aggiunge.
Rido soddisfatta nel sapere che Aaron abbia sofferto. Due ore non sono bastate ma, in fondo, ho tutta la vita per fargliela pagare.
"Mi trovi simpatico forse?" domanda lui.
"No, ma trovo fantastico che finalmente tu sia stato visto per ciò che sei davvero: un idiota" ribatto. Aaron diventa rosso dalla rabbia e mi si precipita davanti, afferrandomi dalla maglietta e sbattendomi contro un albero.
"No!" esclama Justin preoccupato ma Aaron lo ferma con un gesto della mano prima che possa intervenire.
"Mi sono stancato di te, dammi una sola buona ragione per non ucciderti adesso" mi dice.
Prendo respiri veloci, mantenendo lo sguardo puntato su di lui.
"Lasciala, Sam non te lo perdonerebbe mai e so che nel profondo del tuo cuore a lei ci tieni ancora" afferma Justin restando lontano da noi, incapace di muoversi.
"Ti prego, non usare la carta della coscienza con me, non ha mai funzionato."
Lo psicopatico ridacchia in modo viscido e disgustoso.
"Allora vediamo con la carta dell'inferno, è quello che ti aspetta se uccidi un tuo simile. Ti andrebbe di fare un bel giro in quel posto? Scommetto che lì non ci saranno tante ragazze con cui provarci" gli ricordo, accennando un sorriso quando aumenta la stretta su di me.
"Dalle retta, passereste i prossimi anni della vostra vita là dentro insieme; nessuno dei due vuole una cosa del genere, giusto?" parla Justin sta volta, mentre Aaron stringe la mia spalla.
Fa male ma tento di non darlo a vedere; lo divertirebbe a tal punto da farlo diventare ancora più agguerrito.
"Io non ne ho per nulla voglia, non so tu" fisso, con non so quale coraggio, i suoi enormi pozzi neri che adesso mi stanno scrutando rancorosi.
"Fanculo!" dice Aaron e mi lascia andare; di conseguenza, viene liberato anche Justin.
"Sei comunque morta, ricordalo sempre" dichiara puntandomi un dito contro.
"Anche tu, lo siamo tutti e tre, ecco perché dovremmo venirci in contro e scoprire chi è quel mostro, magari insieme potremmo..." propongo ma Justin mi intromette prontamente.
"Te lo scordi, io non ho alcuna intenzione di collaborare con lui, è completamente pazzo" dice.
"Almeno non vado dietro alla prima ragazza che mi rivolge la parola solo perché sono convinto di avere un certo legame con lei" ribatte Aaron.
"No, tu ci vai direttamente a letto con le ragazze e poi le spingi a uccidersi; molto maturo da parte tua."
Justin dà corda alle sue provocazioni.
"Maturo no, in compenso è eccitante." Il sorriso che prende forma sul volto di Aaron è macabro.
"Tu e Sam non potete essere fratelli, mi rifiuto di accettarlo" dico.
Aaron guarda verso di me allietato, poi fa lo stesso con Justin.
"Tienila a bada, la prossima volta che mi provocherà la trascinerò dritta giù con me all'inferno" minaccia prima di andarsene, svanendo come se non ci fosse mai stato.
Resto sola con Justin per la seconda volta.
Prima che arrivasse Aaron, mi stava parlando di andare a cena insieme e ho paura che voglia riprendere il discorso.
"Mi dispiace, lui non cambierà mai; ci sto davvero provando ad accettarlo ma...cazzo!" dice Justin portandosi entrambe le mani tra i capelli, tirando un calcio alla roccia dov'era seduto Aaron prima di attaccarci.
Vederlo ridotto così mi rende triste e, se potessi fare qualcosa per sistemare il loro rapporto complicato, lo farei, nonostante odi il ragazzo che a Justin sembra spesso mancare.
"Non ti devi dispiacere, ormai mi ci sto abituando alle sue provocazioni e ho capito come metterlo al suo posto; non ho bisogno della tua protezione o che ti preoccupi per me, esiste già mio padre per quello."
"È che a volte credo sia nella mia natura. Devo proteggere tutti, anche chi non lo merita, come Aaron."
"Non devi farlo per forza, lo sai?" "Certo che lo so, ma con te, anche se lo volessi, non potrei smettere perché, ogni volta che siamo insieme, ne sento il bisogno. Ho bisogno di te nella mia vita."
L'intensità con la quale lo dice è emozionante. Perdo la capacità di parlare, a causa di un enorme peso nella gola che mi blocca.
"Ma com'è possibile? Io sono così...così..."
Il mio tentativo di dire qualcosa di sensato fallisce miseramente.
"Bella? Forte? Simpatica?" "No...spenta, volevo dire spenta" rispondo.
"Sei spenta Zoe, sembri una pazza stando sempre in silenzio."
Erano queste le parole che mi sentivo ripetere dalle mie compagne di scuola a New York e, a volte, è difficile smettere di pensarci, o di credere che sia la verità.
"Non è vero, tu sei molto più di questo. Non sei solo la ragazza che è tornata dalla morte e che ha perso sua madre, sei anche la ragazza che riesce a sentire delle cose che nessun altro potrebbe percepire e sei quella che combatte da sola, che non ha paura di nulla. Tu sei speciale Zoe, lascia che te lo mostri."
Mi accarezza i capelli con fare lento e dolce.
Ho così tanta paura. Deludere Justin, dopo tutto quello che stiamo vivendo insieme, sarebbe davvero terribile; non voglio che un giorno si svegli e capisca che sono la ragazzina strana di Manhattan che tutti evitano per strada.
"Facciamo questa cena" rispondo ignorando ogni sua parola, ma ciò non vuol dire che non abbia ascoltato. Justin sorride entusiasta.
"Perfetto" dice in un sussurro.
Perfetto.

Undead (ritorno a New Hope) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora