46

196 15 2
                                    

Aspetto che Aaron si svegli, dopo almeno cinque ore passate a dormire e rigirarsi nel letto.
Per fortuna non ha parlato nel sonno o avrei dovuto trattenere con fatica le risate.
Sono rimasta al suo fianco, convinta che nessun altro si sarebbe preoccupato di farlo e, proprio come avevo immaginato, Sam e Claire non hanno sprecato neppure un secondo per venire a controllare come Aaron se la stesse passando.
A volte, la tristezza che mi provoca sapere che a nessuno dei suoi famigliari importi di lui mi lacera il petto; mentre, in altri momenti, sono convinta che meriti questo trattamento, perché ha vissuto gli ultimi anni lasciandosi alle spalle cadaveri e morti ingiuste.
Non appena noto che sta aprendo gli occhi, mi dirigo alla porta.
Non ho per nulla voglia che mi trovi al suo risveglio e che pensi mi interessi della sua salute.
La giornata a Brooklyn gli ha già permesso di viaggiare con la fantasia e, se solo conoscesse la confusione che da quel giorno dilaga nei miei pensieri, di sicuro ne resterebbe estasiato.
Cammino piano per non emettere alcun tipo di rumore, tenendo la bocca chiusa e trattenendo il più possibile il fiato.
"Zoe, sento i tuoi passi da elefante anche mentre dormo" dice lui fermandomi di colpo, nel momento in cui stavo per toccare la maniglia. Impreco a bassa voce, poi mi volto nella sua direzione e lo risveglio con un sorriso sghembo.
Non avrei potuto mostrare felicità o entusiasmo all'idea di essere stata colta sul fatto.
"Stavo andando via; ti ho lasciato un'aspirina per il mal di testa" rispondo.
Aaron guarda il bicchiere sul comodino al suo fianco; lo prende e ne annusa il contenuto, ridendo subito dopo.
"Io questa merda non la prendo; sono un mezzo immortale, non ne ho nemmeno bisogno."
"Un mezzo immortale che ha preso quattro pugni sul naso; se fossi in te oggi farei un'eccezione" dico ricordandogli qualcosa che avrebbe preferito dimenticare.
"Justin non mi ha fatto nulla, è troppo debole" risponde acido.
"In effetti il problema è un altro: quello che sta succedendo dentro di te. Claire ha detto che il tuo corpo si deve ancora abituare al suo vecchio...ospite."
Esito un po' a dire queste parole.
Credere che non si tratti di uno sbaglio, che il lato oscuro sia realmente quello di Aaron, è ormai pressoché impossibile.
Di chi potrebbe mai essere la colpa degli ultimi eventi traumatici che hanno colpito New Hope se non del mostro più agguerrito che la terra abbia mai avuto il dispiacere di conoscere? Eppure, sento che non è così e che quel demone appartiene a qualcun altro.
"Figo, e per quanto tempo durerà? Due giorni, tre al massimo?" chiede Aaron che si siede sorridendo tranquillamente.
"Come pensi possa saperlo? Per me è tutto così assurdo."
Rido trovando stupido il fatto che Aaron creda davvero che io possa dargli una mano a rispondere a un quesito del genere.
Fino a due mesi fa non ero a conoscenza della mia morte e adesso dovrei sapere come affrontare un lato oscuro capriccioso e vendicativo? Aaron si teletrasporta davanti a me in pochi istanti, forse colto da un attacco di collera.
"Ma non capisci? Io sono impulsivo, sono fuori di testa; se dovessi venire posseduto dal mio stesso lato oscuro ucciderei te per prima e finirei dritto all'inferno" dice.
I suoi occhi esprimono ansia ma anche durezza. Vorrei evitare il suo sguardo perché, in questo momento, lasciarmi trasportare dalle emozioni significherebbe spingerlo su quel letto e baciarlo fino a perdere il respiro, e io non posso permettere che accada qualcosa di tanto sbagliato.
"Non lo faresti" rispondo con decisione.
Aaron non vuole più farmi del male e spesso mi chiedo se abbia mai voluto farlo per davvero.
"No, l'Aaron intelligente non lo farebbe, quello che crede che io e te abbiamo un legame non lo farebbe; quello posseduto...quell'Aaron...non ho la minima idea di cosa potrebbe fare. Quindi rispondimi...per quanto tempo resterò così?" domanda ancora, parlando con più enfasi per intimidirmi e ottenere una risposta diversa da parte mia.
Non posso dargli quello che vuole; stiamo entrambi barcollando nel buio e, qualsiasi cosa gli dirò, non soddisferà il suo bisogno di sapere per quanto tempo resterà posseduto.
Mi perdo nei suoi occhi talmente neri da inquietarmi, ma con eccitazione, stimolando il desiderio che cresce insistentemente nei suoi confronti.
Gli direi che lo so, che le cose cambieranno presto, ma sarebbe una bugia, quindi resto in silenzio.
Scappo velocemente dalla residenza Fletcher per dirigermi a scuola ed entro nel corridoio.
Alec cattura il mio sguardo.
Corro da lui che cammina vacillante verso il suo armadietto.
"Alec, ho bisogno di quel quaderno, quello che hai rubato a Jasmine" dico. Jasmine aveva raccolto delle informazioni e aveva scoperto un modo per attaccarci, ecco perché ho bisogno delle sue formule; solo così saprò come tenere a bada la furia omicida di Aaron Fletcher.
L'unico problema è che Alec non mi presta attenzione; ha lo sguardo perso nel vuoto e i suoi occhi, contornati da grandi occhiaie rosse e spaventose, si chiudono e aprono più volte, in preda alla stanchezza.
"Ma sei ubriaco? Di prima mattina?" Domando afferrandolo per le guance.
"Ma che dici? Ho bevuto solo un po' di vodka, nulla di così strano; ci sta bene con i cereali" dà uno schiaffo alla mia mano, tirandosi indietro tra una risata isterica e l'altra.
Le mie occhiate serie e di rimprovero lo infastidiscono, così sbuffa. "Scherzavo. Come sei seria. Non capisco perché sono amico di una persona così noiosa" ridacchia e si avvicina di un altro passo al suo armadietto, prima di perdere l'equilibrio e cadere a terra insieme a tutti i suoi libri.
Il rumore assordante del suo corpo che entra in contatto con il pavimento ottiene l'interesse degli altri studenti che ora si godono lo spettacolo.
"Cavolo!" biascica Alec imprecando.
"Sei un disastro. Fatti dare una mano" dico abbassandomi verso di lui, che però mi allontana.
"No, voglio restare qui; sto comodo e poi vedo tutto girare, è come essere in un frullatore" guarda il soffitto battendo i piedi a terra con un finto entusiasmo che mi rende triste e pensierosa.
Qualcuno riprende la scena con il suo telefonino e, a quel punto, non sono più capace di contenere la rabbia.
Con i miei poteri mentali, faccio cadere a terra il cellulare che, a causa della potenza da me adoperata, si rompe in mille pezzi.
"Ma che cazzo!" il ragazzo che stava registrando si spaventa e urla furibondo.
Sorrido soddisfatta e torno a guardare Alec. Ha bisogno di me e non ho alcuna intenzione di abbandonarlo di nuovo.
"So che è l'ultima cosa che vorresti ma devi reagire, non potrai mai andare avanti se continuerai a bere o a farti." "Lo dici perché non puoi capire, non capisci come mi sento, tu non...non ne hai idea" trattiene le lacrime stringendo il tessuto dei suoi jeans, che sono sgualciti, come se non si fosse preoccupato di stirarli prima di indossarli.
"Sul serio? Pensi che non lo sappia? Ho perso mia madre quando avevo solo sei anni e io ero in quella macchina con lei; a volte mi do perfino la colpa, anche se non dovrei perché non ho fatto nulla, ma è più forte di me; non riesco ancora ad accettarlo. Quindi...non dire che non posso capire, perché ci sono passata e so che, nel momento in cui perderai te stesso, avrai perso anche la speranza di salvarti e io non te lo posso permettere" dico queste cose ricordandomi del momento peggiore della mia vita, lo stesso momento che me l'ha portata via. Sono ancora qui ma una parte di me non tornerà più, quella che mi rendeva umana, quella che non mi rendeva un semplice mostro a caccia di anime.
Conosco fin troppo bene la sensazione che sta provando Alec:
si sente perso, come se nulla avesse più significato, i suoi stessi pensieri lo soffocano ed è un po' come morire lentamente.
"Zoe, mi dispiace, non ho pensato a tua madre e..." ritorna in sé capendo di aver esagerato, ma non lo lascio terminare.
"Non dire nulla. Ora alza il culo e vieni con me; so chi può aiutarti" dico afferrando la sua mano e rimettendolo in piedi con una mossa rapida.
Lo porto immediatamente in infermeria, cosicché Amanda possa prendersi cura di lui dandogli un'aspirina per il mal di testa.
"Come ti sembra? Può andare a lezione?" le chiedo.
"Hm, aspetterei ancora qualche ora a farmi vedere in giro con questi occhi rossi; Halloween è passato da qualche settimana" risponde Amanda mostrandosi simpatica e comprensiva come sempre.
Sta al passo con i giovani, non ha paura di esprimere il suo pensiero e possiede una schiettezza invidiabile.
"Non pensavo che mi sarei sentito così male" dice Alec imbarazzato nel mostrare questo suo lato fragile.
"Davvero? Bevendo vodka di prima mattina? Ma tu non sei il figlio dello scienziato?" lo prende in giro.
"Io...sì ma..." Alec ha intenzione di ribattere ma è ancora devastato e si perde nuovamente a guardare altrove.
"Questo succede quando passi dal non bere nemmeno la Coca-Cola a bere vodka ogni mattina" dice Amanda mentre gli controlla il battito cardiaco.
"Ogni tanto la bevo"
"Ragazzo mio, ti sei decisamente sopravvalutato; non tutti possono sopportare certe cose e, soprattutto, non tutti sanno divertirsi come la sottoscritta."
Entrambi la guardiamo con interesse.
"Lei beve?" domando.
"Tesoro, ho trent'anni, non sono ancora così vecchia da non potermi permettere certi lussi" risponde, per poi iniziare a raccontare.
"Pensate che, una volta, ad Amsterdam ho bevuto dieci shottini di vodka; poi mi sono risvegliata in una fattoria circondata dalle mucche e con i capelli che puzzavano di sterco di cavallo, ma ne è valsa la pena"
"Wow, e io che mi sentivo strano dopo essere caduto in corridio" dice Alec che ha recuperato almeno la forza per poter ridere.
"Volete un consiglio? La vita è una sola, fate tutto quello che volete; ma senza esagerare, specialmente se non si regge l'alcool" guarda lui mentre lo dice, con aria da mamma orsa.
"Ho imparato la lezione" sussurra voltando il capo verso di me, tristemente.
Ricambio per un breve secondo il suo gesto, facendogli capire, con un dolce sorriso, che è tutto a posto.
"Fagli bere molta acqua, deve riprendersi il prima possibile" mi riferisce Amanda, intenta ad andarsene.
"Certo, mi prenderò cura di lui" rispondo.
"Oh, lo so" annuisce fiera del modo in cui mi sto comportando nei riguardi di Alec.
Amanda esce dalla stanza e io mi siedo accanto a lui, sul lettino.
"Hanno riso tutti di me, di nuovo...sono riuscito a diventare ancora più sfigato."
Mantiene lo sguardo basso mentre si lamenta.
"Domani se lo saranno già dimenticato, ci saranno altri ragazzi ubriachi, o ragazze" dico, così lo sento sospirare.
Sarei un'ipocrita se dovessi giudicarlo per i suoi errori; ha solo bisogno di tempo e magari, un giorno, il suo dolore diventerà un po' meno pressante.
"Mi dispiace di essermela presa anche con te, non è colpa tua se Aaron è uno psicopatico e se ha usato Jasmine per i suoi scopi" dice dopo avermi fatto aspettare per alcuni attimi di silenzio angoscianti.
"Lei ci avrebbe ucciso uno per uno; è ciò che ha sempre voluto" rispondo. "Lo so, so che non ci teneva nemmeno a me; è che non avrei mai pensato che esistessero davvero delle persone come voi, che tutte quelle storie che ho letto su internet, tutti quei libri...è tutto vero".
Alec non ha mai voluto farmi del male, a differenza di Jasmine; lui è solo un ragazzino curioso e non ha alcuna colpa per questo.
"Nemmeno io avrei mai immaginato di essere morta, eppure..."
"Tua madre sarebbe fiera di te, e non è stata colpa tua" dice guardandomi. Siamo tutti e due tristi, delusi e tanto arrabbiati con il mondo intero.
Il nostro essere diversi ci ha legato dal primo incontro e non sarò mai in grado di dimenticare il ragazzino timido e impacciato che ha proposto di liberare il mio giardino dai topi morti.
"Sono un mostro, chi potrebbe mai essere fiero di un essere come me?" chiedo e, per quanto voglia nascondere la mia tristezza, non può che trasparire in ogni singola parola da me pronunciata.
"No, non sei un mostro, sei la mia migliore amica e ti prendi cura di me; non so davvero come ringraziarti" Alec ha deciso, finalmente, di non essere più arrabbiato con me e mi sembra che il nostro rapporto stia tornando alla normalità.
Per la prima volta ho un migliore amico, qualcuno su cui contare; Alec è appena diventato uno dei pochi motivi per i quali resterò forte.
"Beh, potresti iniziare portandomi tu la colazione; quei cornetti sono davvero buonissimi" sorrido, ammiccando un po' per farlo divertire.
"Domani mattina, promesso" risponde lasciandomi intravedere quel suo sincero sorriso che tanto mi era mancato nelle ultime settimane. "Promesso" ripeto mentre i nostri sguardi d'intesa tornano a unirsi con la dolcezza della quale entrambi avevamo bisogno.
Una sensazione di disagio, però, si insinua in me, seguita da una pressione nella testa.
Il lato oscuro di Aaron mi ha fatto sentire così troppo spesso per non riconoscerlo immediatamente.
"Aaron è qui" dico saltando in piedi e allarmando Alec.
"Aaron? Lui è sempre qui, e credimi, non è facile per me"
"No, non capisci: abbiamo riportato il lato oscuro nel suo corpo ma qualcosa non va; è come se fosse tutto sbagliato. Aaron diventerà esattamente come Sam quando è stata posseduta, sempre che non lo sia già diventato."
Alec mi ascolta ma non accenna a capire. Non è al corrente dei guai che abbiamo corso nelle ultime settimane e conoscerli lo farebbe diventare matto.
"Sei sicura sia qui?" chiede mentre usciamo dall'infermeria.
Il corridoio è vuoto, dato che si trovano tutti a lezione, ma i miei sensi non mi ingannano e percepisco un'altra presenza nelle vicinanze.
È quel freddo che ti cattura le ossa e che sembra strapparti il cuore dal petto.
"È ciò che sento, io...lo sento sempre più vicino" mi guardo intorno ma non vedo nessuno.
Eppure è così chiaro nella mia testa, visualizzo l'immagine di quel demone che salta fuori dal corpo di Aaron e si impossessa anche di me, togliendomi ogni possibilità di salvare mio padre.
"Io non vedo nessuno" dice Alec che si ferma a guardare una delle classi chiuse.
Viene trascinato sul pavimento un attimo dopo, spinto dalla solita energia oscura che mi ha seguita fino a scuola.
Lo blocco con i miei poteri, creando una barriera oscura intorno a lui.
Grazie a ciò, Alec smette di strisciare a terra e il demone non ha più alcun potere su di lui.
"Zoe, che hai fatto?" domanda tentando di scappare sgomentato, ma la barriera che lo circonda è indistruttibile.
Ha protetto Sam e anche Aaron, ora farà lo stesso con il mio migliore amico.
"Resta lì dentro, non potrà farti nulla. Io devo combattere"
"Non puoi farcela da sola!"
"Mi sottovaluti" dico, prima di mettermi sull'attenti e spostare lo sguardo ovunque nel corridoio.
È così deserto da farmi credere, per un istante, che gli studenti siano scappati o svaniti nel nulla.
"Aaron, dove sei?" mormoro preparandomi ad attaccarlo non appena lo vedrò.
Un fruscio di vento accarezza la mia schiena, così mi volto di scatto ma non c'è l'ombra di nessuno.
Poi accade di nuovo ma sta volta dalla parte opposta.
Mi giro, trovando ancora un corridoio vuoto e silenzioso.
"Fatti vedere" dico sorridendo furba. Aaron non avrà alcuna possibilità di battermi e, se sarà necessario, gli darò fuoco purché non faccia del male a nessuno.
"Attenta!" grida Alec, poco prima che Aaron mi attacchi alle spalle e utilizzi la sua energia negativa per farmi del male.
"Aaron, fermo!" dico colpendolo con delle gomitate.
Il dolore è allucinante ma non mi arrenderò così presto.
"Novellina, finalmente è arrivato il momento di ucciderti; non sai per quanto tempo l'ho desiderato."
Mi tiene stretta ridendo in modo maniacale contro il mio orecchio.
La stanza pare girare e le mie forze incominciano a cedere.
"Non è ciò che hai detto stamattina, stronzo!"
Utilizzo quello che resta dei miei poteri per spingerlo via, facendolo volare sul pavimento.
Allungo le mani verso di lui e lo sollevo ancora.
Alec è interdetto e sta morendo di paura.
"Non lo farei se fossi in te, ora è il mio lato oscuro a comandarmi, non hai speranze di battermi" dice Aaron.
I suoi occhi sono morbosamente incattiviti e le sue labbra, che sorridono con malvagità, mi impediscono di ragionare in modo lucido.
Riprendo a concentrarmi e, con una spinta risoluta, lo lancio nel bagno delle donne; va a scontrarsi con il lavandino che per poco non si rompe. "Zoe, devi chiamare Justin e Sam; prima stava per ucciderti" dice Alec mentre io corro da Aaron.
"Me la caverò" rispondo.
Non voglio condividere con loro la soddisfazione di mettere al tappeto il lato oscuro di Aaron.
"Sei impazzita? Che cavolo vuoi fare?" Alec è turbato e prova a rompere la barriera protettiva che lo mantiene rinchiuso, senza riuscirci in alcun modo.
Entro nel bagno e, dopo aver dato un'occhiata attenta a ogni centimetro di quest'ultimo, realizzo che Aaron è sparito.
Tuttavia, il mio intuito mi dice che non è andato molto lontano, che forse si trova ancora in questa stanza.
"Lo so che sei qui, non puoi ingannarmi."
Guardo verso il soffitto, poi a terra e controllo in ogni cabina, aprendole una per una, aspettando qualche secondo prima di farlo, assicurandomi di non sentire il suo respiro dietro la porta.
"Andiamo..." sussurro bloccandomi davanti all'ultima cabina.
Qui l'energia oscura diventa più forte, quindi avvicino piano la mia mano alla maniglia.
L'ho quasi raggiunta ma una parte di me non vorrebbe aprirla, per nessuna ragione.
Un rumore mi ferma, portando le mie orecchie da tutt'altra parte, ovvero alle mie spalle.
Mi giro ma, come le volte precedenti, non trovo nessuno, se non un silenzio preoccupante.
Aggrotto la fronte, per poi voltarmi ancora verso la cabina e ritrovarmi Aaron davanti.
Mi afferra dal collo e mi sbatte contro una delle porte; urto con forza la spalla.
Mentre mi tocco il punto dolorante, guardo lui che è stato molto più veloce di me.
L'odio profondo, che ormai gronda da ogni centimetro del suo viso, non mi fa scorgere più nulla di buono in Aaron.
"Zoe, ti credevo molto più forte; basta così poco per ferirti?"
Ride di me.
"Non mi hai ferita."
"Sul serio? Allora proviamo così."
Mi spinge dall'altra parte della stanza muovendo la mano nella direzione nella quale vuole farmi cadere.
La mia testa colpisce il lavandino e soffoco un urlo, poi mi rialzo in piedi mantenendo un'espressione determinata in volto.
"Oppure così" dice ancora lui lanciandomi verso il soffitto, sta volta. Adesso è la mia nuca a sbattere insieme al resto del mio corpo, che cade nuovamente sul pavimento, dove il mio muso si scontra brutalmente.
Stringo i denti e striscio le unghie sul pavimento, provocandomi un nuovo tipo di dolore che sovrasta quello precedente.
Aaron è diventato molto più forte di prima; credevo di poterlo battere da sola ma incomincio a pensare di essermi sbagliata.
Mi alzo in piedi mentre permetto al mio demone interiore di mantenermi in forze; rivolgo ad Aaron uno sguardo di sfida.
"Impressionante."
Sorride battendo le mani.
Il suono si espande nel bagno, riecheggiando sulle pareti e martellando nelle mie orecchie aggressivamente.
"Figlio di puttana!" rispondo spingendo fuori la parte più cattiva di me che, insieme ai miei poteri, fa esplodere le tubature nel bagno. In pochi secondi, Aaron viene travolto dall'acqua.
Lui vola di nuovo nel corridoio, con l'aspetto di una persona che non si riprenderà facilmente.
Gli salto addosso e poso entrambe le mani sulle sue spalle, così da risucchiare la sua energia, finché non urla penosamente.
"Non puoi farlo!" dice.
Non rispondo e, con una forza mai percepita prima, lo teletrasporto via, nonostante sia debole e non abbia ancora imparato a usare questo potere come dovrei, ma la parte cattiva di me, in grado di controllarmi, ha preso il sopravvento. Aaron svanisce e io cado a terra ormai priva di energie.
I professori stanno uscendo dalle aule e corrono verso i bagni; quindi libero Alec dalla barriera protettiva e lo trascino con me in palestra.
"Zoe, me la stavo facendo sotto là dentro. Dimmi che hai ucciso Aaron" parla di fretta, anche se risparmiare fiato sarebbe la scelta più giusta, vista la sua condizione attuale.
"No, l'ho solo mandato da qualche parte a New Hope, credo il bosco ma non ne sono sicura" rispondo affannata.
Credo di essermi realmente sopravvalutata sta volta e di non aver tenuto conto di quanto il lato oscuro di Aaron potesse renderlo forte.
"Cosa facciamo adesso? Oggi è la festa del ringraziamento, stasera tutti andranno in piazza a divertirsi" dice Alec.
"E Aaron sarà lì...pronto a ucciderli" replico.
New Hope sta per brulicare di cittadini che si riuniranno in piazza per festeggiare tra tanto cibo e attrazioni per ragazzi. Aaron troverà pane per i suoi denti e commeterà una vera e propria strage.
"Non lo possiamo permettere" continuo guardando Alec negli occhi, ancor più decisa a combattere per proteggere questa città.
Farò di tutto per salvare quella gente, costi quel che costi.

Undead (ritorno a New Hope) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora