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La festa di inizio anno avrà luogo proprio questa sera.
Indosso un top senza spalline color pesca -  che mette in risalto le poche forme che possiedo - e mi attrezzo per il mio futuro lavoro da fotografa.
Jules mi ha inondata di messaggi; vuole assicurarsi che non dimentichi nulla e che sia pronta a darmi da fare.
Se lo fossi, non mi sentirei così inadatta e fuori posto al pensiero di dover stare in mezzo a tutta quella gente che non mi considera normale e parla alle mie spalle nei corridoi.
Mi do una sistemata ai capelli e saluto mio padre, dirigendomi nel taxi dove Sam è seduta ad aspettarmi. Nonostante Justin mi abbia chiesto di presentarci insieme, ho preferito andare con lei; è ancora sconvolta da ciò che è accaduto nel cinema e ha bisogno della mia vicinanza.
Durante il viaggio, utilizziamo la fotocamera per scattarci delle foto, ridiamo a squarciagola e proviamo a immaginare quali coppie si formeranno questa sera.
È stranamente piacevole avere qualcuno con cui parlare di certi argomenti, e farlo con Sam risulta anche più bello, perché è una persona genuina e simpatica.
"Jasmine è lì con Alec" dice Sam guardandoli da lontano, una volta varcata la soglia della palestra.
È stata allestita con dei festoni che ci augurano un 'buon inizio anno' e con dei palloncini sparsi un po' ovunque. Ci sono stand di bevande frizzanti e di cibo salato e dolce, tra cui pizzette e patatine fritte. Muoio di fame ma Jules non mi ha dato molte opzioni. Prima il lavoro, poi il piacere.
"Sono venuti insieme, è un passo avanti" rispondo.
Non ne sono felice o entusiasta; Alec si sta allontanando da me e, da una parte, è colpa di Jules, che sta prendendo del punch con poca voglia, senza degnare il suo accompagnatore di una parola.
"Ed è un problema. Alec ci ha visto usare i poteri; le racconterà tutti i dettagli...me lo sento."
Sam è tanto agitata e io decido di darle una mano.
Che amica sarei se non lo facessi?
Una che deve lavorare e che sta già deludendo Jules.
"Non lo farà, ha paura di noi" dico.
"Come puoi esserne sicura?"
"L'avrebbe già fatto se non fosse così, non credi?" domando, cercando di convincerla.
"Dici che dovremmo avvicinarci?" chiede Sam che, con la coda dell'occhio, lancia loro uno sguardo.
"Me ne occupo io, tanto devo fare le foto; tu sei ancora scossa e non ti servono altri pensieri negativi" affermo protettiva.
"Ce la posso fare, sul serio" insiste.
"Lo so, è che non ti meriti tutto questo. Divertiti stasera, non pensare a nulla."
Afferro entrambe le sue mani e, proprio in quel momento, accade qualclosa di inspiegabile: una forte energia oscura attraversa il mio braccio, una che non ho mai sentito prima. È gelida e congela il sangue nelle mie vene.
Mi scosto istintivamente.
"Va tutto bene? Sei diventata pallida, intendo più del solito."
Ride confusa da questo mio improvviso cambio d'umore.
"Io...sì, sto alla grande, non ti preoccupare."
Dirle quello che è appena accaduto sarebbe deleterio per lei; farò bene a parlarne prima con Justin e decideremo insieme come comportarci.
Ho percepito qualcosa di davvero negativo toccandola e ho paura che riguardi quel mostro.
"Vado a lavorare, tu non farti travolgere dalle paranoie" le dico poi, mentre mi guarda ancora incerta.
"Ok, ma tu sta attenta" mi intima.
Le sorrido in modo rassicurante e vado via.
Jules mi obbliga a scattare delle foto a ogni studente della scuola:
ai ragazzi della squadra di basket, alle cheerleader, al gruppo di persone meno popolari e ai professori dell'istituto che, pur di risultare giovanili, improvvisano delle pose a dir poco imbarazzanti.
"Dite cheese."
Jules incita il gruppo di ragazzi di fronte a noi a parlare e loro lo fanno con una tale flemma da far venire sonno anche a me.
Scatto nel momento preciso in cui le loro espressioni non sembrano poi così spente e Jules esulta battendo le mani, eccitata.
"Che meraviglia! Sono sicura che sull'annuario spaccheranno" dice.
"Davvero? A me sembrano tutti tristi" controbbatto.
"Tristi ma bellissimi; sono i ragazzi più carini della scuola."
Sorride guardandoli e salutandoli con fare allettante.
"Ok, così sembri disperata" rispondo fermandola prima che la sua pessima figura si tramuti in prese in giro velate alle sue spalle.
"Non così tanto."
"Oh sì, invece, una vera disperata cronica."
Non fa a meno di ridere.
"Perché non ti metti in posa? Voglio anche dei tuoi scatti" continuo.
"Ti prego, non sono fotogenica."
Si sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio timidamente.
"È una cazzata, e poi come fai a saperlo se non ti lasci immortalare nemmeno una volta?"
Con uno sguardo di sfida, la convinco.
Alzo la fotocamera e lei si posiziona davanti allo stand dei dolci, dove incrocia le braccia al petto.
"No, mani giù, ti voglio più sciolta."
"Ma ti ho detto che..."
"Jules."
Rassegnata, abbassa le mani lungo i fianchi, poi accenna a un sorriso, anche se forzato.
"Di' cheese."
Non fa subito come richiesto ma, quando incontra l'entusiasmo stampato sul mio volto, si lascia andare e dice quella parola.
Scatto, cogliendo il momento perfetto, quello che vorrò ricordare per sempre, dopo questa serata.
La felicità di una ragazza che si nasconde dietro a una fotocamera e che, per la prima volta, si trova dall'altra parte.
"Oddio, sarò venuta malissimo" dice coprendosi il viso con entrambe le mani.
"Sei stupenda invece."
"Non ti crederò mai, però va bene così."
Si avvicina a me che le passo la fotocamera. Controlla alcune immagini attentamente, con un sorriso fiero sulle labbra.
"Mancano solo quei due laggiù, Alec e Jasmine" dice.
"Me ne occupo io, tranquilla."
Riprendo la mia macchina fotografica e, senza darle il tempo di dirmi se sia d'accordo o meno, corro spedita da loro.
Tenerli d'occhio è il mio obiettivo, facendo sì che la festa non vada nel peggiore dei modi per me e i miei amici. Sam merita una notte felice.
Raggiungo Alec e Justin entra in palestra; è appena arrivato e mi sta guardando curiosamente.
Ricambio, ma solo per un attimo e distrattamente.
"Miei piccoli scienziati, come state? Vedo che finalmente vi siete messi insieme" dico, non aspettando molto a mostrare ad Alec e Jasmine la fotocamera.
Si fanno rigidi come dei tronchi di legno ma lei prova a nasconderlo, a differenza del ragazzo, che adesso sembra stia tremando.
"Non è come pensi, noi siamo solo amici e a volte nemmeno quello" risponde Jasmine con tono duro. "Beh...io direi che...siamo venuti alla festa insieme e..."
Alec parla con grande difficoltà.
"Che cosa vorresti dire, scusa?" chiede lei indispettita.
"Nulla, che non ti sopporto, tutto qui."
"È reciproco allora" risponde Jasmine, fredda ma per nulla convincente.
Questi due sono cotti l'uno dell'altra e non hanno il coraggio di ammetterlo.
Un po' li capisco, ho affrontato la stessa situazione con Justin; non è semplice aprire il proprio cuore ad un'altra persona, specialmente quando non sai se ne possiedi uno.
"Non me ne importa nulla dei vostri problemi di coppia. Mettetevi in posa."
Interrompo la discussione, spazientita.
"Non mi farò scattare una foto da te; preferisco che se ne occupi Jules" dice Jasmine.
"Che gran peccato, perché Jules è in pausa e dovrai farti andare bene la sua sostituta."
La mia risposta è acida, ma mai quanto lo sguardo della ragazza che vorrebbe uccidermi e non aspetta altro che scoprire come poterlo fare.
I due si mettono in posa, privi di interesse, e io osservo l'obiettivo, aspettando il momento giusto per scattare.
Alec ha assunto il colorito di un peperone, Jasmine, invece, si sente a disagio, a tal punto da muoversi di qualche passo a sinistra, lontana da lui.
La foto risulta una delle più strane ma vere che abbia scattato stasera e, per quanto odi la tensione tra noi tre, non me ne lamenterò solo per questo motivo.
"Hai finito?" domanda Jasmine arrogantemente.
"Hm, non proprio; vorrei fare qualche scatto ad Alec, in privato."
Cammino verso di lui che coglie la mia proposta proprio come pensavo:
spaventandosi e incupendosi.
"Non credo sia il caso" risponde spostando lo sguardo in ogni punto della palestra, pur di non dover affrontare il mio.
"Non era una richiesta."
Lo afferro dal braccio e lo trascino in corridoio; qui non dovrebbe esserci nessuno.
Gli studenti si stanno divertendo, ballando e discutendo tra loro; nessuno avrebbe motivo di venire qui con noi.
"Qualsiasi cosa tu abbia in mente sappi che sono armato" dice Alec mentre lo spingo delicatamente all'indietro.
"Non ti voglio fare nulla e, anche se fossi armato, io non posso morire" rispondo.
"Giusto, perché hai dei cazzo di poteri e sei tipo una strega."
"No, non una strega, una cosa simile, però."
"Tanto non mi importa. Presto dirò tutto al sindaco Archer e vi prenderanno, a te e i tuoi amici psicopatici."
Credere che lo farebbe per davvero sarebbe un'assurdità.
Alec è ingenuo ma non stupido.
"Non posso lasciartelo fare, mi dispiace ma non pagherò le conseguenze per delle cose che non ho commesso; è Aaron il cattivo, non io."
"Aaron, lui ha...ha ucciso quelle persone, e l'uragano...è stato lui?" domanda con il terrore che avrebbe chiunque a sapere di aver condiviso la stanza con un assassino spietato.
"Sì, ma se fossi in te non farei la spia; Aaron è forte e non esiterebbe un secondo a ucciderti."
"Voi siete malati...siete...porca puttana!"
Alec indietreggia sempre più sconvolto, portandosi una mano in tasca.
"Se avessi voluto farti del male l'avrei già fatto. Mi sono affezionata a te, Alec, non ti farei mai nulla, devi credermi."
Tento di fargli cambiare idea sul mio conto, muovendomi piano verso di lui, che non si rende conto di aver raggiunto uno degli armadietti e ci sbatte contro con la schiena, gridando con fare stridulo.
"Non ti avvicinare!" esclama tirando fuori dalla tasca un coltellino di plastica; come arma per difendersi da un demone non mi pare essere la scelta più adatta.
"Quel coso non può farmi male, e nemmeno a un essere umano; è di plastica" dico, così lui lo guarda e un'espressione contrariata gli compare in volto.
"Mi metto a urlare."
"No, non lo farai, perché anche tu ti sei affezionato a me. Noi due siamo amici, sono una delle poche persone che non ti guarda male a scuola; noi non siamo come gli altri, ci hanno sempre emarginato, quando siamo insieme possiamo essere noi stessi."
La connessione che mi lega ad Alec dovrà pur significare qualcosa.
"Hai ragione, ti consideravo un'amica, ma questo prima di sapere che fossi un mostro" risponde disilluso.
Già, non avrebbe potuto farmi più male di così.
"Un mostro è sempre meglio degli stronzi a scuola, no?" chiedo, nascondendo la mia fragilità con un sorriso sghemho.
Lui resta in silenzio, per alcuni istanti sembra voglia sorridere con me, trattenendosi.
"Ascolta, Jasmine ci sta addosso. C'è una camera a casa sua con nostre foto e video, ci spia e ci segue ovunque; se scoprirà cosa siamo ci farà del male e noi non vogliamo questo" dico ancora.
"Cosa ti dice che io non lo voglia?"
"Posso leggere i tuoi pensieri, lo sai."
Un flash di ricordi gli passa davanti. Ariccia il naso e le sue pupille si dilatano.
"Zoe, che succede?" chiede Justin arrivando dalla palestra, fermandosi al mio fianco.
Guarda Alec in modo poco carino, forse per gelosia, oppure per rabbia repressa.
"Non dovresti parlare con lui, non adesso che sa tutto" aggiunge.
"Non dirà nulla, ha paura di Aaron, e forse anche di me..."
Alec abbassa gli occhi rattristato, ma più di tutto disperato.
"Lasciatemi in pace" dice poi correndo via, prestando attenzione a dove mette i piedi solo quando ha già raggiunto l'entrata della palestra.
"Ma perché fai sempre di testa tua? Ci farai ammazzare così!"
Justin comincia a sgridarmi; come sempre, non è in grado di lasciarmi agire come preferisco.
"Ma se sono l'unica che sta cercando una soluzione! Voglio evitare che ne parli con Jasmine; è lei il vero nemico."
"Beh, a proposito di questo..."
Justin assume un'aria addirittura più seria di prima. Sta accadendo qualcosa.
Torniamo in palestra e non ci metto molto a capire il motivo della sua preoccupazione:
Jasmine e Aaron stanno ballando mano nella mano. Lui le parla all'orecchio, poi punta lo sguardo su di me, sorridendo scaltro.
"Cosa le starà mettendo in testa?" chiedo.
"Non lo so ma qualcuno dovrebbe intervenire" dice Justin.
"Ok, ho un'idea."
Una pessima idea, ma potrebbe separarli per un po' di tempo.
Mentre Jasmine e Aaron sono intenti a ballare, io e Justin interveniamo, mettendoci tra di loro.
Così, Justin si ritrova a ballare con Jasmine e io con Aaron, che mostra immediatamente il suo stupore misto a compiacimento.
"Cambio di partner" dico con lo stesso sorriso che ha rivolto a me prima che interrompessimo la sua intima danza con Jasmine.
Lui non dice nulla, poi ride, ma non amaramente o con rabbia; è divertito.
"Non avrei mai immaginato che, per proteggere quella stronzetta di Jasmine, avresti perfino ballato con me; è eccitante."
Aaron posa una mano sul mio fianco, facendola passare prima lungo il mio braccio, mettendomi in una posizione scomoda che mi spinge a guardare per un attimo verso Justin.
"Beh, non posso sapere quali siano le tue vere intenzioni con lei; per quanto ne so potresti tradirci, salvandoti la faccia."
"Ti sembrerà strano ma tradirvi è l'ultimo dei miei pensieri; ora come ora mi interessa prendere il mio lato oscuro e riportarlo dove dovrebbe essere, ovvero dentro di me."
Ci muoviamo a ritmo di musica come se fosse la cosa più facile al mondo. Aaron non è impacciato o nervoso, guida ogni mia mossa magistralmente, rendendo questo ballo abbastanza gradevole da non volere che si fermi.
"E dell'altro obiettivo che mi dici? Quello per cui sei tornato a New Hope; cosa stai cercando?"
Questa domanda lo fa ridere. Significa che per lui è davvero un gioco; qualsiasi cosa sia non farà altro che accrescere il suo ego.
Le sue mani sui miei fianchi passano in secondo piano mentre mi concentro a pensare a quanto siano vicini i nostri volti. Non mi piace affatto.
"Non sarà così facile, mi dispiace" risponde.
"Oppure potresti renderlo facile, una volta tanto; perché fare sempre il misterioso?"
"Perché questo sono io e sono fantastico così."
"Anche molto modesto."
"La modestia la lascio agli umani privi di personalità."
Mi volta e mi stringe più forte, facendo scontrare la mia schiena con il suo petto.
Prendo un respiro profondo e contengo l'agitazione che sale presto in me.
"Noi siamo affascinanti, Zoe, siamo la morte in persona, facciamo paura ma la gente vuole comunque saperne di più su di noi; siamo demoni e fantasmi allo stesso tempo. Vuoi la modestia? Parla con uno come Alec o Justin; io mi prendo i meriti di quello che sono e me ne vanto, perché posso."
Mi fa girare nuovamente, poi mi riporta nella sua direzione, lasciando quasi sfiorare le nostre labbra.
"Dovresti iniziare a farlo anche tu, rende tutto più divertente" aggiunge convinto di questo pensiero malato ma che più lo ascolto e più mi sembra allettante.
C'è una piccola parte in me che ha il bisogno di diventare forte per riscattarmi da tutte le ingiustizie vissute a Manhattan.
Voglio una rivincita, voglio rovinare l'esistenza a ogni persona che l'ha fatto prima con me, per poi vederli piangere in un angolino con le ginocchia rivolte al petto, mentre tremano terrorizzati.
È quel lato di me che sto provando a reprimere da quando sono arrivata a New Hope; per ora sta funzionando ma quanto resisterò ancora?
"E comunque, non dovresti preoccuparti di me ora ma del tuo amichetto Alec" dice avvicinando le sue labbra al mio orecchio, com'è solito fare con Jasmine.
"Bob è suo padre" sussurra con voce così profonda da far irrigidire la mia pelle a causa del gelo improvviso. "Cosa? No..." rispondo spostando Aaron, diffidente.
"L'ho scoperto quando l'ho riportato a casa; ci sono una marea di attestati a nome di Bob Crave, scienziato di New Hope. Ma in fondo lo sapevamo già. Tu non volevi aprire gli occhi, ora fallo, se ci tieni a sopravvivere."
Non l'ascolto più; guardo il mio amico, distrutta.
Aaron va via, dirigendosi verso il corridoio.
Non ha importanza, potrebbe anche uccidere tutti i ragazzi in questa palestra, io resterei comunque focalizzata su Alec e suo padre.
L'uomo che ci vuole uccidere è proprio lui, Bob Crave, e lavora con i genitori di Jules, che adesso sta bevendo del punch con il gruppo delle cheerleader.
Sono felice di vederla socializzare e, se non avessi questa sensazione di angoscia nel petto, mi avvicinerei a lei.
Ora anche Justin è solo, quindi è arrivato il momento di affrontare il secondo, o ventesimo, problema della serata:
la mia relazione complicata con lui.
Visto il mio umore sarà più difficile di quanto mi aspetti.
Vado da lui e aspetto che mi dica qualcosa; ho consumato tutte le mie energie con il ballo di poco fa e non sarei in grado di dare inizio a una conversazione.
"Jasmine è andata in bagno. Aaron che ti ha detto?" chiede.
"Si è pavoneggiato, come sempre" rispondo, omettendo la parte riguardante Bob.
Justin odia Alec, mettere ulteriore carne sul fuoco sarebbe stupido e avventato.
"Quindi non ti ha detto quali siano le sue intenzioni con Jasmine?" "Purtroppo no, ma non sembrava arrabbiato; forse resterà calmo ancora per un po'."
"Questo vuol dire che possiamo goderci la serata anche noi, no?" Justin si avvicina a me che, pur essendo ancora distratta, sorrido.
"Sono venuta qui con Sam, non sarebbe carino ignorarla tutta la sera" rispondo.
"Sam non è una bambina, non ha bisogno della tua protezione."
"No ma è mia amica adesso, gli amici non si abbandonano."
Il suo volto si illumina come se gli avessi appena detto di amarlo o che voglio passare il resto della mia vita con lui.
"Wow!" esclama.
"Che cosa? Che ho detto di strano?" domando disorientata.
"Nulla, è che...non mi aspettavo che tu avresti mai detto una cosa del genere."
Nemmeno io, in verità.
Quando sono arrivata a New Hope non avevo mai avuto dei veri amici;  ma Sam è diversa, lei mi trasmette sicurezza e mi fa sentire, seppur in modo inspiegabile, una persona normale.
"Sono cambiata, forse" rispondo.
"E mi piaci anche così."
Justin mi attira a sé guardandomi con quell'espressione dolce e intensa che, durante la notte, spesso mi manca. "Smettila di dirlo, incominci a diventare noioso."
Lo provoco.
"Oh, mi dispiace deluderti ma ho appena iniziato."
Justin, con una mossa rapida, mi fa girare, iniziando poi a ballare un lento con me.
La nostra danza dura qualche minuto, finché non mi accorgo che Sarah e Aiden sono entrati in palestra mano nella mano.
"Non ci posso credere" dico restando di stucco.
Aiden mi aveva detto di non essere innamorato di lei ma, a quanto pare, è riuscito a farsi manipolare per l'ennesima volta.
"Non preoccuparti, finché ha il suo osso tra le mani non morderà nessuno, a meno che non cercheranno di strapparglielo via" dice Justin capendo la situazione.
Mi libero dalla sua presa, dandogli più di un motivo per rimanerci male. "Devo andare da Sam, scusa."
"Zoe, guarda che non puoi odiarla solo perché ti ha minacciata."
"Di che parli?"
Fingo di non aver capito.
"Di Sarah e di come la stai guardando; non farle del male, ci metteresti nei guai."
Gli rivolgo un'occhiataccia.
"Pensi che sarei capace di farlo?" domando.
Il suo sguardo accusatorio non lascia molti dubbi.
Cambierà mai modo di vedermi o sarò sempre la scapestrata di New York per lui?
"Mi aveva provocata quel giorno, adesso è diverso."
Mi inalbero.
"Lo spero, perché ne va della nostra copertura."
Justin sa davvero come portarmi al limite della pazienza, spesso anche più di Aaron.
Scuoto la testa e, senza dirgli più nulla, vado da Sam; scorgo, per un breve lasso di tempo, l'espressione nervosa di Justin.
Sono occupata a ballare con Sam quando qualcuno mi tocca la spalla e, sfortunatamente, grazie ai miei poteri percepisco la presenza di Sarah.
"Ciao Zoe, vedo che finalmente ti sei trovata un ragazzo, così starai lontana dal mio" dice lei, con il tono più saccente che abbia mai sentito. "Ancora con questa storia? Hai ottenuto quello che volevi, Aiden è qui con te; ora lasciami in pace" rispondo accigliata, girandomi verso di lei.
"Allora ci hai visto! Siamo o no la coppia più bella del mondo?" chiede sorridendo raggiante.
"Tu sei davvero inquietante, te l'hanno mai detto?" domanda Sam. Non direbbe mai una cosa del genere, non in faccia al suo interlocutore.
"Anche voi due lo siete. I vostri occhi sono spaventosi; che strano che entrambe li abbiate così scuri."
Allunga lo sguardo sui nostri occhi, avvicinandosi.
"Non lo fare!"
Sam la blocca subito, stringendole il braccio, forse con fin troppa potenza. Sul volto di Sarah compare un'espressione ricolma di dolore. Sta soffrendo moltissimo e a Sam non sembra importare.
"Mi stai facendo male" dice lei mentre il suo viso assume un colore pallido.
Le sta forse rubando l'anima?
"È questo che voglio" risponde Sam con la furia negli occhi.
"Sam, basta, così la ucciderai!" parlo a bassa voce, rivolgendomi solo a lei.
Non mi presta attenzione e va avanti imperterrita.
Un verso dolorante esce dalla bocca di Sarah, che non ha la forza di urlare. "Fermati!" ordino spingendo via Sam;  lei, per poco, non cade a terra.
Sarah ci guarda interdetta.
"Cavolo! Hai una presa da giocatore di football; che male" si lamenta toccandosi il braccio diventato rosso. Sam indietreggia spaventata.
"Sam, che ti prende?" le chiedo.
"Io...io non lo so, scusa."
Scappa via dopo averlo detto, uscendo dalla palestra.
La porta sbatte violentemente, attirando l'attenzione dei presenti.
C'è qualcosa di strano in quella ragazza e non oso immaginare quali danni potrebbe causare se non sarà in grado di controllare la sua forza.
"Dove va Sam?" domanda Justin che mi raggiunge in preda alla confusione.
"Non lo so ma è strana; prima l'ho toccata e aveva una forte energia negativa addosso, e ora ha cercato di uccidere Sarah. È fuori controllo" rispondo.
"Seguiamola prima che faccia del male a qualcun altro."
Justin prende a correre fuori dalla palestra e io lo seguo, esitando solo per un istante.
Alec mi sta guardando, e non più con irritazione o rabbia; ora sembra deluso.
Da chi poi? Da me? Da sé stesso? O da suo padre?
"Sam" iniziamo a chiamarla ma, l'unica risposta che otteniamo, è il silenzio.
"Sam, dove sei finita?" chiedo cercandola in tutte le classi, che risultano essere vuote.
L'aula di biologia, a differenza delle altre, ha la porta socchiusa.
"Justin, credo ci sia qualcuno qui dentro" dico restando fuori, a una distanza di sicurezza.
"Forse è Sam! Non perdiamo tempo." Lo fermo prima che commetta un gesto così stupido.
"Oppure è il lato oscuro di Aaron, o peggio, Aaron stesso. Io non ci entro." "Ti facevo più coraggiosa, Zoe Evans." Sorride lievemente, solo per spingermi a seguirlo.
"E io ti facevo meno stupido."
Ride ma non risponde.
"Come vuoi, entriamo, ma se ci succederà qualcosa la colpa sarà solo tua" dico poi, remissiva.
Poso la mano sulla maniglia, dandole una leggera spinta che permette alla porta di aprirsi.
Osservo l'interno della stanza, notando la finestra è aperta.
L'aria fresca accarezza subito le nostre pelli e io vengo travolta da una brutta sensazione; grida pericolo e oscurità.
"Non c'è nessuno" dice Justin guardandosi intorno.
"No, non parlare troppo presto." Cammino di qualche passo verso la finestra, restando però in allerta. Justin rimane dietro di me; non prova a superarmi e sembra quasi che sia io a proteggerlo adesso.
Potrei percepire la sua ansia persino da casa mia se impiegassi ogni briciolo dei miei poteri.
È mentre rido interiormente per questo pensiero che il mostro si avventa su di me, saltando in classe attraverso finestra.
Mando un urlo e mi ritrovo a terra, bloccata da questo orribile essere che ha gli occhi gialli e languidi. 
"Justin" grido, ma lui è come pietrificato dalla paura.
"Oh mio Dio!" dice.
È la prima volta che vede il mostro da vicino, sarà sicuramente scioccato e si sentirà impotente.
Mi dimeno per liberarmi ma il demone afferra il mio collo e, guardandomi in faccia, mi ipnotizza ancora.
Tento di far uscire alcune parole ma non ho più forze.
Sto per essere catturata, il lato oscuro di Aaron entrerà in me.
Muovo le braccia per fare qualcosa e provo a tirare calci, ma anche il mio corpo è bloccato da un peso troppo grande.
Pochi secondi dopo, vengo liberata e il mostro vola fuori dalla finestra, proprio da dov'è entrato.
Inizialmente, penso sia merito di Justin ma, quando vedo Aaron di fronte a me, con il volto pallido e gli occhi di un nero acceso, per poco non spalanco la bocca.
"Aaron" dico riprendendo fiato.
"Ciao novellina, ti ho salvato ancora il culo, prego" risponde lui con un sorriso che potrebbe voler dire vittoria, compiacimento o persino provocazione.
Potrebbe avere qualsiasi significato e, cercare di capirlo, mi farebbe solo perdere tempo prezioso.

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