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Corro da Justin prima che inizi la lezione, mentre lui sta cercando qualcosa all'interno del suo armadietto.
"È stato Aaron, me l'ha confermato!" esordisco così. Per poco non si mette a urlare e mi guarda di traverso. "Quando cavolo ci hai parlato? Ti ho lasciata sola dieci minuti fuori" risponde per nulla entusiasta.
"Sono bastati. Lui era lì e mi ha provocata di nuovo, ma mi ha anche detto di aver ucciso la ragazza; credo che stia facendo una specie di gioco malato, vuole portare tutte le persone deboli a togliersi la vita."
Justin non mi ascolta più già a metà frase, si è fermato alla parola 'ragazza' e ora si sta impegnando per trovare una soluzione.
"Sai dov'è andato?" domanda nervosamente dopo aver chiuso l'armadietto.
"No, sono scappata prima che provasse a farmi del male, ma di sicuro sarà ancora in giro a disturbare della povera gente" dico alzando gli occhi al cielo.
"Te lo ripeto ancora: tu lo sottovaluti. È tornato per un motivo preciso e ho paura che sta volta non si fermerà facilmente. Devo trovarlo."
Justin sposta lo sguardo da una parte all'altra del corridoio quasi deserto, allarmato.
"Aspetta, se vuoi ti do una mano, mi aiuterà a sviluppare i miei poteri" propongo.
"No, qua non si tratta dei tuoi poteri ma di un essere pericoloso e senza scrupoli. Lo devo fermare da solo." Justin prende a camminare senza darmi alcuna possibilità di controbattere.
Mi piacerebbe seguirlo e rendermi utile in qualche modo, ma non sembra affatto felice di questa idea. Capisco che voglia proteggermi ma non posso fare a meno di chiedermi perché. Ci conosciamo da poco tempo e io non mi comporto amichevolmente nei suoi confronti, eppure continua a starmi dietro e a prendersi cura di me.
"Justin è fatto così, vuole sempre fare tutto da solo, è convinto di essere una specie di eroe" dice Sam che si ferma al mio fianco; deve aver assistito alla conversazione.
La guardo e mi soffermo sui suoi occhi neri. Credo sia morta anche lei e me ne sto rendendo conto solo adesso. "Tu...anche tu sei..." mi interrompo mentre lei ricambia le mie occhiate con un sorrisino di approvazione. "Dovevo arrivarci prima, che idiota!" continuo scuotendo la testa.
Sam ha le mie stesse stranezze e siamo andate fin da subito d'accordo su alcuni aspetti; l'intesa tra noi è nata dal primo momento in cui ho messo i miei occhi su di lei.
"So che è un momento difficile per te, ma tu hai una nuova famiglia adesso; io e Justin siamo felici di aver trovato qualcun altro come noi, o, almeno, io lo sono. Mi sento al settimo cielo" esulta.
"Già, anche io sono contenta di essere...morta" rispondo sarcastica. "Non definirti così, noi preferiamo..." La fermo.
"Esseri soprannaturali, sì, lo so" dico ricordandomi le parole di Justin, quelle che mi ha detto in ospedale. Sam alza un sopracciglio, ridendo poi, non ponendosi domande a riguardo. "Ora che sai la verità, potresti conoscere mia zia; lei non è morta ma ha dei poteri, è come una strega ma meno potente, dato che non pratica da un po'. È grazie a lei che io e mio fratello siamo sopravvisuti all'incendio" dice.
"Una strega? Sul serio? Ci sono anche...ok, tutto questo è troppo." Devo ancora accettare di essere morta, ma non avevo idea che avrei scoperto tutte queste assurdità; è come se tutto quello in cui credevo si fosse appena ribaltato e adesso non so più a quale verità aggrapparmi.
"Ti piacerà, vedrai, lei di sicuro si divertirà molto con te."
Sam sorride maliziosa e mi sorpassa dopo avermi rivolto un occhiolino.
Se la zia di Sam dovesse essere davvero una strega, potrebbe dirmi la verità sul mio passato, spiegarmi come io possa essere ancora qui se ho perso la vita durante l'incidente; ecco perché dovrei parlarci, mi darebbe tutte le risposte che sto ancora cercando, per quanto possa sembrare assurdo.
Terminate le ore di studio, torno a casa e passo tutta la sera a scrivere su un quaderno ciò che ho scoperto; la storia della mia morte e della ragazza che si è gettata dal tetto a causa di Aaron.
Mi chiedo quale sia il suo piano e se Justin l'abbia trovato. Spero che non gli sia successo niente di brutto, Aaron sembra piuttosto agguerrito e forte, potrebbe fargli del male.
"Ti va il pollo per cena?" domanda papà entrando in camera mia senza bussare.
Nascondo immediatamente il quaderno e lancio la penna a terra, ottenendo un'occhiata perplessa da parte sua.
"Ciao papà, pensavo stessi scrivendo nel tuo studio" dico sorridendo imbarazzata.
Lui mi guarda con attenzione mentre si avvicina a me.
"Che cosa ti prende? Stai facendo i compiti?"
"Una cosa del genere" mento toccandomi la nuca, agitata.
"Fai bene a impegnarti nello studio, l'anno scorso ero convinto che ti avrebbero bocciata."
Ridacchia e io provo a farlo insieme a lui, ma risulta un gesto forzato. "Divertente" dico.
"Non per me, esigo impegno da parte tua ora che siamo qui, e voglio ancora conoscere la tua nuova amica; non mi hai detto il suo nome."
Il modo in cui passa dall'essere divertito a una tale serietà mi fa venire realmente da ridere, ma evito di farlo.
"Non ha importanza, tanto non verrà mai, lei ha tanti impegni."
"Per una sera potrà anche rimandare, no?"
"No papà, e devi smetterla di insistere così tanto, sei invadente" mi lamento esasperata.
Non potrebbe lasciarmi in pace per un solo attimo? Almeno riuscirei a respirare!
"Anche tuo nonno lo era, è nei miei geni. Pensa che, una volta, mi ha trascinato al ballo della scuola perché io non volevo andarci, mi vergognavo perché sapevo che tua madre sarebbe stata lì e...andare alla fine è stata la scelta migliore che potessi prendere." Le sue parole mi colpiscono, rendendomi triste e malinconica. Vorrei sentirmi bene quando ascolto queste storie ma, se penso che quella notte avrei dovuto andarmene, che la mamma non c'è più, mi sembra di impazzire.
"È per questo che cerco di spronarti, non hai idea di quante cose potresti perderti se smetti di goderti la vita" continua e, ancora una volta, vengo invasa da mille pensieri.
Nonostante sia morta, ho la possibilità di continuare a far parte di questo mondo e non dovrei buttare tutto all'aria.
Justin aveva ragione, posso ancora provare emozioni e posso essere felice, se lo desidero davvero.
Raggiungo quindi il bosco, dove sono certa di trovarlo. Ho capito subito che fosse il suo posto preferito, come se gli alberi potessero proteggerlo da quel vuoto che si porta dentro da quando è morto.
Il fruscio delle foglie, il rumore dell'acqua del fiume che scorre a qualche metro di distanza, i gufi nascosti nell'oscurità, prima di venire qui mi avrebbero messo ansia, invece ora sento l'incessante bisogno di scattare delle foto.
"Justin, sono io, Zoe" lo chiamo mentre impugno la mia macchina fotografica; l'ho portata con me perché qualcosa mi diceva che sarebbe stato bello chiedergli di posare per qualche scatto.
È tutto buio, dato che sono le 11 di sera, ma non ho paura; sarò in grado di difendermi se dovesse capitare qualcosa.
"Lo so che sei qui, e forse vorrai parlare di com'è andata con Aaron" dico ancora, camminando lungo il sentiero fangoso.
Giro verso l'altro lato del bosco, da dove sento provenire alcuni rumori; potrebbe trattarsi di Justin ma anche di un animale inferocito, o peggio, del mostro dagli occhi gialli.
"Justin..." dico rendendomi conto che è proprio lui.
Sta osservando le stelle con fare triste. "Non saresti dovuta venire, è pericoloso" risponde freddamente. "Sai bene che non lo è per me, io sono già morta."
Cammino di qualche passo nella sua direzione. Lui mi lancia uno sguardo, notando la fotocamera.
"Vedo che hai imparato ad accettarlo, è un progresso."
"Diciamo che l'ho capito, anche se non penso che lo accetterò mai."
Sospira. Non è in vena di parlare ma pare volere che io lo faccia.
"Hai trovato Aaron?" domando.
"L'ho trovato, sì" risponde ma, prima che possa dire qualcosa, riprende la frase.
"E poi l'ho perso di nuovo."
Guarda fisso di fronte a sé, abbandonandosi alla tristezza dei suoi pensieri.
Una parte di me crede che gli manchi il suo migliore amico e vorrei tanto sapere cosa si provi ad averne uno, se è davvero così bello come lo descrivono avere sempre qualcuno su cui contare.
"Ne ha uccisa un'altra, davanti a me, a sangue freddo, e io lo sapevo che fosse cattivo ma non immaginavo che...non immaginavo che mi avrebbe fatto assistere a una scena simile" dice lui; la voce a tratti gli trema.
"Aaron non è solo cattivo, è un mostro e dovremmo fermarlo in qualche modo."
"Non esiste un modo, non con lui, perché uccidere gli dà potere e adesso ne possiede molto, molto più di me!"
Justin lancia un sassolino, tirandolo nel fiume con un calcio. Rimbalza per un po', finendo poi sott'acqua e sparendo completamente.
"Ti va di stare con me mentre scatto delle foto?"
Esito a dire ciò; non l'ho mai fatto prima con nessuno e mi spaventa sapere che Justin stia distruggendo quel muro che ho creato per proteggermi.
Inizialmente non risponde, ma non perché non ne abbia voglia, non crede che glielo abbia chiesto davvero. "Perché?" domanda.
"Perché mi piace passare il tempo con te e sei triste...quindi..."
Non sono neppure in grado di essere carina con il ragazzo che mi ha stravolto la vita.
"Va bene."
Justin annuisce, sorride debolmente e aspetta che io inizi a scattare le foto, curioso di osservarmi all'opera.
"Bene" rispondo sorridendo a mia volta, decidendo poi quale splendore della natura immortalare per primo in questo bosco meraviglioso.

Undead (ritorno a New Hope) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora