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Ho rimuginato tutta la notte su ciò che è accaduto, girandomi ripetutamente nel letto.
La stessa situazione si ripete fino ad oggi, il giorno fatidico della partita a scacchi a casa di Jasmine.
Durante la settimana ci siamo ignorate ma, se devo dirla tutta, non ho parlato con nessun altro, Justin compreso.
Risolvere i nostri problemi sarebbe giusto, visto che dobbiamo combattere insieme contro un mostro che probabilmente vuole ucciderci,  ma, finché non farà il primo passo, resterò ferma anche io nel mio angolino, ad aspettare che sia lui a stabilire un contatto.
Jules, intanto, è tornata a scuola; si è ripresa del tutto e non ha più accennato all'incidente, né mi ha parlato dei suoi genitori fuori di testa.
Una domanda mi sorge spontanea mentre mi incammino verso il portico della residenza Torres:
chi è il fantomatico Bob di cui hanno parlato i signori Morrison?
Suono il campanello, scacciando via, per una sera, questi pensieri.
Jasmine dovrà vedermi rilassata o continuerà a credere che abbia dei segreti. Sorrido, pronta a mostrarmi radiosa e spumeggiante come un perfetto essere umano.
"Ciao" dice Justin dopo aver aperto la porta.
Il sorriso svanisce dalle mie labbra, lasciando spazio a una smorfia di desolazione.
"Justin" rispondo sorpresa ma, soprattutto, infelice di vederlo.
"Sei arrivata presto" parla nervosamente.
"E tu non avresti dovuto proprio essere qui."
Attaccarlo in seguito alla nostra discussione dell'altro giorno è una pessima idea ma non mi sarei mai aspettata di trovarmelo davanti in questo posto.
"Sam ha chiesto ad Alec di aggiungere un posto anche per noi."
"Oh, Sam ha fatto questo?"
Reprimo una risata isterica.
"Già, spero non ti dia fastidio."
Mi fa arrabbiare tantissimo! Ma non lo dico in tempo; Sam piomba accanto a Justin, toccando le sue spalle in preda alla gioia.
"Sei arrivata, finalmente! Non aspettavo altro" esulta trascinandomi in casa senza darmi la possibilità di insultare Justin come avrei voluto. Dentro ci sono già tutti e quattro i membri del club di scienze.
Miky e Chris sono seduti davanti a un tavolino in legno con sopra posizionata la scacchiera. 
I ragazzi hanno le natiche posate su dei cuscini a terra e le gambe incrociate; ogni tanto si danno dei colpetti al braccio guardando nella nostra direzione.
"Non partecipavo a un ritrovo per nerd sfigati dai tempi delle medie" dice Justin, che deve aver lasciato a casa la sua pacatezza solita.
"Non chiamarli sfigati, per me sono carini" risponde Sam sventolando una mano verso di loro con un sorriso a trentadue denti.
Alec ne rimane piuttosto inquietato, gli altri due, invece, ricambiamo con nuove gomitate e bisbigli di approvazione. Adesso che ci penso, l'idea di finire all'inferno non è poi così male.
"Justin, perché non ti unisci a loro? Ti ci vedrei bene con una camicia a quadri e il maglioncino della nonna" dico; la sua risata mi fa presupporre che l'abbia presa ironicamente.
"Sei davvero simpatica" risponde.
"E tu sei il re delle sorprese; chi si aspettava di incontrarti qui? Voglio dire, ti ho evitato tutta la settimana."
"Lamentati con Sam, nemmeno ci volevo venire."
"Ehi, potreste deporre l'ascia di guerra per una sera e divertirvi? Per favore, fatelo per me" interviene lei guardandoci con occhi dolci, facendo tremare il suo labbro inferiore nel tentativo di ammorbidirci.
Sam ha ragione, il piano non consiste nel litigare e dare motivo a Jasmine di credere che non siamo brave persone.
"Ok" rispondo arresa.
Justin rimane zitto, segno che non porterà avanti la discussione tra noi.
"Bene. Ricordatevi il piano: noi ci comporteremo come dei normali adolescenti, ovviamente non morti, e mostreremo a Jasmine che siamo uguali a tutti gli altri" dice Sam.
"Sarà difficile se continuerà a guardarmi come se volesse uccidermi" rispondo.
Jasmine non ha distolto un attimo le sue attenzioni da me. Mi sta studiando, così da capire se sia davvero un demone come crede; sono convinta che non smetterà finché non avrà trovato le risposte che cerca.
"No, il vero problema sarà tenere a bada Aaron" dice Justin, che poi dà un'occhiata in giro rapidamente.
"A proposito, lui dov'è? Doveva essere già qui a manipolare qualcuno" continua, poco prima che un rumore assordante rimbombi in tutta la stanza. Qualcuno sta suonando una trombetta da stadio.
"Ciao popolo dei nerd, ho portato un piccolo giocattolo per svegliarvi, sembrate più morti di me" scherza Aaron che entra dalla porta d'ingresso e si dirige verso il divano saltellando, ottenendo occhiate poco amichevoli da parte di tutti noi, tranne che da Jasmine. Ormai pende completamente dalle sue labbra.
Mi irrigidisco sbalordita.
Come può aver detto una cosa simile quando è consapevole che non dovremmo destare sospetti? Per colpa di Aaron finiremo tutti sul lettino per esperimenti di quel misterioso Bob.
La partita ha inizio. I ragazzi giocano concentrandosi sulle loro mosse,  analizzandole con cautela e impiegando almeno dieci minuti per compiere una di queste.
La loro lentezza permette a me e Justin di lanciarci degli sguardi fuggenti. Lui vorrebbe chiarire e io non aspetto altro, ma entrambi non diciamo nulla, controllati dall'orgoglio.
Interrompo questo imbarazzante tentativo di attirare l'attenzione l'uno dell'altra e mi interesso, per quanto sia possibile, alla partita.
"Non è giusto tu abbia vinto, di solito sei un pessimo giocatore!" si lamenta Jasmine rivolgendosi ad Alec.
La gara ormai si stava svolgendo tra di loro, che si sono rivelati i più bravi.
"Non vuoi ammettere che sono più forte di te, non serve reagire così per una sola sconfitta" risponde lui che, insieme ai suoi amici, ride compiacendosi.
La differenza tra il ragazzo che vedo tutti i giorni a scuola e questo è abissale; ci troviamo nel suo mondo e sente di poter essere sé stesso qui con noi.
"Invece sì se è ingiusta."
"Andiamo, ti brucia aver perso contro il re degli scacchi" continua a scherzare.
"Ora te lo faccio vedere io il re degli scacchi."
Jasmine afferra una delle pedine e gliela lancia addosso ma, per fortuna, io la prendo in tempo, grazie ai miei nuovi riflessi.
Tutti mi guardano spiazzati, perfino Alec sembra non credere ai suoi occhi. Non dice una parola mentre si rinfresca le idee, poi butta fuori un sospiro di sollievo.
"Grazie Zoe, avrebbe potuto colpirmi un occhio" dice.
Ciò che era solo un incubo prima di arrivare qui, adesso è diventato realtà. Jasmine è sospettosa, ho catturato il suo interesse, alimentando i suoi dubbi nei miei confronti.
Ottimo lavoro, Zoe.
"Non ti preoccupare, facevo karate da piccola, ho dei buoni riflessi" invento una scusa.
"Che figata; poi ci insegni qualche mossa?" domanda Alec.
Cerco aiuto nello sguardo di Justin, che vorrebbe dire qualcosa ma le parole gli si bloccano in gola.
"Magari un altro giorno. Terminiamo la partita adesso" rispondo.
"Non mi va più di giocare, non con voi idioti" dice Jasmine; si alza in piedi ancora arrabbiata per la sua sconfitta. Aaron la ferma subito, prendendole la mano.
"Principessa, non andare via, questa serata senza di te sarebbe un vero schifo" le dice con fare sensuale.
Il suo metodo per tenersela stretta sarebbe proprio questo:
ingannarla con delle frasi da quattro soldi e banali, dandole qualche carezza che servirà a stimolare la sua libido.
È una scena disgustosa.
"È vero, noi siamo un gruppo, e se vuoi posso darti una rivincita" dice Alec dispiaciuto.
"Oppure potremmo ballare; io adoro ballare. Metto la musica" propone Sam; estrae il suo cellulare dalla tasca dei jeans, mettendosi in piedi e digitando qualcosa sullo schermo.
"Non si balla agli incontri di scacchi; non siamo degli animali" ribatte Jasmine, come se le fosse stato proposto di spogliarsi davanti a tutti e ballare in modo sensuale.
Avevo già capito fosse una tipa noiosa ma non immaginavo fino a questo punto.
Trovarmi a casa della persona che ci sta osservando e studiando è strano e mi trasmette un certo disagio; il fatto che i mobili siano pieni di sue foto da piccola, di immagini di famiglia e di premi vinti dalla mitica e intelligente Jasmine Torres, alimenta questa sensazione.
"Ma non siamo nemmeno noiosi, dico bene?" chiede Sam guardando Alec per spingerlo a mettersi in gioco.
"Beh...non proprio" risponde toccandosi la nuca.
"Perfetto allora; divertiamoci un po'." Sam fa partire una canzone piuttosto ritmata.
"Così mi piaci, sorellina; tu sì che sai come darci dentro."
Aaron si avvicina subito a lei per ballare, muovendo le anche a tempo di musica e sbottonandosi leggermente la camicia.
"Non ci posso credere, lo state facendo davvero?" chiede Jasmine mentre tutti si alzano in piedi.
"Solo un minuto" dice Miki che si getta nella mischia con una mossa quasi da vero ballerino, girando su sé stesso.
"Vieni" mi chiama Justin che, cogliendomi impreparata e prendendomi per mano, mi fa alzare. Questo deve essere il passo che stavo aspettando da giorni.
"Non so se sia il..."
Non mi lascia terminare la frase che già mi ritrovo contro il suo petto e i nostri corpi si toccano.
"Caso" finisco di parlare, con il cuore in gola e gli occhi che si perdono nei suoi mentre mi sorride.
Adesso stiamo tutti ballando, persino Jasmine che non aveva per nulla voglia, ma solo grazie al fascino di Aaron.
L'ha attirata a sé e le sta sussurrando qualcosa di dolce all'orecchio.
Noto Alec fissarli, dubbioso nell'assistere alla loro vicinanza.
So quello che pensa di Aaron: ha paura di lui, forse anche in questo momento. Il divertimento gli passa insieme alla voglia di ballare.
"È bello starti così vicino" dice Justin sfiorando le mie labbra, che sono talmente vicine alle sue da poterle toccare. Basterebbe che mi avvicinassi un pochino e il gioco sarebbe fatto.
"Bello quanto saltare sui tetti e salvare la città da un tremendo uragano?" chiedo per smorzare la tensione dei giorni precedenti.
"Molto più bello."
Stringe un mio fianco, facendomi sorridere e fremere, rabbrividendo eccitata.
Justin vuole che mi lasci andare ma ho il terrore di non essere una brava fidanzata, di deludere le sue aspettative.
Lo liquido poco dopo per andare a bere dell'acqua ma, in realtà, è una stupida scusa che mi permetterà di capire cosa diamine stia accadendo tra me e lui e se ne valga la pena. Bevo tutto d'un sorso e mi porto una mano alla fronte, esasperata.
A furia di ricevere occhiate minacciose da parte di Jasmine, ho davvero perso le mie capacità mentali.
"Hai visto? Me la sono cavata bene" dice Aaron alle mie spalle, suonando quella dannata trombetta.
Sarà la ventesima volta che mi piomba dietro in questo modo, spaventandomi; alla prossima lo cospargo di benzina e lo brucio seduta stante.
Prendo un respiro profondo e mi volto verso di lui, fingendo un sorriso.
"È ovvio, hai ucciso tutte quelle persone e ora sei in grado di ammaliare chi vuoi ma, per fortuna, con i morti non puoi farlo; non vorrei mai essere una delle tue vittime."
Lui ascolta con aria divertita.
Più passano i giorni, più ho l'impressione che Aaron ami il mio modo arrogante di trattarlo; in fondo, che altro motivo avrebbe avuto di regalarmi quel libro?
"Lo sei già stata, prima che Justin rovinasse tutto."
"Beh, allora ho un motivo in più per ringraziarlo."
Mi avvicino al tavolo dopo averlo detto, trattenendo la rabbia.
Aaron si posiziona dietro di me, posso sentire il suo respiro sul mio collo.
È fastidioso averlo così vicino, vorrei che sparisse, che se ne andasse dalla città, dato che ha portato solo morte e distruzione.
"Come procede con il mio piccolo favore?" domanda mantenendo un tono basso, cosicché Justin, che sta ridendo e scherzando con Sam non molto lontano da qui, non possa sentirlo.
"Non sono affari tuoi" parlo nello stesso modo.
"Oh, ma sì che lo sono, novellina, il libro te l'ho procurato io; se Claire mi avesse beccato, ora avrei qualche arto in meno."
"Magari ti avrebbe fatto bene ricevere una bella lezione."
Prendendomi con forza, mi gira verso di lui. Stringe il mio polso, bloccandomi la mano, e guarda Justin e Sam per assicurarsi che non stiano notando nulla.
"Se ti faccio un favore pretendo una certa gratitudine dopo" dice innervosito.
"E se io ti dico che non voglio il tuo aiuto tu mi devi lasciar stare."
Provo a liberarmi ma la sua stretta equivale a quella di una morsa. Prosciuga le mie energie,  privandomene quasi.
"Ok, ascolta, ho letto il libro, l'ho letto tutto, molte volte, ma non ho trovato nulla su quel mostro" dico, non potendo reggere ancora questo dolore allucinante.
Aaron molla la stretta, ma non subito, esita per farmi credere che non mi lascerà davvero andare.
"Sicura di aver guardato bene?"
"Ho guardato benissimo, non c'è."
"Ma hai imparato qualcosa di nuovo sui tuoi poteri."
"Ho imparato che ci sono tante persone che ci vogliono morti, come i genitori di Jules e poi questo...Bob; chi diamine sarebbe?"
Alec entra in cucina camminando con la schiena ricurva e grattandosi il capo.
Si ferma notando la nostra presenza e quella di Aaron lo colpisce particolarmente.
"Jasmine vuole vedere un film, sarà meglio che veniate di là" dice con tono meccanico.
"Adesso arriviamo, principessa" risponde Aaron sbeffeggiandolo.
Alec non si difende, rimane immobile e imbambolato, in preda alla paura. "Puoi andartene via o vuoi che ti accompagni in salone?" aggiunge il ragazzo al mio fianco.
"Aaron!" lo rimprovero dandogli una leggera spinta per chiudergli la bocca. Alec scappa senza ribattere, tornando dai suoi amici e confabulando qualcosa insieme a loro.
"Ma come fai a essere amica di quello strambo?" chiede Aaron.
"Qui l'unico strambo sei tu. Non ti avvicinare a me di nuovo e non parlare del libro; lo rimetterò a posto domani stesso."
"E come pensi di fare? Zia Claire ha chiuso la soffitta con un incantesimo e solo io conosco l'entrata segreta."
Ha sempre un asso nella manica, un modo per essere un passo avanti a me.
"Allora lo darò a Sam."
"Così Justin ti odierà per averglielo nascosto? Se fossi in te ci penserei due volte prima di spezzare il suo cuoricino."
Aaron si tocca il petto, battendoci due volte il pugno, poi, dopo avermi rivolto uno sguardo di sfida, se ne va.
Torno da Justin che adesso è rimasto da solo e sta bevendo del succo di mirtillo. Ho un legame con questo ragazzo e non ho intenzione di lasciare che Aaron lo rovini. Terrò quel libro e affronterò i miei sentimenti.
Non parlo subito, ho paura che accada qualcosa di inaspettato e che non mi piacerà; se dovesse succedere, di sicuro Justin ne uscirebbe con il cuore spezzato e l'idea di fargli del male mi distrugge.
"Ehi, sta andando bene stasera, Jasmine sembra tranquilla" dico posizionandomi al suo fianco, sotto al portico.
Il giardino è silenzioso e gli altri ragazzi si trovano dentro casa, ma li posso sentire schiamazzare, dato che la porta è aperta.
"È troppo presto per cantare vittoria, ma sì...le cose potrebbero andare bene" risponde lui con poco entusiasmo.
Beve un sorso di succo e guarda in basso mentre io cerco dentro di me la forza di dirgli quello che provo.
"Justin, io..."
Mi blocco, presa dall'ansia.
Perché deve essere così difficile? Si tratta di una dichiarazione, non di un parto trigemellare.
"Cosa?" chiede.
Ci rifletto alcuni istanti, girandomi poi a guardarlo.
"Mi dispiace per l'altro giorno, tu stavi cercando di proteggermi e come sempre ti ho respinto."
Intanto, la luce della Luna illumina i nostri volti e le foglie degli alberi in giardino si muovono lentamente, spinte dal leggero vento della sera.
"Non importa, hai le tue ragioni per essere spaventata, mi conosci da poco e hai già tanti problemi."
"Non è così, io dovrei provare a essere felice, dovrei smetterla di nascondermi dietro alla paura e all'ansia, perché quando sono con te sto bene e non capisco come sia possibile ma tu sei in grado di farmi sentire meno sola ed è strano perché nessuno mi ha mai fatto provare certe cose" parlo frettolosamente.
Justin sorride più volte, ascoltando con interesse ogni singola parola.
"Stai dicendo che ti piaccio?"
"Sto dicendo che sono stanca di non rischiare mai e che tutto quello che ho fatto nella mia vita fino ad ora è stato nascondermi da chi mi voleva bene."
"È arrivato il momento di smettere, io sono qui e voglio stare con te, davvero; non ho mai voluto qualcosa così tanto" dichiara e si avvicina a me di un passo, poi di un altro, rassicurandomi con un sorriso sincero.
"Ah...tu...è assurdo, non posso credere che stia accadendo davvero. Dovevo trasferirmi a New Hope e passare qualche mese qui, invece adesso mi ritrovo a provare qualcosa per un ragazzo, per di più uno che non è nemmeno in vita."
L'agitazione prende il sopravvento. "Zoe, va tutto bene, ok? Ce la puoi fare."
"Come fai a saperlo?"
La parola 'bene' non ha mai avuto a che fare con me; da quando la mamma è morta ho smesso di credere nel lieto fine. Esiste solo un modo per concludere le cose ed è quello di morire, venendo inevitabilmente dimenticato da tutti.
"Perché ci sono io con te."
"No, non basta, andrebbe bene se non fossi completamente paralizzata dalla paura ma io non capisco più niente, mi sembra di impazzire e ho la testa sottosopra, non so cosa voglio o chi sono o chi voglio diventare e ho un casino dentro di me che mi sta portando al limite, non ce la faccio più a..."
Justin afferra il mio volto tra le mani e mi bacia, togliendomi ogni possibilità di terminare il monologo sconnesso che gli stavo propinando.
Mi ritrovo a combattere contro tutti i miei sensi, che si attivano come se qualcuno avesse premuto un interruttore.
Justin sta muovendo lentamente le sue labbra sulle mie e io faccio lo stesso con lui, seguendo il suo ritmo.
È un movimento naturale che mi sta portando al settimo cielo.
Vorrei tanto che Carl fosse qui, almeno imparerebbe come si soddisfa una signorina.
Il bacio termina e Justin mi guarda negli occhi sorridendo e posando la sua fronte sulla mia.
"Finalmente sono riuscito a farti chiudere la bocca" dice.
"Non ci giurerei se fossi in te" rispondo, ridendo poi spontaneamente.
Si è trattato di un bacio così dolce e innocente; non potrò mai dimenticarlo.
"Vado a prendere da bere" mi informa e mi dà un bacio sulla guancia, ritornando dentro casa.
"Ok, ti aspetto."
Esulto interiormente, dandomi un cinque immaginario, fiera del mio grande progresso.
Di questo passo, tra qualche giorno avrò già perso la verginità.
Dio, qualcuno mi aiuti a tornare con i piedi per terra.
"Zoe, abbiamo un problema" dice Sam; corre velocemente e in preda al panico.
"Che succede?" domando, bloccandola prima che mi cada addosso.
"Sono andata in bagno al piano di sopra per lavarmi le mani, e lì ho sentito l'energia intorno a me diventare più forte, così ho seguito il mio istinto e sono entrata in una stanza che era chiusa a chiave; devi vederla assolutamente" dice prendendomi dal braccio, poi chiede  ad Aaron e Justin di seguirci.
Saliamo al piano di sopra, stando dietro a Sam che sembra impazzita.
"Mi spieghi che succede? Stavo per uccidere uno di quei ragazzini odiosi" dice Aaron seccato.
"Ora ve lo mostro."
Sam si ferma davanti alla porta in questione, posizionata vicino a quella che dovrebbe essere la camera di Jasmine. Una scritta a caratteri cubitali che cita il suo nome è appiccicata sul legno, onde evitare dubbi ai visitatori.
"Wow, una porta, interessante, quasi quanto vedere quegli idioti giocare a scacchi" continua Aaron con ironia.
"Sta zitto una buona volta" lo ammonisce Justin.
"Vero, mi dimenticavo che tu non capisci il sarcasmo."
"Non è sarcasmo quando nessuno ride."
"Io rido però."
Do una gomitata violenta al ragazzo insopportabile accanto a me.
"Non è la porta il problema ma quello che c'è dietro" dice Sam tornando sul discorso, per poi aprire la porta.
Entriamo nella stanza, curiosi di vedere cosa ci attende lì dentro.
Mi ritrovo davanti una miriade di foto che mi ritraggono appese al muro e un computer che riproduce video di me e Justin sul tetto, il giorno in cui ho scoperto la verità sulla mia morte; un nodo mi si forma nello stomaco.
"Oh mio Dio!" esclama Justin in preda allo shock.
Jasmine ci sta seguendo da un mese ormai, ha delle informazioni su di noi e delle nostre foto che potrebbero rovinarci la vita per sempre.
Lei sa tutto.

Undead (ritorno a New Hope) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora