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Cerchiamo Aaron ovunque mentre le urla della gente diventano insopportabili.
È il forte vento a mettere terrore; il suo fischio è acuto e la nube vorticosa ingloba qualasiasi oggetto le capiti davanti.
Alcune macchine si scontrano mentre altre persone vengono sollevate da terra e rapite dall'enorme uragano che percorre la strada.
"Ci sono troppi feriti, dobbiamo fare qualcosa" dico.
Tutto ciò pare essere un orribile incubo dal quale vorrei svegliarmi.
Gente che piange straziata, macchine bloccate nel traffico e cani impazziti che abbaiano contro l'uragano, quel grande vortice violaceo che si ingigantisce sempre di più.
"Non possiamo fare nulla, l'unico modo è trovare Aaron e fermarlo" risponde Justin.
"Ma potrebbe essere ovunque, quanta altra gente vuoi che muoia?"
Potrebbe dire che non gli importi di queste persone ma, come immaginavo, non lo fa e si blocca, avvilito.
È spaventato anche lui ma ho la certezza che il suo sia prima di tutto un bisogno: quello di comportarsi da eroe.
"Ragazzi, datemi una mano."
Sam ci chiama, intenta a tirare fuori una ragazza dalla sua auto.
Si tratta di Jules, riconosco la sua figura e i suoi capelli voluminosi, ora sporchi di sangue.
La sua gamba è rimasta incastrata nella cintura che gliela stringe.
"È Jules, la ragazza del giornalino scolastico; dobbiamo portarla subito in ospedale" dico allarmata.
"Lo so ma non posso teletrasportare una persona ferita così, rischio di farle male" ribatte Sam.
"Ma tu che ci fai qui?" le chiede Justin che non mostra alcuna traccia di entusiasmo nel vedere che anche lei si sia messa in pericolo.
"Sono corsa appena ho saputo. È Aaron che sta facendo tutto questo, ormai è fuori controllo."
"Ci penseremo dopo a lui, non abbiamo molto tempo" dice Justin che, prendendo Jules e stando attento a non far aprire ulteriormente la sua ferita, la porta sull'asfalto, per poi verificare che sia ancora viva.
"Respira ma il suo cuore sta rallentando" dice alzando lo sguardo su di noi, visibilmente preoccupato.
"Ci penso io, voi dovete aiutare gli altri" risponde Sam, prima che un secondo palo della luce cada proprio verso il parabrezza dell'auto.
La mia amica si trova lì vicino e, se le scintille dovessero toccarla, potrebbe prendere fuoco.
Tiro via Sam in tempo, bloccando il palo e rimettendolo a posto.
Lei mi guarda stupita; non si aspettava che potessi già adoperare tutta questa forza. Nemmeno io pensavo fosse possibile, il mio è stato un gesto istintivo e che non ho saputo trattenere.
"Grazie Zoe, te la cavi per essere alle prime armi" mi dice dopo aver calmato i suoi nervi tesi.
"Beh...prego" rispondo orgogliosa di me.
Rivolgo il mio sguardo a Justin e lui, con un cenno di approvazione, esprime la sua gioia.
Sam aiuta Jules ad alzarsi e la conduce, chiamando un taxi, verso l'ospedale, mentre io e Justin riprendiamo la ricerca di Aaron,  aiutando ogni persona ferita che incrociamo sulla nostra strada.
"Lo sento, è qui vicino; percepisco la sua energia" dice Justin.
"Una brutta energia, suppongo."
"Non immagini quanto."
"Ah, ti giuro, se solo non si finisse all'inferno l'avrei già ucciso."
La rabbia che cresce dentro di me quando penso ad Aaron è incredibile; mi basta guardarlo in faccia per provare disgusto e una voglia irrefrenabile di ucciderlo.
Tutto d'un tratto, fermo i miei passi, ricordandomi della cosa più importante per me.
"Mio padre! Lui potrebbe essere in pericolo. È andato a trovare il sindaco questa sera" affermo improvvisamente.
"Non possiamo fermarci ora."
"Ma è mio padre, se gli fosse successo qualcosa non me lo perdonerei mai." Gesticolo; il mio respiro è affannato ma credo che questo sia dovuto al fatto che sto correndo.
"Lo so che è difficile da credere ma io lo sento che sta bene, è al sicuro, ma queste persone non lo sono e hanno bisogno di noi" risponde Justin.
Fidarmi di lui dovrebbe essere diventato facile, eppure, una parte di me vorrebbe solo correre a cercare mio padre per sapere se stia bene.
"Dico sul serio, Aaron è qui e sta uccidendo della gente, il nostro compito è fermarlo" insiste, dandomi un leggero tocco sul viso che mi tranquillizza.
È tutto un vero disastro, ogni singolo centimetro della strada sta venendo distrutto ed è colpa di quel sadico di Aaron. Le finestre delle case tremano, anche le porte e le cassette della posta, alcune volano via, staccandosi dal suolo e cadono su un gruppo di persone che stava scappando verso la propria auto.
Non posso restare qui a guardare la gente morire; spero solo che Justin mi abbia detto la verità e che mio padre non sia in pericolo.
"Andiamo" dico prima di correre nuovamente.
Justin mi segue, sta volta con passo più deciso. Siamo entrambi pronti a fermare il nostro peggior nemico. Troviamo Aaron poco dopo; si trova sul bordo di un tetto e ha le braccia allargate, rivolte verso l'alto. Tutto questo deve divertirlo molto.
"Eccolo lì il pezzo di merda" dice Justin inorridito dal divertimento nella sua espressione.
"Ora lo uccido" rispondo ma lui mi ferma subito, afferrandomi dal braccio.
"Aspetta, è troppo forte adesso, dobbiamo andarci cauti."
La sua serietà mi convince e decido di dargli retta; essere impulsiva non servirà a molto con una persona come Aaron, se non a renderlo più agguerrito.
"Aaron, fermati subito! Stai distruggendo l'intera città!" grida poi Justin.
Non mi pare che questo significhi andarci cauti.
Aaron ci guarda mentre nei suoi occhi è riflessa una luce a tratti malefica.
"Justin, che piacere vederti. Vuoi goderti lo spettacolo in prima fila?" lo schernisce con il suo solito tono fastidioso, da pazzoide.
"Voglio che la smetti, uccidere queste persone innocenti non ti farà stare meglio, prima o poi ti renderai conto che avrai perso te stesso."
Le parole di Justin non vengono minimamente ascoltate.
Aaron innalza il vento, rendendolo fortemente più intenso. La lampada di un lampione, a quel punto, esplode, disperdendosi in mille scintille.
"Lo dici perché non ci hai mai provato, non sai cosa voglia dire prendere la vita di qualcuno, avere il potere assoluto, è una vera e propria droga; scommetto che alla novellina piacerebbe."
Si rivolge a me con supponenza.
"Non sono una sadica, Aaron, non voglio rubarti il posto d'onore."
Ride; ciò che ho detto non gli ha dato fastidio ma l'ha reso felice. È insopportabile come nulla possa ferirlo.
"Adoro la tua ironia, all'inferno avrai successo come comica" risponde a tono.
"Lei non andrà all'inferno e nemmeno tu. Questa situazione deve finire, sono stanco di vedere come ti autodistruggi da anni" dice Justin.
"Ma non ci arrivi proprio? Più uccido, più acquisto potere; come puoi pensare che mi stia distruggendo? Io sono forte, Justin; molto più di te e voglio mostrartelo."
Aaron chiude gli occhi e alza le braccia verso il cielo.
Mi preparo a qualcosa di incredibilmente macabro; per quanto ne possa sapere, distruggerà tutta New Hope.
Il vortice si espande e alcuni fulmini lo colpiscono.
"Ma che sta facendo?" domando.
"Non ne ho idea ma non è nulla di buono" risponde Justin facendomi indietreggiare, poco prima che il cielo assuma un colore tendente al nero e che uno squarcio appaia in esso.
Sono sbalordita, a tal punto da non avere più parole.
Aaron ride soddisfatto; è completamente estasiato dal male che sta causando.
"Ora basta!" sbotta Justin.
Perde la pazienza e si lancia verso di lui, saltando sul tetto.
Non ho idea di come abbia fatto ma il mio unico pensiero è che lo voglio imparare.
"Fantasticol! Tira fuori le palle, sempre che tu le abbia" dice Aaron compiaciuto per aver acceso quella scintilla di rabbia nel suo vecchio amico.
Justin gli tira un pugno e lo spinge giù dal tetto, facendolo arrivare fino a me che mi allontano automaticamente.
"Questo è il massimo che sai fare? Justin, ti facevo più deciso, hai perso tutte le tue doti."
Aaron continua a prendersi gioco di lui, poi si alza, pulendosi le gocce di sangue che colano dal suo labbro, mentre Justin salta giù dal tetto e lo raggiunge inferocito.
"Non mi importa più di nulla, se dovrò finire all'inferno per ucciderti allora lo farò" dice lui ma non smuove nulla in Aaron, che si lascia anche scappare una risata.
"Invece credo proprio che tu non voglia andare via ora che hai trovato qualcosa di interessante" risponde Aaron riferendosi a me, purtroppo. Sono stanca di sentirli discutere; è così frustrante.
"La verità è che tu sei debole, un povero morto che cammina senza uno scopo, almeno io ho un obiettivo" aggiunge.
"E quale sarebbe?" chiede Justin.
"Non puoi neanche immaginarlo." Aaron sorride e si volta, incrociando il mio sguardo di sufficienza.
"Volete che mi fermi? Bene, ma non ho ancora finito" ci informa.
"Sei patetico" rispondo stanca delle sue continue magagne.
"Lo siamo un po' tutti ma almeno io non lo nascondo."
Aaron aspetta qualche secondo prima di afferrare Justin dal collo e farlo volare dall'altra parte della strada, sbattendolo con aggressività sull'asfalto.
"Tu non sei niente in confronto a me, non puoi sconfiggermi" sbraita Aaron saltandogli addosso, bloccandogli entrambe le braccia.
Justin si dimena con tutte le sue forze ma, contro Aaron, risulta quasi impossibile avere la meglio.
"Lascialo andare, stiamo parlando del tuo ex migliore amico, un tempo ci tenevi a lui!" intervengo correndo nella loro direzione.
"Hai detto bene, un tempo; prima che mi abbandonasse."
Il rancore di una persona che si sente sola e incompresa, è questo a trasparire adesso nella voce quasi rotta del ragazzo che sta cercando di distruggere la città.
"Non ti ho abbandonato, tu sei diventato un mostro" risponde Justin affaticato; Aaron gli sta bloccando il respiro.
"Certo che l'ho fatto, non volevo più essere un debole come te."
Gli stringe il collo.
Anche se dovessi racchiudere tutte le mie energie, non sarei in grado di fermarlo; ha ucciso troppe persone stanotte e sarà diventato quasi imbattibile.
"Aaron..." biascica Justin mentre le sue guance si gonfiano e assumono un colorito pallido. Strizza gli occhi e stringe i denti per sentire meno dolore. Forse non sta morendo ma, di sicuro, sta soffrendo delle pene che nessuno dovrebbe mai provare.
Mi decido a fare qualcosa, giocando d'astuzia.
"Se continuerai a torturare le persone, Jasmine scoprirà chi sei davvero; sta indagando su di noi, scommetto su di te più di tutti, dato che la gente ha paura di Aaron Fletcher" dico.
Aaron smette di stringere all'istante, lasciando andare Justin che accumula tutta l'aria persa con un lungo respiro strozzato.
Regna il silenzio tra noi tre e, per un attimo, penso che Aaron stia per mettersi a urlare.
"Stai scherzando, vero?" domanda voltandosi.
Justin si rimette in piedi, toccandosi la gola ancora ricoperta di segni violacei.
"Ti sembra che possa scherzare in un momento del genere? Non vorrei nemmeno avvisarti ma riguarda tutti noi, quindi..."
Prendo una pausa, dando ad Aaron il tempo di capire se stia mentendo o  meno.
"Fermati prima di destare altri sospetti, perché non voglio morire a causa tua, Aaron" termino sotto al suo sguardo indecifrabile.
Justin si avvicina a me, lanciandomi un'occhiata complice, poiché l'ho appena salvato.
Il clima torna piano alla normalità, il vento cessa e anche i fulmini se ne vanno, così una leggera aria fresca accarezza i nostri volti.
"Bravo, così" dice Justin sorridendo ma Aaron lo zittisce:
"Non...dire una sola parola".
Poco dopo si avvicina a me di qualche passo, finché non mi ritrovo la sua espressione incattivita davanti:  "Dimmi cosa sai."

Undead (ritorno a New Hope) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora