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Le voci messe in giro da Jasmine incominciano a diventare un vero problema per me e i miei nuovi amici.
La gente ci guarda in modo ancor più ambiguo nei corridoi, nessuno vuole sedersi con noi a pranzo e veniamo esclusi persino dai meno popolari.
Per non avere ulteriori discriminazioni anche da parte del suo gruppo, Alec pranza di nascosto con me in cortile nei giorni successivi; non è stata una sua scelta, volevo tenerlo lontano dai guai e ho deciso di sacrificarmi in questo modo.
Jasmine farà meglio a cambiare idea su di noi il prima possibile, ed è con il presupposto di far sì che accada stasera che ora ci troviamo al cinema tutti insieme; Aaron, ovviamente, non è stato invitato.
Le parole di Alec sono state molto chiare e concise: "Non portare quel mostro insensibile o giuro che non vengo."
Direi che non ho avuto molta scelta.
"Credi che sia stata una buona idea venire al cinema con Jasmine? Ci ha letteralmente rovinato la vita e non sappiamo cosa potrebbe fare o se stia ancora indagando" dice Sam mentre aspettiamo che Jasmine prenda da mangiare al bar del cinema.
Presentarci qui è stato un azzardo ma ho pregato Alec di convincere Jasmine che non siamo così male come crede e che, prima o poi, glielo dimostreremo.
Questo è un metodo per tenerla d'occhio, in verità; non le ho distolto lo sguardo di dosso nemmeno per un istante. Mi comporto come un ninja, osservo la situazione silenziosamente e, al momento giusto, attaccherò, senza attirare occhiate indiscrete.
"Mi sorprende più che altro che abbia accettato; se ripenso a quanta roba avesse su di noi in quella stanza mi vengono i brividi" rispondo.
La stanza segreta di Jasmine aveva l'aria di essere un vero e proprio covo per scienziati pazzi, e noi siamo le sue prede da analizzare.
"Non me lo ricordare; per quanto ne sappiamo, potrebbe avere delle telecamere anche adesso."
Sam sposta piano lo sguardo nella direzione di Jasmine che la stava fissando, ma smette non appena si rende conto di essere stata colta in flagrante.
"Non facciamole capire che sappiamo, dobbiamo essere discrete adesso" suggerisco.
L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che corra dritta da Bob e ci consegni nelle sue mani.
"Non è così facile quando ti senti costantemente sotto esame."
Sam si accarezza le braccia come se avesse freddo, ma suppongo si tratti di una scarica di paura improvvisa. Ha la preoccupazione stampata in viso e credo di saperne il motivo:
vorrebbe piacere a tutti, non sopporta l'idea che qualcuno possa scoprire la verità sul suo conto, odiandola per essere un demone.
"Credi che se dovesse mettersi male noi dovremmo...?"
Mi interrompo, non essendo capace di dire una cosa tanto brutta. "Ucciderla? No, Zoe; non prenderò mai una vita umana, non sono mio fratello e non lo sopporto per essere diventato così malvagio" risponde preoccupandosi.
È stato un pensiero involontario, dettato dal mio puro istinto di sopravvivenza - o dal fatto che sia nella mia indole la necessità di acquistare potere - .
La pessima influenza di Aaron incomincia ad avere i suoi frutti.
"Hai ragione, sarebbe orribile" dico mandando via le energie negative che mi ha trasmesso quel ragazzo.
"Che cosa?" chiede Alec intervenendo bruscamente.
"Ah...niente di importante" rispondo; dirgli di non impicciarsi sarebbe inopportuno.
"Fate le misteriose, eh? Ho letto da qualche parte che quando una ragazza si comporta in questo modo è perché le piace farsi notare."
"Allora dovresti rivedere le tue fonti, perché ti hanno informato male" risponde Sam irritata dalla sua spavalderia inusuale.
Avevo già constatato che Alec fosse diverso fuori dalle mura scolastiche ma non avrei mai pensato che potesse arrivare a certi livelli di idiozia.
"Quindi vi piace avere dei segreti; come per i vostri occhi. Siete imparentate in qualche modo?" domanda impertinente.
Ogni qual volta si mostri interessato ai nostri occhi, provo un senso di pericolo che mi fa credere che Alec non ci tenga a me, che mi stia semplicemente usando.
"Perché tutto questo interesse per i nostri occhi, Alec?" chiedo scrutandolo in modo tale che si senta minacciato e che mi dica la verità.
"Beh, si dice in giro, a New Hope, che nel 1800 si aggirasse un demone. Aveva lunghi capelli scuri e occhi neri come la pece, la sua carnagione era pallida e uccideva qualsiasi essere umano che avesse commesso dei peccati per portarlo dritto all'inferno" spiega assumendo un tono diverso dal solito, più intrigante e profondo.
Non sembra nemmeno che sia lui a parlare.
"E quindi? Cosa avrebbe a che fare con noi?" domanda Sam.
"Ma mi avete sentito? Occhi neri, pelle candida, capelli lunghi e scuri; è praticamente la vostra descrizione." Alec ride come se fosse ovvio. L'occhiata che io e la mia amica ci rivolgiamo subito, scattando l'una con lo sguardo sull'altra, è allarmata. Nonostante ciò, riprendiamo la calma poco dopo.
"Se questo è il tuo modo di conquistarci, sappi che hai fallito miseramente."
Sam tenta un approccio ironico. "Credi che abbia una cotta per te? Detto tra noi, a me piacciano le donne con una certa intelligenza" risponde Alec che si atteggia.
"Oh, quindi stai dicendo che, se dovessi baciarti proprio adesso, non ti importerebbe?"
Lei incrocia le braccia al petto con aria provocatoria.
"No, non mi farebbe nessun effetto." Alec finge convinzione, sorridendo forzatamente.
"Bene allora, niente bacio. Vado a prendere da bere."
Guardo Sam allontanarsi mentre Alec cambia espressione, facendosi serio. Dov'è finito il ragazzo sicuro e bonaccione di prima?
"Aspetta, possiamo ancora discuterne" dice, ma Sam ha smesso di ascoltarlo; si trova già di fronte al bancone degli snack e cerca in tutti i modi di non avvicinarsi troppo a Jasmine.
"Hai perso la tua chance, suppongo" infierisco.
"Sono stato un idiota" dichiara dopo aver sbuffato, resosi conto del danno commesso.
"Leggermente" rispondo acida.
Alec si dirige in bagno mentre io mi avvicino alla grande finestra che affaccia sul parcheggio del cinema.
Le gocce di pioggia cadono lentamente sulla strada; bagnano le macchine e il vetro di fronte a me, che finisce con l'appannarsi.
Fuori è presente una massiccia quantità di nebbia che conferisce alla città l'atmosfera misteriosa che aveva il giorno del mio arrivo.
Ma non mi ricorda solo quello; anche il mostro si è sempre presentato nei giorni aventi lo stesso tipo di clima e, se lo facesse oggi, non ne sarei sorpresa.
È da troppo tempo che non si fa vivo; tornerà, prima o poi, e prenderà ciò che sta cercando di ottenere da quando ho messo piede a New Hope. "Credevo che la pioggia non ti piacesse" dice Justin che, facendo aderire il suo petto con la mia schiena, mi si presenta alle spalle.
"E io credevo non venissi più" rispondo raccogliendo coraggio; la sensazione del suo corpo contro il mio è talmente piacevole da togliermi il fiato.
"In realtà ci speravi" scherza.
Mi limito a ridere, aspettando poi che dica qualcosa o che si allontani da me.
"Sono un disastro, a volte, e mi comporto in modo invadente, ma è perché non voglio che ti accada qualcosa."
La sua calma, che mi trasmette serenità, fa sì che la litigata di questa mattina passi in secondo piano.
Se Justin dovesse avere il continuo bisogno di salvarmi e di comportarsi come un eroe, di sicuro non andremmo molto d'accordo, ma sto talmente bene con lui da non permettere alle nostre differenze di rovinare tutto.
"È molto carino da parte tua ma io ho bisogno di sperimentare tante cose ancora; se continuerai a bloccarmi non imparerò mai a difendermi davvero" dico voltandomi.
Data la sua vicinanza, non posso impedire lo sfiorarsi dei nostri nasi.
"Hai ragione. Da ora in poi ti lascerò agire come preferisci; ma ti prego, promettimi che non darai mai retta ad Aaron, lui è cattivo, non vuole davvero aiutarti."
"Se credi anche solo per un secondo che io possa fidarmi di quello psicopatico ti sbagli di grosso."
Ho già commesso l'errore di lasciarlo entrare nella mia vita e adesso mi ritrovo con uno dei libri proibiti di Claire nascosto in camera e con un grande senso di colpa nello stomaco.
"Mi fa piacere sentirtelo dire, avevo paura che ti saresti lanciata tra le sue braccia solo perché è più divertente di me."
È una risata nervosa a seguire le sue parole, dette con la paura di perdermi e con un misto di disgusto nei confronti del suo vecchio amico.
"Aaron non è divertente ma un idiota, e tu sei molto meglio di lui."
Che cosa sto cercando di fare? Consolarlo o convincere me stessa che non diventerò mai come quel mostro di Aaron? Qualsiasi sia la risposta, mi spaventa l'idea di poter assumere un comportamento tanto macabro quanto instabile.
Il mio cuore vorrebbe portarmi dritta verso quella strada ma il ragazzo davanti a me ne rimarrebbe deluso; non sarebbe neanche più in grado di guardarmi negli occhi senza avere i conati di vomito.
Justin prende la mia mano, attirando l'attenzione di Sam e Alec che, come se avessero un radar incorporato nel cervello, ci guardano con molto interesse, finché non li raggiungiamo.
L'attesa si rivela lunga ma, finalmente, possiamo entrare nella sala che proietta il film, dove le luci vengono spente e l'atmosfera si incupisce.
Abbiamo deciso di vedere un film horror e io ho preso posto accanto a Justin, che ogni tanto sobbalza per lo spavento.
Credevo che un morto non potesse avere paura di nulla ma le reazioni spropositate di Justin sono la prova che mi sbagliavo.
"Qualcosa non va?" gli chiedo mentre lui si porta una mano alla bocca.
"Non mi piacciono molto i film dell'orrore" risponde; ha un altro piccolo sussulto, dovuto a un cambio di scena rumoroso.
"Forse perché la nostra vita lo è già" sussurro.
Resta fisso a guardarmi e poi annuisce, scosso dalla frase da me appena pronunciata.
Sento piano la sua mano avvicinarsi alla mia e mi intimidisco.
Cercare di non prestare attenzione al suo gesto sarebbe inutile; ormai l'ho captato e non posso smettere di sentire il calore della sua mano sulla mia.
Non mi resta che controllare Jasmine per uscire da questa catena di pensieri disturbanti.
Lei sta messaggiando con qualcuno; pare agitata mentre scrive velocemente, poi si alza dal suo posto e si dirige fuori dalla sala.
"Jasmine è andata via, sembrava nervosa" dico rivolgendomi a Justin, che guarda verso il sedile ormai vuoto.
"La seguo fuori, tu resta qui per non destare sospetti" risponde, prima di alzarsi e uscire.
Il movimento creatosi viene notato da Alec, il quale si insospettisce.
"Dove sta andando Justin?" mi domanda Sam piegandosi nella mia direzione.
"Sta seguendo Jasmine, credo stia tramando qualcosa."
Lei si guarda intorno, impaurita adesso.
Le luci si accendono e il film viene interrotto improvvisamente.
Nella sala ci siamo solo noi tre, quindi ci rivolgiamo occhiate confuse.
New Hope non è la tipica città dove la gente va al cinema per guardare un film horror, se non in casi particolari. Da quando vivo qui non credo di aver mai visto qualcuno uscire la sera.
Le tende vengono chiuse ancor prima delle otto e i negozi sono deserti, proprio come il cinema in cui ci troviamo.
Se non fosse per la gente che va a lavorare, questa città sarebbe un luogo fantasma.
"Che succede? Non era ancora finito" dice Alec.
Poco dopo, sullo schermo viene riprodotto un altro filmato, uno che mostra due grandi occhi gialli che mi scrutano l'anima.
Sono loro, ancora una volta, ma adesso li stiamo vedendo tutti. "Quelli..."
Sam parla con fatica mentre io sento i miei poteri attivarsi rapidamente.
È successo non appena mi sono resa conto di cosa si trattasse, perché i miei incubi stanno diventando realtà per l'ennesima volta.
"Dobbiamo scappare, adesso!" ordino alzandomi in piedi.
"Non capisco, cosa sono quegli occhi? Ci sarà un problema con la proiezione."
Alec è allarmato ma, allo stesso tempo, sempre più confuso.
"Non è il momento di fare domande. Andiamo via!" risponde Sam che lo costringe ad alzarsi.
Corriamo tutti e tre verso l'uscita ma le luci si spengono di nuovo.
Sta volta percepisco un'energia macabra travolgere il mio corpo.
"Non vedo nulla. Ragazze, siete ancora qui?" chiede Alec barcollando in giro - deduco dal rumore dei suoi passi - .
Gli occhi gialli sullo schermo tornano ancora e io li guardo, rimanendo incantata. Sono penetranti, quasi affascinanti, ed è questo a renderli pericolosi.
"Sam" sussurra la voce.
Mi si raggela il sangue; è la prima volta che dice un nome diverso dal mio.
"Cosa vuoi da me?" domanda Sam.
"Vieni qui, ti sto aspettando."
Gli occhi aumentano di inquietudine.
"Non ascoltarlo, Sam, vuole farti del male, non andare da lui!" dico decisa a fermarla, ma con la poca luce nella stanza non vedo dove si trovi e non posso prendere la sua mano.
"Sam, sono qui per te" continua la voce.
Se dovessi immaginare il sussurro del diavolo avrebbe proprio questo suono. Non c'è una vera e propria intonazione, né un timbro, nulla che possa descrivere realmente cosa stiamo ascoltando.
"Io me ne vado da qui" dice Alec correndo per raggiungere la porta. Subito dopo, cade a terra, inciampando sui lacci delle sue scarpe.
Si lamenta per il dolore e si trascina sul pavimento. Posso vedere quello che accade ora che lo schermo sta lampeggiando e per pochi secondi illumina la sala.
"Alec, non ti muovere da lì!" lo intimo.
"E Sam, tu resta con me, non seguire quella voce" aggiungo prendendola per mano; lei pare distaccarsi dal nostro mondo e non mi ascolta più.
"Sam, mi senti?" la scuoto, senza ricevere alcun cenno da parte sua.
Si libera dalla mia presa e si avvicina allo schermo gigante, da dove adesso fuoriescono delle scintille che, se dovessero toccarla, la ucciderebbero.
"No, Sam, torna qui! Che stai facendo? Ti ucciderai così."
Le corro dietro.
Lei non dice una parola, fissa imperterrita quegli occhi e il suo volto non esprime alcuna particolare emozione, se non la sua totale ammirazione per il mostro che la sta stregando.
"Mio Dio!" strepito.
Posizionandomi davanti a Sam, cerco di fermare i suoi passi ma, a ogni suo movimento, mi avvicino allo schermo e, di conseguenza, alle scintille.
"Sam, ti prego, devi tornare in te; ma che cavolo ti succede?"
Cammina e mi spinge all'indietro senza neppure rendersene conto.
È molto più forte di me e non sarò in grado di fermarla.

Avrei dovuto esercitarmi meglio, Aaron aveva ragione; se solo non avessi seguito la testa, ora sarei abbastanza brava da utilizzare la telecinesi anche sulle persone.
Con lui ha funzionato perché provavo rabbia, ma con Sam non c'è nulla che possa fare; la paura blocca i miei poteri.
"Sam" ripete quella voce malefica. Guardo alle mie spalle; gli occhi gialli stanno lampeggiando e le scintille si sono trasformate in vero e proprio fuoco.
"Merda!" esclamo.
Sam ci ucciderà se non smetterà subito di camminare.
È arrivato il momento di lasciarmi controllare solo dalla potenza racchiusa dentro di me, da quella pura frenesia che Justin ha tanto criticato e che Aaron invece ama.
Mi concentro sui miei poteri, in un modo così intenso da perdere ogni traccia di umanità.
Un vortice di colore nero prende forma intorno a noi, oscurando l'intero perimetro.
Alec, che guarda la scena esterrefatto, sbianca in viso.
Gli devo delle spiegazioni ma ci penserò quando saremo tutti al sicuro.
La grande fonte di energia fa risvegliare Sam di colpo e lei spalanca gli occhi, tornando alla realtà.
"Zoe, ma...che cosa...?" chiede tremando di fronte a quello che ho creato, sconcertata.
Il pavimento traballa e lo schermo trasmette alcune interferenze, fino a tornare al film originale.
Adopero tutte le mie forze per riportare le cose alla normalità, finendo per cadere a terra estenuata.
"No!" dice Sam.
Si abbassa verso di me mentre Alec ci raggiunge, camminando piano per non cadere.
"Che cosa le sta succedendo? E come ha fatto a...a fare quella cosa?" domanda incredulo.
"Non ha importanza adesso. Dobbiamo portarla fuori da qui."
Sam mi aiuta ad alzarmi, avvolgendo un mio braccio intorno alla sua spalla.
"Ma io ho visto..."
Lo zittisce prima che possa dire qualcosa.
"Chiudi la bocca, non lo vedi che sta male?" gli urla contro.
"Ah, fanculo!"
Alec, rassegnato, ci segue fuori dalla sala, dove però ci aspetta una sorpresa ancora più macabra.
A terra, e su tutte le pareti, c'è del sangue; alcuni organi sono sparsi sul pavimento, li stessi che appartenevano al barista.
Il suo cadavere è stato mangiato vivo e la sua carne è stata lacerata in tutti i punti del corpo, fino a mutilarlo.
"Ma che cazzo succede?" grida Alec che indietreggia, cadendo.
Si porta una mano allo stomaco e, per un attimo, sembra stia per vomitare.
"È stato lui...il mostro l'ha ucciso" affermo.
La mia voce risulta flebile. Non avrò il coraggio di guardare ancora quel cadavere.
"Justin, Jasmine, dove siete?" strilla Sam che, come me, non muove un passo, impaurita all'idea di avvicinarsi al corpo devastato che si trova a pochi centimetri da noi.

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