Capitolo 50

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Quando gettai le valigie in una parte indefinita della casa non mi degnai nemmeno di vedere se avessi fatto qualche danno. Mi pentii amaramente di aver organizzato quella vacanza con Harry -che alla fine durò meno del previsto-, avrei potuto passare il mio tempo con Andrew e probabilmente tutto questo non sarebbe nemmeno successo.

Scoppiai a piangere quando mi lasciai cadere sul letto, non interessandomi del mascara che avrebbe macchiato tutto il copriletto bianco. Non riuscivo a credere all'accaduto del giorno prima, di quando mi ero fiondata in aeroporto non avendo nemmeno un biglietto aereo. I messaggi e le chiamate di Harry continuavano ad arrivare sul mio cellulare, torturandomi. Come poteva una persona farmi così male? Chi ero diventata? Ma soprattutto, chi era diventato lui? Mi aveva promesso il mondo, ed io ero stata così stupida da cascarci. Andrew mi aveva mandato dei messaggi, dicendo che le mie foto fatte dai paparazzi erano già ovunque e che sapeva benissimo io stessi tornando a New York. Non lo risposi, non ne avevo nemmeno la forza.

Passai tutta la serata sul letto, ignorando completamente le infinite chiamate e messaggi. Avrei dovuto di nuovo lavorare su me stessa, ad abituarmi all'assenza totale di Harry. Non saremmo mai stati amici, non dopo tutto questo. Mi aveva lasciato nel modo che faceva più male, aveva preferito tenermi all'oscuro di tutti i suoi pensieri, tagliandomi fuori come se non contassi nulla. Avevo mai conosciuto il vero Harry? Si era mai realmente interessato a me? Non sapevo più distinguere finzione e realtà.

Mi svegliai di soprassalto a causa del rumore del campanello. Ero ancora vestita come la sera precedente, quando avevo spento il cellulare e avevo cercato di dormire. Era mattina, il letto senza Harry sembrava così vuoto da farmi venire da piangere di nuovo, ma mi trattenni. Sospirai quando il campanello iniziò a strimpellare di nuovo, non stava aiutando per niente il mio mal di testa. Mi trascinai giù dal letto, dirigendomi lentamente verso l'entrata. Aprii la porta con nonchalance, non mi interessava nemmeno più chi mi stesse cercando se a farlo non era Harry.

"Quindi sei viva! Lila, mi hai fatto morire dalla paura!" Andrew entrò violentemente in casa, sbattendo la porta alle sue spalle. Mi massaggiai le tempie, strizzando leggermente gli occhi.

"Ti prego, ho mal di testa" borbottai, non ero ancora completamente lucida. Mi sedetti sullo sgabello della cucina, Andrew continuava a guardami sbigottito.

"Lila, ma cos'è successo? Ci sono tue candids ovunque e in tutte sei con una cera bruttissima, in più si vede da mille miglia che stavi piangendo! La tua manager ha chiamato Taylor perché non sapeva chi altro chiamare!" Esclamò imperterrito, dirigendosi verso di me.

"Immagino sia finita" tagliai corto, il mio sguardo era perso nel vuoto. Non avrei voluto guardare il mio viso, sapevo benissimo di avere il mascara sciolto sotto agli occhi ed i capelli tutti arruffati a causa della notte passata per lo più in bianco. Andrew mi guardò ancora, cercando di capire la situazione.

"Cosa— Lila, cos'è successo?" Insistette, così sospirai.

"Mi ha lasciato, Andrew" annunciai secca "questa situazione gli stava troppo stretta, evidentemente ero l'unica che ci stava davvero provando" trattenni le lacrime, non avrei voluto piangere di nuovo. Il mal di testa si faceva sentire sempre di più, pensai di star perdendo la ragione a causa di Harry. Non lo meritava, ma era così.

I giorni successivi li passai con Andrew che decise di stare con me fino al giorno della partenza, a volte i flashback con Harry irrompevano nei miei pensieri, portandomi totalmente alla deriva. Mi ritrovavo a piangere nella vasca da bagno mentre ricordavo le sere passate insieme a lavarci a vicenda, nella cucina quando ricordavo le sue piccole movenze nel ballare mentre preparava la cena, o mi ritrovavo a piangere nel letto, completamente sola, pregando che qualcuno avvolgesse le braccia intorno a me nel modo in cui faceva Harry. A volte chiedevo ad Andrew di farmi compagnia, mentre la chiamata di Taylor era fissata sempre per la mattina alle dieci e la sera prima di andare a letto. Con mia sorella messaggiavo continuamente, mentre decisi di non dire ancora nulla ai miei genitori: sapevo per certo che non l'avrebbero presa bene. Non erano molto attivi sui social, non sapevano quasi mai quello che succedeva a me.

"Siamo in California, Lila, su con la vita!" Andrew mi diede uno scossone nel momento esatto in cui mettemmo piede sul palco per iniziare a provare. Annuii, abbozzando un sorriso. Il viso di Harry continuava a comparire nella mia mente, in quei giorni non era più arrivata nessuna chiamata e nessun messaggio. Era completamente scomparso, sembrava che la mia presenza nella sua vita fosse totalmente inutile e questo mi faceva soffrire ancora di più. A malapena riuscivo a mangiare, mi chiedevo spesso se avessi avuto qualcosa di sbagliato per meritare questo.

"So come ci si sente, Lila, ma passerà" Taylor si avvicinò a me, mettendomi una mano sulla spalla. Sapevo che la loro relazione era finita in modo pacifico, ed il motivo era sempre lo stesso. Gettai la testa indietro, frustrata.

"Che ne dici di passare una serata tra noi, stasera, dopo il concerto?" La ragazza bionda parlò ancora, cercando di abbozzare un sorriso. Annuii non troppo convinta, non avevo altra scelta. Non avevo proprio altri piani, Harry non mi avrebbe chiamato nemmeno quel giorno e io lo stesso. Mi sentivo terribilmente sola, eppure ero circondata da persone che avrebbero dato la vita per me.

Passammo la giornata a fare le prove, erano le sette e mezza e le truccatrici stavano completando il mio trucco.

"Lila?" Andrew entrò nel mio camerino titubante, un mazzo di girasoli in mano. Feci per aggrottare la fronte ma mi ricordai del trucco e riuscii a fermarmi in tempo. Lo guardai dallo specchio, il suo passo era lento mentre si dirigeva verso di me.

"Sono per me?" Domandai guardando il grande mazzo di fiori, ed Andrew annuì insicuro. Me li porse ed io li accolsi delicatamente tra le mie braccia, c'era persino un biglietto. Andrew si appoggiò al muro, guardandomi. La sua espressione era preoccupata.

Aprii lentamente il biglietto, e quasi non scoppiai a piangere di nuovo.

Per Lila,
Perché so che darai il meglio in questo tour, portando gioia in tutte le città dove metterai piede, lasciando un pezzo di te in ognuna di esse. Non mi perdonerò mai per essermi comportato così, non meriti tutto il dolore che so per certo che stai provando. Quando ti dico che sei la persona più importante della mia vita, lo penso davvero. Sorridi, per favore fallo per entrambi. C'è un motivo per cui ti ho mandato dei girasoli, i più belli che abbia mai trovato.
Tu, Lila, sei il mio girasole. Con il tuo sorriso, il tuo modo di essere. Lo sarai per sempre.
Buona fortuna.

Tuo per sempre,
Harry.

Lessi il biglietto con il magone alla gola, chi era lui per manipolarmi così?

"Andrew," chiamai il mio amico prendendo la forza da non so dove, mentre lui si diede uno spintone dal muro per accorrere "butta tutto" ordinai seria, restituendo tutto nelle mani del ragazzo, visibilmente confuso.

soulmates // hs;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora