Capitolo 1:

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-Avviso a fondo pagina-

Steve venne svegliato dall'insistente squillare del proprio cellulare. L'uomo mugugnò e rotolò su un fianco, scoprendo il corpo completamente nudo e bollente. Tenendo le palpebre abbassate allungò una mano verso il proprio comodino, cercando con le dita la piccola macchinetta infernale. Quando riuscì ad individuarlo lo prese fra le mani ed accettò la chiamata.
"Mcgarrett" Rispose immediatamente, il suo tono era basso e roco, tipico di chi era appena stato svegliato da un profondo sonno.
Dall'altra parte della cornetta rispose la voce squillante di uno dei suoi più cari amici e colleghi, il Tenente Chin Ho Kelly.
L'uomo era stato il primo agente con cui Steve aveva lavorato, era stato un grande amico di suo padre e, con il tempo era diventato uno dei suoi uomini migliori.
E, era stato il primo cui Steve aveva proposto di entrare nella propria task force personale, la Five-o. L'asiatico era intelligente, agile e abilissimo con i computer, inoltre aveva una mira eccellente ed un senso del dovere fuori dal comune.
"C'è stato un omicidio, ti aspetto al Velvet" Rispose Chin prima di chiudere le chiamata. Steve socchiuse un occhio e guardò il cellulare con malcelato disprezzo.
Omicidio, un altro omicidio, pensò l'alpha.
Con un calcio ben assestato si liberò completamente dalle coperte ed ancora completamente nudo lasciò la camera da letto, dirigendosi verso il bagno.
Aveva necessariamente bisogno di farsi una doccia e nessuno glielo avrebbe impedito, nemmeno la fretta dei suoi colleghi.
Entrò nel grande bagno e senza troppi preamboli entrò nella doccia ed aprì il rubinetto dell'acqua calda. Immediatamente venne colpito da un getto fredda ma, invece di scostarsi l'uomo rimase immobile, impassibile come fosse stato una statua sferzata dalla violenza di un acquazzone estivo.
Il Navy Seal non fece una singola piega ed in silenzio attese il riscaldarsi dell'acqua. Lasciò la doccia solamente quando l'acqua fu troppo calda per essere sopportabile. Una volta uscito dal box doccia il Comandante non si preoccupò di coprirsi con un asciugamano, a celarlo da sguardi indiscreti sarebbe bastata la nuvoletta di vapore che si era creata tutt'attorno al suo corpo bollente.
Tornò in camera da letto e, senza asciugarsi infilò un paio di pantaloni cargo neri ed una maglietta blu notte a maniche corte che, metteva in risalto sia i bicipiti coperti da tatuaggi che, i pettorali sodi ed ancora umidi. Infilò un paio di scarpe da ginnastica nere e scese al piano inferiore.
Entrò in cucina e si limitò a prendere un pacchetto di biscotti secchi da uno degli scaffali in cui teneva gli snack. Con il pacchettino trasparente fra le mani uscì di casa, infilò il cellulare in una delle tante tasche e, da una seconda estrasse le chiavi della macchina.
Una Camaro nera.
La sua bambina, il suo piccolo tesoro. Salì al posto del guidatore e mise in moto l'auto. Il rombare del motore lo riempì di adrenalina che, lo costrinse a spingere al limite l'acceleratore. Durante il viaggio sgranocchiò i biscotti, nonostante il suo stomaco non reclamasse per essere riempito di cibo.
La mattina non aveva mai molto appetito, ma sapeva che se voleva compiere il suo lavoro al meglio aveva bisogno di molte energie. Un poliziotto barcollante non sarebbe stato utile a nessuno.
Il Velvet si trovava in centro città, molto vicino al quartier generale della Five-o. Steve parcheggiò di fianco all'auto di Chin, un vecchio furgone rosso mattone decisamente malridotto ma, che faceva ancora il proprio dovere, scarrozzare il Tenente in ogni angolo della città. Il Comandante scese dall'auto e, nel farlo si domandò se con loro sarebbe stata presente anche Kono, una nuova recluta nonché cugina di Ho Kelly.
La ragazza aveva rivelato un'abilità al pari di quella del cugini nella risoluzione di casi e missioni.
Sapeva come destreggiarsi e mantenere la calma, inoltre, era un'ottima mediatrice e, una figura femminile era l'ideale quando si trattava di adescare criminali non troppo svegli.
Steve superò i nastri gialli che la polizia aveva infisso fuori dal locale ed entrò nel grande ristorante. Trovò i suoi colleghi al lato della stanza intenti ad osservato i corpi delle vittime.
Al loro fianco stava Max Bergam il medico legale del dipartimento di polizia e di Honolulu e della Five-o. Il medico fu il primo a notare la sua presenza e lo salutò con un garbato cenno del capo, seguito subito da un, "Benvenuto Comandante Mcgarrett" Max amava le formalità, non aveva mai dato del tu a nessuno dei suoi colleghi, solo a Kono in alcune occasioni, ma a nessun altro.
"Ben arrivato, Steve" Lo salutò Chin dandogli una pacca sulla spalla, Kono si limitò ad un sorriso anche se quello non era il luogo più adatto.
"Cosa abbiamo?" Domandò il Comandante, incrociando le braccia contro il petto possente. Max si alzò in piedi e rimosse i guanti in lattice bianchi producendo un sonoro schiocco che disturbò molto le orecchie ancora addormentante di Steve.
"La chiamata è arrivata alle dieci e trenta di ieri sera, perciò la morte è avvenuta circa undici ore fa, minuto più minuto meno. Tutti i commensali sono stati colpiti da un colpo di proiettile dritto alla testa, non c'era la minima possibilità che sopravvivessero" Iniziò a raccontare Max, spostandosi per la stanza, indicando un paio degli uomini che stavano a terra.
"Alcuni hanno provato a reagire ma stranamente non hanno sparato, direi che fossero come storditi da qualcosa, forse hanno assunto delle sostanze simili a sonniferi o calmanti, l'autopsia potrà dirci di più" Continuò il medico, portandosi una mano al mento con fare pensieroso.
Sollevò le spalle e poggiò lo sguardo innaturalmente impassibile sul viso del Comandante.
"Una cosa però la posso dire con assoluta certezza" Continuò il medico allontanandosi dal tavolo per poterne raggiungere un'altro a maggiore distanza. Le due vittime in quel caso erano due anziani, un'uomo ed una donna.
"Le vittime designate non erano loro" Concluse abbassando lo sguardo sulla tenera coppia che ancora si teneva per mano.
"L'assassino non ha voluto lasciare testimoni" Affermò Kono passandosi una mano fra i capelli scuri.
Rivolse uno sguardo triste e rassegnato alla coppia, poi distolse lo sguardo, non riuscendo a reggere la vista di quella scena così straziante. "Sfortunatamente per lui non ci è riuscito" Disse Max con un sorriso, dondolando sui talloni come fosse stato un bambino che aveva appena ricevuto un complimento.
Steve sollevò le sopracciglia e Chin rivolse al medico un sguardo altrettanto confuso.
"Credo che Max voglia dire che c'è un testimone" Spiegò Kono rivolgendo un sorriso al collega occhialuto. Lui annuì, come se le sue parole fossero state chiare sin dal principio. "Magnifico, dove si trova questo testimone?" Domandò il Comandante incrociando le braccia contro il petto muscoloso.
Max li guidò all'esterno del locale ed indicò un'ambulanza con un cenno del capo.
Seduto al fianco del mezzo stava un uomo biondo, era vestito normalmente eccetto per un grembiule nero stretto attorno ai fianchi.
Davanti a lui stavano uno dei paramedici accorsi sul luogo dell'incidente.
Una ragazza dai lunghi capelli bruni, sembrava stargli facendo delle domande o forse molto più semplicemente si stava accertando che non fosse ferito.
"Era uno dei camerieri?" Domandò Steve a Max. Lui annuì entusiasta e dopo essersi congedato lasciò i colleghi per poter tornare ad esaminare i cadaveri.
Uno dei paramedici sollevò lo sguardo e, quando incontrò quello di Steve si fece avanti e si fermò a qualche passò dai tre poliziotti.
"Il testimone è incolume, ha riportato alcune escoriazioni sulla schiena e sul braccio destro, ma non è nulla di grave" Iniziò l'uomo, rivolgendo lo sguardo verso il biondo testimone. "Potete parlargli ma preferirei usaste un tono pacato, è ancora molto scosso" Continuò l'uomo vestito di bianco, rivolgendo un'occhiata scettica verso i due alpha.
"Inoltre, il testimone è un omega, non legato e sotto shock" Concluse il paramedico, lanciando poi uno sguardo alla collega che stava medicando i piccoli graffi sul gomito del cameriere.
"Vi ha detto il suo nome?" Domandò Chin facendo alcuni passi avanti. Il paramedico gli rivolse completamente le propria attenzione ed annuì sorridendo.
"Daniel Williams, ha detto che lavora al Velvet da due anni esatti" Spiegò l'uomo arrotolando le maniche dell'uniforme, mettendo in mostra due braccia sottili e coperte da un basso strato di peluria scura.
Un beta, dedussero i tre poliziotti. "Bene, andiamo a parlare con il Signor Williams" Sentenziò Steve, tenendo lo sguardo fisso sull'omega dai capelli biondi.

Avviso:
Stavo pensando che, essendo la storia praticamente finita potrei pubblicare Sabato, Domenica e (evitiamo il Lunedì perché, quando riprenderà la scuola sarà davvero un trauma) Martedì essendo che, ho impiegato davvero poco tempo per riguardare e correggere gli errori essendo che, venendo scritta in un tempo recente ed essendo la mia padronanza linguistica decisamente migliorata da quattro anni fa gli errori sono davvero pochi.

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