Capitolo 7:

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Il viaggio in macchina fu silenzioso. Steve stava come suo solito al posto del guidatore, aveva le mani strette con forza contro il volante.
La forza era tale da far sbiancare le nocche bronzee.
Mentre Danny era seduto al posto del passeggero, teneva le mani strette in grembo, le gambe accavallate e il viso rivolto verso l'esterno.
Davanti a loro, su un pick-up rosso stavano Chin e Kono, i due cugini facevano strada alla seconda auto. Fuori il mondo era buio, da molto avevano abbandonato le strade cittadine per seguire quelle meno battute.
"Quando arriveremo voglio che tu mia stia vicino, chiaro?" Domandò Steve pur non aspettandosi una risposta negativa.
Danny puntò lo sguardo su di lui ed annuì, poi si passò le mani sudate sulle cosce coperte dai pantaloni neri, cercando almeno di darsi un contegno, anche se, temeva che il gruppo di assassini avrebbe percepito in ogni caso la sua ansia.
"Qualsiasi cosa io dica o faccia tu assecondami, va bene?" Domandò nuovamente il Comandante.
L'omega annuì nuovamente e guardò fuori dal finestrino, il sole stava tramontando oltre l'orizzonte e la notte stava calando sulla terra come un velo nero.
Il pick-up rosso si fermò davanti ad un grande edificio scuro e misterioso, il classico edificio che si vede nei film horror, uno di quelli che Danny avrebbe evitato volentieri, ma che invece, i suoi compagni sembravano intenzionati a raggiungere a tutti i costi.
Chin e Kono scesero dal mezzo e lo stesso fecero Danny e Steve.
La ragazza si portò al fianco dell'omega.
Precedentemente avevano stabilito che, nel caso in cui la situazione si fosse fatta critica lei sarebbe dovuta rimanere al fianco di Danny e condurlo nel posto più sicuro possibile e, in quel caso si sarebbe essere rivelata essere l'automobile di Chin, il cugino infatti porse le chiavi alla giovane beta, che le accettò con un sorriso tirato.
I quattro avanzarono verso l'ingresso, che si trovava in cima ad una lunga scalinata non propriamente stabile. Davanti alla porta di legno massiccio stava un uomo robusto, enorme, a suo confronto Steve sembrava un ragazzino delle medie.
L'uomo aveva le braccia incrociate davanti al petto, i bicipiti sembravano dei palloncini pronti ad esplodere e probabilmente lo avrebbero fatto da in momento all'altro.
La testa pelata risplendeva alla luce della luna e la barba lunga e grigia gli copriva completamente il collo e una parte del petto.
L'uomo li guardò con aria severa ed un poco divertita, fece passare lo sguardo su tutti e quattro i nuovi venuti, quando si fermò su Kono sorrise divertito, come se trovasse buffa l'idea che una donna così minuta potesse essere una poliziotta. Ghignò sadicamente quando percepì l'odore di Danny, gli occhi neri come la pece si posarono sulla figura del biondo, l'omega venne scosso da un brivido e si strinse nelle spalle, cercando di rendersi il più invisibile possibile.
"Siamo qui per Alaric" Disse il Comandante, incrociando le braccia contro il petto.
"Fossi in te mi leverei di mezzo" Lo minacciò Steve quando l'uomo si rifiutò di spostarsi dall'ingresso. L'omone sorrise e sollevò le mani a mo di resa, appoggiò il palmo sul piano in legno ed aprì una delle due ante che cigolò in modo poco rassicurante, lasciando però entrare i quattro visitatori.
L'omone seguì Danny con lo sguardo, evidentemente non vedeva l'ora di mettergli le mani addosso.
Quando tutti furono all'interno dell'edificio la porta venne serrata con uno scatto violento.
Il corridoio in cui si ritrovarono era buio, così come il resto dell'edificio, ai ratti non piaceva la luce e gli individui che vivevano là dentro erano peggio dei ratti.
Non fu difficile trovare il loro uomo, infatti il corridoio era pieno di porte e su ognuna di esse stava una piccola targhetta con inciso un nome. Entrarono nell'ufficio dell'assassino senza bussare, non si sarebbero sprecati a quelle formalità.
Alaric era insieme ad altri tre uomini. Questi erano seduti su dei divanetti di pelle rossi, davanti a loro stava un tavolo nero sulla quale erano poggiate diverse bottiglie di alcolici, tra cui delle birre.
I quattro uomini stavano parlando e bevendo quello che dall'odore pareva vino di pessima fattura.
Gli assassini si zittirono e puntarono lo sguardo sui quattro nuovi arrivati, inizialmente dovevano aver pensato si trattassero di nuovi clienti, ma i distintivi resero il tutto molto più chiaro.
Alaric si passò una mano contro il mento e sorrise divertito, poi puntò lo sguardo sui propri colleghi.
"Che cosa vuole da noi la Five-o?" Domandò uno dei quattro assassini. Stava seduto al fianco del loro uomo, aveva lunghi capelli biondi raccolti in una coda alta e occhi verdi come un prato.
Il fisico era pressoché simile a quello di Steve, forse l'assassino era di poco più basso e a differenza del Comandante, era un beta.
"Dobbiamo fare alcune domande ad Alaric" Spiegò Chin facendo qualche passo avanti, mantenendo un tono pacato e totalmente privo di inclinazioni minacciose.
L'assassino si mise a sedere in modo più composto ed appoggio il mento su una mano, con aria divertita fece scorrere lo sguardo sui poliziotti, si soffermò in modo particolarmente insistente su Kono, sembrava quasi che non avesse mai visto una donna poliziotto, distolse lo sguardo e passò a Danny, i suoi occhi si illuminarono quando videro la sua vittima designata.
"Che gentili, mi avete portato la mia fonte di guadagno settimanale, ora potete anche andarvene" Disse l'assassino alzandosi in piedi ed afferrando un coltello che aveva stretto attorno al fianco.
Steve incrociò le braccia contro al petto e si parò fra Alaric e l'omega. Danny lo ringraziò mentalmente e rilassò un poco le spalle.
"Il mio testimone non è la tua fonte di guadagno" Disse freddamente Mcgarrett.
L'assassino si leccò il labbro inferiore e si passò una mano sullo zigomo sinistro, laddove era ben visibile un livido viola.
Il giorno dell'aggressione Steve l'aveva colpito con molta forza.
"Come dici tu" Sentenziò infine Alaric, tornando a sedersi.
Puntò lo sguardo sugli amici e fece loro cenno di andarsene e di lasciarlo solo con i poliziotti.
I tre assassini che erano con lui si alzarono in piedi e lasciarono la stanza lanciando ai poliziotti sguardi ostili, guardarono però Kono e Danny con lussuria.
La ragazza si morse il labbro inferiore e portò una mano alla pistola che aveva legata attorno alla cosca, se non avesse rischiato di scatenare uno scontro a fuoco avrebbe sparato loro con molto piacere.
"Chi ti ha pagato per uccidere quelle persone al Velvet?" Domandò Chin andando a sedersi su uno dei tanti divanetti.
Steve storse il naso ma si costrinse a seguire l'amico e a propria volta si sedette e, dopo aver controllato che nessuno potesse saltare fuori alle sue spalle e tagliargli la gola fece sedere Danny accanto a sé.
Il biondo si sedette con molta riluttanza e si mise spalla a spalla a Steve, mentre Kono preferì rimanere in piedi e studiare la zona.
L'assassino non tolse gli occhi di dosso all'omega per un singolo istante, con le dita giocherellava con la lama del coltello, rischiando anche di tagliarsi un paio di vole.
"Perché dovrei dirvelo?" Domando Alaric accavallando elegantemente le gambe.
Steve piegò la schiena in avanti ed appoggiò i gomiti sulle cosce, poi osservò l'assassino con un misto di disprezzo ed interesse.
"Perché altrimenti finirai in carcere per intralcio alle indagini e l'omicidio a sangue freddo di quattordici persone. Ora credi di poter collaborare?" Domandò Steve con un sorriso poco raccomandabile stampato in viso.
L'assassino non sembrò impressionato da quelle parole, tuttavia si passò una mano fra i capelli neri e sospirò stanco.
"Effettivamente il mandante non mi ha ancora pagato, perciò..." Iniziò Alaric.
"Si chiama Lake e per essere chiari non mi ha incaricato di uccidere quegli idioti vestiti di tutto punto, né la coppia di vecchi" Disse l'assassino con un ghigno stampato in viso. Danny digrignò i denti ma si trattenne dal fare commenti, non voleva compromettere la missione dei suoi amici.
"E allora chi dovevi eliminare?" Domandò Kono.
L'assassino puntò lo sguardo su di lei, poi tornò a Danny e lo indicò con un cenno del capo.
"Lui"

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