Capitolo 18:

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Quando Danny aprì gli occhi si ritrovò stretto fra le braccia possenti di Steve. L'uomo aveva ancora gli occhi chiusi, ma il respiro non era per nulla somigliante a quello di una persona che stava dormendo, probabilmente era sveglio da ore ma non voleva svegliare l'omega.
"Hey" Lo salutò il Detective mettendosi a sedere.
Steve aprì gli occhi e sorrise, sollevò le braccia e fece scrocchiare le spalle indolenzite.
"Buongiorno" Rispose l'altro uomo mettendosi seduto a propria volta. Inizialmente sembrò un poco confuso dalla presenza dell'altro uomo all'interno del proprio letto, ma poi si ricordò della notte precedente.
"Cosa dovevi dirmi?" Domandò Steve mettendosi in piedi.
Danny distolse lo sguardo per evitare di apparire un guardone agli occhi del compagno.
"Io..." Aspetto un bambino.
Una frase semplice da articolare ma più difficile da elaborare.
"Mi sono dimenticato" Rispose poco dopo, alzandosi in piedi a propria volta.
Si diede dell'idiota, ma ormai non poteva rimangiarsi quelle parole. Avrebbe potuto dire la verità, ma aveva paura della reazione di Steve e, sapeva che se l'alpha lo avesse rifiutato non sarebbe mai riuscito ad affrontare il discorso che avrebbe dovuto avere con Lake.
Glielo avrebbe detto più tardi, una volta essere tornato a casa.
"Oh... se l'hai dimenticato forse non era così importante" Commentò il Comandante, sorridendo e avvicinandosi ad uno dei cassetti. Danny annuì e si avviò verso la porta, avvertendo l'amico che sarebbe andato a fare colazione.
Quando giunse al pieno inferiore sentì il campanello trillare, attirato dal suono si avvicinò alla porta e l'aprì convinto di trovarsi davanti Grace, oppure Chin e Kono.
Invece si trovò davanti una donna dai capelli neri e gli occhi del medesimo colore, la pelle era bianca come il latte, il fisico minuto ma che trasmetteva forza.
La donna si guardò attorno un poco in imbarazzo, poi puntò lo sguardo sul nome posto sopra al campanello. "Questa è casa Mcgarrett?" Domandò lei non riconoscendo il biondo.
Danny annuì ed immediatamente si allontanò dalla porta, permettendo così alla sconosciuta di entrare. Fortunatamente la sera prima come pigiama aveva utilizzato un paio di pantaloncini ed una maglietta, altrimenti in quel momento si sarebbe trovato in una situazione alquanto imbarazzante.
"Catherine!" Esclamò Steve scendendo le scale, andando poi ad abbracciare la donna.
Lei gli sorrise dolcemente e si lasciò stringere fra le braccia.
"Che ci fai qui!?" Domandò il Comandante con voce stranamente allegra ed eccitata.
Danny si spostò verso la cucina, per non dare fastidio alla rimpatriata tra i due.
"Sono venuta a trovarti. Sono appena tornata da una missione e ho pensato di fare un salto a vedere come stavi. Spero di non aver disturbato" Disse lei puntando lo sguardo sull'omega. Danny scosse il capo e si fece avanti per poter stringere la mano alla nuova arrivata.
"Detective Daniel Williams, puoi chiamarmi Danny" Si presentò il biondo, sorridendo gentile.
"Tenente Catherine Rollins, puoi chiamarmi Cat" Disse a propria volta la mora, accompagnando la presentazione con un grande sorriso immacolato.
"Mi spiace ma in questo momento non posso rimanere, io e Danny dobbiamo andare in centrale" Il Detective scosse il capo e puntò lo sguardo sull'amico.
Steve lo guardò a propria volta, non capendo il perché di quell'occhiataccia.
"Posso andare da solo, non c'è problema" Spiegò Danny passandosi una mano fra i capelli lisci.
Il Comandante incrociò le braccia contro il petto nudo e sollevò le sopracciglia.
"Sei sicuro?" Domandò l'alpha non essendo per nulla convinto dalle parole del compagno.
Il Detective annuì buttando gli occhi al cielo.
"Vado a prepararmi. Posso prendere la tua auto?" Domandò quando fu quasi in cima alle scale.
Steve annuì e, prendendo le chiavi della macchina da un piccolo porta oggetti, le lanciò verso l'alto ed il biondo le prese al volo.
Danny buttò le chiavi sopra al letto e selezionò alcuni vestiti da uno dei cassetti.
Decise di indossare dei pantaloni neri ed una maglietta bianca, non avrebbe indossato delle camicie per un bel po' di tempo.
Una volta che fu pronto tornò al piano inferiore e salutò Steve e Catherine che stavano facendo colazione con due tazze di caffè bollente.
Lo stomaco del biondo sussultò e brontolò per la fame.
Danny lo ignorò ed uscì di casa, raggiungendo la Camaro di Steve.
Era una bella auto, forse una volta tornato in New Jersey avrebbe potuto comprarsene una.
Sperò solamente che, quel genere di auto non costassero un occhio della testa. 
Salì a bordo e mise le mani sul volante, il moto rombò facendogli venire i brividi.
"Speriamo soltanto di non finire contro un muro" Disse il Detective tra sé e sé.

Quando giunse in centrale trovò Kono seduta alla propria scrivania, la ragazza lo stava aspettando con due tazze di caffè fumante ed un pacchetto di biscotti al cioccolato fondente.
"Io ti adoro" Disse Danny quando la ragazza gli consegnò il pacchettino trasparente.
La beta sorrise divertita e lo fece accomodare alla propria scrivania. "Immaginavo fossi in pena per l'incontro con Lake, così ho pensato di rallegrarti un poco la giornata" Danny morse uno dei biscotti e la sua salivazione andò a mille.
Kono buttò gli occhi al cielo e si passò una mano fra i capelli scuri, ravvivandoli un poco.
"Vieni, ti accompagno nella sala interrogatori" Il Detective si alzò in piedi e dopo aver appallottolato il sacchettino grasparente lo buttò in un piccolo cestino che si trovava vicino alla porta d'uscita.
Kono gli fece percorrere un paio di rampe di scale, fino a raggiungere un corridoio dall'illuminazione a led blu. Inizialmente Danny si trovò infastidito da quella luce così innaturale, ma poi poco alla volta iniziò ad abituarsi.
"Io rimarrò qua fuori giusto pochi minuti, ho delle faccende da sbrigare. Se hai bisogno la porta è aperta" Spiegò la ragazza poco prima che l'omega entrasse nella stanza.
Danny trovò Lake seduto su una sedia in ferro bianco, l'uomo aveva il capo rivolto verso il basso e sembrava essere mezzo addormentato. "Detective, che gioia poterti vedere" Commentò l'alpha sollevando il capo, mostrando il suo solito ghigno, questa volta un poco insonnolito.
Danny storse il naso e sfregò insieme le mani, poi iniziò a parlare.
Non voleva concedere al trafficante all'altro il tempo per iniziare a parlare.
"Sono venuto qui solo per avvertirti che domani avverrà il tuo trasferimento in New Jersey. Verrai trasportato in una prigione di massima sicurezza fino al momento del tuo processo, che si terrà fra due settimane esatte, prima, se tu ci fornirai i registri contenenti i nomi dei tuoi acquirenti. Se collaborerai la tua pena potrebbe essere all-" Lake lo interruppe ridacchiando.
L'uomo accavallò le gambe e si mise più comodo sulla sedia.
"Ti sei preparato un bel discorsetto, complimenti, sei stato sveglio tutta la notte a pensarci?" Domandò il prigioniero sorridendo maleficamente.
"Hai qualcosa da confessare?" Domandò Danny ignorando completamente le parole dell'altro uomo.
Iniziò a pensare che alla fine fosse stato un bene non avere Steve al proprio fianco, in quel caso non avrebbe saputo come comportarsi con il suo interlocutore.
"Il bambino sta bene?" Domandò Lake. Danny irrigidì le spalle e portandosi le mani dietro la schiena le strinse a pugno.
"Ripeto, hai qualcosa da confessare?" Domandò nuovamente il biondo, cercando di ignorare le parole dell'altro uomo.
Lake sospirò e buttò il capo all'indietro, sorridendo malefico. "Avevo ragione. Ho sempre ragione" Commentò l'alpha. Danny percepì la sua voglia di alzarsi ed avvicinarsi a lui ma, fortunatamente le manette gli impedivano di compiere qualsiasi movimento che comprendesse l'allontanarsi dalla sedia.
"È del Comandante, vero?" Domandò Lake, puntando gli occhi verdi su di lui. Danny si morse le labbra.
"Sta zitto" Disse, nonostante il magone che gli si era formato in gola. L'alpha stranamente obbedì.
"Povero piccolo Daniel" Sussurrò Lake, guardandolo con espressione misericordiosa.
"Sai. Ieri ho chiesto ai tuoi colleghi riguardo la tua salute ma... Tillwell mi ha risposto in modo alquanto strano" Continuò il trafficante. 
Danny sollevò le mani e si avvicinò alla porta, appoggiò una mano sulla maniglia.
"Questo mi ha fatto sorgere un dubbio. Loro lo sanno, Daniel?" Domandò Lake.
Danny abbassò la maniglia e lasciò la stanza sbattendo la porta.

Kono se ne stava in fondo al corridoio e stava parlando al telefono con qualcuno, dal tono dedusse che doveva trattarsi di suo cugino.
"Tutto bene?" Domandò la ragazza una volta chiusa la telefonata.
Danny annuì e si portò una mano alle tempie.
"Si, ma non ha confessato nient'altro" Kono gli passò una mano sulla spalla e lo guidò lontano dalla sala interrogatori.
"Domani parti, eh?" Domandò lei quando ormai furono vicino al suo ufficio.
Il Detective annuì estasiato all'idea di tornarsene a casa propria, lontano dalla sabbia, dall'oceano e da tutte quelle cose hawaiane.
"Che ne dici se ti porto in spiaggia? Potremmo prendere il sole e fare quattro chiacchiere, eh?" Domandò lei con un grande sorriso stampato in viso.
"Scusa Kono, sono stanchissimo, potremmo vederci questa sera e organizzare una cenetta da qualche parte tutti insieme, va bene?" Propose il biondo.
Kono si dimostrò entusiasta all'idea di poter passare la sera con i suoi amici. "Andata, chiamo Chin e lo avverto" Rispose lei, prendendo fra le mani il cellulare.
Danny sorrise, addolcito dal comportamento della beta.

Danny entrò in casa e ripose le chiavi delle Camaro nel piccolo porta oggetti in cui Steve le aveva prese.
In casa non c'era traccia né del Comandante né del Tenente, ma l'odore di sesso riempiva l'intera abitazione.
Danny si appoggiò alla parete, si coprì le labbra con una mano ma, un singhiozzo sfuggì egualmente al suo controllo.

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