Prologo:

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Danny sollevò lo sguardo stanco ma felice e si passò una mano fra i capelli biondi, tenuti all'indietro da una grande dose di gel trasparente e profumato.
Si presentò davanti al bancone della cucina e prese due piatti fumanti fra le mani pallide, troppo pallide per essere quelle di un hawaiano. Ringraziò il cuoco con un cenno del capo e lasciò la cucina, aprendo la porta con la schiena, così da non rischiare di mandare i piatti ed i rispettivi contenuti a terra.
Quella sera il locale in cui lavorava da quasi due anni era quasi del tutto vuoto. Il ristorante comprendeva una trentina di tavoli e di questi, solo due erano occupati.
Danny si stava occupando di una tenera coppietta di anziani, anche se, a guardarli avrebbe dato loro massimo sessant'anni. I due avevano subito confessato di averne qualcuno in più e che quello era il loro quarantesimo anniversario di matrimonio.
Danny si era subito congratulato con la coppia, augurando loro molti altri anni di felicità e spensieratezza.
L'alpha, un uomo di nome John gli poggiò una mano fredda ed incredibilmente morbida sul braccio, costringendolo a chinarsi verso di lui, come se volessero rivelargli il più oscuro dei segreti. Avvicinò le sue labbra all'orecchio del cameriere e sussurrò, assicurandosi comunque che la moglie lo sentisse.
"Trovati una bella ragazza proprio come io ho fatto con la mia dolce Hellen" La moglie arrossì un poco e lasciò una pacca dall'avambraccio del marito, rimproverandolo per averla messa in imbarazzo.
Danny sorrise divertito ed intenerito da quel commento e dal comportamento della donna.
Servì loro i due piatti e li lasciò alla loro romantica cena. Il cameriere si portò dietro al bancone del bar ed osservò la sala.
Non erano arrivati nuovi clienti, solo una tavolata da dieci di cui si stavano occupando due suoi colleghi che, al momento sembravano essere spariti nel nulla.
Il biondo li aveva visti dirigersi in cucina ma, da quel momento erano passati una quindicina di minuti e di loro non c'era ancora traccia. Danny puntò lo sguardo sulla tavolata e non poté fare a meno di notare che quella sembrasse in tutto e per tutto una cena di lavoro.
I commensali non facevano altro che discutere concitatamente, ma non abbastanza da disturbare gli altri avventori.
Danny si domandò di cosa si occupassero poi, distolse lo sguardo, conscio del fatto che fissare così intensamente qualcuno poteva essere considerato un gesto maleducato. I due anziani si tenevano per mano, l'unica parte del corpo abbastanza rugosa da rivelare la loro vera età. Uno dei dieci uomini sollevò un braccio richiamando su di sé l'attenzione di Danny, il biondo si guardò attorno alla ricerca dei propri colleghi, ma non trovò traccia dei due amici.
Così, dopo aver lisciato alcune pieghe che si erano create sul grembiule nero si diresse al tavolo.
"Posso fare qualcosa per voi?" Domandò cortesemente l'omega, osservando l'uomo che lo aveva richiamato. Era un'alpha e dall'odore sembrava anche molto arrabbiato, i commensali sembravano essere tutti quanti dello stesso avviso.
L'uomo sembrava il più anziano dei presenti, i capelli vicino alle tempie erano di un grigio molto chiaro, mentre quelli che si trovavano sul capo erano neri come la pece. I tratti erano asiatici, quelli di un classico hawaiano ed i suoi occhi erano dello stesso colore dell'asfalto appena colato.
"Portaci il conto per cortesia. Non voglio passare altro tempo seduto con questo branco di idioti" Ringhiò l'alpha, mostrando gli incisivi perfettamente dritti.
Danny annuì forzatamente ed in silenzio si diresse alla cassa. Digitò il numero del tavolo ed immediatamente l'ordinazione comparve sul piccolo schermo semi-trasparente.
Il conto ammontava a ben 1079$, più 50$ per il servizio offerto dai suoi colleghi. Danny sperò soltanto che quell'uomo non avesse da ridire, sapeva quanto potessero essere violenti ed aggressivi gli alpha e, lui non aveva alcuna intenzione di finire fra le sue grinfie.
Il biondo tornò alla tavolata con lo scontrino accuratamente ripiegato all'interno di un volume nero, lo depositò sul tavolo e tornò a rifugiarsi dietro al bancone.
Si morse il labbro inferiore quando vide l'alpha guardare il conto.
L'uomo non sembrava stupito della ammontare del prezzo e questo, in un certo senso rallegrò l'omega.
Si chinò in avanti, allungando una mano per sistemare un gruppetto di fogli che, durante la serata si erano sparpagliati lungo il bancone di marmo.
La penna che portava sempre nella tasca del grembiule scivolò in avanti e cadde.
E, prima che Danny potesse afferrarla, questa sbatté contro il pavimento e rotolò fino a fermarsi alla base del bancone. Il biondo la guardò con attenzione e sbuffando spazientito si chinò per raccoglierla. Una volta che le sue ginocchia toccarono terra la luce saltò ed il locale cadde nel buio più assoluto.
Danny provò ad alzarsi ma, ritrovandosi spaesato a causa dell'oscurità cadde all'indietro, andando a sbattere con la schiena contro il mobiletto che stava alle sue spalle.
Nello stesso istante si udirono dei colpi di pistola, seguiti a ruota da delle urla di dolore. Danny si tappò le orecchie con le mani e serrò le palpebre. Dopo il penetrante rumore degli spari ci furono interi attimi di silenzio. Danny rimase premuto contro il bancone, tenendo le ginocchia stretto contro il petto. Poi, improvvisamente dei passi rimbombarono nella sala silenziosa. Le scarpe del nuovo arrivato schiacciarono le schegge dei bicchieri andati in pezzi durante la sparatoria. Un colpo di tosse riempì la sala, seguito da un fischio di approvazione.
Danny aprì un occhio.
Tutto attorno a lui era ancora buio ma, la persona che camminava dentro al ristorante sembrava vedere perfettamente, i suoi passi erano sicuri e veloci.
Il biondo provò a fiutarne l'odore, ma quell'uomo sembrava non averne nessuno.
I passi si avvicinarono al bancone e si fermarono proprio davanti a questo, il nuovo arrivato spostò uno sgabello e si sedette.
Allungò un braccio ed afferrò una bottiglia di liquore, ne svitò il tappo che, rotolando sul banco in marmo cadde a terra, fermandosi accanto al piedi del biondo.
Danny si premette una mano contro le labbra e si spinse maggiormente contro gli sportelli in legno, uno di questi, il più vecchio e mal ridotto cigolò sonoramente, costringendo il cameriere ad immobilizzarsi.
"Eh?" Domandò l'assassino, poggiando con violenza la bottiglia contro il bancone. Il vetro tintinnò. Danny si strinse le gambe contro al petto e rimase in silenzio, sperando che l'assassino non percepisse il suo odore, né il battito impazzito del suo povero cuore.
Ti prego. Pensò Danny con le lacrime agli occhi.
Il nuovo arrivato si alzò in piedi ma, improvvisamente il suo cellulare iniziò a squillare, destando l'attenzione dell'uomo che lo prese fra le mani e rispose con tono sicuro ed arrogante.
"Si?" Domandò, quasi scocciato da quella telefonata. La sua voce era roca e profonda, sicuramente non apparteneva ad un ragazzino.
Il killer appoggiò la bottiglia sul bancone e con un gesto secco ruppe il vetro. Danny trasalì ma rimase immobile.
Il liquido contenuto nella bottiglia iniziò a scivolare lungo il bancone, raggiungendo le sue spalle, bagnando la camicia bianca bianca che indossava quel giorno.
"Certo che è stato eseguito, con chi credi di stare parlando?" Domandò l'uomo alzandosi in piedi, facendo cadere lo sgabello a terra.
"Testimoni? Ripeto, con chi credi di stare parlando?" Ribatté l'assassino con tono sfrontato. Il cuore di Danny prese a battere più forte.
L'uomo prese a camminare per la stanza e finì con il calciare qualcosa, o qualcuno.
"Non mi credi? Cosa vuoi che ti porti, una mano? O un orecchio?" Domandò quello con tono divertito. Danny aprì entrambi gli occhi.
Dall'esterno del locale entrava la luce derivante dai lampioni perciò, la stanza non era più completamente buia e dall'interno del ristorante non proveniva più alcun rumore. "Andarmene?" Domandò quindi il killer. Danny si trattenne dal gridare, sia per la frustrazione che per la tensione.
Il suo lato omega implorava perché giungesse un' alpha a stringerlo fra le braccia. A occuparsi di lui.
"Mi stavo giusto scolando una bottiglia di Bourbon, vuoi che te ne porti una? Oh già, tu non reggi l'alcool" Commentò l'uomo scoppiando in una fragorosa risata.
Il killer sospirò e prese a camminare, dal rumore dei passi Danny dedusse che si stesse allontanando da lui e che probabilmente si stesse avvicinando all'uscita.
Pazzo.
Così lo avrebbero visto tutti, pensò Danny. La porta venne spalancata ed il killer lasciò il ristorante.
Danny rimase immobile.
Non sapeva se l'assassino avesse davvero lasciato il locale o semplicemente stesse giocando con lui, come faceva il gatto con il topo. Passarono interi minuti scanditi dal ticchettare della lancetta di un vecchio orologio da muro, quando passò un'ora Danny prese coraggio ed estrasse il suo cellulare dalla tasca dei pantaloni, cliccò sulla tastiera e pigiò tre semplici numeri.
911.
Quasi immediatamente la voce di una donna raggiunse le sue orecchie.
"911, qual'è la sua emergenza?" Danny deglutì e rispose in un sussurro.
"Aiuto..."

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