Capitolo 3:

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Danny venne portato in ospedale e messo immediatamente a letto, non che ne avesse estremo bisogno, ma era comunque sotto shock, anche se lui non se ne rendeva conto.
Gli avevano fatto gli esami del sangue, controllato i riflessi e molti altri esami standard, tutti risultarono nella norma.
Una volta terminati gli esami Danny venne fatto spogliare dei suoi abiti e gli fu fatto indossare un camice ospedaliero bianco, era leggero ma al tempo stesso coprente, anche se gli arrivava almeno una decina di centimetri sopra il ginocchio.
"Se ha bisogno di qualche cosa le basterà premere quel pulsante e noi saremo subito da lei" Lo istruì un infermiera dall'aria affabile.
Lui la ringraziò con un sorriso e si mise comodo, il cuscino era morbido e lo stesso valeva per il materassino. Fino a quando era stato in piedi non si era reso conto di quanto effettivamente fosse stanco, aveva passato tutta la notte sveglio e con il cuore che batteva a mille. 
Finalmente in quelle mura ospedaliere si sentiva sicuro, protetto, sapeva che per ricevere aiuto gli sarebbe bastato semplicemente premere un pulsante.

Steve Mcgarrett stava seduto nel suo studio.
Poggiato sulla scrivania stava un computer portatile grigio dall'aria molto costa, sullo schermo stavano scorrendo le immagini delle telecamere di sorveglianza del Velvet. Il Comandante osservò Daniel Williams avvicinarsi al tavolo dei due anziani, lo vide fermarsi a scambiare qualche parola con loro.
Il biondo sembrava molto gentile, ma dopotutto cos'altro ci si poteva aspettare da un omega. 
Un particolare che rapì immediatamente l'attenzione di Steve fu la corporatura del cameriere.
Era basso, arrivava a malapena al metro e sessantacinque, eppure il suo busto era muscoloso, per nulla simile a quello di altri omega, che solitamente erano estremamente magri e fragili.
Steve seguì i suoi movimenti e, tutto risultò come Daniel aveva raccontato. Il cameriere andò al tavolo con il conto, si piegò per raccogliere una penna dietro al bancone e poi la luce saltò e lo stesso valse per le telecamere di sicurezza. "Dannazione!" Esclamò Steve abbassando un pugno contro il legno scuro della scrivania.
Possibile che un locale di così alto prestigio non avesse un contatore per le emergenze?
Il Comandante si passò una mano fra i capelli scuri e chiuse lo schermo del pc.
Williams era rimasto tutto il tempo nascosto dietro al bancone perciò non aveva visto il viso dell'assassino. Inoltre, con molta probabilità l'uomo era un sicario.
Da come il cameriere aveva descritto la chiacchierata che aveva avuto con l'interlocutore sembrava che i due fossero in affari, ma non amici. Avrebbe potuto scartabellare fra le informazioni che avevano raccolto negli anni, forse avrebbe potuto trovare l'assassino, ma in ogni caso Williams non avrebbe potuto riconoscerlo, non lo aveva visto in faccia.
Una lampadina si illuminò nella mente del Comandante.
Williams non aveva visto l'assassino in viso ma, aveva udito la sua voce. Per quanto un tono potesse sembrare simile ad un altro non era mai uguale a quello appartenente ad un altro individuo.
Avrebbe potuto chiedere al cameriere di descrivere la voce dell'assassino, non avrebbe trovato il colpevole, ma sarebbe stato comunque un passo avanti.
Inoltre, avrebbe potuto andare alla ricerca di alcuni vecchi file audio, forse tra quelli già esistenti era presente anche quello riportante la voce del loro uomo.
Steve si alzò in piedi ed uscì dal proprio ufficio.
La sala centrale era vuota, Chin era tornato sulla scena del crimine per cercare altre informazioni, questa volta aveva chiesto l'aiuto della scientifica e, se in quel posto era presente anche l'ombra della più piccola impronta loro l'avrebbero trovata.
Kono invece era con Max ed insieme stavano esaminando alcuni dei cadaveri.
La giovane recluta aveva un occhio attento e poi, il cugino non voleva che la ragazza rischiasse di farsi male o alterare in qualche modo la scena del misfatto.
Steve si prese qualche istante per godere del silenzio che regnava nella sala, poi raggiunse le scale e scese nel parcheggio della centrale.
La sua Camaro lo aspettava con il muso rivolto verso l'uscita, il Comandante salì a bordo e partì alla volta dell'ospedale.

Danny aprì lentamente gli occhi.
Si era addormentato qualche istante dopo aver appoggiato la testa sul cuscino di soffici piume.
Sentiva dei passi aggirarsi per la stanza, forse le infermiere erano venute a controllarlo, o forse era già ora che venisse dimesso.
Danny aprì gli occhi e si girò su un fianco, subito incontrò la figura di un uomo vestito completamente di bianco.
Il medico gli dava le spalle ma Danny intuì che stesse armeggiando con qualcosa, forse delle bende di ricambio per i suoi graffi.
"Dottore?" Domandò il biondo con voce ancora assonnata.
L'uomo sobbalzò forse non aspettandosi che il paziente si sarebbe svegliato.
Il medico si voltò e gli sorrise cortesemente, Danny fece altrettanto e con le articolazioni ancora addormentate si mise a sedere. "Dovrebbe stendersi e riposare ancora un poco, immaginavo che a breve si sarebbe svegliato quindi ho preparato una dose di antidolorifici. Sul suo comodino c'è del sonnifero" Spiegò il dottore facendo qualche passo avanti, mostrando a Danny una siringa contenente del liquido verdognolo. "Non ha un colore molto rassicurante" Gli fece notare il biondo sorridendo.
Il medico fece altrettanto, chissà quante volte i suoi pazienti facevano quella costatazione.
"Prima di rimettermi a letto dovrei andare in bagno, non me la faccio nelle mutande da quando avevo tre anni e non vorrei ricominciare proprio ora" Il medico gli sorrise nuovamente, la barba scura che gli copriva completamente il mento e metà del collo traballò un poco. Danny la trovò strana, non credeva che i medici potessero portare la barba, o almeno non così lunga.
"È proprio necessario?" Domandò il medico.
Il biondo sollevò un sopracciglio, che domanda bizzarra pensò. Effettivamente non aveva questa gran urgenza di andare ai servizi, ma era sempre meglio non rischiare.
"Si, impiegherò poco lo giuro" Rispose Danny alzandosi in piedi.
Le sue gambe traballarono un poco, era ancora esausto per la notte appena trascorsa.
"Non si regge in piedi, mi dia retta, è il caso che lei torni immediatamente a letto" Insistette il medico portandosi alle spalle del paziente.
Danny trovò strana tutta quell'insistenza, era fin troppo strana.
Si voltò per poter guardare l'uomo in viso.
"Come ha detto?" Domandò, questa volta facendo molta più attenzione al timbro di voce dell'altro uomo. "Dovrebbe tornare a letto, non me lo faccia ripetere per favore" Danny deglutì, prima non aveva prestato attenzione alla voce dell'uomo, era così convinto si trattasse di un medico da non suscitare in lui nessun sospetto eppure, ora che ascoltava più attentamente, quella voce sembrava esattamente quella dell'assassino. Danny arretrò e quel gesto non passò inosservato al medico, anzi all'assassino, che si fece avanti con passo svelto e predatorio.
Danny provò a scappare gettandosi di lato ma l'altro uomo lo afferrò per una caviglia, facendolo inciampare e cadere a terra.
Il cameriere si mise sulla schiena, cercando di rimettersi in piedi, ma l'assassino fu più veloce, con un calcio ben assestato al centro del petto costrinse Danny a tornare supino. L'omega urlò per il dolore e si portò entrambe le mani al petto, cercando di placare il dolore.
L'assassino gli fu sopra, riuscendo con un abile mossa a bloccargli le gambe, gettò la siringa lontano, conscio che ormai sarebbe stato inutile fingere che il testimone fosse morto per un overdose di farmaci.
Danny tentò di allontanare l'altro uomo spingendolo con le mani, ma i muscoli delle braccia risultarono indolenziti ed addormentati a causa dei sedativi che fino a qualche attimo prima gli avevano conciliato il sonno. L'uomo, il cui odore sembrò quello di un beta stufo dell'opporsi dell'omega lo colpì dritto in viso con un pugno, il biondo sentì il sapore del sangue riempirgli la bocca e la testa iniziare a vorticare.
L'assassino approfittò dello stordimento della sua vittima per avvolgergli le mani attorno al collo, iniziando a stringere con forza, impedendo all'aria di raggiungere i polmoni di Danny.
L'omega spalancò le labbra alla ricerca di ossigeno, strinse le mani attorno ai polsi dell'altro uomo, cercando di allontanare le dita fredde dal suo collo pallido.
Quando il fiato cominciò a mancargli e la vista iniziò ad appannarsi vide una figura stagliarsi alle spalle dell'assassino.
Questo gli venne strappato di dosso e spinto lontano.
Danny prese una boccata d'aria fresca e si girò su un fianco, cercando di facilitare l'accesso dell'ossigeno ai suoi polmoni.
Mcgarrett si era gettato contro l'assassino, che stava cercando di riacquistare l'equilibro.
Steve lo afferrò per una spalla con la mano sinistra, mentre con la destra lo colpì con un pugno, spaccandogli il labbro inferiore.
L'uomo si portò una mano al viso ed arretrò ringhiando per la frustrazione, Steve si avvicinò minaccioso, pronto a colpirlo nuovamente ma, l'assassino fu più veloce, finse di caricare un pugno verso il viso del Comandante ma, in realtà lo colpì con un calcio che si schiantò contro il costato dell'alpha.
Il Comandante finì in ginocchio con le braccia strette attorno al busto, mentre l'assassino corse fuori dalla stanza, inseguito da un ringhio rabbioso.

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