Capitolo 33:

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Danny chiuse la chiamata e lasciò cadere il cellulare sul letto.
Aveva richiesto a Steve ciò che Drake desiderava.
L'uomo era ancora seduto sulla poltrona, aveva accavallato le lunghe gambe ed il pantalone rosso si era sollevato leggermente, mettendo in mostra un paio di calze nere dall'aria pregiata.
L'alpha fissava un punto non ben definito all'interno della stanza e si mordicchiava l'interno della guancia, facendo assumere al suo viso una forma molto particolare e quasi buffa. "Ho fatto" Disse Danny, desiderando che l'altro uomo prendesse il cellulare e se ne andasse, lasciandolo solo con i proprio pensieri.
Drake sollevò lo sguardo e si alzò in piedi, raggiungendo il letto ed afferrando il cellulare.
"Cosa ti ha risposto?" Domandò l'alpha.
Danny sospirò e decise di dire la verità all'uomo, dopotutto lui era il suo carceriere, se gli avesse mentito avrebbe potuto tagliargli la gola e chiuderlo in una cella.
"Parlerà con il Governatore, ma non garantisce che riuscirà a fare liberare il tuo gemello" Spiegò l'omega, sfregando assieme le mani pallide.
Il trafficante sbuffò una risata ed infilò il cellulare in tasca.
"Certo, ed immagino che nel caso in cui non riesca a far scarcerare mio fratello non farà nulla, um? Scommetto che se fosse per lui sarebbe già qui con un fucile, pronto a spararmi in testa" Danny arricciò le labbra, rivedendo perfettamente il compagno in quelle parole.
Lo stomaco del Detective brontolò sonoramente, ricordando al proprio proprietario che non aveva ancora messo nulla nello stomaco.
"Ti farò portare del cibo e visto che sono un uomo comprensivo ti chiedo, cosa vuoi da mangiare?" Domandò Drake con fare affabile.
Quell'uomo era particolare, pensò Danny.
Sapeva cambiare comportamento nel giro di pochi istanti, passando dalla gentilezza alla rabbia e ancora alla gentilezza.
"Biscotti" Rispose l'omega senza pensare.
Il criminale sorrise divertito da quella risposta immediata, annuì e si dileguò chiudendosi la porta alle spalle. Danny abbassò lo sguardo sul ventre e vi lasciò un carezza.
"Aspettiamo la cena, ok? Poi potremmo farci un bagno caldo. Che te ne pare?" Domandò il Detective senza ottenere risposta.

Steve digrignò i denti e sbatté il cellulare contro il touche table.
Chin stava armeggiando con la tastiera, cercando di rintracciare la fonte della chiamata, senza però ottenere nulla.
"Qualcosa blocca il segnale" Spiegò il Tenente.
Il Comandante sospirò esasperato. "Dobbiamo stare alle sue condizioni" Disse Kono incrociando le braccia contro al petto.
Steve annuì contrariato.
"Mentre io parlo con il Governatore voi contattate la famiglia di Danny, per favore" Ordinò il Comandante, addolcendo un poco il tono quando giunse alla fine della frase.
Chin sorrise comprensivo e si allontanò entrando nel proprio ufficio.
"Cerca di stare calmo, ok?" Si raccomandò la beta, sorridendo rassicurante, lasciando una carezza sulla spalla dell'amico.
Lui annuì e deglutendo con rabbia lasciò la sala comune.

Una donna aveva lasciato un paio di pacchi di biscotti al cioccolato nella stanza di Danny.
L'omega si era seduto sul letto e si era coperto con la trapunta, aveva appoggiato uno dei pacchetti sulla pancia e ci aveva infilato dentro una mano, riempiendola di briciole marroncine.
Il suo stomaco brontolò ancora, così il Detective si portò un biscotto alle labbra, divorandolo in pochi secondi.
"Buono vero?" Domandò l'uomo abbassando lo sguardo sul ventre coperto dalla trapunta leggera.
La piccola non si mosse e Danny si stupì di ciò, considerando che, durante il lungo bagno che si era concesso la bambina non aveva smesso nemmeno per un istante di muoversi.
"Hey? Che ti succede? Non ti piace il cioccolato?" Domandò l'omega, poggiando una mano sulla pancia gonfia.
La sua voglia di chiacchierare era cresciuta molto in quel periodo, Grace scherzava sempre dicendo che a furia di chiacchiere avrebbe stordito la bambina.
"Ti manca papà?" Domandò il Detective.
Il tono del biondo si addolcì ed il suo corpo si rilassò un poco al solo pensiero del compagno.
"Manca anche a me" Commentò Danny.
L'omega sorrise pensando al suo Steve e a quanto volesse rivederlo, sentire la sua voce, le sue mani su di lui, le sue braccia stringerlo.
Lo desiderava, lui voleva Steve, non lo aveva mai voluto con così tanta intensità, sentiva il bisogno di averlo con sé e non solo a livello affettivo, lui lo desiderava a livello fisico, voleva sentirlo in lui, proprio come la notte del suo calore.
"Dio... non posso pensare a queste cose. Non ora" Disse tra sé e sé Danny, portandosi alle labbra un altro biscotto.
L'omega lasciò cadere a terra il pacco di dolcetti e spense le luci, lasciando sprofondare la stanza nella più completa oscurità.
Si sdraiò sul morbido materasso e si coprì con le coperte, nascondendo il viso contro il morbido cuscino.
Si passò una mano sul ventre e finse che quella fosse la mano di Steve, del suo alpha.
"Fa in fretta..." Sussurrò al silenzio, sperando che Steve lo sentisse.

Steve aveva parlato con il Governatore e questo aveva promesso di fare del proprio meglio per trovare una soluzione, anche se avrebbe richiesto almeno una settimana di lavoro.
Il Comandante aprì la porta di casa propria ed accese le luci.
All'ingresso erano stati lasciati i suoi bagagli e quelli di Danny.
L'odore dell'omega era talmente dolce e persistente da sembrare quasi che l'uomo fosse lì.
"Resisti... Danno" Sussurrò al silenzio, sperando che Danny lo sentisse.

Kono stava tornando a casa a piedi. Anche se abitava molto lontano dalla centrale non le dispiaceva fare quattro passi e poi era un ottimo modo per tenersi in forma.
Fece qualche passo avanti e si portò in direzione del vialetto di casa propria, una stradina bianca circondata da tanti fiori colorati.
Persa nei propri pensieri iniziò a contare alcuni sassolini bianchi, cercando di individuarne quanti più possibili, proprio come faceva quando era piccola.
Una volta raggiunti i quattro gradini che conducevano al portico si sorprese di vedere due piedi avvolti in delle scarpe chiaramente maschili.
Sollevò lo sguardo incuriosita e si stupì di trovarsi davanti allo stesso uomo che quasi sei mesi prima l'aveva salvata da uno degli uomini di Lake.
I capelli neri si erano allungati un poco ed alcuni ciuffi ribelli e vagamente ricci gli ricadevano sulla fronte bronzea.
Gli occhi erano di un marrone molto scuro, molto simili a quelli della beta. Il poliziotto le sorrise raggiante, mettendo in mostra i denti bianchi e perfettamente dritti.
"Ciao... Kono giusto?" Domandò lui alzandosi in piedi per stingerle la mano.
Lei la prese nella sua e la strinse con vigore.
"Io sono Adam, non so se ti ricordi di me, ho partecipato alla cattura di Lake" Disse l'uomo, sorridendo un poco imbarazzato.
Kono gli sorrise ed annuì, ammettendo di ricordarsi perfettamente di lui.
Approfittò di quell'incontro anche per ringraziarlo di averla aiutata.
"Nessun problema, posso entrare?" Domandò Adam inficiando con un cenno del capo la porta d'ingresso.
La ragazza si riscosse ed immediatamente andò ad aprire la porta, si sfilò le scarpe e le buttò in un angolo, poi fece entrare il proprio ospite.
"Scusa per il disordine" Si scusò Kono raccattando qua e là alcuni abiti sporchi.
Adam sorrise e l'aiutò a pulire un poco.
"Volevi parlarmi di qualcosa in particolare?" Domandò lei.
Il poliziotto annuì e, sotto indicazioni della giovane beta andò a sedersi al tavolo della cucina.
Kono gli porse un bicchiere d'acqua ghiacciato.
Lui lo accettò con riconoscenza e ne prese un grosso sorso.
"Sono qui per parlarti di Lake" Iniziò a dire Adam, appoggiando sul tavolo il bicchiere sulla cui superficie si era creata una condensa fredda e trasparente.
"È successo qualcosa?" Domandò lei preoccupata da una possibile fuga dell'uomo.
Adam si affretto a scuotete il capo.
"Io... sono uno dei suoi uomini" Spiegò il moro abbassando lo sguardo.
Kono scattò senza pensare ed andò ad afferrare la propria pistola, puntandola verso Adam.
"Che cosa vuoi!? Minacciarmi!?" Domandò la ragazza tenendo la pistola puntata contro di lui.
Adam si affrettò a sollevare le mani.  "No no, assolutamente no, voglio aiutarvi!" Esclamò lui rimanendo seduto così da non spaventare la beta. "Perché?" Domandò Kono abbassando un poco la pistola, puntandola infine verso terra.
"Perché tu sei la mia compagna" Rispose sinceramente l'uomo.
La donna sollevò le sopracciglia ed inclinò il capo.
"Cosa?" Domandò Kono, assottigliando lo sguardo, cercando di scorgere la menzogna sul viso del criminale.
Adam annuì e lentamente, si alzò in piedi, tenendo le mani bene in vista.
"Conosci le antiche leggende? Quelle che parlano dei compagni promessi dal destino? Riconoscibili solo dal loro odore..." Domandò l'uomo dai capelli scuri.
Kono annuì, erano antiche leggende che solitamente si apprendevano i primi anni di scuola, alle volte dall'asilo ma, come già detto, erano leggende.
Nessuno parlava più di compagni promessi dal destino.
"Io sono il tuo compagno. E tu sei la mia compagna" Continuò Adam e Kono sbuffò una ridata.
"Certo, non farmi ridere" Commentò lei con fare acido, sollevando nuovamente la pistola.
"Te lo giuro Kono! Non appena ho sentito il tuo odore ho sentito il bisogno di proteggerti! Per questo ti ho salvata quel giorno, ho tradito la mia gente per te!" Esclamò Adam, guardando la ragazzo con fare supplicante.
Kono storse il naso e, con fare incerto si avvicinò a lui, annusando l'aria.
"Tradito la tua gente. Un trafficante di uomini..." Commentò lei con tono aspro.
Adam scosse il capo ed espose il collo, permettendo alla giovane di nascondervi il viso ed annusare il suo profumo.
"Anche di questo dobbiamo parlare. Lake... non è quello che tutti credono..." Disse l'uomo.
Kono sobbalzò quando un profumo dolce le colpì il naso, era un misto di fiori di pesco e miele che quasi la fece salivare.
La pistola le cadde di mano ed immediatamente si allontanò da Adam.
"Ora mi credi?" Domandò il moro.
Kono annuì turbata.
"Io e te... dobbiamo parlare..." 

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