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Quando alla mattina mi sveglio sono messa in una posizione rannicchiata,appena realizzo come il mio corpo si è adagiato al letto sento il braccio destro dolorante,ho dormito tutta la notte su di esso.

Metto i piedi e poi le gambe giù dal letto e l'Antartide si impossessa del mio corpo,fa freddissimo stamattina dannazione.

Afferro la vestaglia di lana bianca e mi chiudo i bagno a chiave.
Inizio a spazzolare i capelli con forza,quasi non sento i nodi che si incastrano nella spazzola.
Finito di torturare i miei capelli prendo lo spazzolino e sfrego i miei denti,poi passo al collutorio.

Lavo il viso con l'acqua gelida che mi risveglia del tutto.
Lancio un'occhiata veloce al piccolo cestino del mio bagno che è pieno di capelli e lamette sporche di sangue reduci di ieri.
Senza curarmene tiro fuori il sacchetto e lo porto giù di sotto per buttarlo direttamente nella spazzatura fuori casa,nessuno deve vederlo.

Appena apro la porta di casa un gelido vento mi trapassa perfino l'anima.
Getto il sacchetto nel bidone e con lui getto tutto quello che rimaneva di me fino a ieri.

Rientro in casa e mi dirigo in cucina,devo assolutamente mangiare qualcosa o sbatto per terra.

Sul frigorifero noto un bigliettino lasciato sicuramente da mia madre.

"Sono andata a lavoro,tornerò per le 20.
MANGIA,baci"

Sul tavolo trovo una mela,alcuni biscotti e del succo di frutta.
Afferro un biscotto e inizio a masticarlo piano,ma il mio stomaco è troppo chiuso per riuscire ad ingerirlo senza provare delle fitte lancinanti allo stomaco.
Nonostante queste cerco di finire la mia colazione,giusto per avere qualcosa nello stomaco.

Un biscotto e mezzo e un bicchiere di succo d'arancia.
Non sono anoressica,non mangio per non ingrassare,non mangio perché non ce la faccio.
So di essere magra e mi va bene così,non mi sono mai posta il problema di dimagrire ulteriormente da quello che sono,ma quando sono nervosa la bocca dello stomaco so chiude e non riesco più ad ingerire neanche l'aria senza essere piegata in due dal dolore.

Finita la mia "colazione"salgo il camera per vestirmi.
Collant nere,vans blu e un maglione a trecce bianco che ora mi sta abnorme,mi è sempre stato un po' grande,ma ora mi fa da vestito che cade sulle mie braccia esili.
Non posso fare a meno di notare la mia pelle rossa e lacerata dalla lametta.
Non mi fa impressione,ma mi faccio schifo solo per il fatto di esserci ricaduta,ma quando lo facevo e sentivo il dolore e il sangue caldo scorrermi sul corpo non pensavo più a niente ed era così fottutamente bello essere spensierata,se così si può definire.

L'aria è gelata e mentre aspetto la corriera infilo le cuffiette e mi rintano nel mio mondo malato.
Sì è questo quello che è realmente la mia vita,una continua lotta contro me stessa,contro ciò che non devo diventare,ma sono fottutamente fragile e non posso cavarmela da sola.
Appena trovo qualcuno che mi sta vicino mi rialzo in piedi,ma quando mi lasciano vado a terra e mi spezzo come se fossi vetro.

Salita sulla corriera non posso fare a meno di notare un viso famigliare,l'ho già visto da qualche parte.
Certo,ecco chi è:Kevin!

Non ho voglia di parlargli e così chino la testa nella speranza che non mi veda,ma ovviamente la fortuna gira da tutt'altra parte che da me.

"Corinne!"mi urla mentre mi viene incontro dal fondo dell'autobus.

"Kevin"dico quasi imbarazzata.

"Come stai?"

Come sto?una vera merda.
Ma so fingere bene,infondo quando mai sono stata veramente bene?non so neanche cosa voglia dire dopo questo ultimo periodo.

Fall in love [in correzione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora