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Mi guardo allo specchio e mi sistemo nervosamente la giacca della divisa di scuola. Azzurra mia sorella di 22 anni mi osserva da dietro e mi mette una mano sulla spalla
A: Camilla riesci ad essere gnocca anche con questa divisa di merda, tranquilla. Mi fanno ridere i bottoni della tua camicia, tirati come te.
Mi gira e ridendo, mi sbottona i primi tre bottoni.
A: yes baby, così sei ancora più sexy, poi accorcerei ulteriormente la gonna. Aspetta.
Si gira e prende una serie di aghetti ed accorcia la gonna notevolmente e mi passa un paio di stivaletti con il tacco. Si avvicina e mi fa due codini. Sto ridendo e mi fa una fotografia e la manda alle sue amiche.
A: mi sembri un personaggio dei cartoni animati giapponesi.
C: si quelli porno guarda.
Mi sbottono un altro bottone ed il mio seno, un po' abbondante, si nota ancora di più.
A: ecco perfetta, secondo me i tuoi compagni apprezzerebbero.
C: un po' meno papà e mamma quando mi verrebbero a recuperare in presidenza.
Entra mia mamma e mi guarda allibita e con un'espressione scandalizzata.
C: Ciao io vado.
Tiro su lo zaino ed esco con indifferenza dalla camera mentre Azzurra mi segue tutta seria e convinta. Arrivo in cucina, mio papà ha il caffè in mano e per poco si soffoca per ridere.
P: buona giornata tesoro.
Mia mamma arriva come una furia dalla camera
M: BUONA GIORNATA?!?! MA L'HAI VISTA?
P: ah è vero, vieni qua Camilla.
Mi avvicino ridendo e lui mi sistema i codini e la giacca scuotendo la testa e poi guarda Azzurra
P: anche tu...fai le cose per bene.
A: si muoveva..
M:STATE SCHERZANDO?
Ci giriamo tutti e tre ridendo e inizio a togliermi i codini e Azzurra si abbassa a togliere gli aghi. Mio papà mi abbottona la camicia.
P: ti concedo i primi due.
M: quanto siete scemi tutti e tre!
Mi sistemo per bene e metto le scarpe.
C: però ammettetelo che sono ridicola.
Papà mi abbraccia
P: io ti trovo bellissima lo stesso.
M: io invece lo trovo giusto, così la smettete di guardarvi come siete vestite e...
Parte con i suoi soliti discorsi.
C: si mamma. Spero solo di essere promossa e che il prossimo anno passi velocemente.
Papà mi sorride.
Lo so che se fosse per lui mi avrebbe accontentato e iscritto all'Istituto pubblico anziché a questa scuola privata e altolocata.
Ci siamo trasferiti da un mese per seguire papà con il suo nuovo lavoro, ha avuto una promozione non da poco e mia mamma è riuscita a farsi trasferire come insegnante di lettere in una scuola qua in città. L'unica che non ha avuto grossi problemi ad adattarsi è stata Azzurra, a Bologna c'era già con l'università. Lei ha già i suoi amici, ora poi sono contentissimi perché abbiamo una mega taverna e la piscina fuori che d'inverno viene coperta e si può usare. Questo weekend avevamo 5 amici suoi che giravano, felici come non mai. Io sinceramente, dopo un mese, conosco a malapena la classe e mi hanno presa in po' in simpatia due mie compagne, Benedetta e Noemi, ma devo ancora ben capire come sono. So solo che sono figlie di avvocati e di un notaio e che le loro famiglie si conoscono. Faccio colazione ed esco con Azzurra che mi accompagna in macchina a scuola.
A: dai porta pazienza è solo una divisa, i tuoi compagni come sono?
C: non riesco a capire, tra di loro si conoscono tutti e, a parte Benedetta e Noemi, gli altri non mi badano più di tanto e sinceramente non è che la cosa mi disperi.
A: ci vuole tempo.
Ci sorpassa una Porche e parcheggia davanti alla scuola
C: quello per esempio è Carlo con la macchina di suo padre, penso pieno di soldi da fare paura, bocciato due volte e sopra le righe. Insopportabile.
A: non è brutto, presentamelo, non si sa mai.
C: Azzurra per favore, qualcosa di meglio no?
A: magari non è poi così male va a vedere. Mi tocca lasciarti là infondo.
C: si tranquilla.
Si ferma e prima di scendere mi dice
A: ricordati che comunque puoi tirartela un po' anche tu visto la promozione di papà.
C: ciao Azzurra.
Scendo e la osservo mentre va via. Ma devo proprio andare a scuola?! Guardo da distante il portone d'entrata con i ragazzi man mano che entrano. Sospiro e mi faccio coraggio, mi giro per percorrere il marciapiede e mi ritrovo un gruppo di 5 ragazzi che mi osservano. Presumo siano dell'istituto qua in parte. Uno di loro è biondo platino, con gli occhi azzurri e mi sta osservando con aria seria da testa ai piedi.
I cinque ragazzi mi guardano incuriositi e un po' divertiti, tranne il biondo che ha lo sguardo duro. Vorrei salutarli e dirgli che so di essere ridicola. Mi guardo e poi incrocio lo sguardo del biondo. Uno di loro si mette a ridere
X: credo si sia persa. Hei piccola, vuoi che ti accompagno per mano a scuola? Paparino non ti ha prestato la sua Porsche per andare a scuola? O hai fatto arrabbiare l'autista di mamma e ti ha lasciato davanti alla scuola sbagliata?
Lo guardo in silenzio, potrei mandarlo a fanculo, oppure continuare per la mia strada ignorandolo o presentarmi e magari scoprire che sono più simpatici di quello che invece non sembrano.
Gli altri ridono, a parte il biondo e i miei occhi non si schiodano dall'azzurro dei suoi. È palesemente scocciato. L'espressione che ha, lo rende particolarmente magnetico, è un gran bel ragazzo tra l'altro. Mi guarda come fossi un alieno. Una mano mi prende un braccio e mi giro, Benedetta e Noemi
B: Camilla lascia perdere questi sfigati . Non ti devi neanche abbassare ad ascoltare le cazzate che dicono per invidia, soprattutto lui.
Fa segno verso il ragazzo che ha parlato. Lui gli sorride ironicamente
X: guarda chi si vede, buongiorno principessa.
Lei non lo bada e mi spinge avanti. Li guardo e sussurro un timido ciao accennando un sorriso.
B: non devi neanche salutarli, fiato perso.
Il biondo, al mio saluto, alza un sopracciglio quasi stupito e uno di loro lo spinge
X: Federico andiamo che con queste non ne veniamo fuori, non siamo di certo AL LORO ALTISSIMO LIVELLO, loro cercano ben altro...per fortuna!
F: smettetela e andiamo che ci aspettano.
Tira fuori una sigaretta e l'accende guardandomi attraverso il fumo e le ragazze mi trascinano via
C: li conoscete?
B: si di vista, come più o meno tutti quelli di questo istituto. A volte li vedi passare quando vanno in palestra da noi. La nostra scuola ospita le loro classi per l'ora di educazione fisica. Tra l'altro si dovrebbero disputare una partita tra i due istituti tra un po'.
C: ma dove entrano che vanno di là?
Noemi ride
N: qua, ma stanno andando in centro ad occhio, invece che andare a scuola.
Quando siamo quasi davanti alla nostra scuola mi giro e mi rendo conto che si sono fermati e Federico è seduto in uno
scalino e guarda verso di noi. Entriamo e andiamo in classe.
N: Camilla sabato sera esci con noi?
C: dove andate?
B: ad una festa in disco, chiaramente abbiamo il tavolo.
C: devo chiedere ai miei. Dov'è il posto?
Mi spiegano. Sinceramente non ho tanta voglia ma potrei provarci.
C: potre chiedere a mia sorella se mi porta. Con lei è più probabile che mi lascino venire. Entri solo con invito?
N: non credo, le ragazze entrano più facilmente, quindi se tua sorella è con qualche amica ci riesce. Dai prova, cazzo hai 17 anni fatti.
C: il problema è che qua non sanno con chi esco e si preoccupano. Prima uscivo tranquillamente.
B: se vuoi passiamo a conoscere i tuoi se può servire.
Si guardano velocemente e poi mi sorridono
C: si può fare, un pomeriggio magari venite a fare i compiti da me.
B: domani se vuoi.
C: stasera li avviso.
Arriva il Proff di matematica e inizia subito ad interrogare e mi chiama.
Pr: Camilla, tu sei nuova. Vediamo la tua preparazione a che livello è.
Per mezz'ora mi chiede di tutto e io rispondo tranquillamente attirando l'attenzione di tutta la classe che mi guarda stupita.
Pr: complimenti ottimo. Da che istituto arrivi?
C: tecnico chimico
Pr: e perché sei finita ad un liceo scientifico?
C: i miei genitori hanno ritenuto più opportuno iscrivermi qua.
Pr: non è così semplice come cambio. Tu eri d'accordo?
C:no.
Pr: preferivi la scuola di prima?
Vorrei dirgli che preferivo soprattutto una scuola pubblica senza obbligo di ste divise schifose e altro, ma mi trattengo.
C: si, qua ho dovuto recuperare qualcosa.
Pr: in matematica non serve direi. Puoi andare.
Carlo mi sorride e quando gli passo accanto mi dice
C: potresti aiutarmi con i compiti
Il Proff lo sente e i risponde
Pr: Carlo, spero tu parla di quelli a casa e non i compiti in classe
C:certo Professore.
Mi siedo e non so perché il mio pensiero torna al biondo di prima, mi ha colpito e gli stavo istintivamente sulle palle, visto come mi guardava.
Le ore passano e all'una esco velocemente per prendere il bus, Azzurra non riesce a passare.
Decido di andare all'altra fermata, così passo davanti all'istituto di stamattina, di solito vado dall'altra parte perché è leggermente più vicina. Stanno uscendo ed io attraverso la strada giusto per non passare proprio davanti alla loro entrata. Con la coda dell'occhio guardo i ragazzi che escono, sono tutti allegri e si parlano tra di loro. Guardo verso la mia, un abisso per me. I nostri spariscono dentro alle varie macchine che sono parcheggiate in giro. Noto la testa bionda del ragazzo di oggi, Federico assieme agli altri quattro. Mi rendo conto che mi stanno guardando ed io proseguo a testa bassa pentendomi di essere venuta di qua, perché poi? Mi tolgo la giacca presa dal caldo e mi sbottono un po' la camicia. Arrivo alla fermata e mi appoggio alla panchina alzando lo sguardo, dall'altra parte della strada c'è Federico e il ragazzo che mi ha fatto la battuta stamattina. Mi osservano seduti nella fermata al lato opposto parlando tra di loro. Un clacson mi fa sobbalzare e si ferma una macchina in mezzo alla strada, è Carlo.
Car: sali, ti do un passaggio.
C:no grazie.
Car: dai, non puoi abbassarti a salire in bus in mezzo al casino.
C: l'ho sempre fatto e non mi sembra di essere morta o altro. Grazie
Car: dai muoviti e sali che ci mettiamo d'accordo per le lezioni.
Gli sorrido
C: muoviti tu prima che il bus dietro ti venga addosso. Ciao a domani.
Car: va bhe ciao.
Parte a tutta velocità volutamente ma prima guarda Federico e l'altro ragazzo con aria di superiorità, idiota! Lo guardo andare via scocciata e sento la voce del ragazzo di stamattina dire
X: preferisci il bus ad un Porsche? Strano per una come te, preferisci appoggiare il tuo bel culo su una Ferrari?
Lo guardo e alzando la voce per farmi sentire, dico
C: posso avere il piacere di sapere il nome di chi oggi ha deciso di giudicarmi senza conoscermi? Giusto perché mandare affanculo uno sconosciuto a caso non mi va!
Mi guarda stupito e si alza mettendosi sul bordo del marciapiede
X: mi chiamo Massimo e tu Camilla, giusto?
C: si. Comunque, una come me, non ha bisogno di andare a casa in Porsche e tantomeno in Ferrari, sono abituata ad arrangiarmi e non mi sono mai persa come hai insinuato stamattina. Ah grazie per il "bel culo", voglio prenderlo come un complimento altrimenti potrei tirarti una testata. Complimenti per la tua simpatia MASSIMO.
M: ricca, indispettita e sulla difensiva. Non dovresti abbassarti a parlarmi, non te l'hanno detto le tue amiche? Vuoi che attraverso la strada io o vieni tu a darmi la testata, visto che il mio non voleva essere un complimento?
Non so perché ma inizio a divertirmi, è tanto che non litigo con qualcuno, a scuola devo sempre starmene zitta ed io ho le palle che mi girano da quando mi sono trasferita! Rivoglio i miei amici, i miei compagni con i quali mi divertivo a finire in presidenza per le cazzate che facevamo. Mi sale la rabbia ed attraverso la strada, ora lo meno a costo di prendermele. Quando sono davanti a lui indietreggia sorpreso.
C: DICEVI?
M: coraggiosa la ragazza.
Torna ad avvicinarsi con aria minacciosa, ma non mi scompongo di un centimetro. Mi sfiora il viso con un dito e gli arriva di risposta una sberla sulla mano. Mi prende il viso con la mano e cerco di mollargli un ceffone ma con l'altra mano mi blocca ridendo, a quel punto gli arriva un calcio sullo stinco e fa un salto indietro imprecando
C: non ti permettere mai più di toccarmi o ti distruggo!
Lui fa per avvicinarsi nuovamente
M: tu cosa? Ma ti rendi conto che se voglio ti faccio volare?
C: provaci!
Massimo mi guarda stupito. Federico si alza mettendosi in mezzo
F: FINITELA.
Lo guardo male e vedo arrivare il mio bus.
C: va bene. Ciao, devo andare o perdo il bus.
Federico mi guarda sorpreso e non mi risponde
M: ciao???
C: preferisci un vaffanculo?
Attraverso la strada velocemente e salgo. Quando mi siedo li guardo dal finestrino, mi stanno osservando perplessi e li saluto con la mano e vedo apparire un mezzo sorriso sul viso di Federico. Ok mi sento già meglio, mi sa che devo iscrivermi nuovamente in palestra, a qualche corso di Kickboxing o altro o sclero! Sono ferma da quasi tre mesi! Scendo dal bus e vado verso casa.

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