PROGOLO ~ Sometimes choices make you.

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Odore di sudore e fatica.
Dolore, determinazione, ore ed ore davanti uno specchio a riprovare sempre i soliti passi.

È questo ciò che caratterizza le mie giornate, è questo quello che faccio praticamente da una vita ed è questa l'unica cosa che so fare.

Mia madre un giorno mi disse "ancor prima di imparare a camminare, tu già ballavi".

E forse è stata la danza ad avermi scelto, e non io a scegliere la danza.

Sono arrivata a Londra da un piccolo paesino dell'Inghilterra quasi 8 anni fa, quando fui ammessa come allieva ai corsi di danza alla Royal Ballet.

Ai tempi mi sembrava la realizzazione di un sogno, tutto quello che ho sempre desiderato. Finalmente sarei riuscita ad allontanarmi da tutto ciò che rendeva la mia vita inutile e vuota, ma invece con il tempo ho realizzato che non è così.

Ho realizzato che non basta allontanarsi per liberarsi da ciò che ci tormenta, i nostri demoni ce li portiamo dentro, ci dobbiamo convivere e saperci combattere. E dentro di me hanno trovato il loro habitat naturale e penso che mai riuscirò a liberarmene.

A parte quando sono su un palco, tutto il resto è monotono e ripetitivo. Scandito da un tempo che, paradossalmente, sembra essere sempre lo stesso. Ed io sono un burattino nelle mani di questo circolo vizioso.

La mattina mi alzo, niente colazione.
Corro in sala e comincio il riscaldamento, aspettando che il direttore artistico e i coreografi arrivino e ci dicano cosa dobbiamo fare e quale ruolo ricoprirò questa volta.

Finita la lezione, riprendo la mia roba e torno a casa, dopo aver mangiato un solo pacchetto di cracker nell'arco della giornata.

Una volta arrivata, doccia veloce e dopo una cena iper dietetica, vado a letto pronta per ricominciare l'indomani la solita routine.

Ho dimenticato quando è stata l'ultima volta che ho ballato perché sentivo il bisogno di farlo.

Ho dimenticato quando è stata l'ultima volta che ho realmente sentito quello che stessi facendo.

Ormai è come se fossi programmata per fare tutto ciò. È come se appena salita sul palco, riuscissi perfettamente a ricoprire qualunque ruolo mi viene assegnato, ma non riesco a ricoprire il ruolo più importante.

Me stessa.

Mi sono dimenticata anche quando è stata l'ultima volta che mi sono realmente sentita me stessa, l'ultima volta che sono realmente stata felice e sono riuscita a ricoprire il ruolo di Kara.

Perciò quando questa mattina sono arrivata in sala e ho cominciato a riscaldare i piedi, mentre sistemavo lo chignon, mi aspettavo che fosse una delle solite giornate lavorative, in cui avrei dovuto provare le variazioni del repertorio che sarebbe andato in scena il mese prossimo.

Quando mi dissero che avrei preso parte al balletto come prima ballerina e che quindi avrei dovuto interpretare Odette e Odile, ammetto di aver sentito una punta di orgoglio dentro me. Ma alla fine mi sono detta che sarà come tutte le altre volte.

Salgo sul palco, entro nel personaggio, applausi, fiori e tutto torna monotono come prima.

È la storia della mia vita.

Ma questa mattina forse è l'inizio di qualcosa.

Qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo. È l'inizio di un percorso che intraprenderò, ma non per la danza, per me stessa.

"Lei dev'essere Karoline Smith, la prima ballerina. Piacere, io sono il nuovo direttore artistico della compagnia, Harry Styles" dice stringendomi la mano e fissandomi direttamente negli occhi, mentre con uno scatto io abbasso i miei verso le mie punte.

E dopo 21 anni di calma piatta, dentro me ho sentito smuoversi qualcosa.

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