Capitolo 5

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Mi allontano da casa di Deniz, piango e non voglio tornare a casa in questo stato, anzi non ci voglio più tornare a casa, domani tutto il quartiere parlerà di quello che è successo, e io non posso immaginare l'umiliazione dei miei genitori, dopo averli allontanati da me, ora dovevano subire anche tutto questo.

Cammino senza meta sul lungomare, mi ritrovo davanti la panchina, la stessa in cui avevo dato il primo bacio e Deniz, la guardò con disprezzo e vado avanti. Arrivo sulla scogliera e mi siedo li, guardò il mare e un leggero venticello mi smuove i capelli, piango ininterrottamente, in mento ho solo brutti pensieri.
Alcuni metri da me, vedo un ragazzo, non riesco a mettere a fuoco il suo volto, un po' per la lontananza, un po' per i miei occhi talmente pieni di lacrime che mi tolgono la vista.
Si avvicina sempre di più, camminando sui scogli in modo sicuro e disinvolto, ma lo fa lentamente come se non volesse spaventarmi, capisco che sta venendo proprio da me, provo ad asciugare le lacrime sul mio viso, ma senza comando continuano a scendere.
Ora è abbastanza vicino , lo vedo immobile davanti a me, è un ragazzo molto bello, alto palestrato ha un abbigliamento sportivo, forse stava correndo, ha i capelli raccolti in un codino e qualche ciuffo ribelle esce fuori, i suoi occhi mi incantano sono color miele.

Ora è abbastanza vicino , lo vedo immobile davanti a me, è un ragazzo molto bello, alto palestrato ha un abbigliamento sportivo, forse stava correndo, ha i capelli raccolti in un codino e qualche ciuffo ribelle esce fuori, i suoi occhi mi incantan...

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                                   CAN
Sono Can un fotografo di fama mondiale, giro il mondo per lavoro. Cerco di scappare sopratutto da Istambul, la mia città natale, ho molti bei ricordi, ma purtroppo vengono cancellati da un unico ricordo, il peggiore della mia vita, nonostante il tempo, è sempre vivo dentro di me, mi provoca un dolore immenso, ed è solo grazie a questo dolore che ricordo di essere vivo.
Ho smesso di vivere la mia vita 5 anni fa, ho cominciato a vivere la vita che lei avrebbe voluto è dovuto vivere.
2/3 volte l'anno sono costretto a tornare a Istambul, perché insieme hai miei 2 fratelli abbiamo in agenzia pubblicitaria, io cerco di gestire il più possibile a distanza. Embre mio fratello più grande si occupa della parte finanziaria e dirige la sede principale dell'azienda, mentre Muzo mio fratello più piccolo, nato dal 2 matrimonio di mio padre si occupa della piccola nuova sede che abbiamo aperto da 6 mesi.
Sono arrivato oggi pomeriggio, e al massimo domani domani sera voglio andare via.
Per questa mia fretta ho deciso di prendere una stanza in albergo, non ho voglia di andare a casa mia, o dei miei fratelli, preferisco così. Decido di fare una corsa per cercare di scaricarmi un po', mi siedo sulla scogliera e guardò il mare, proprio quel mare che ha portato via la mia metà, la mia dolce Ceyda, mia sorella gemella, il pensiero di non essere stato in grado di salvarla, il non aver capito quanto quel ragazzo la stava distruggendo, e quanto lui è riuscito a togliergli la voglia di vivere. Non sono arrivato in tempo, quando mi sono gettato in mare per salvarla era troppo tardi.
Mentre sono assorto nei miei pensieri, la mia attenzione viene attirata da una ragazza, seduta a pochi metri da me, la vedo ha lo sguardo perso verso il mare, piange a singhiozzo e si stringe le ginocchia al petto. Non so per quale motivo, comincio a camminare sui scogli nella sua direzione, ho come la sensazione che devo proteggere quella ragazza, anche se non so da cosa.

Arrivo davanti a lei, mi guarda ha le guance segnate dalle lacrime, e gli occhi pieni di lacrime che continuano a scendere ininterrottamente, invano è il suo tentativo di asciugare gli occhi. La guardo è vestita in modo semplice, scarpe da ginnastica, leggings neri e una felpa bianca, i capelli sciolti vengono mossi dal vento. Mi trovo davanti a lei e non so cosa dire, in realtà non so il motivo che mi ha spinto a raggiungerla, così d'istinto le dico la verità 

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