Capitolo 55

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CAN
Sono passati 15 giorni dall'incidente, oggi avrei dovuto sposare Sanem, invece sono qui in ospedale, sto aspettando l'esito della tac, se non ci sono problemi oggi stesso mi dimettono.

In questi giorni ho cominciato la fisioterapia alle gambe, sono soddisfatto riesco a camminare da solo anche se a fatica e lentamente, è tutto più difficile visto che purtroppo ancora non riesco a vedere.

Sanem è stata qui costantemente nonostante l'ho pregata di riposare e prendersi cura del bambino.
Abbiano anche discusso, so che voleva starmi vicino ma anche lei aveva subito un trauma cranico, anche lei doveva riposarsi, invece sembrava non le importasse nulla, nemmeno per il bambino.

Mevkibe e Nihat si sono preoccupati come fossero i miei genitori, presenti in ogni circostanza, non smetterò mai di ringraziarli per questo, l'unica cosa strana è che non hanno mai detto nulla riguardo al bambino, Sanem mi ha detto che visto l'incidente sono stati messi al corrente, ma con me nessuna parola a riguardo.

Anche Huma e Azziz venivano tutti i giorni a trovarmi, Osman e Metin passavano la sera dopo aver chiuso lo studio, ho provato a chiedere notizie sull'incidente, su quel pazzo criminale che ha rischiato di uccidere tutta la mia piccola famiglia, ma hanno sempre sviato il discorso dicendo che si sta occupando tutto la polizia.

Sono sincero ci sono molte cose che non mi tornano, sento che tutti mi nascondono qualcosa, la cosa che mi infastidisce è che non posso guardare nessuno negli occhi, non posso vedere se sono sinceri.

SANEM
Oggi dovevamo sposarci, coronare finalmente il nostro sogno, invece no, sono sotto la doccia e piango disperata.

Ogni giorno mi sento in colpa verso Can e sulla verità del nostro bambino.
Spesso si arrabbia perché non voglio tornare a casa ma rimanere con lui, dice che devo pensare al bambino che non devo essere egoista, a volte vorrei sgridarli che il nostro bambino non c'è più.

Quando sono stata dimessa dall'ospedale anche se in maniera molto serena ho dovuto affrontare il discorso della gravidanza con i miei genitori, Leyla e Embre sono sempre stati al mio fianco, mi hanno aiutata a parlare a giustificare la mia gravidanza e sopratutto del perché loro non ne erano al corrente.
Ho visto la delusione negli occhi di mio padre per una figlia che è andata contro i principi, contro le tradizioni, negli occhi di mia madre, la delusione di non essermi fidata e confidata con lei, ma nonostante tutto sono rimasti affianco a me, mi hanno aiutata, sostenuta senza rinfacciarmi nulla, anche se vedevo il loro dolore negli occhi.

Le mie ferite sono passate, per chi mi vede da fuori, dell'incidente non c'era più traccia, ma le mie vere ferite non erano invisibili agli altri, il mio cuore la mia anima erano distrutte per la perdita del mio bambino per aver e per continuare ancora a mentire a Can, per vederlo lì in quel letto, per avere la certezza che il suo mondo era sempre nero, mi si stringeva il cuore quando mi chiedeva se era giorno o notte, se c'era il sole oppure era nuvoloso, vederlo faticare solo per mettersi in piedi, vederlo in difficoltà nel raggiungere solo il bagno, lui che ha sempre aiutato tutti, che non ha mai chiesto aiuto a nessuno cosi autonomo e indipendente ora così, si trova in un buio infernale e con difficoltà di movimento.

Sono stata interrogata dalla polizia per l'incidente, ho raccontato quello che ricordavo, hanno trascritto il mio referto medico compresa la perdita di mio figlio, si stanno occupando di tutto Osman e Metin, vorrei sapere chi è l'assassino di mio figlio ma loro ogni volta trovano altro di cui parlare. Ho provato anche a chiedere a Embre e Leyla ma loro dicono di non sapere nulla. So che mentono, ma in fondo che importanza ha? Tanto ormai il mio bambino non c'è più, e Can si trova in questa situazione solo per aver provato a proteggerci. Sarei dovuta essere io al suo posto.

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