Canzone consigliata per leggere il capitolo "Jordin Sparks - Battlefield".
Buona lettura😘
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Ovviamente quella notte non chiusi occhio.
Passai tutto il tempo a rigirarmi nel letto senza prendere sonno. Continuavo a pensare a quel biglietto lasciatomi sotto la porta di casa e a che cosa potessero riferirsi quei tre puntini. Ancora non riuscivo a darmi una risposta. Più cercavo di non pensarci più i dubbi mi assalivano.
A parte tre o quattro persone qui non conoscevo nessuno e non pensavo che fosse stato uno di loro. Più che altro una parte di me pensava a quell'uomo...a mio padre, al fatto che forse era riuscito a trovarmi, ma cercavo di scacciare quel pensiero non appena emergeva nella mia mente.
Lui non era quel genere di persona, lui non aspettava, lui attaccava e basta. Lui non aveva pazienza, lui la pazienza la faceva perdere agli altri.
Non poteva essere lui, aveva avuto mille occasioni per attaccarmi e non lo ha fatto, quindi scartai subito quell'idea malsana.
Quando furono le sei decisi di alzarmi, vestirmi e andare un po' a correre.
A San Francisco quello era l'unico momento in cui potevo stare tranquilla. Per evitare ogni persona di mia conoscenza mi alzavo alle cinque e senza svegliare mio padre sgattaiolavo fuori e correvo. Correvo anche per un'ora e mezza senza fermarmi. Era l'unica cosa che mi permetteva di fare chiarezza dentro di me, di capire tante cose.
Quando uscii mi diressi verso il pontile per fare un po di riscaldamento. Il cielo era molto nuvoloso e già dall'aria fredda che mi colpiva il viso si sentiva che quella giornata non sarebbe state piena di sole. Mi ricordai subito dell'allarme che aveva dato la giornalista la sera prima e iniziai a pensare che dopo la corsa avrei dovuto chiudere la casa in modo sicuro, in modo tale che non riportasse successivamente danni.
Feci un respiro profondo e dopo aver riscaldato i muscoli iniziai a correre sul lungo mare. Non c'era anima viva, intorno a me cera solo silenzio interrotto ogni tanto da qualche cinguettio dei passeri.
Corsi per qualche chilometro e non molto lontano intravidi una figura fissare il mare davanti a sé. Mi sembrava di conoscerla, era una ragazza, aveva anche lei una tuta addosso e una coda alta che le faceva risaltare il viso fine che aveva. Mano a mano che mi avvicinavo vedevo il suo petto alzarsi e abbassarsi velocemente. Forse non stava bene.
Lasciai perdere e continuai a correre fino a sorpassarla, non volevo sembrare inopportuna.
"Savannah?"
Mi fermai di colpo nel sentire il mio 'falso' nome e mi voltai.
"Leah!" mi avvicinai a lei appoggiandomi un attimo al muretto che separava il lungo mare dalla spiaggia.
Avevo il fiatone e l'unica cosa di cui avevo bisogno in quel momento era una bottiglia da un litro di acqua. Scacciai quell'idea e ingoiai il groppo che avevo in gola.
"Anche tu corri?" le chiesi stirandomi le braccia.
Lei annuì "Si tutte le mattine"
Accidenti! Che voglia, io non sarei mai riuscita a correre tutte le mattine. Se l'avessi fatto a quest'ora non sarei qui. Ma a giudicare dal suo fisico atletico non poteva essere altrimenti.
"Matt mi ha detto che ieri siete usciti"
Oh oh...
"Ehm...si...ma...solo come amici non è..." iniziai a balbettare ma venni interrotta dalla sua dolce risata.
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Run Away
ChickLitBrooklyn sta scappando da un passato orribile. Vuole cambiare vita a tutti i costi cercando di dimenticare tutto quello che le è accaduto. Una nuova città, nuovi amici, e un amore che la farà vivere veramente. Ma come sappiamo il passato ritorna sem...