Capitolo 42

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Canzone consigliata per leggere il capitolo "James Arthur -SOS" - buona lettura 😘

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Pov's Savannah

Avevo il fiato corto, il cuore a mille e le mani ghiacciate. Non sentivo più nulla se non tanta paura. Non mi sentivo così da mesi e speravo che non mi sarei più sentita così ma mi sbagliavo.

Avevo combinato un disastro.

Ero scappata dalla mia vita a San Francisco per cambiare, per vivere davvero e invece...stavo di nuovo scappando. Stava succedendo di nuovo tutto. Mi sentivo come in un loop temporale, dove provo a uscirne ma mi ritrovo sempre allo stesso punto di partenza.

Non doveva finire così. Non dovevo venire qui, dovevo andare più lontano, non dovevo instaurare delle amicizie come con Scottie o Stan, dovevo evitarli. Non dovevo innamorarmi di Matt, dovevo allontanarlo.

Mi portai le mani fra i capelli stringendo forte.

Perché ero così stupida? Perché non sono stata più attenta?!

Portai i gomiti sulle ginocchia e iniziai a giocherellare con un filo che fuoriusciva dal maglione che avevo sotto il giubbotto.

Dovevo tranquillizzarmi, dovevo respirare.

Guardai l'ora sull'orologio sopra la porta dell'ufficio di Stan.

00.10

Pregai che Stan avesse letto il mio misero messaggio che gli avevo scritto prima di venire qui.

'Non dirlo a Matt. Ho bisogno di aiuto, sono in officina'

Breve. Coinciso.

Avrei voluto urlare al mondo intero che avevo bisogno di aiuto. Avevo bisogno di qualcuno con cui parlarne. Non potevo più tenermi tutto dentro. Non potevo più sopportare questo peso da sola. Avevo bisogno di qualcuno su cui poter contare.

"Savannah!"

Voltai la testa verso la porta dell'ufficio e mi alzai in automatico aspettando che Stan entrasse.

Ma non lo fece rimase lì a fissarmi preoccupato, cercando di capire dai miei occhi vitrei cosa stava succedendo.

"Puoi chiudere la porta per favore?" chiesi con voce tremante e lui non se lo fece ripetere più volte.

Mi aspettai che si sedette alla sua solita postazione ma non lo fece, prese la sedia di fianco alla mia e l'avvicinò in modo tale da essere davanti me.

"Siediti Sav"

Feci come mi aveva chiesto e lui lo stesso. Tirai più forte il filo del maglione come se stessi cercando un appiglio per non cadere nel buio più totale.

"Cosa succede? È per Foster che sei così?"

La sua voce era dolce come non l'aveva mai sentita. Mi chiedevo se anche con Scottie era così.

Scossi la testa chiudendo forte gli occhi. Ad un tratto sentii una mano calda poggiarsi sopra le mie ghiacciate.

"Savannah parlami sono qui"

Mi scappò un singhiozzo e mi affrettai ad asciugare la lacrima che stava scendendo sulla mia guancia.

"E' mio padre..." sussurrai

"Gli è successo qualcosa?"

Feci una risata amara e scossi la testa. Mi piegai portando di nuovo i gomiti alle ginocchia e lui mi imitò

"Foster non voleva parlarmi di lavoro stasera. Voleva parlarmi di lui"

"Non ti seguo figliola. Spiegati meglio"

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