Capitolo 1

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Canzone consigliata per leggere il capitolo "Jake Scott - She" .

Buona lettura😘

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Il verde delle campagne mi passa davanti veloce mentre il treno continua la sua corsa.

Sono passata nove ore da quando ho lasciato la città e credevo che avrei avuto qualche ripensamento ma invece l'unica cosa che ho provato è stato sollievo. Sto per cambiare vita, sto per cambiare me stessa in un piccolo e sperduto paese dell'America.

Da nove ore sto pregando che lì non mi conosca nessuno, che non mi giudichi nessuno e che nessuno mi urli contro appena metto piede fuori di casa.

Appoggio la fronte al finestrino cercando di tenere gli occhi aperti ancora per qualche ora. Non ho dormito tutta la notte per via dell'ansia e della paura di essere scoperta da qualcuno che mi potesse riconoscere.

Guardo il telefono e ancora non ho ricevuto nessuna chiamata o messaggio da quell'uomo, e un sospiro di sollievo si fa strada dentro di me, ma sono consapevole che la prima cosa che dovrò fare, appena arrivata, sarà cambiare numero di telefono. Non voglio ritornare mai più lì , se ci tornerò è perché sarò morta.

"Mi scusi è libero questo posto?"

Mi volto e vedo una signora anziana indicare il posto accanto a me. Scuoto la testa e sposto la valigia davanti a me. Alzo il cappuccio della felpa e chiudo gli occhi dietro agli occhiali da sole. Nessuno deve vedermi finchè non sarò arrivata a destinazione. Assolutamente nessuno.

Dopo altre due ore di viaggio finalmente sono arrivata, scendo dal treno e la prima cosa che noto è un cartello all'entrata della stazione con scritto 'Benvenuti a Cape May' e un piccolo sorriso si fa strada sulle mie labbra tumefatte.

Faccio un respiro profondo e comincio a camminare. Mi dirigo verso l'ufficio informazioni, stanca e provata, e noto un uomo sulla cinquantina intento a sorseggiare un caffè mentre legge un giornale. Senza togliermi il cappuccio e gli occhiali busso al vetro che mi separa da lui che alza lo sguardo e mi fa un sorriso gentile e io rimango immobile.

È il primo che in venutun anni della mia vita mi sorride invece che urlarmi contro.

"Ha bisogno signorina?"

"Si...sa dove posso trovare un bagno?" mi spiega gentilemente la strada e dopo averlo ringraziato mi avvio verso la toilette.

"Ah signorina!"

Mi blocco sul posto iniziando a sudare freddo 'calma Brooklyn'. Mi volto cercando di non entrare nel panico.

"Benvenuta nel New Jersey!"

Rilasso visibilmente le spalle e lo ringrazio nuovamente.

Mentre percorro il corridoio della stazione noto una certa allegria nell'aria. Nessuno ha lo sguardo serio o incazzato. Sembra come se avessero tutti appena vinto alla lotteria. Dietro agli occhiali da sole intravedo coppie ricongiungersi vicino alle banchine, coppie di anziani tenersi per mano. Sembra tutto surreale, niente di tutto questo è paragonabile a San Francisco.

Quando arrivo ai bagni la prima cosa che faccio e accertarmi che non ci sia nessuno per poi appoggiare la borsa sul lavandino.

Alzo la testa verso lo specchio e mi tolgo lentamente gli occhiali e quello che vedo mi spezza ulteriormente il cuore. Ho due occhi contornati da delle occhiaie violacee che mi sembra di avere da sempre. Quello che però mi fa rimanere senza respiro è la ferita sul sopracciglio destro. Faccio fatica a riconoscermi e questo porta gli occhi a chiudersi per qualche secondo.

'Forza Brooklyn cambia la tua vita!'

Apro la borsa tirando fuori la tinta per capelli e le forbici. Devo cambiare me stessa per sempre.

Quando rivolgo lo sguardo allo specchio ricomincio a sentire tutto il dolore di quei ventun anni, sento le critiche e tutti i colpi che ho dovuto incassare e senza pensarci neanche un secondo di più prendo una ciocca di capelli e la taglio. Mano a mano che procedo delle lacrime troppo difficili da trattenere si riversano sulle mie guance.

'Puttana! Schifosa! Nullità!'

A ogni insulto che sento rimbombarmi nella testa taglio con più rabbia fino a quando, con mani tremanti, poso le forbici e vedo una me diversa ma ancor troppo uguale a prima.

Prendo la tinta, bagno i capelli sotto il getto gelido del lavandino e ci passo il colore. A lavoro terminato fisso allo specchio non più dei capelli lunghi e biondi ma un caschetto castano che più guardo e più sento mio.

L'unica cosa che non posso cambiare sono i vari lividi che ho sul corpo provocati da lui...

Ma ora non conta, la Brooklyn di una volta adesso non c'è più.

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