Capitolo 16

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Canzone consigliata per leggere il capitolo "One republic - Good Life".

Buona lettura😘

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Raggiunsi Matt che mi stava aspettando appoggiato al mancorrente del pontile a braccia conserte. Sentivo i suoi occhi su di me e stranamente la cosa non mi incuteva paura o imbarazzo, bensì tranquillità. Nei suoi occhi non traspariva nessuna delusione o disprezzo nei miei confronti per come mi ero comportata la sera prima, e questo mi permise di rilassare le spalle.

"Ciao..."

"Ciao, quello è Chuck?"

Mi guardai indietro per vedere la sagoma immobile di Chuck che continuava tranquillo la sua battuta di pesca.

"Si"

"Ti ha parlato?!...strano"

"è stato un caso, non sapevo che fosse lui, sta pescando"

"Pescando? Chuck non sa pescare"

Ma che diavolo?!... mi voltai e in effetti a pensarci bene durante la nostra conversazione non aveva mai toccato la manovella. Ma chi diavolo era quell'uomo?...

"Comunque sono venuto per chiederti se volevi venire a fare una passeggiata con me"

"Si, certo"

Ci incamminammo verso il bagno asciuga mentre con la coda dell'occhio notavo Chuck fissarci. Quell'uomo incuteva timore anche se le cose che aveva detto non erano del tutto sbagliate.

"Stai bene?"

Mi voltai in direzione di Matt che con le mani nelle tasche della tuta grigia passeggiava con aria disinvolta.

"Si, tutto ok, tu?"

"Tutto bene. Stamattina abbiamo fatto una colazione in grande per l'arrivo di Leah. C'era anche Trevor, il mio amico che..."

"Che ha vinto ieri sera" concludo per lui che risponde con un mezzo sorriso "Non sembrava molto felice ieri sera..."

"Già, prima non era così, ma da quando mia sorella è partita è cambiato"

"Stavano insieme?"

"è complicato. Lui non mi ha detto granchè ma sono sicuro che qualcosa tra di loro c'è stato e c'è ancora. Non so...sono entrambi molto riservati"

Annuì e inizia a guardare il mare. Da così vicino non ci ero mai stata. Sentire l'odore salmastro invadermi le narici era qualcosa che avevo solo letto nei romanzi d'amore che custodivo nello zaino.

Era una sensazione bellissima, peccato che non potevo togliermi le scarpe per sentire la sabbia fra le dita dei piedi. Eravamo agli inizi di ottobre e il clima non era caldo come quello di San Francisco.

"A che pensi?"

"Al mare" risposi di getto ma mi maledì mentalmente quando notai la sua faccia confusa.

"Non dirmi che non sei mai stata al mare?!" chiese ridendo

Feci una smorfia "è così"

"Quindi...quindi non hai mai fatto un bagno a mare? Niente?" era così sorpreso che adesso ero io quella che rideva.

"Sembra una pazzia ma è così. Non sono mai stata in spiaggia o in acqua"

Mi fissò per non so quanto tempo con un'aria incredula "Ma da dove arrivi?"

Oh no di nuovo quella domanda..."Matt.."

"No no tranquilla è un modo di dire. Ho capito che non vuoi parlare della tua vita. Lo accetto"

Abbassai la testa iniziando a scalciare la sabbia con i piedi "Ma non lo comprendi vero?"

"No, però neanche tu sai molto su di me...quindi in parte ti capisco"

Continuammo a camminare in silenzio per diversi minuti, l'unico rumore che sentivo era il mare che bagnava la sabbia quasi bianca.

"Mi è venuta un'idea" Matt si parò davanti a me incominciando a camminare all'indietro con un sorriso troppo furbo dipinto sulle labbra.

"Sentiamo"

"Dato che non sei mai stata al mare o in acqua che ne dici se ti porto a fare un giro in barca?"

"Hai una barca?"

Sbuffò come se gli avessi fatto la domanda più stupida di questo mondo "Che domanda! Qui tutti hanno una barca. Allora?"

Si fermò di colpo e lo dovetti fare anche io per evitare di cadergli addosso.

"Ci stai?"

Era solo una gita in barca e finalmente avrei potuto toccare quelle acque a me così sconosciute. Cosa mai poteva succedere?

"Ci sto"

Le sue labbra si aprirono in uno dei suoi soliti sorrisi "Perfetto! Allora andiamo"

Arrivati al porto, Matt mi aiutò a salire su quella che era la sua barca. Era molto bella, interamente di legno lucido.

"Sei sicuro di saperla guidare?"

"Ehi così mi insulti. Guido la barca da quando sono nato"

Feci una piccola risata nel vedere la sua aria fiera mentre concentrato ci guidava verso una meta sconosciuta. Mi voltai indietro e guardai il porto ormai diventare un piccolo puntino.

"è stato mio nonno a insegnarmi tutto quello che so sul mare"

Mi voltai verso il ragazzo che serio guardava l'orizzonte "Avevo sette anni la prima volta che salii sulla barca di mio nonno. E ricordo che quel giorno capì il vero significato della parola libertà. Ogni volta che mi sentivo giù o dovevo sfogarmi prendevo la barca e me ne andavo. Non avevo una meta precisa. So solo che ci passavo delle ore"

"Tuo nonno è ancora vivo?" chiesi cauta avvicinandomi a lui.

"No, è mancato quando avevo venti anni. È stata dura salire in barca senza di lui"

"Ma lui c'è." Dissi fissando il mare. Con la coda dell'occhio notai che mi stava guardando ma cercai di non farci caso e di godermi quel momento.

"Mettiti lì davanti, vicino al albero"

Lo guardai stranita senza capire il senso di quello che stava dicendo.

"Fidati Sav, fai come ti ho detto. Mettiti lì davanti, chiudi gli occhi e alza le mani al cielo."

E va bene...

Tenendomi ogni tre per due per la paura di cadere in mare da un momento all'altro, raggiunsi l'albero e mi posizionai davanti. Mi voltai verso Matt che con un sorriso dolce mi incitò a fare quello che mi aveva detto.

"Ok Brooklyn...fallo e basta" sussurrai alzando lentamente le braccia ma le riabbassai subito a causa di un movimento brusco della barca.

"Colpa mia! Continua" gridò Matt per sovrastare il rumore delle onde.

Presi un respiro profondo e chiusi gli occhi, alzai le braccia e in quell'esatto momento capii cosa intendesse Matt.

Era la libertà.

Non dovevo più scappare, non dovevo più correre, le preoccupazioni, le paure, era come se fossero volate via con il solo alzare le braccia.

Mi sentivo libera come non mi era mai successo.

Il vento che faceva svolazzare i capelli da una parte all'altra era una sensazione che non avevo mai provato prima.

E iniziai a ridere di cuore, come non avevo mai fatto prima.

"La senti?"

Si Matt, la sentivo...era la mia libertà.

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