CAPITOLO 64

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Il sangue mi si raggelò, sentii la stanza girarmi intorno e pensai per qualche secondo di perdere l'equilibrio e cadere.
Trovai la forza e riguardai nuovamente lo schermo del telefono di Roberto.
<Ma come è possibile?> balbettai.
Scosse la testa comprensivo <mi dispiace Lili>.
Anche se ero ferma avevo il fiatone. <Non c'è un modo per eliminare tutto?> chiesi.
<Ormai è su internet, non possiamo più toglierlo completamente>.
Ciò che i miei occhi in quel momento stavano vedendo era un articolo con un titolo a caratteri cubitali "Lili Reinhart non è chi racconta di essere!". Appena sotto a quell'intestazione c'era una foto ritraente me e un uomo in una scena alquanto intima. Quell'uomo lo conoscevo bene: era Enric Müller, un tedesco trasferitosi in America per affari, lo avevo incontrato casualmente ad un bar e ci avevo scambiato qualche chiacchiera. La notizia, ovviamente falsa, diceva che Enric aveva sabotato le classifiche per i casting di Riverdale raccomandandomi e convincendo con dei soldi colui che, corrotto, aveva eliminato dal data base le ragazze posizionate al di sopra di me. La foto, con un perfetto fotomontaggio, ritraeva me e Enric, come se qualcuno ci avesse fotografato da una finestra, nudi in un letto prossimi a compiere un attimo estremamente intimo. Andare a letto con Enric, secondo l'articolo, era stato il mio modo di sedurre l'uomo per poi spingerlo a farmi scegliere nel cast di Riverdale.
Più leggevo quelle parole più un senso di nausea si faceva presente in me.
<È tutto falso> dissi con le lacrime agli occhi guardando Roberto.
<Io ti credo, Lili> rispose cauto lui, anche se per qualche secondo lessi nel suo sguardo una piccola esitazione.
<Ma non è tutto> aggiunse poi facendo scorrere il testo dell'articolo più in basso.
Ciò che lessi fu il colpo di grazia che mi costrinse a sedermi per evitare di cadere.
Venivo accusata di aver conosciuto Enric grazie al "no to mediocre", un'associazione, dei quali lui ne era un fiero rappresentante, in cui cercavano di "denunciare" la mediocrità di persone famose che secondo il loro "modesto" (ovviamente in senso ironico) parere non meritavano tutto il successo ottenuto. Inutile dire che tra quei personaggi famosi citati, uno dei principali fosse Cole Sprouse.
<Ma questa è una cazzata> mormorai ancora più pallida.
Robertò alzò un sopracciglio <Non proprio. Questa associazione esiste realmente, ma la maggior parte delle loro tesi non viene pubblicata o è conosciuta da una parte di minoranza della popolazione>.
<Perché hanno fatto una cosa del genere?> chiesi disperata con le lacrime che mi rigavano il volto.
<Forse dovresti ringraziare il tuo... amico Daniel> rispose freddo lui.
Sbarrai gli occhi, non feci in tempo a rispondere che Roberto mi precedette <non che lui abbia dichiarato nulla> precisò subito, cambiò pagina sul suo telefono e mi mostrò una foto di una riunione di questa associazione, in cui fra i partecipanti era presente Daniel. <Qualcuno ha associato la figura di Daniel a te, hanno fatto due più due e si sono divertiti a fare questo articolo>.
<Si possono denunciare?> domandai.
<Ovviamente è anonimo l'articolo> rispose.
Caddi nel panico.
Presi in mano il mio telefono e con disgusto iniziai a vedere alcuni messaggi su Instagram in cui la gente mi insultava. Vedere quelle parole mi fece male.
<Cosa dovrei fare allora?> la voce mi tremava.
Roberto scosse la testa <stiamo cercando in qualche modo di risalire all'utente che ha pubblicato questo articolo, ma ormai la gente ha abboccato alla sua trappola e crede a ciò che legge>.
<T-tu mi credi veramente giusto?> balbettai.
Roberto si avvicinò a me e mi poggiò una mano sulla spalla <certo. Cercherò di fare il possibile per risolvere questa situazione. E se sarà necessario farò io stesso un'intervista per smentire> fece una pausa e poi aggiunse <ovviamente io posso smentire solo la parte della frode per i casting>.
<Per oggi ti do il giorno libero> disse poi <vai pure a casa>.

Uscii dall'ufficio di Roberto e con passo affrettato percorsi il corridoio che mi avrebbe portato all'uscita degli studi. Poco prima di uscire mi voltai e vidi nella stanza a fianco tutti i miei colleghi che appena passai mi rivolsero uno sguardo stranito: avevano letto tutto e, forse, alcuni di loro ci credevano.
Scappai a casa.

SPROUSEHART |Lili&Cole| RIVERDALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora