Chapter 30

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Zulema's P.O.V.

"Smettila di agitarti!.. è andato tutto bene"

"Adesso chissà cosa si aspetteranno"

Passai la mano sul mio viso e sospirai. Una chiamata così bella era andata a rotoli. Presi un sorso di whisky e cercai di riprendermi. Leopoldo ed Encarna Ferreiro che sapevano che avessi la loro figlia, mia alunna, sotto al mio incantesimo maledetto. Avranno sentito mille voci sbagliate di me, di me ed Helena, me e le altre storie con descrizioni che non sarebbero mai potute essere così diverse da  chi sono davvero.

"Importa, Zulema?...io dovevo farlo, davvero. Dovevo dirgli cosa sei per me"

Guardai il soffitto abbandonando il collo sulla mia poltrona di pelle e cercai di mettermi nei panni della bionda. Lo realizzai, poi, quanto fossi stata menefreghista. Chissà quanto le era pesato tutto quello. Conoscendola, Maca si era probabilmente mangiata tutte le unghie prima di parlare con i suoi, ansiosa che qualcosa potesse andar male. Però l'aveva fatto, e l'aveva fatto perché non avrebbe rinunciato a me e lei neanche se quella discussione familiare non fosse terminata come si aspettava.

"D'accordo.. scusami"

"Zulema, hai capito?"

Non risposi aspettando che qualche sua affermazione mi schiarisse le idee, e lo fece.

"Io voglio solo te. Mi laureo e ti vivo come voglio"

Sorrisi alla sicurezza della biondina e ridacchiai con tono arreso.

"E io aspetto te, rubia. Nessun altro"

"Mia madre muore dalla voglia di vederti...e mio fratello andava già pazzo per te"

"Sei consapevole di quanto mi stia mettendo sulle spine? Non so come comportarmi, Maca"

"Te stessa, sii te stessa e andrà tutto bene"

Finii il mio drink sollevandomi per un altro bicchiere.

"Alla fine è così che mi sono innamorata di te..no?"

"Vuoi farmi intenerire, rubia?"

"Mi piaci in tutti i modi"

Sorrisi silenziosamente e mi accasciai nuovamente su una delle poltrone. Dopo un quarto d'ora avevo chiuso la chiamata recandomi a letto. Era come se la sicurezza che potessi vederla il giorno dopo fosse abbastanza per farmi addormentare.

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"Ne stanno parlando ancora, Zule...devi rimanere attenta"

"Ed è la quinta volta che me lo dici, gitana"

Abbottonai la camicia e mi voltai verso la mia segretaria che, ancora in pigiama, finiva la sua colazione.

"Sono attenta"

"Non lo eri quando te la stavi per scopare in quel camerino"

Si alzò mentre sbuffavo. Mi si avvicinò e posò le mani sulle mie spalle.

"Immagina se fosse entrato qualcuno lì, in quel momento"

"È successo, ma ci siamo fermate in tempo"

Gli occhi di Saray si sgranarono mentre le sue mani perdevano contatto con il mio corpo. Io intanto ridacchiai per la sua reazione. Suonerà psicopatico, ma farla dannare mi divertiva, anche se sapevo benissimo che senza di lei sarei stata una senzatetto.

Ma Io Voglio TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora