Chapter 4

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Zulema's P.O.V.

La biondina mi aveva sorpresa. Mi ero fatta un'idea abbastanza dettagliata di come potesse comportarsi all'inizio, ma ora, con un semplice caffè ripagato, aveva avuto il coraggio di rispondermi come non avrei mai pianificato.

Claro, da un lato avevo l'intenzione di mostrare la mia professionalità e severità per intimidirli un po', ma dall'altro volevo saper qualcosa in più degli alunni con cui avrei speso un anno...e quest'alunna, la Ferreiro, era diversa da tutte quelle a cui avevo insegnato prima. Aveva sicuramente capito che la confidenza non fosse uno dei miei pregi, però ci aveva provato a schiudermi un po', nonostante io fossi più adulta di lei e con più esperienza di lei.

Pero..que coño me pasa?

A guardare la parete e farmi queste domande mentre dovrei concentrarmi su tutt'altro.

Mi trovavo nello studio del nuovo appartamento, cercando di calmare un'ennesimo mal di testa, quando Saray entró bussando lievemente, lasciandomi poco tempo per acconsentire (suo tipico vizio).

"Ti ho portato un macchiato"

"Gracias"

Grugnai con le dita ancora sulla fronte afferrando il bicchiere.

"Vuoi un'aspirina?"

"Sarebbe perfetto, grazie gitana"

Si sedette sulla sedia di fronte alla mia scrivania, poggiando il mento nel palmo della sua mano.

"Escúchame..c'è un piccolo problema, Zulema"

Alzai la testa incontrando i suoi occhi probabilmente già spaventati dalla mia reazione. Un problema era l'ultima cosa di cui avessi bisogno in questo momento. Sospirando, lasciai sbattere la schiena sulla sedia.

"Dime"

"Hanno chiamato dalla presidenza di scuola oggi pomeriggio"

Oh, quanto avevo immaginato che capitasse qualcosa del genere.

"E?"

"E i genitori di García si sono lamentati del tuo comportamento nei confronti del figlio durante la lezione.."

Iniziai a scuotere la testa. Tutto mi appariva terribilmente prevedibile, brutta sensazione.

"E?"

"Ma come e? Zule...avevamo messo in chiaro una cosa prima che arrivassimo qui. Niente esagerazioni con gli alunni mentre insegni, no?"

Quando faceva finta di presupporre ciò che le veniva detto mi faceva imbestialire. Sapeva chi fossi e come fossi, da quando le regole mi stavano così comode?
Mi alzai di scatto dalla sedia risentendo una fitta di dolore alle tempie. Strinsi i denti per evitare di esplodere ancora di più, ma peggiorò la situazione. Guardai la mia segretaria.

"Che pensi, Saray? Che non lo stia facendo?...sono stata una merda perché serviva, non perché me la sentivo. Per chi mi prendi?"

"Non possiamo permetterci chiamate del genere nei primi giorni, no podemos"

Alzó le spalle e si sollevò a mio livello. I suoi occhi erano ancora timorosi che potessi diventare peggio di quello che ero, e sebbene non mi andsse minimamente di litigare con la mia migliore amica, sapevo che servisse solo la più piccola scintilla per creare caos.

"È uno dei figli di papà più menefreghisti che io abbia mai visto, gitana. Gli ho chiesto il motivo per cui non avesse svolto il compito e mi ha risposto di aver di meglio da fare.."

Presi un sorso del cappuccino quasi tiepido sulla mia scrivania.

"E l'ho mandato fuori, come andava fatto."

Ma Io Voglio TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora