Chapter 46

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Zulema's P.O.V.

"Con calma, non è una gara, né un concorso..solo una spiegazione di quello che hai scritto sul foglio. Ne siete facilmente in grado"

Spiegai a Serena dietro le quinte. Nonostante la sua voglia costante di starmi attaccata, sapevo fosse una brava alunna, tanto da lasciarle riassumere l'esperienza della gita sul palco. L'auditorium si era riempito in poco tempo e a dirla tutta, non mi aspettavo ci fosse quel numero di persone. Sarà stata Miranda, avrà pianificato qualche mitica propaganda per i corridoi dell'istituto. Spuntai con il capo fuori dalla tenda rossa. Le prime file erano tutte occupate. Ci misi poco a scovare la bionda seduta su una di quelle sedie. Aveva le gambe incrociate e aveva raccolto i capelli chiari in uno chignon. Qualche ciocca le scivolava ancora sul viso, così come il resto della sua frangia. Era irresistibile. Aveva anche notato la stessi guardando, mi lanciò un cenno sorridendo. Ero felice fosse qui, sapeva l'importanza che davo a questi progetti. Probabilmente perché, quando stavamo insieme, le parlavo dalla mattina alla sera delle nuove idee che mi spuntavano in testa, o delle cose che avrei potuto fare meglio. Poi lei mi consolava, mi tratteneva tra le sue braccia e mi diceva che tutto ciò che facevo, lo facevo sempre con il meglio di me stessa. E io ci credevo..ci credevo sempre. Perché questo era l'effetto del modo in cui pronunciasse le sue parole, o l'effetto dei suoi tocchi, o quella pura sincerità che le si notava tra il grigio e il verde degli occhi.

Ritornai in me stessa guardandomi alle spalle. La ragazzina stava camminando avanti e indietro cercando di imparare a memoria le lettere sul pezzo di carta. Era ingenua, almeno lo sembrava prima di presentare. Avrei detto diversamente se l'avessi vista provarci con me di nuovo. Adesso, però, era in preda al panico. Provai un po' di compassione. Mi ci avvicinai e mi guardò con gli occhi ansiosi.

"C'è così tanta gente"

"Che fa?..immagina di essere in classe, come ogni volta che le chiedo di mostrare agli altri la lezione"

Sapevo che lodarla sarebbe stato un modo per alleviare la pressione tanto evidente su tutto il suo corpo. Stava quasi balbettando. Mi fecero sapere che fosse tutto pronto, così le diedi un'ultima pacca sulla spalla prima di salire sul palco. Odiavo quelle luci forti, ma una parte di me sapeva che il completo di oggi avrebbe fatto l'effetto che tanto desideravo. Notai le telecamere agli angoli della sala, i mille occhi su di me una volta che bussai sul microfono per accertarmi che funzionasse.

"Buenos días. Sono Zulema Zahir, capo della Zahir Company..stamattina siamo qui, io e parte dei miei studenti, per presentarvi ciò che abbiamo fatto durante le tre settimane a Segovia, il mio paese natio, dove da mesi andava vanti il mio progetto di rimodernarlo"

Era inevitabile sentire i suoi occhi. Sorrideva come chi vuole urlarti in faccia che è orgogliosa di te. E forse lo era, ma volevo convincermi che non potessi sentirmelo dire, altrimenti sarei finita per riempirla di baci. Notai anche qualche ragazzo dell'orientamento al suo fianco, Andreas compreso, che rideva con i compagni per qualche battuta patetica.

"Serena Molina, mia alunna, ci offrirà un breve riassunto dell'esperienza. Spero possiate godervelo e farvi un'idea del progetto"

Mi applaudirono. Alcuni ragazzi fischiarono con le dita tra le labbra e Macarena si voltò verso di loro rimproverandoli. Me ne resi conto, forse lei non lo vide, ma me ne accorsi..e la sua azione mi aveva scosso il cuore. L'aveva fatto per assicurarsi che tutto scorresse perfettamente, come dettavano i miei piani paranoici, quelli a cui aveva imparato ad abituarsi e a sopportare. La studentessa ci mise poco con la presentazione, la osservavo da dietro le quinte ed era chiaro fosse capace di farlo così come mi aspettavo. Era in grado di gestire bene il discorso, dimostrava chiaramente ogni fase del periodo a Segovia seguendo le foto che aveva messo sul PowerPoint di cui, devo ammetterlo, ero abbastanza orgogliosa. Quando mi distrassi per un attimo passando gli occhi sulla bionda, la vidi attenta ad ispezionare per bene la ragazzina sul palco. Conoscevo quegli occhi, stava studiando ogni circostanza, qualsiasi probabilità che potesse legarmi a lei, in qualche maniera bizarra. Quel piccolo tocco di gelosia che aveva cercato di nascondere usciva a galla, sguardo dopo sguardo, ed era divertente pensare che fossi l'unica in quella sala a saperlo, perché ero l'unica che la conosceva così bene.

Ma Io Voglio TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora