Chapter 28

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Zulema's P.O.V.

Mai negherò la maniera in cui la strafottenza della bionda abbia spronato il mio innamoramento nei suoi confronti. Il mese senza vederla era stato straziante, ma ero sicura che mi avesse pensato tanto quanto l'avevo fatto io. Saray aveva cercato di portarmi fuori a spassarmela qualche volta, ma risultarono tutti tentativi invani ed inutili. C'erano state donne che avevano provato qualche mossa verso di me, che sia attorno al tavolo di qualche riunione o ad un bar colmo di disperazione. Non era da me, non se mi rimaneva la biondina in testa. Lasciai l'aula per la sua ennesima sparata menefreghista, la cartella tra le mani e la consapevolezza che l'avrei vista tra due giorni a ballare e parlare su quel palco.

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"Sono felice che tu abbia accettato di venire"

Carlos indossava un abito elegante che ai miei occhi lo faceva apparire come una ridicola marionetta. Il saggio di fine anno era qualcosa di spettacolare ogni anno all'università di Madrid, apparentemente. L'auditorium era già colmo di gente, professori e alunni in ogni angolo della sala. Avevano anche allestito le pareti e preparato bevande e cibo da sgranocchiare. Sembrava più un ballo di fine anno.
Annuii alla frecciatina del preside portando il bicchiere di champagne alle labbra. Palacios si avvicinò al mio fianco con gli occhi di chi ha paura che gli salti addosso.

"Come stai, Zulema?"

Io mantenevo lo sguardo ancora su quel palco sentendo vecchie emozioni percorrermi il corpo. Sorseggiai ancora cercando di non sputargli la bevanda in faccia. Come stavo?..Bastava già essere umiliata da ogni altro professore di facoltà che neanche pensavo esistessero. Notavo  che la mia irritazione fosse pronta ad accendersi da un momento all'altro.

"Una meraviglia, Palacios"

Vidi l'uomo toccarsi con attenzione la barba con l'intenzione di giustificarsi e la paura di essere troppo invadente. Mi sentii in colpa e lo guardai. Annuii nuovamente e gli diedi una pacca sulla spalla. Quello di cui non avevo bisogno era sicuramente compassione o pena da altri.

"Sto bene"

Il resto furono chiacchiere con altri colleghi e alunni, i quali erano chiaramente impauriti di fare un passo sbagliato e beccare uno dei tasti dolenti della questione degli ultimi giorni, quella di me e Macarena. Dopo mezz'ora ci trovammo tutti seduti e attenti a quel palco. Sicuramente non mi sarei aspettata la bionda come presentatrice di quel progetto. Apparve illuminata da una luce che le rendeva il viso ancora più bambino.

"Buenas tardes. Benvenuti, a tutti. Finalmente è arrivato il giorno che io e il mio team aspettavamo da troppo tempo. Sapete tutti quanto questo saggio sia importante per noi, per l'università"

La sua voce portatrice di sicurezza, compiacimento, mi fece apparire un lieve sorriso sulle labbra.

"Siamo felicissimi che tutta questa gente abbia deciso di raggiungerci. Speriamo che possiate percepire ogni messaggio presente nei nostri passi, nella nostra musica...e noi, nel frattempo, faremo di tutto per riuscirci. Buona visione"

Gli applausi riempirono l'aula, finché le luci si spensero e si ripresero per dare inizio al breve pezzo di teatro organizzato da membri di una classe a me sconosciuta. Venticinque minuti, poi la vidi finalmente entrare in gioco da uno degli angoli bui con un body nero e troppo attillato. Saltava come una fata. Sembrava volare per la sua leggerezza. Non era la prima volta che la vedessi ballare, si sapeva, ma ora era diverso. La guardavo con i miei soliti occhi desiderosi, e con la conferma insolita che non fosse più mia. Anche se spesso mi consolavo dicendomi il contrario, sapevo non fosse vero. La stavo perdendo e me ne stavo accorgendo. Quando mi voltai leggermente per dare un'occhiata dall'altro lato, Fabio la guardava come chi voleva strapparla dalle mille braccia degli altri ballerini. Ritornai ad osservarla mantenendo la calma, nonostante sentissi le mie nocche irrigidirsi mentre stringevo il tessuto della sedia. Il suo corpo, i suoi movimenti, il suo impegno, quelli che mostrava ora al resto del mondo..non erano più per me. Ero ancora pazza di lei, non avevo dubbi, .a lei non mi aiutava per nulla nel migliorare le cose. Avevo notato ogni suo tentativo di avvicinarsi a me, ma che avrei potuto fare?..Come minimo mi avrebbero cacciato da quelle mura. Ero arrivata alla conclusione che solo il tempo ci avrebbe dato le risposte che tanto necessitavamo.

Ma Io Voglio TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora